LA TERRA TROPPO PROMESSA: CAUSE DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

LA TERRA TROPPO PROMESSA: CAUSE DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

17/09/2017 8 Di Mauro Abate

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Due popo­li con lo stes­so sogno tra­sfor­ma­to in incu­bo da 100 anni — Appro­fon­di­men­to del I Con­ve­gno sul­la Pace nel Medi­ter­ra­neo di Mari­no del 2016 — di Mau­ro Aba­te // Arti­co­lo per­so a cau­sa di un virus e pub­bli­ca­to nuo­va­men­te, ave­va rag­giun­to 33.500 let­tu­re.

Le coste di Israe­le e del­la Pale­sti­na costi­tui­sco­no cir­ca lo 0,6% di quel­le del Medi­ter­ra­neo (300 su 46.000 km), eppu­re il con­flit­to è cru­cia­le per tut­ta l’area, e dura ormai da un seco­lo. Vi inte­ra­gi­sco­no innu­me­re­vo­li fat­to­ri etni­ci, reli­gio­si, socio-eco­no­mi­ci, geo­po­li­ti­ci, este­si a tut­to il Medio­rien­te, il baci­no del Medi­ter­ra­neo, l’Europa, ed anche a nazio­ni assai distan­ti: come suol dir­si, è un con­flit­to mol­to inter­na­zio­na­liz­za­to. Per i poli­ti­ci è un mer­ca­to stru­men­ta­le sem­pre aper­to. Per gli sto­ri­ci è un avvin­cen­te intrec­cio calei­do­sco­pi­co, sem­pre can­gian­te. Per i popo­li coin­vol­ti è inve­ce un incu­bo sen­za fine, di cui sono vit­ti­me e pri­gio­nie­ri, più che pro­ta­go­ni­sti.
C’è chi con­si­de­ra la data di ini­zio del­le osti­li­tà il 1948, anno in cui è occor­sa la guer­ra tra Israe­le, che ave­va appe­na dichia­ra­to la sua indi­pen­den­za secon­do la riso­lu­zio­ne di par­ti­zio­ne del­la Pale­sti­na del­le Nazio­ni Uni­te, e gli eser­ci­ti di 5 nazio­ni ara­be che inva­se­ro lo sta­to ebrai­co non rico­no­scen­do né que­sto né la riso­lu­zio­ne. Il con­flit­to e le vio­len­ze sono tut­ta­via di più anti­ca data. Nel 1917 l’impero bri­tan­ni­co con­qui­stò la Pale­sti­na sot­traen­do­la ai tur­chi, e nel 1920 nomi­nò Alto Com­mis­sa­rio a gover­nar­la Lord Her­bert Samuel, un ebreo ingle­se. Egli die­de il via all’immigrazione di ebrei appli­can­do la dichia­ra­zio­ne Bal­four del 1917, che pro­met­te­va nel testo di rea­liz­za­re per loro in Pale­sti­na “una casa nazio­na­le”. Si trat­ta­va di ebrei euro­pei, det­ti Ash­ke­na­zi­ti (da Ash­ke­naz, “Ger­ma­nia” in Yid­dish, la lin­gua ebrai­ca euro­pea), per lo più dell’Est del con­ti­nen­te. La dichia­ra­zio­ne era sta­ta emes­sa dal Mini­stro degli Este­ri (Forei­gn Secre­ta­ry) Arthur James Bal­four die­tro pres­sio­ne dei nazio­na­li­sti ebrei, nel­la spe­ran­za di rice­ve­re l’appoggio dell’ebraismo inter­na­zio­na­le all’impero bri­tan­ni­co duran­te la pri­ma guer­ra mon­dia­le. Per raf­for­za­re l’intesa, gli ebrei par­te­ci­pa­ro­no a fian­co degli ingle­si duran­te la guer­ra con 5 bri­ga­te. Il man­da­to bri­tan­ni­co sul­la Pale­sti­na, con­fe­ri­to nel 1922 dal­la Socie­tà del­le Nazio­ni alla Gran Bre­ta­gna, raf­for­zò ulte­rior­men­te que­sto indi­riz­zo poli­ti­co.

Basi­lea, 1897: Herzl espo­ne il suo pro­gram­ma al I con­gres­so mon­dia­le sio­ni­sta


