*L’itinerario poetico di Marco Onofrio nell’antologia “L’ingegnere del silenzio”*

*L’itinerario poetico di Marco Onofrio nell’antologia “L’ingegnere del silenzio”*

06/02/2024 0 Di Marco Montini

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Mar­co Ono­frio fa il pun­to sul­la sua ven­ten­na­le pro­du­zio­ne poe­ti­ca con una bel­la e cor­po­sa anto­lo­gia dal tito­lo “L’ingegnere del silen­zio”, pub­bli­ca­ta a Pal­mi (RC) da Pace Edi­zio­ni. Il noto scrit­to­re roma­no, castel­la­no d’adozione (da qual­che mese vive a Grot­ta­fer­ra­ta), rac­co­glie in que­sto libro 134 com­po­si­zio­ni scel­te tra i 14 volu­mi di poe­sia fin qui pub­bli­ca­ti, da “Squar­ci d’eliso” (2002) ad “Azzur­ro esi­guo” (2021), e inte­gra­te da una invi­tan­te Appen­di­ce di ine­di­ti che anti­ci­pa la nuo­va sil­lo­ge, di pros­si­ma pub­bli­ca­zio­ne a Firen­ze con le pre­sti­gio­se edi­zio­ni Pas­si­gli.

Auto­re vul­ca­ni­co, plu­ri­pre­mia­to in Ita­lia e all’estero, tra­dot­to in 4 lin­gue (ma la quin­ta, il por­to­ghe­se, è in pre­pa­ra­zio­ne), Ono­frio ha svol­to la sua ricer­ca poe­ti­ca in silen­zio­sa e splen­di­da soli­tu­di­ne, schi­vo com’è per natu­ra e volu­ta­men­te estra­neo alle “cric­che” let­te­ra­rie che la moda del momen­to gli con­si­glia­va di fre­quen­ta­re, pra­ti­can­do le arti del­le pub­bli­che rela­zio­ni e del pre­sen­zia­li­smo. Lui non si lascia ingan­na­re dai mirag­gi fatui, è con­cen­tra­to solo sul­la scrit­tu­ra, sul­lo stu­dio del­la let­te­ra­tu­ra e del­le arti in gene­re con cui nutre il valo­re ormai rico­no­sciu­to alle sue pagi­ne da mol­ti cri­ti­ci emi­nen­ti che nel cor­so degli anni lo han­no pre­fa­to e recen­si­to, tra cui Mario Ver­do­ne, Gior­gio Bar­be­ri Squa­rot­ti, Anto­nio Debe­ne­det­ti, Gior­gio Taf­fon, Fabio Pie­ran­ge­li, Rino Capu­to, Naza­rio Par­di­ni, Filip­po La Por­ta, Eme­ri­co Gia­che­ry, Vin­cen­zo Guar­ra­ci­no, Sabi­no Caro­nia, ecc. “Pun­to di rife­ri­men­to alto e sicu­ro per il nostro cam­mi­no cul­tu­ra­le”: così lo ha defi­ni­to, qual­che anno fa, Gian­ni Mari­ta­ti, gior­na­li­sta Rai del TG1.
“L’ingegnere del silen­zio” pro­po­ne il meglio del suo per­cor­so e lo dispo­ne in sen­so cro­no­lo­gi­co, per meglio con­sen­ti­re l’apprezzamento del­la evo­lu­zio­ne tema­ti­ca e sti­li­sti­ca. È una poe­sia a voca­zio­ne meta­fi­si­ca, che esplo­ra le dimen­sio­ni dell’invisibile, del vuo­to e del silen­zio, spes­so decli­na­ti sot­to for­ma di sogno e di ricor­do (non a caso “Il sogni del ricor­do — Les rêves du sou­ve­nir” è il tito­lo di un suo libro tra­dot­to e pub­bli­ca­to in Fran­cia). E tut­ta­via, ciò facen­do, tra­sci­na nel suo movi­men­to e por­ta alla luce tut­te le ric­chez­ze del visi­bi­le, l’amore, la gio­ia, la spe­ran­za, lo splen­do­re car­na­le del­la vita. Come tut­ti i misti­ci, Ono­frio rac­chiu­de uni­ver­si di sen­sua­li­tà: ed è que­sto sen­ti­re così com­ples­so che gli con­sen­te di fon­de­re liri­ca­men­te sia la dol­cez­za strug­gen­te del­la malin­co­nia, sia la golo­sa fre­schez­za del­le pri­mi­zie che ci con­so­la­no lun­go il duro cam­mi­no.
“L’ingegnere del silen­zio” è impre­zio­si­to da una lun­ga e dot­ta Pre­fa­zio­ne di Pli­nio Peril­li, a sua vol­ta raf­fi­na­to poe­ta e pre­sen­za magi­stra­le del­la sce­na let­te­ra­ria con­tem­po­ra­nea. Più che una pre­fa­zio­ne, le 43 pagi­ne scrit­te da Peril­li rap­pre­sen­ta­no un vero e pro­prio sag­gio cri­ti­co che rie­sce a con­den­sa­re tut­ti gli aspet­ti del­la poe­sia di Ono­frio, evi­den­zian­do­ne la poten­za e, soprat­tut­to, l’originalità. Lo defi­ni­sce “sostan­zial­men­te un ele­gia­co moder­no pie­no di destrez­za lin­gui­sti­ca e al con­tem­po ispi­ra­zio­ne liri­ca”. Dan­te Maf­fìa, scrit­to­re da anni can­di­da­to al Pre­mio Nobel, recen­sen­do il libro ha defi­ni­to Ono­frio sen­za mez­zi ter­mi­ni “gran­de poe­ta”, e lo ha fat­to con­si­de­ran­do sia “lo spes­so­re del­la sua cre­sci­ta uma­na che è diven­ta­ta spin­ta sti­li­sti­ca di pri­mis­si­mo pia­no”, sia la natu­ra del­la sua “voce libe­ra e auto­no­ma, fer­ma nel suo det­ta­to, armo­nio­so pen­ta­gram­ma di una con­qui­sta com­ples­si­va che ha qual­co­sa di pan­ta­grue­li­co ma sen­za mai cade­re nel­lo stra­fa­re”.
Ono­frio è ovvia­men­te feli­ce di que­sti apprez­za­men­ti, ma resta come sem­pre umi­le poi­ché con­sa­pe­vo­le che è anco­ra lun­go il cam­mi­no che lo atten­de pri­ma di aver esau­ri­to tut­ta la sua cari­ca espres­si­va, il com­pi­to a cui lo obbli­ga la “voca­zio­ne” che lo ha chia­ma­to ad esse­re auto­re, sino ad oggi, di oltre qua­ran­ta libri. La cul­tu­ra dei Castel­li Roma­ni è orgo­glio­sa e gra­ta di que­sto per­cor­so.

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