Note di riflessione sul Premio “Moby Dick-Gruppo H24”, dopo recente evento a Palazzo Colonna. Intervista all’ideatore e presidente, Marco Onofrio

Note di riflessione sul Premio “Moby Dick-Gruppo H24”, dopo recente evento a Palazzo Colonna. Intervista all’ideatore e presidente, Marco Onofrio

25/10/2023 1 Di Maurizio Aversa

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Pres­i­den­za del Pre­mio Moby Dick — Grup­po H24, da sin­is­tra: Alessio Corset­ti, spon­sor del Pre­mio; Mar­co Onofrio, ideatore e pres­i­dente del Pre­mio; Ser­gio San­ti­nel­li, Pres­i­dente del­l’as­so­ci­azione Acab/Bibliopop orga­niz­za­trice del Pre­mio; Mau­r­izio Aver­sa; Ste­fano Cec­chi, sin­da­co di Mari­no; Vit­to­rio Nocen­zi Pres­i­dente ono­rario del Pre­mio; Dante Maf­fia, vinci­tore Pre­mio Poe­sia; Pamela Muc­ci­ni, asses­sore cul­tura; Rober­to Pal­loc­ca, Pres­i­dente giuria; davan­ti la debut­tat­nte Casil­da Chiara Cevola stu­dentes­sa men­zion­a­ta dal Pre­mio Junior

Come hai par­tori­to l’dea del Pre­mio “Moby Dick”?

Mi è bale­na­ta in tes­ta gra­zie a un for­tu­na­to “filot­to” di intu­izioni che si sono accese e illu­mi­nate a vicen­da. Tra l’Associazione cul­tur­ale di Bibliopop/ACAB (Asso­ci­azione Comune Autonomo Boville) e il cap­i­tano Achab dell’immortale cap­ola­voro di H. Melville (1851), si è acce­sa all’improvviso una scin­til­la. Il pas­so suc­ces­si­vo, subito dopo, è sta­to evo­care la cele­bre can­zone del Ban­co del Mutuo Soc­cor­so (1983), e quin­di l’attuale leader del­la band, il M° Vit­to­rio Nocen­zi. Mari­nese Doc, Nocen­zi vive e com­pone musi­ca a Gen­zano, da cui parte e a cui ritor­na pri­ma e dopo i numerosi con­cer­ti in tut­ta Italia: era dunque la figu­ra icon­i­ca per­fet­ta per rap­p­re­sentare un pre­mio let­ter­ario nazionale, sì, ma nato e con­tes­tu­al­iz­za­to nei Col­li Albani. Con­tat­ta­to da un “cer­to” Mau­r­izio Aver­sa [ride, n. d. R.], Nocen­zi ha accolto con entu­si­as­mo la pro­pos­ta del­la pres­i­den­za ono­raria del Pre­mio. Da lì, è par­ti­to tut­to.

Qual è il sig­ni­fi­ca­to del Pre­mio?

La cel­e­brazione uman­is­ti­ca dell’Ideale. L’iniziativa è ded­i­ca­ta a tut­ti i sog­na­tori, a chi non abbas­sa lo sguar­do davan­ti alla realtà, a chi cer­ca e cat­tura visioni oltre l’orizzonte. I gran­di temi irra­diati dal­la sua “mis­sion” e sin­te­tiz­za­ti per sem­pre dal mito del­la bale­na bian­ca sono: il sog­no, l’utopia, l’immaginazione, la trasfig­u­razione, la ricer­ca e l’inseguimento sen­za fine di un mon­do migliore. Il Pre­mio obbe­disce alla neces­sità sem­pre più urgente di sem­i­nare e rac­cogliere umanes­i­mo per con­trastare la deri­va di ques­ta dis­umana e alien­ante soci­età tec­no­crat­i­ca glob­al­iz­za­ta, che sta pro­ducen­do un arretra­men­to dell’evoluzione umana e un gen­erale degra­do dell’intelligenza. Vivi­amo le estreme propag­gi­ni dell’epoca che H. Hesse – nel roman­zo “Il giuo­co delle per­le di vetro” (1943) – chia­ma “appen­dicis­ti­ca”, cioè di fat­ua banal­iz­zazione divul­ga­ti­va, di perdi­ta del cen­tro in gra­do di unifi­care le più svari­ate espe­rien­ze e prospet­tive, e insom­ma: di fine dell’umanesimo. Abbi­amo assis­ti­to impo­ten­ti alla mec­ca­n­iz­zazione e alla mer­ci­fi­cazione dell’esistenza; all’incredulità dei popoli, dis­ori­en­tati da infor­mazioni con­trad­dit­to­rie e mas­sacrati da decen­ni di dis­il­lu­sioni, ma per altri ver­si fin trop­po ingenui o indif­fer­en­ti; alla fal­sità isti­tuzionale assur­ta al coman­do del piane­ta. La men­zogna viene cre­du­ta sul­la paro­la, men­tre per la ver­ità non bas­tano nep­pure le prove! Ci sen­ti­amo tut­ti stranieri, anzi: esuli.