Il movi­men­to nazio­na­li­sta ebrai­co sio­ni­sta era sta­to fon­da­to da Theo­dor Herzl, e secon­do il suo libro-mani­fe­sto (Der Juden­staat, Lo Sta­to ebrai­co), pro­get­ta­va di rifon­da­re una nazio­ne per gli ebrei, discri­mi­na­ti e ogget­to di aggres­sio­ni in tut­to il mon­do, nell’agognata anti­ca ter­ra degli avi, la Ter­ra Pro­mes­sa del­la Bib­bia. I sio­ni­sti pen­sa­va­no di risol­ve­re così la bimil­le­na­ria “que­stio­ne ebrai­ca”, cioè la con­di­zio­ne di discri­mi­na­zio­ne e per­se­cu­zio­ne vis­su­ta dal popo­lo ebrai­co da quan­do era sta­to costret­to a lascia­re la stes­sa ter­ra nel 136 d.c.. C’era sta­ta allo­ra una ter­za gran­de rivol­ta degli ebrei all’occupazione di Roma, da loro con­si­de­ra­ta una poten­za paga­na, che vole­va imporr­re il cul­to del­la divi­ni­tà dell’imperatore in luo­go di quel­la del Dio uni­co del­la Bib­bia. La rivol­ta era sta­ta repres­sa dopo una san­gui­no­sa guer­ra dal­le legio­ni dell’imperatore Adria­no. Cir­ca mez­zo milio­ne di ebrei fu ucci­so o morì di sten­ti, un’altra par­te fu ridot­ta in schia­vi­tù, ed un’altra par­te lasciò una regio­ne in com­ple­ta rovi­na. Rima­se in loco solo un pic­co­lo nucleo di ebrei che riu­scì a soprav­vi­ve­re nei mil­len­ni, anche con l’ingresso sal­tua­rio di pel­le­gri­ni cor­re­li­gio­na­ri.
Adria­no, un filo-elle­ni­sta, cam­biò infi­ne anche il nome del­la pro­vin­cia roma­na, da Iudaea (cioè Giu­dea, nome deri­van­te dal Regno ebrai­co di Judah) in Syria-Palae­sti­na, emu­lan­do l’antico nome, men­zio­na­to anche nel­la Bib­bia, del­la zona costie­ra (cor­ri­spon­den­te all’attuale stri­scia di Gaza) in cui stan­zia­ro­no i Fili­stei, un’antica popo­la­zio­ne gre­ca nemi­ca degli ebrei, e già allo­ra scom­par­sa da mol­to tem­po. Suc­ces­si­va­men­te la regio­ne pas­sò sot­to il domi­nio dell’impero roma­no d’oriente. Poi gli ara­bi la con­qui­sta­ro­no nel 636 d.c. e man­ten­ne­ro il nome roma­no, cam­bian­do­lo leg­ger­men­te in Fila­stin poi­ché nell’alfabeto ara­bo non esi­ste la let­te­ra “p”, che è abi­tual­men­te sosti­tui­ta dal­la let­te­ra “f”. La ter­ra pas­sò sot­to con­trol­lo degli Otto­ma­ni nel 1516, che man­ten­ne­ro lo stes­so nome, e fu infi­ne con­qui­sta­ta come det­to dal Regno Uni­to nel 1917, che angli­ciz­zò il nome lati­no in Pale­sti­ne.

Colo­ni ebrei fon­da­no la comu­ni­tà agri­co­la Naha­lal in Gali­lea, 1921


Gli ebrei tut­ta­via giu­ra­ro­no di ritor­na­re e di rico­strui­re la loro nazio­ne, man­te­nen­do il voto anno dopo anno, gene­ra­zio­ne dopo gene­ra­zio­ne. Col pas­sa­re dei seco­li il voto si era affie­vo­li­to, quan­do la fero­ce per­se­cu­zio­ne loro inflit­ta nel­la secon­da metà dell’800, spe­cial­men­te nell’Europa dell’Est, fece ritor­na­re in auge l’antica pro­mes­sa. Per que­sto moti­vo, già alcu­ne miglia­ia di ebrei ave­va­no ini­zia­to a colo­niz­za­re la Pale­sti­na nel­la secon­da par­te dell’800, moti­va­ti da spi­ri­to di reden­zio­ne dell’antica patria. Que­sti colo­ni (olim, in ebrai­co) a dif­fe­ren­za di quel­li euro­pei nel Medi­ter­ra­neo, fon­da­va­no del­le comu­ni­tà agri­co­le di ispi­ra­zio­ne socia­li­sta (moshav, kib­bu­tz), per rico­sti­tui­re l’antica cul­tu­ra ebrai­ca dedi­ta alla ter­ra e all’agricoltura, lascian­do le pro­fes­sio­ni com­mer­cia­li a cui era­no sta­ti costret­ti nei seco­li. Fece­ro così cre­sce­re nume­ri­ca­men­te la comu­ni­tà di ebrei rima­sta in Ter­ra San­ta sin dai tem­pi anti­chi.

Israel Zang­will, lea­der del JTO, difen­so­re degli oppres­si, dei dirit­ti del­le don­ne e del­la fra­tel­lan­za tra i popo­li.


