Il vicerettore del Politecnico di Torino: “Il futuro dell’Ateneo è al servizio della società”

Il vicerettore del Politecnico di Torino: “Il futuro dell’Ateneo è al servizio della società”

07/03/2023 0 Di Marco Montini

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Il viceret­tore del Politec­ni­co di Tori­no: “Il futuro dell’Ateneo è al servizio del­la soci­età”

Attual­mente è viceret­tore alle Politiche Interne, ma in futuro potrebbe diventare la nuo­va gui­da del Politec­ni­co di Tori­no. Con questo spir­i­to Ste­fano Corgnati rac­con­ta ad ‘Agen­zia Nova’ la sua visione futu­ra dell’Ateneo a par­tire dall’interazione con la soci­età, per dare risposte alle richi­este di lavoro, al cam­bi­a­men­to cli­mati­co e ad altri temi cen­trali che riguardano sia il set­tore pub­bli­co che pri­va­to.

Se dovesse fare un bilan­cio in questi anni da viceret­tore, quali sono i risul­tati rag­giun­ti? Io ho vis­su­to l’esperienza per due man­dati: con Gilli e con Sarac­co. Con il pri­mo e in parte con il sec­on­do ho avu­to le deleghe alla ricer­ca, men­tre nell’ultima parte di questo manda­to mi sono sposta­to sul­la polit­i­ca inter­na. Ho vis­to l’Ateneo in due ele­men­ti prin­ci­pali in cui dec­li­na i saperi. A par­tire dal­la grande sfi­da dei cen­tri inter­di­par­ti­men­tali. Riten­go che abbi­amo avu­to la capac­ità di essere pro­tag­o­nisti dal pun­to di vista com­pet­i­ti­vo sul­la tran­sizione con un plus, che è sta­to pro­prio l’aver colto la neces­sità di questi spazi inter­di­par­ti­men­tali, come ad esem­pio l’Energy cen­ter. Altra sfi­da impor­tante che abbi­amo affronta­to, è quel­la di far diventare l’Ateneo una strut­tura a sup­por­to del pol­i­cy mak­ing. L’istituzione che come por­ta­trice di val­ore tec­no­logi­co pos­sa essere da sup­por­to per le isti­tuzioni pub­bliche e pri­vate, per ori­en­tar­le attra­ver­so un proces­so basato su dati sci­en­tifi­ci che gli per­me­t­ta di pren­dere delle deci­sioni che siano sup­por­t­ate dai numeri. Anche su questo tema sti­amo proce­den­do, indi­vid­uan­do quel­li che sono i ricer­ca­tori più adat­ti per questo tipo di attiv­ità. A questo si aggiunge il più grande inves­ti­men­to infra­strut­turale degli ulti­mi 30 anni.

Lei par­la di ambizioni e obi­et­tivi dell’Ateneo in anni che sono sta­ti impor­tan­ti. Ma i prossi­mi potreb­bero essere altret­tan­to se non più impor­tan­ti in ter­mi­ni di sfide. Pri­ma tra tutte quel­la sul cam­bi­a­men­to cli­mati­co. Pro­prio pochi giorni fa Arpa Piemonte ha mostra­to che l’aumento del­la tem­per­atu­ra è più evi­dente qui rispet­to al resto del piane­ta. Come risponde l’Ateneo a liv­el­lo sci­en­tifi­co? Oggi il tema dell’energia va ad essere abbrac­cia­to in un tema più ampio che è il cam­bi­a­men­to cli­mati­co. I col­leghi di Ambi­ente e Ter­ri­to­rio han­no trac­cia­to delle linee di didat­ti­ca inno­v­a­ti­va, aven­do anche un mas­ter speci­fi­co sul tema ed essendo diven­tati un dipar­ti­men­to di eccel­len­za delle due edi­zioni in cui il Min­is­tero ha ban­di­to ques­ta oppor­tu­nità. Noi vivi­amo in un con­testo ter­ri­to­ri­ale par­ti­co­lare. In un’area che ha delle situ­azioni mor­fo­logiche che la ren­dono più sogget­ta ai cam­bi­a­men­ti cli­mati­ci, si pone una palestra impor­tante per rispon­dere a queste dif­fi­coltà. Occorre una cab­i­na di regia su questi temi, che met­ta tut­ti gli attori attorno ad un tavo­lo. Questo è il momen­to per­fet­to per far­lo, per­ché le relazioni sono eccel­len­ti e si sta operan­do in ques­ta direzione. Ci deve essere un chiaro piano di azione, sapen­do che gli effet­ti avran­no bisog­no di peri­o­di di imple­men­tazione che vedran­no un risul­ta­to almeno nel medio peri­o­do. Oggi abbi­amo un’opportunità uni­ca, quel­la del Comune di Tori­no scel­to tra le cit­tà che dovran­no rag­giun­gere la neu­tral­ità cli­mat­i­ca. E lì ci sono tutte le oppor­tu­nità di andare a sper­i­menta­re e poi gen­er­al­iz­zare quelle azioni che ci con­sen­ti­ran­no di portare a liv­el­lo regionale delle pratiche con­crete per la riduzione dell’impatto ambi­en­tale. Siamo tut­ti a lavoro per questo. Io riten­go che già alla fine di quest’anno rius­cire­mo a far vedere che le prime azioni porter­an­no in cam­po degli stru­men­ti di anal­isi, mon­i­tor­ag­gio e inter­pre­tazione del sis­tema, che ci per­me­t­ter­an­no poi di trovare gli sce­nari riso­lu­tivi migliori per ques­ta nos­tra area ter­ri­to­ri­ale. Sono con­fi­dente in questo.