Conoscen­doti, hai sicu­ra­mente scrit­tori da citare in propos­i­to…

Cer­to! Pen­so subito alle parole pro­fetiche di Pasoli­ni, quan­do scrive del deside­rio nos­tal­gi­co di “qual­cosa che con­trad­di­ca la vita come si va con­fig­u­ran­do all’uomo mod­er­no, la sua gri­gia orgia di cin­is­mo, iro­nia, bru­tal­ità prat­i­ca, com­pro­mes­so, con­formis­mo, glo­ri­fi­cazione del­la pro­pria iden­tità nei con­no­tati del­la mas­sa, odio per ogni diver­sità, ran­core teo­logi­co sen­za reli­gione…” Noi ci chiedi­amo inutil­mente: quan­do finirà ques­ta disce­sa nell’abisso? Ques­ta insip­ien­za che rac­coglie con­sen­si e sus­ci­ta applausi? Questo vuo­to pneu­mati­co gen­er­al­iz­za­to? La guer­ra com­in­cia nel­la tes­ta delle per­sone, anche quelle comu­ni, pri­ma che nei campi di battaglia. Vor­rem­mo pot­er aderire alle parole pro­nun­ci­ate da E. Mon­tale men­tre riceve­va il Nobel, nel dicem­bre 1975: “Ma non è cred­i­bile che la cul­tura di mas­sa per il suo carat­tere effimero e fatis­cente non pro­d­u­ca, per nec­es­sario con­trac­colpo, una cul­tura che sia anche argine e rif­les­sione”. Eppure, quale pos­si­bil­ità ha l’individuo in un mon­do di inau­di­ta e indi­ci­bile com­p­lessità, in cui i con­dizion­a­men­ti esterni sono diven­tati così schi­ac­cianti che i moven­ti interni non han­no più alcun peso?

Dante Maf­fia, vinci­tore asso­lu­to Pre­mio Poe­sia Moby Dick — Grup­po H24 sec­on­da edi­zione

Che risposte ti dài?

Una sola rispos­ta aus­pi­ca­bile: sveg­lian­dosi e com­in­cian­do ad agire bene, cioè nel modo gius­to, fin dalle min­ime cose. Abbinan­do quan­tità a qual­ità. Costru­en­do cul­tura aut­en­ti­ca “dal bas­so”, con un movi­men­to ascen­sion­ale come quan­do la bale­na riemerge dagli abis­si dell’oceano. Citerò un altro scrit­tore, l’americano R. Pir­sig: “Qual­si­asi lavoro tu fac­cia, se trasfor­mi in arte ciò che stai facen­do, con ogni prob­a­bil­ità sco­pri­rai di essere diven­ta­to per gli altri una per­sona inter­es­sante e non un ogget­to”. Ques­tione di qual­ità, cioè di ade­sione pro­fon­da tra for­ma e sostan­za: a tal fine mira il dis­cor­so di Pir­sig. Così fa anche l’artista quan­do opera all’altezza del suo appel­lo inte­ri­ore, espri­men­do val­ori medi­ante sim­boli in vicen­de­v­ole rap­por­to, come le onde di uno stes­so mare. E appun­to la qual­ità è assim­i­l­abile a un’onda. Con­tin­ua Pir­sig: “quel lavoro di Qual­ità che pen­savi nes­suno avrebbe nota­to viene nota­to eccome, e chi lo vede si sente un poco meglio: prob­a­bil­mente trasferirà negli altri ques­ta sua sen­sazione e in tal modo la Qual­ità con­tin­ua a dif­fonder­si. È così che il mon­do può miglio­rare”.

In questo si pos­sono rin­trac­cia­re le radi­ci del cosid­det­to “impeg­no”?

Sì, attra­ver­so strade più o meno pro­gram­matiche, ma ciò che con­ta è l’attitudine, il pen­siero che muove il per­cor­so, il rit­mo del suo anda­men­to. Ci sono equi­lib­ri invis­i­bili e sot­tili che mat­u­ra­no in silen­zio attorno a noi. Abbi­amo il potere di spostar­li, sia pure impercettibil­mente, con i pen­sieri, le parole, le scelte e le azioni di ogni giorno. Dice un ada­gio popo­lare: “fai bene le cose ordi­nar­ie, e per magia ti ritro­verai a fare cose stra­or­di­nar­ie”.

Impeg­no, popoli, svilup­po e non pro­gres­so, alien­azione e non parte­ci­pazione, dec­li­nati con uno degli aspet­ti umani che final­iz­zano tut­to ciò alla ges­tione del potere, la lot­ta delle clas­si e la polit­i­ca: come li affronta/risolve lo spir­i­to di Moby Dick/Marco Onofrio?

Con la con­sapev­olez­za che cul­tura “è” polit­i­ca, nel­la misura di una impli­cazione totale nelle mem­o­rie, nelle vicis­si­tu­di­ni e nei des­ti­ni di tut­ti gli esseri umani, nes­suno esclu­so. Così come noi voti­amo anche deci­den­do di acquistare o no un prodot­to com­mer­ciale, fac­ciamo polit­i­ca anche leggen­do un libro o veden­do un film che ci aprono la mente, ci ren­dono più con­sapevoli, luci­di, com­bat­tivi. Il potere del­la gente è mag­giore di quel­lo del­la gente di potere: se solo si unis­sero le forze, pas­san­do inden­ni attra­ver­so le reti di con­tenzione che le oli­garchie tes­sono per man­tenere lo sta­tus quo di ingius­tizia, il futuro del mon­do potrebbe davvero essere migliore.

Che cos’è infine, per te, la cul­tura?

Uno spazio di con­di­vi­sione e resisten­za umana al peri­co­lo incombente del­la bar­barie. Abbi­amo la sper­an­za e la con­vinzione che le tene­bre non pre­var­ran­no: noi lot­ti­amo per la luce! È anche questo il sig­ni­fi­ca­to pro­fon­do del Pre­mio “Moby Dick”…

Parziale del pub­bli­co che ha affol­la­to la cer­i­mo­nia di pre­mi­azione del “Moby Dick-Grup­po H24” sec­on­da edi­zione

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