Esi­ste­va anche un altro movi­men­to nazio­na­li­sta ebrai­co, chia­ma­to “ter­ri­to­ria­le” (Jewish Ter­ri­to­rial Orga­ni­za­tion — JTO), con lea­der Israel Zang­will. Egli rite­ne­va che anche se la popo­la­zio­ne ara­ba in Pale­sti­na non era orga­niz­za­ta con i carat­te­ri di una nazio­ne (pos­se­du­ti inve­ce dagli ebrei), e ver­sa­va in con­di­zio­ni di arre­tra­tez­za per la deca­den­za dell’impero otto­ma­no, la fon­da­zio­ne di uno sta­to ebrai­co con la pre­sen­za di altro popo­lo etni­ca­men­te dif­fe­ren­te avreb­be por­ta­to ad una situa­zio­ne con­flit­tua­le. Il JTO per­tan­to accet­ta­va di costrui­re lo sta­to ebrai­co in altre regio­ni del mon­do allo­ra remo­te o spo­po­la­te (furo­no con­si­de­ra­te Cire­nai­ca, Ugan­da, Kenia, Cana­da e altre anco­ra).
Tut­ta­via i nazio­na­li­sti sio­ni­sti, che era­no la gran­de mag­gio­ran­za del popo­lo ebrai­co, ago­gna­va­no come patria solo la Ter­ra Pro­mes­sa, dove si era com­piu­ta la loro sto­ria, e dove si era­no for­ma­te la loro iden­ti­tà, reli­gio­ne e lin­gua. Con­si­de­ra­va­no la popo­la­zio­ne pale­sti­ne­se loca­le poco evo­lu­ta, non mol­to nume­ro­sa, e comun­que dispo­sta ad accet­ta­re di buon gra­do di fare par­te di uno sta­to ebrai­co, in pre­vi­sio­ne del suo ele­va­to gra­do di svi­lup­po socio-eco­no­mi­co. Svi­lup­pa­ro­no una reto­ri­ca secon­do la qua­le la Pale­sti­na era una “Ter­ra sen­za popo­lo per il popo­lo sen­za ter­ra”, e rite­ne­va­no di ave­re in ogni caso “dirit­ti sto­ri­ci” sul­la ter­ra, da loro chia­ma­ta Ere­tz Israel (Ter­ra d’Israele), o per bre­vi­tà Ere­tz, a cui non era­no dispo­sti a rinun­cia­re. Boi­cot­ta­ro­no atti­va­men­te l’anzidetto JTO, costrin­gen­do­lo a scio­glier­si. Sia pure ini­zial­men­te rispet­to­si del­la riso­lu­zio­ne di par­ti­zio­ne del­le Nazio­ni Uni­te del 1947, mani­fe­sta­ro­no negli ulte­rio­ri svi­lup­pi di col­ti­va­re in real­tà un “esclu­si­vi­smo” su tut­ta la ter­ra, paral­le­lo del resto a quel­lo da sem­pre avu­to dagli ara­bi pale­sti­ne­si. Lo scon­tro fu ine­vi­ta­bi­le, sem­pre più este­so e vio­len­tis­si­mo, pro­prio come ave­va pre­vi­sto Zang­will.
Per gli ara­bi pale­sti­ne­si infat­ti, legit­ti­ma­men­te dal pro­prio pun­to di vista, gli immi­gra­ti ebrei non appar­te­ne­va­no a quel­lo che con­si­de­ra­va­no il pro­prio Pae­se. Per i pale­sti­ne­si inol­tre gli ebrei era­no solo fede­li di una reli­gio­ne, non costi­tui­va­no un popo­lo. Non vol­le­ro nean­che mai rico­no­sce­re il loro anti­co lega­me con la ter­ra, che fu smi­nui­to. Tut­to­ra nega­no che sia mai esi­sti­to anti­ca­men­te il Tem­pio di Salo­mo­ne, distrut­to dagli anti­chi roma­ni e al cui posto fu costrui­ta dagli ara­bi nel VII seco­lo la moschea del­la Cupo­la del­la Roc­cia.
Gli ara­bi si sen­ti­ro­no infi­ne tra­di­ti dall’impero bri­tan­ni­co poi­ché un pre­ce­den­te car­teg­gio del 1915 tra il gene­ra­le ingle­se Mac­Ma­hon e Hus­sein, futu­ro re dell’Hejaz (la par­te set­ten­trio­na­le dell’attuale Ara­bia Sau­di­ta), pur non men­zio­nan­do la Pale­sti­na espli­ci­ta­men­te, avreb­be lascia­to inten­de­re tra le righe la pro­mes­sa che la ter­ra avreb­be fat­to par­te del regno di Hus­sein se gli ara­bi aves­se­ro aiu­ta­to il Regno Uni­to nel­la lot­ta con­tro i tur­chi. Pur­trop­po la Ter­ra San­ta è sta­ta la Ter­ra trop­po Pro­mes­sa, come vedre­mo anche in segui­to. Gli ara­bi com­bat­te­ro­no dura­men­te e furo­no essen­zia­li per la con­qui­sta del Medio­rien­te da par­te del Regno Uni­to, che però negò che la Pale­sti­na fos­se sta­ta inclu­sa nell’accordo. Gli ara­bi si ribel­la­ro­no a quel­le che rite­ne­va­no un’usurpazione ed una colo­niz­za­zio­ne inde­bi­te con una serie di som­mos­se nel 1920, 1921, 1929, e 1936–1939.
In con­se­guen­za del­la rea­zio­ne degli ara­bi, e del­la pre­vi­sio­ne di gran­di futu­ri inte­res­si nel mon­do ara­bo, il Regno Uni­to cam­biò la pro­pria posi­zio­ne nel 1939, pub­bli­can­do il Libro Bian­co, in cui si impe­gna­va a limi­ta­re l’immigrazione ebrai­ca nei suc­ces­si­vi 5 anni, e a costui­tui­re una nazio­ne a mag­gio­ran­za ara­ba entro 10 anni. Gli ara­bi sareb­be­ro sta­ti due ter­zi degli abi­tan­ti, e non vi sareb­be sta­ta una par­ti­zio­ne. Tut­ta­via nel­lo stes­so anno scop­piò la II guer­ra mon­dia­le, che por­tò all’Olocausto degli ebrei. Come è scrit­to più avan­ti, que­sto cam­biò di nuo­vo tut­to, e por­tò all’indirizzo defi­ni­ti­vo.