Per quan­to riguar­da l’aspetto più eco­nom­i­co, indus­tri­ale e di ricer­ca. Le isti­tuzioni e le uni­ver­sità sono in cam­po per molte inizia­tive a liv­el­lo europeo come intel­li­gen­za arti­fi­ciale, auto­mo­tive e l’autority antir­i­clag­gio. Ci sono tan­tis­sime par­tite che però rischi­ano di are­nar­si e addirit­tura finire al di fuori, non solo del Piemonte, ma dal nos­tro Paese. Sec­on­do lei qual’è il prob­le­ma che mette in dif­fi­coltà l’Italia rispet­to agli altri pae­si? Io sono vis­su­to nel cam­po pub­bli­co, quin­di nel cam­po che tiene in mano le deci­sioni fon­da­men­tali per andare a creare quelle con­dizioni favorevoli per lo svilup­po di inizia­tive e inves­ti­men­ti di tipo indus­tri­ale. Sono piut­tosto sereno sulle tem­p­is­tiche, per­ché han­no carat­tere qua­si sinu­soidale, e di con­seguen­za il nos­tro ruo­lo deve essere invece quel­lo di essere preparati come voce uni­ca nel ter­ri­to­rio per per­me­t­tere a chi vuole inve­stire da noi di avere le con­dizioni per far­lo al meglio. Devo dire che questi ulti­mi anni mi fan­no ben sper­are in questo sen­so. E’ evi­dente che ci sono grup­pi di investi­tori inter­es­sati al nos­tro ter­ri­to­rio, per­ché abbi­amo una den­sità di capac­ità di pro­duzione tec­no­log­i­ca alta. In questo momen­to sti­amo cer­can­do di costru­ire una voce uni­ca di rispos­ta ai sogget­ti che deci­dono di met­tere casa nel nos­tro ter­ri­to­rio.

Par­liamo del futuro dell’Ateneo. Quali saran­no le sfide future? Il Politec­ni­co ha già una sua forza. Sec­on­do lei come può arrivare a nuove tappe e obi­et­tivi con certez­za, diven­tan­do un rifer­i­men­to anco­ra più forte a liv­el­lo Europeo e mon­di­ale? Cito alcune direzioni. La pri­ma educa­ti­vo for­ma­ti­va. Il paese ci chiede di for­mare delle fig­ure tec­niche e noi dob­bi­amo far­lo cre­an­do le fig­ure che ser­vono nei diver­si set­tori. Chi arri­va qui den­tro immag­i­nan­do un futuro di certe dis­ci­pline, deve essere aper­to ad un mer­ca­to che va anche in un’altra direzione. Abbi­amo un cer­to dis­e­qui­lib­rio tra le aree tec­no­logiche del nos­tro Ate­neo. Il riequi­lib­rio è un nos­tro dovere isti­tuzionale. Ci vuole un sis­tema di evoluzione di didat­ti­ca che ten­ga con­to dell’evoluzione demografi­ca del nos­tro sis­tema Paese. I sis­te­mi che pro­por­re­mo andran­no ad avere un influen­za di oltre un decen­nio. La ricer­ca deve nec­es­sari­a­mente man­tenere quel liv­el­lo di capac­ità e autorev­olez­za a liv­el­lo inter­nazionale. La capac­ità di trasferire tec­no­logi­ca­mente le ricerche nel nos­tro ter­ri­to­rio in prim­is, ha un chiaro impat­to se noi abbi­amo una riconosci­bile autorev­olez­za a liv­el­lo inter­nazionale. Le due cose sono inscindibil­mente legate. L’altro tema è il trasfer­i­men­to tec­no­logi­co. Abbi­amo sem­pre di più nel cor­so degli anni cer­ca­to di lavo­rare a fian­co delle aziende. Dob­bi­amo indi­vid­uare le migliori risorse in gra­do di col­lab­o­rare con esse. Poi c’è l’ultimo trat­to: un Ate­neo in gra­do di dialog­a­re con la soci­età. E’ un tema che tut­ti oggi ci pon­gono, ad è gius­to che sia così. Rius­cirem­mo ad avere sem­pre una mag­giore capac­ità di com­pren­sione di come le tec­nolo­gie aiuter­an­no le per­sone a stare meglio, solo se sarem­mo i giusti por­ta­tori dei mes­sag­gi tec­no­logi­ci. Un Ate­neo che apre le porte e dialo­ga sem­pre più con l’esterno. Che diven­ta parte delle rif­les­sioni del­la soci­età, che si uman­iz­za nei con­fron­ti del dial­o­go con tut­ti i cit­ta­di­ni. Insom­ma, un Ate­neo per la soci­età e una soci­età in gra­do di sti­mo­lare il nos­tro Ate­neo.

Il viceret­tore del Politec­ni­co di Tori­no a Nova: “Il futuro dell’Ateneo è al servizio del­la soci­età”

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