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Sezze,LT. Convegno PCI “Il lavoro la vera emergenza”. Successo iniziativa
13/10/2023Questo articolo è stato letto 1435 volte!
Sabato 7 ottobre si è svolto a Sezze il convegno “Sezze: il lavoro la vera emergenza sociale”, iniziativa che fa’ parte di una serie di appuntamenti che il Partito Comunista Italiano — Federazione di Latina vuole portare in ogni comune della provincia. Gli argomenti trattati sono stati: Salario minimo, Disoccupazione, Occupazione, Il ruolo del sindacalismo di base nel mondo del lavoro e il sistema degli appalti. “Sarebbe doveroso convincerci che, per cambiare lo stato di cose presenti, è necessario costruire un progetto complessivo di trasformazione del “mondo del lavoro”. — ha introdotto la segretaria del PCI — Federazione di Latina Sonia Pecorilli, citando un documento del Dipartimento Lavoro del Partito Comunista Italiano — “Un progetto, quindi, che definisca gli obiettivi, priorità (e il percorso da seguire per raggiungerli) di una lotta, potenzialmente di massa, che non si limiti e non sia costretta alla pura declamazione di belle frasi inseguendo le questioni e i tempi imposti da altri in maniera scollegata.”. “Le iniziative e i conflitti non possono e non devono limitarsi ad azioni isolate ed estemporanee, fini a loro stesse che finiscono una volta terminata l’iniziativa stessa. — ha proseguito la dirigente comunista — Iniziativa che, anche se può anche non ottenere un successo immediato, deve essere seguita da altre che siano nel percorso delineato dal progetto. Dobbiamo essere noi a dettare l’agenda! E dobbiamo costruire le condizioni (e avere coscienza e volontà) di poter essere autori e attori di un progetto di trasformazione radicale del modello di sviluppo e del sistema. Pensiamo invece che sia utile e necessario creare un fronte ampio politico e sociale che possa incidere nella società. E che questo fronte, composto da forze che abbiano posizioni politiche per lo meno affini, possa affrontare anche (o soprattutto) la questione culturale (e di egemonia culturale) che si è via via perduta quando si affrontano questioni fondamentali come quella del lavoro. Facciamo un appello innanzitutto alle organizzazioni politiche che si dichiarano comuniste, a quelle associazioni che danno alla soluzione delle questioni del lavoro la massima priorità, alle organizzazioni sindacali che hanno il coraggio di riconoscere fallita la pratica della concertazione, a chi si riconosce ancora nei principi e nei valori della Costituzione del ’48.”. “È necessaria, oltre che utile, una piattaforma che parta dalla situazione disastrosa delle condizioni del lavoro e che disegni prospettive assolutamente alternative al sistema attuale e al modello di sviluppo oggi trionfante. — ha proseguito Pecorilli — Si prenda come assunto che il capitalismo è un sistema fallimentare per chi lavora. Il capitalismo dominante si fonda sullo sfruttamento dell’uomo e ci fa credere, con il controllo dei media e con l’imposizione di un pensiero unico, che esso stesso sia l’unico sistema possibile. Impone la divisione tra i lavoratori e la competitività tra gli stessi, l’esistenza di innumerevoli “contratti di lavoro” e condizioni un tempo inaccettabili. Ha trasformato la solidarietà e la classe lavoratrice in un insieme sparso di individui assoggettati anche culturalmente a quel “realismo capitalista” che pare senza via d’uscita. È il trionfo di quella frammentazione del mondo del lavoro inseguita da decenni da una classe imprenditoriale espressione di quel capitalismo cialtrone così diffuso nel nostro paese. Le troppe divisioni tra partiti comunisti e anticapitalisti, tra sindacati, tra lavoratrici e lavoratori, tra chi ha contratti di lavoro decenti e chi è costretto alla precarietà o al lavoro nero (che diventa un rapporto di lavoro quasi normale al quale è difficile sottrarsi) devono essere accantonate, spazzate via. Mettiamoci tutti in discussione senza perdere tempo prezioso perché, mentre noi litighiamo, gli altri (i padroni) vanno avanti spediti imponendoci il loro campo di battaglia e i loro diktat. Infine, il progetto di unità d’azione che dovrebbe essere costruito anche con organizzazioni sindacali e politiche che operano oltre i nostri confini geografici, a livello perlomeno europeo, con una visione internazionalista di classe. Il Salario minimo non garantito è l’ennesimo sfruttamento ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici, stiamo andando verso la perdita della dignità lavorativa per colpa di smodato capitalismo, i dati sulla disoccupazione sono costantemente camuffati come quelli dell’occupazione. — rincara la segretaria comunista — morire di lavoro è incivile, chiediamo più ispettori che facciano adeguati controlli sui luoghi di lavoro, applicare rigorosamente la Legge 81 del 2008, un dato certo oggi è che una cultura che vede nelle misure a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro un costo, da ridurre al minimo per aumentare i profitti. La legislazione oggi sull’omicidio sul lavoro è carente.”.