Fune­ra­le di un ebreo ucci­so nei moti del 1929


Ritor­nan­do alle pri­me rea­zio­ni degli ara­bi, i tumul­ti ini­zia­ro­no nel 1929, in cui pur­trop­po si acca­ni­ro­no ucci­den­do la popo­la­zio­ne ebrai­ca anti­ca­men­te stan­zia­ta a Hebron e a Geru­sa­lem­me. Gli ebrei rea­gi­ro­no, e alla fine si con­ta­ro­no 133 mor­ti ebrei e 116 ara­bi. L’esercito ingle­se col­pe­vol­men­te non inter­ven­ne e lasciò fare.
Le vio­len­ze dei pale­sti­ne­si con­tro gli immi­gra­ti ebrei e la comu­ni­tà degli ebrei di Pale­sti­na (lo Yishuv, in ebrai­co) si este­se­ro pre­sto con­tro le altre comu­ni­tà ebrai­che del­la dia­spo­ra nei Pae­si ara­bi (Galut, in ebrai­co). Que­ste comu­ni­tà si era­no inse­dia­te sia pri­ma del­le con­qui­ste isla­mi­che, sia in segui­to alla cac­cia­ta degli ebrei dal­la Spa­gna da par­te del­la regi­na cat­to­li­ca Isa­bel­la nel 1492. L’impero otto­ma­no li ave­va accol­ti, fiu­tan­do il gran­dis­si­mo affa­re. Popo­lò infat­ti le cit­tà degli immen­si ter­ri­to­ri ara­bi che ave­va con­qui­sta­to, eco­no­mi­ca­men­te depres­si, con arti­gia­ni, com­mer­cian­ti, medi­ci e filo­so­fi ebrei, tra i miglio­ri del tem­po. Nac­que­ro così le comu­ni­tà degli ebrei sefar­di­ti (dall’ebraico Sefa­rat, “Spa­gna”), det­ti anche orien­ta­li. Le vio­len­ze con­tro que­ste comu­ni­tà furo­no dei pogrom di effe­ra­ta cru­del­tà, sem­pre più gra­vi, spe­cial­men­te nel 1945, con cen­ti­na­ia di mor­ti in ogni ter­ra ara­ba. Si ripe­te­ro­no anche nel 1948 e 1967. Mas­se infe­ro­ci­te di musul­ma­ni, isti­ga­te da estre­mi­sti, ucci­se­ro uomi­ni, don­ne (anche incin­te) e bam­bi­ni, bru­cian­do case, sina­go­ghe e atti­vi­tà pro­dut­ti­ve. Anco­ra una vol­ta l’esercito bri­tan­ni­co occu­pan­te non inter­ven­ne, lavan­do­se­ne le mani.

Rifu­gia­ti ebrei libi­ci par­ti­ti dal­la Libia sbar­ca­no a Hai­fa, nel 1947


L’insediamento ebrai­co in Pale­sti­na, anco­ra non indi­pen­den­te, inviò segre­ta­men­te istrut­to­ri mili­ta­ri per adde­stra­re le mino­ran­ze ebrai­che a difen­der­si, ed orga­niz­zò effi­ca­ce­men­te anche la loro fuga in Pale­sti­na, in modo da cre­sce­re esso stes­so di nume­ro e di for­za. Del resto, que­sti pro­fu­ghi nei decen­ni pre­ce­den­ti ave­va­no in gran­de par­te ade­ri­to alla cau­sa sio­ni­sta, cono­sce­va­no meglio l’ebraico degli ebrei euro­pei, e nutri­va­no uno strug­gen­te desi­de­rio di ritor­na­re nel­la ter­ra degli avi per far­la rifio­ri­re, con­di­zio­ne neces­sa­ria per l’avvento del Mes­sia atte­so dal­la loro reli­gio­ne. Il ritor­no è chia­ma­to dagli ebrei sio­ni­sti (che sono la mag­gio­ran­za degli ebrei) Aliyà, che signi­fi­ca sali­ta, in quan­to ele­va, cioè nobi­li­ta la loro con­di­zio­ne.
I pro­fu­ghi ebrei cac­cia­ti dai ter­ri­to­ri ara­bi non si com­por­ta­ro­no in modo uni­vo­co. Come è rego­la costan­te nel­la sto­ria di Israe­le, i pove­ri e nul­la­te­nen­ti tro­va­ro­no rifu­gio nel­lo sta­to ebrai­co, men­tre quel­li più bene­stan­ti emi­gra­ro­no ver­so i Pae­si occi­den­ta­li. Ad es. dei cir­ca 38.000 ebrei libi­ci, oltre 30.000 si rifu­gia­ro­no in Israe­le. Oggi i loro discen­den­ti sono oltre 100.000, e mol­ti tra loro sono impren­di­to­ri e uffi­cia­li di alto gra­do dell’esercito. I bene­stan­ti, cir­ca 6.000, si siste­ma­ro­no in mag­gio­ran­za a Roma, dove costi­tui­sco­no una par­te essen­zia­le del­la comu­ni­tà ebrai­ca roma­na, la più intra­pren­den­te a livel­lo reli­gio­so ed eco­no­mi­co, e capa­ce di crea­re miglia­ia di posti di lavo­ro.

