Il “Giallo nella palude redenta” di Antonio Scarsella fa tappa a Cori

Il “Giallo nella palude redenta” di Antonio Scarsella fa tappa a Cori

29/09/2016 0 Di Marco Castaldi

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Le indagi­ni del mares­cial­lo Duilio Spadon nel­la Lati­na anni Cinquan­ta. Un’intricata e avvin­cente tra­ma che esplo­ra la sto­ria pon­ti­na e lep­ina.

Saba­to 1 Otto­bre, alle ore 18, pres­so il Museo del­la Cit­tà e del Ter­ri­to­rio di Cori sito in via Gia­co­mo Mat­teot­ti, si ter­rà la nuo­va pre­sen­tazione del libro di Anto­nio Scarsel­la, con l’intervento, insieme all’autore, del Sin­da­co Tom­ma­so Con­ti e di Dario Pet­ti, edi­tore e sag­gista. Scarsel­la già Sin­da­co di Ser­mon­e­ta e Pres­i­dente del Con­sorzio Indus­tri­ale Roma-Lati­na, con “Gial­lo nel­la Palude Reden­ta”, pub­bli­ca­to da Atlantide Edi­tore, ha real­iz­za­to un’opera d’esordio che tan­ta curiosità e inter­esse ha sus­ci­ta­to in questi mesi. Il ritrova­men­to di un cada­v­ere lun­go un canale di Tre Pon­ti, dà il via alle indagi­ni del gio­vane Mares­cial­lo dei Cara­binieri Duilio Spolon impeg­na­to a dipanare un’intricata matas­sa nel­la Lati­na-ex Lit­to­ria degli anni Cinquan­ta, quan­do la ques­tione con­tad­i­na era anco­ra uno dei prob­le­mi più impor­tan­ti del­la vicen­da nazionale, men­tre inter­na­mente era alta la con­flit­tual­ità tra coloni dell’ONC e i con­ta­di­ni del­la col­li­na lep­ina che si era­no sen­ti­ti espro­priati delle terre del­la pia­nu­ra e ne riven­di­ca­vano il pos­ses­so.

La ques­tione si com­pli­ca politi­ca­mente per­ché i coloni veneti asseg­natari dei poderi vota­vano in mas­sa per la Democrazia Cris­tiana, men­tre i con­ta­di­ni poveri dei Lep­i­ni era­no legati al Par­ti­to Comu­nista e al Par­ti­to Social­ista, insom­ma i “bianchi” con­tro i “rossi”. Si aggiun­gono le pres­sioni del­la stam­pa locale e quelle dei supe­ri­ori che spin­gono ver­so una celere e ind­i­riz­za­ta soluzione a cui le anal­isi e l’istinto del mares­cial­lo non sot­tostan­no. Il rap­por­to tra pia­nu­ra e col­li­na è il filo rosso che tiene insieme i ragion­a­men­ti, sug­gerisce piste di ricer­ca per le indagi­ni. Il ter­ri­to­rio è costan­te­mente pre­sente nel rac­con­to, non sem­plice sfon­do o teatro dell’azione ma colui che con­tiene i seg­ni che spie­gano la sto­ria degli uomi­ni. Come scrive Flo­ri­ana Gian­cot­ti nell’introduzione: “Questo roman­zo nasce come un gial­lo, ma diven­ta occa­sione per un’approfondita anal­isi sul­la sto­ria locale e sulle eterne carat­ter­is­tiche del potere e dell’uomo in gen­erale. Sen­za pedan­te­ria, sen­za tra­cotan­za inter­pre­ta­ti­va, con uno stile piacev­ole, con un rit­mo incalzante che con­sente al let­tore di non perdere mai di vista l’elemento “romanzesco” che ne gius­ti­fi­ca la let­tura”.

Mar­co Castal­di

Addet­to Stam­pa & OLMR

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