Stefano Gianandrea De Angelis Esecutivo Confederazione Lazio della Usb, interviene con un proprio contributo: “ l’Istat conferma la inarrestabile discesa del reddito disponibile delle famiglie, un’ulteriore perdita del potere d’acquisto dei salari, una consistente erosione del risparmio delle famiglie e l’aumento della spesa per i beni di prima necessità e di largo consumo. Una tendenza che non scopriamo oggi e che ha già prodotto livelli di povertà come non si vedevano dal dopoguerra e l’esplosione di una vera e propria guerra alle condizioni di lavoro e alla salute dei lavoratori. — continua il sindacalista — Ci sono in campo due iniziative cui la USB partecipa e promuove e che vanno proprio nella direzione opposta della tendenza al consolidamento dello sfruttamento e del profitto che i dati odierni confermano. Due proposte di Legge di Iniziativa Popolare, in campo già da mesi, ben prima che anche i partiti dell’opposizione e i sindacati concertativi le scoprissero, che puntano ad introdurre il salario minimo a 10 euro e il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. Due proposte semplici, comprensibili a tutti, che sicuramente non annullano lo sfruttamento e non abbatteranno il capitale ma che possono indicare la strada di una ripresa di protagonismo da parte dei lavoratori e delle famiglie dei ceti popolari.”. Quindi la segretaria Pecorilli interviene sui numeri dell’Osservatorio Nazionale di Bologna che ci dice: “che sono 1050 i morti ad oggi sui luoghi di lavoro, e si continuano ad alterare i dati sull’occupazione. Abbiamo come partito anche noi iniziato la raccolta firme che introduce il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro nel Codice Penale, questa prosegue con grande successo, sono già centinaia le firme che si stanno raccogliendo ai banchetti organizzati nei posti di lavoro e nelle piazze di tutta Italia.”.
Infine conclude Ugo Moro, della segreteria nazionale del PCI, affermando che “la ricostituzione del PCI è impostata sui diritti dei lavoratori, che si deve cercare unitarietà per il bene dei lavoratori e lavoratrici, l“art.1 della Costituzione e’ chiaro l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, facciamola applicare. Tutta la forza lavoro va’ tutelata. Omaggiamo oggi la memoria del Compagno Luigi Di Rosa, caduto a pochi metri da qui, nel maggio 1976, un giovane comunista vittima della violenza fascista, giovane ma già abbastanza grande per stare dalla parte giusta, da quella della Costituzione Repubblicana. — ha proseguito il dirigente comunista — La stessa Costituzione che indica il lavoro base del nostro vivere comune, lavoro sicuro ed adeguatamente retribuito. Basta con le morti sul lavoro e basta con il neo-caporalato, subito le leggi per il salario minimo e per il reato di omicidio sul lavoro. Il capitalismo italiano neanche fa più impresa ma soltanto speculazione finanziaria; noi dobbiamo reagire e combattere, sindacati e partiti, indipendenti ed uniti nelle lotte. Noi Comunisti proponiamo Più Stato e Meno Mercato: la Repubblica a garantire presidi ed investimenti, contro l’inganno del mercato globale, segnato dalla riduzione dei diritti e dei salari. La ricostruzione del PCI è in atto — conclude Moro — perché il popolo merita un mondo più umano, più giusto e più partecipato, un mondo migliore. il Partito Comunista Italiano un partito moderno dal cuore antico e’ e sarà sempre al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici nelle loro battaglie perché c’è davvero in gioco il nostro futuro.”.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.