Pro­fu­ghi pale­sti­ne­si in fuga dal­la Pale­sti­na duran­te la guer­ra del 1948


Anche i pale­sti­ne­si han­no subi­to inau­di­te discri­mi­na­zio­ni, vio­len­ze ed una poli­ti­ca di depor­ta­zio­ne dal­le loro ter­re da par­te dei nazio­na­li­sti ebrai­ci. Spe­cial­men­te respon­sa­bi­li furo­no for­ma­zio­ni qua­li l’Irgun e la Ban­da Stern, con­si­de­ra­te ter­ro­ri­ste dal­lo stes­so Con­gres­so Mon­dia­le del Sio­ni­smo e dall’Agenzia Ebrai­ca. L’Irgun è sor­to pro­prio in con­se­guen­za dei moti del 1929, e ha gra­dual­men­te inten­si­fi­ca­to le sue azio­ni. Nel 1948 è sta­to respon­sa­bi­le del mas­sa­cro di cen­ti­na­ia di pale­sti­ne­si a Deir Yas­sin, qua­le par­te di una stra­te­gia di ter­ro­re vol­ta a far­li abban­do­na­re le loro ter­re e le loro pro­prie­tà, asse­gna­te subi­to dopo ad immi­gra­ti ebrei.
Secon­do la visio­ne stra­te­gi­ca dei sio­ni­sti più estre­mi­sti, poi­ché gli ara­bi pale­sti­ne­si, con­tra­ria­men­te a quan­to da loro assun­to ini­zial­men­te, non avreb­be­ro mai accon­sen­ti­to alla crea­zio­ne di uno sta­to ebrai­co, era neces­sa­rio allo­ra agi­re con rap­pre­sa­glie ad ogni loro attac­co, come misu­ra di dis­sua­sio­ne e deter­ren­za. Con il tem­po, vista l’energica rea­zio­ne ara­ba, gli estre­mi­sti ini­zia­ro­no a pia­ni­fi­ca­re ope­ra­zio­ni ter­ro­ri­sti­che con­tro i pale­sti­ne­si per indur­li a lascia­re la loro ter­ra. Gra­dual­men­te la diri­gen­za degli ebrei pri­ma, e il gover­no israe­lia­no poi, spe­cial­men­te duran­te la guer­ra del 1948–1949, pur uffi­cial­men­te con­dan­nan­do­ne le azio­ni, in real­tà non solo lascia­ro­no fare gli estre­mi­sti dell’Irgun, ma ne con­di­vi­se­ro la stra­te­gia, dive­nen­do­ne com­pli­ci. Uni­tà dell’esercito rego­la­re, agli ordi­ni del pro­mi­nen­te gene­ra­le Dayan, par­te­ci­pa­ro­no infat­ti a que­ste cam­pa­gne aggres­si­ve vol­te ad incu­te­re ter­ro­re e a fare fug­gi­re la popo­la­zio­ne pale­sti­ne­se. D’altra par­te, anche gli eser­ci­ti ara­bi quan­do attac­ca­ro­no Israe­le per por­vi fine nel­la guer­ra del 1948 allon­ta­na­ro­no dal­la Cisgior­da­nia la popo­la­zio­ne ebrai­ca che vi si era inse­dia­ta.
Il risul­ta­to di que­ste vio­len­ze e depor­ta­zio­ni da ambo i lati fu che 880.000 ebrei ara­bi dovet­te­ro lascia­re i Pae­si ara­bi, e 750.000 pale­sti­ne­si furo­no costret­ti a fug­gi­re dal­la Pale­sti­na. Per gli ebrei ara­bi l’ennesima vio­len­ta cac­cia­ta coin­ci­se tut­ta­via con l’agognato ritor­no nel­la ter­ra degli avi. Si aggiun­se­ro alle cen­ti­na­ia di miglia­ia di ebrei euro­pei sfug­gi­ti ai cam­pi di ster­mi­nio nazi­sti dopo l’Olocausto, o che comun­que a quel pun­to non vole­va­no più vive­re in Euro­pa, ma solo in uno sta­to ebrai­co nel­la loro anti­ca ter­ra.
La for­za­ta migra­zio­ne di ebrei dai Pae­si ara­bi ad Israe­le e dei pale­sti­ne­si dal­la loro ter­ra ha pro­fon­de impli­ca­zio­ni nel con­flit­to e nel pro­ces­so di pace. Infat­ti, dal pun­to di vista degli ebrei, le loro mino­ran­ze furo­no costret­te a fug­gi­re dai Pae­si ara­bi dopo mil­len­ni di con­vi­ven­za, lascian­do i loro beni e atti­vi­tà eco­no­mi­che spes­so fio­ren­ti, per cui recla­ma­no i loro dirit­ti di cit­ta­di­ni di quei Pae­si, e com­pen­sa­zio­ni per i beni per­du­ti, o in alter­na­ti­va, un’equiparazione del­le loro per­di­te con quel­le sof­fer­te dai pale­sti­ne­si, per cui sosten­go­no che vi è sta­ta in fon­do una sosti­tu­zio­ne di popo­la­zio­ni. Que­sta tesi non è accet­ta­ta dai pale­sti­ne­si, che recla­ma­no il dirit­to a ritor­na­re nel­le loro ter­re.
Ė sta­to comun­que l’Olocausto subí­to dagli ebrei euro­pei a scuo­te­re final­men­te le coscien­ze e a fare com­pren­de­re all’opinione pub­bli­ca inter­na­zio­na­le, e ai gover­ni del­le Nazio­ni Uni­te, la neces­si­tà che gli ebrei aves­se­ro una pro­pria patria. Infat­ti, nel 1939 il Regno Uni­to, come anzi­det­to, ave­va cam­bia­to linea poli­ti­ca, e con il Libro Bian­co ave­va sta­bi­li­to che non più di 75.000 ebrei l’anno sareb­be­ro potu­ti migra­re in Pale­sti­na nei 5 anni suc­ces­si­vi, e che entro 10 anni essa sareb­be dive­nu­ta un Pae­se a mag­gio­ran­za ara­ba, sen­za peral­tro par­ti­zio­ni. Il Regno Uni­to, nazio­ne civi­lis­si­ma, si era imbar­ca­to nel­la pri­ma guer­ra mon­dia­le in un’espansione del suo impe­ro, ma per la sua abi­tua­le poli­ti­ca di crea­re oppor­tu­ni­tà a favo­re dei pro­pri sud­di­ti, e di ope­ra­re con buon sen­so, si invi­schiò in dina­mi­che sto­ri­che più gran­di e com­ples­se di quan­to non aves­se pre­ven­ti­va­to. Lad­do­ve l’Altissimo secon­do la Bib­bia pro­mi­se la Ter­ra San­ta solo agli ebrei, il Regno Uni­to riu­scì a pro­met­ter­la sia agli ebrei con la dichia­ra­zio­ne di Bal­four, sia agli ara­bi con il Libro Bian­co, e pri­ma anco­ra nel­le pie­ghe del car­teg­gio tra il gene­ra­le Mac­Ma­hon e Hus­sein lasciò intra­ve­de­re agli ara­bi che la ter­ra era a loro desti­na­ta. La Ter­ra San­ta, come det­to, è sta­ta la Ter­ra trop­po Pro­mes­sa. Come risul­ta­to, il Regno Uni­to fu odia­to sia dagli ara­bi che dagli ebrei.

Il Gran­de Muf­ti di Geru­sa­lem­me El Hus­sei­ni incon­tra l’alleato Hitler.


La secon­da guer­ra mon­dia­le e l’Olocausto cam­bia­ro­no tut­to. Nel­la guer­ra gli ebrei, nono­stan­te il Libro Bian­co, si schie­ra­ro­no con il Regno Uni­to, par­te­ci­pan­do ai com­bat­ti­men­ti anche per la libe­ra­zio­ne d’Italia dai nazi­fa­sci­sti con la Bri­ga­ta Ebrai­ca, for­te di 5000 uomi­ni. Il lea­der degli ara­bi pale­sti­ne­si, il Muf­ti di Geru­sa­lem­me Al-Hus­sei­ni, si schie­rò inve­ce con la Ger­ma­nia nazi­sta, poten­za che sem­bra­va inar­re­sta­bi­le e che addi­ta­va come nemi­ci gli ebrei. Era per­tan­to un allea­to uti­le, anche per il comu­ne odio ver­so gli ebrei. Il Muf­ti com­mi­se un erro­re di gran­de signi­fi­ca­to poli­ti­co e mora­le, che non ren­de giu­sti­zia al popo­lo pale­sti­ne­se, nel suo com­ples­so tra i più tol­le­ran­ti del mon­do ara­bo e del medio­rien­te. Dopo la guer­ra la richie­sta degli ebrei di ave­re un pro­prio sta­to in Ter­ra San­ta ori­gi­na­va anco­ra con­tro­ver­sie, ma alla mag­gio­ran­za del­le nazio­ni par­ve l’unico luo­go in cui comun­que si era­no inse­dia­ti con un’organizzazione nazio­na­le, ed altre­sì par­ve legit­ti­mo che aves­se­ro un rifu­gio sicu­ro dopo miglia­ia di anni di vio­len­ze di ogni tipo per­pe­tra­te con­tro di essi. Si giun­se quin­di al voto favo­re­vo­le del­le Nazio­ni Uni­te per la par­ti­zio­ne del­la Pale­sti­na in due sta­ti, ebrai­co ed ara­bo, nel 1947. Fu dun­que l’Olocausto a dare pie­na legit­ti­mi­tà all’istituzione del­lo Sta­to d’Israele, più che il sio­ni­smo, e per que­sto gli ubi­qui­ta­ri nemi­ci degli ebrei — per­ché soprat­tut­to nemi­ci del­la loro reli­gio­ne e del­la loro cul­tu­ra — ten­ta­no di nega­re che sia mai avve­nu­to.
Per i pale­sti­ne­si la guer­ra che insie­me a cin­que sta­ti ara­bi mos­se­ro con­tro Israe­le in segui­to alla riso­lu­zio­ne di par­ti­zio­ne del­la Nazio­ni Uni­te in dife­sa di quel­lo che da oltre mil­le anni era la loro ter­ra risul­tò inve­ce nel­la Nak­ba, la cata­stro­fe, cioè la per­di­ta di sovra­ni­tà di gran­di par­ti del loro Pae­se, e la vita o sot­to occu­pa­zio­ne o in esi­lio, che li ha visti vive­re per decen­ni, spes­so fino ai gior­ni nostri, in dere­lit­ti cam­pi pro­fu­ghi negli altri Pae­si ara­bi, mol­ti dei qua­li non li han­no aiu­ta­ti, sia temen­do­ne la cre­sci­ta di peso poli­ti­co sia all’interno del­le loro nazio­ni, sia per­ché da sem­pre han­no del­le pro­prie mire di annet­ter­si la Pale­sti­na e di non con­ce­der­le l’indipendenza.
Esi­ste quin­di una gran­de que­stio­ne inter­na­zio­na­le nel con­flit­to, oltre quel­la del­la legit­ti­mi­tà e dei con­fi­ni degli sta­ti dei due popo­li: quel­la del dirit­to al ritor­no dei pro­fu­ghi nel­le loro ter­re, o alla loro com­pen­sa­zio­ne. I pochi ebrei che sono ritor­na­ti nei Pae­si ara­bi anche solo per vede­re le case e i luo­ghi in cui vis­se­ro spes­so han­no subi­to ten­ta­ti­vi di lin­ciag­gio, o sono sta­ti arre­sta­ti qua­li “spie” di Israe­le. Solo in Tuni­sia ed in Maroc­co i pochi ebrei rima­sti non cor­ro­no peri­co­li immi­nen­ti.

Pro­fu­ghi pale­sti­ne­si lascia­no la Pale­sti­na attra­ver­so il pon­te sul Gior­da­no, nel 1967

Israe­le d’altro lato nega ai pale­sti­ne­si fug­gi­ti o che ha fat­to fug­gi­re, e ai loro discen­den­ti, ogni pos­si­bi­li­tà di ritor­no, for­te­men­te ago­gna­to (“El aou­da”, in ara­bo). In Israe­le comun­que i pale­sti­ne­si rima­sti, defi­ni­ti ara­bi israe­lia­ni, sono cir­ca 1,7 milio­ni o il 21% del­la popo­la­zio­ne, e godo­no for­mal­men­te degli stes­si dirit­ti degli ebrei israe­lia­ni. Sono comun­que svan­tag­gia­ti, in quan­to pur essen­do teo­ri­ca­men­te il Pae­se bilin­gue, nei posti di lavo­ro e nel­le posi­zio­ni miglio­ri il siste­ma pri­vi­le­gia la lin­gua ebrai­ca, facen­do sen­ti­re gli ara­bi israe­lia­ni dei cit­ta­di­ni di secon­da serie. Una mino­ran­za degli ara­bi israe­lia­ni comu­que con­si­de­ra Israe­le il pro­prio Pae­se, men­tre un’altro grup­po, più cor­po­so, inve­ce vi si oppo­ne, come i pale­sti­ne­si del­la dia­spo­ra.
Dal 1948 ad oggi sono con­ti­nua­te le vio­len­ze da ambo le par­ti, su sca­la mag­gio­re, attra­ver­so nume­ro­se guer­re o lot­te (come l’Intifada), che han­no crea­to muri di odio e di incom­pren­sio­ne tra i popo­li e le loro cul­tu­re. A riguar­do, una com­pli­ca­zio­ne è che nel Cora­no, per i musul­ma­ni libro scrit­to da Dio ed immu­ta­bi­le, sono pro­fe­ri­te da Mao­met­to pesan­ti offe­se ed accu­se agli ebrei, che sono pro­fon­da­men­te radi­ca­te nel­la psi­che del­le mas­se ara­be. Inol­tre nei det­ti e negli esem­pi del­la vita di Mao­met­to (i Hadith) è scrit­to che gli ebrei devo­no esse­re ucci­si. Il pro­fe­ta stes­so tru­ci­dò inte­re tri­bù ebrai­che che non vol­le­ro con­ver­tir­si all’Islam nel­la peni­so­la ara­bi­ca, dove, basan­do­si sui suoi Hadith, vie­ne nega­to nell’intero ter­ri­to­rio ad ebrei e cri­stia­ni la pro­fes­sio­ne del­la loro fede fino ai gior­ni nostri. D’altro lato la mag­gio­ran­za degli ebrei israe­lia­ni dif­fi­da­no degli ara­bi israe­lia­ni, e nei ter­ri­to­ri occu­pa­ti han­no svi­lup­pa­to un siste­ma di sepa­ra­zio­ne dai pale­sti­ne­si, di fat­to una segre­ga­zio­ne (in ebrai­co “Hafra­dah”), che insie­me alla durez­za dell’occupazione li mar­gi­na­liz­za ed alie­na nel­la loro stes­sa ter­ra.

Tel Aviv, per gli israe­lia­ni la cit­tà sim­bo­lo del loro suc­ces­so.


Si è gene­ra­ta così una del­le più for­mi­da­bi­li con­cen­tra­zio­ni di odio tra due popo­li nel­la sto­ria, ed un’infinità di pro­ble­mi che richie­de­rà un lun­go per­cor­so di rav­vi­ci­na­men­to con mol­ti pas­si, sia cul­tu­ra­li ma anche poli­ti­ci ed eco­no­mi­ci, per giun­ge­re infi­ne alla pace. Per la mag­gio­ran­za dei pale­sti­ne­si e degli ara­bi, nono­stan­te le dichia­ra­zio­ni uffi­cia­li di cir­co­stan­za di accet­ta­re l’esistenza di due sta­ti per i due popo­li, la pace tut­ta­via non sarà mai pos­si­bi­le, mira­no all’eliminazione di Israe­le, nel­la miglio­re del­le ipo­te­si per isti­tui­re un uni­co sta­to in cui ebrei ed ara­bi con­vi­vo­no, oppu­re per isti­tui­re un solo sta­to ara­bo con l’espulsione degli ebrei. La situa­zio­ne crea­ta­si nei ter­ri­to­ri occu­pa­ti acui­sce le ten­sio­ni ed allon­ta­na le pos­si­bi­li­tà di rag­giun­ge­re un accor­do di pace.

Sil­wan, un immen­so quar­tie­re pale­sti­ne­se di Geru­sa­lem­me Est, sot­to occu­pa­zio­ne, che gene­ra pover­tà: un altro mon­do rispet­to alle svi­lup­pa­te cit­tà israe­lia­ne.


Gli ara­bi con­fi­da­no nel con­cet­to di pro­fon­di­tà stra­te­gi­ca, cioè nel nume­ro pre­pon­de­ran­te del­le mas­se ara­be e musul­ma­ne, del­le loro ter­re, e del­le loro risor­se, per vin­ce­re alla fine il con­flit­to, anche tra mol­ti decen­ni, rego­lan­do vec­chi con­ti e chiu­den­do la par­ti­ta con il popo­lo e la reli­gio­ne ebrai­ca, con­si­de­ra­ti nemi­ci sto­ri­ci. Gli israe­lia­ni ne sono con­sa­pe­vo­li, e per que­sto i fal­chi d’Israele aumen­ta­no a loro vol­ta local­men­te la pro­fon­di­tà stra­te­gi­ca su tut­ta la Pale­sti­na, con nuo­vi inse­dia­men­ti, non volen­do ritor­na­re i ter­ri­to­ri occu­pa­ti, ali­men­tan­do così ulte­rior­men­te il cir­co­lo vizio­so dell’odio e del­la guer­ra.

Riu­sci­ran­no pale­sti­ne­si ed israe­lia­ni a con­vi­ve­re respon­sa­bil­men­te?

Risol­ve­re que­sto con­flit­to richie­de­rà una com­ple­ta revi­sio­ne men­ta­le e cul­tu­ra­le nel modo di affron­tar­lo di tut­te le par­ti in cau­sa, anche del­le poten­ze regio­na­li e del­le super­po­ten­ze che da sem­pre ambi­sco­no ad ave­re un ruo­lo nell’area e spe­cial­men­te nel­la ter­ra con­te­sa, che agi­sce da cer­nie­ra tra tre con­ti­nen­ti. Anche gli intel­let­tua­li, i movi­men­ti poli­ti­ci demo­ca­ra­ti­ci e qual­sia­si cen­tro di for­ma­zio­ne di cul­tu­ra, spe­cie in Euro­pa, dovran­no sfor­zar­si di com­pren­de­re la com­ples­si­tà e la cru­dez­za di tut­ti i fat­to­ri in gio­co, evi­tan­do di ada­giar­si su con­sue­ti cli­ché e di fil­tra­re solo i fat­to­ri con­fa­cen­ti alle pro­prie posi­zio­ni poli­ti­che. La spe­ran­za è che le futu­re gene­ra­zio­ni di israe­lia­ni e pale­sti­ne­si, di ara­bi, musul­ma­ni ed ebrei, e nel mon­do inte­ro, sap­pia­no ave­re la capa­ci­tà, l’ispirazione, l’onestà e il corag­gio neces­sa­ri.
Nel recen­te Con­ve­gno Inter­na­zio­na­le sul­la Pace del Medi­ter­ra­neo tenu­to­si a Mari­no è sta­to cal­deg­gia­to un per­cor­so per il rag­giun­gi­men­to del­la pace nel con­flit­to israe­lo-pale­sti­ne­se (clic­ca sul link per anda­re all’articolo).
Se si doves­se indi­re un con­ve­gno di pace spe­ci­fi­co sul con­flit­to, neces­sa­ria­men­te per cor­ret­tez­za dovrà pre­ve­de­re la pre­sen­za di rap­pre­sen­tan­ti del­le due par­ti, pale­sti­ne­si ed israe­lia­ni.

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