La solita vecchia scuola

La solita vecchia scuola

23/08/2022 0 Di Giammarco Graziano

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La solita vecchia scuola

Cinque anni, cinque ministri, tre riforme, nessuna attuazione

 

Di Giammar­co Graziano

Siamo giun­ti, dopo il tor­men­toso epi­l­o­go del Gov­er­no Draghi, noto alle cronache soprat­tut­to per la vee­mente cam­pagna elet­torale che i par­ti­ti stan­no con­ducen­do, alle bat­tute di arresto del­la XVIII leg­is­latu­ra, che si con­figu­ra  forse, nel panora­ma del­la cosid­det­ta sec­on­da repub­bli­ca, come la più tur­bo­len­ta per il dicas­t­ero dell’Istruzione.

Esso ha cam­bi­a­to, in meno di cinque anni, ben cinque min­istri, schierati rispet­ti­va­mente con la Lega, il Movi­men­to Cinque Stelle (ben due), per  appro­dare infine, con il gov­er­no Draghi,  all’ac­ca­d­e­mi­co Patrizio Bianchi.

Purtrop­po, come trop­po spes­so accade in questi anni i min­istri, più che esprimere un con­tin­u­um rispet­to al lavoro del pre­de­ces­sore,  han­no avu­to la ten­den­za a sot­to­scri­vere le pro­poste affer­en­ti agli inter­es­si del pro­prio par­ti­to, con il triste fine di inseguire quell’elettorato, sem­pre “fres­co”,  rap­p­re­sen­ta­to dal mon­do del­la scuo­la.

Ad oggi, ormai qua­si alla con­clu­sione del Gov­er­no Draghi, sem­bra tra­mon­ta­ta anche la sper­an­za di ved­er attua­ta la nuo­va ed ulti­ma di una lun­ga schiera delle riforme sul reclu­ta­men­to e la for­mazione dei docen­ti.

Quest’ultima infat­ti è atte­sa dal mon­do del­la Scuo­la da otto lunghi anni.

Come purtrop­po è noto soltan­to agli addet­ti ai lavori, la scuo­la rap­p­re­sen­ta un uni­ver­so a sé, dove ogni rego­la conosci­u­ta e di buon sen­so perde il suo val­ore effet­ti­vo.

Infat­ti con l’eliminazione dei Tiroci­ni For­ma­tivi Attivi (i famosi TFA, rimasti oggi solo sul Sosteg­no), avvenu­ta nel 2014, si sono per­si gli stru­men­ti che con­sen­ti­vano la for­mazione iniziale dei docen­ti. Questo non per assen­za di fun­zion­al­ità, ma per obi­et­tivi e fini politi­ci.

L’ultimo stru­men­to di reclu­ta­men­to avvi­a­to dal Min­is­tero dell’Istruzione sono i tris­te­mente famosi con­cor­si del 2020, indet­ti dall’allora Min­is­tra Lucia Azzoli­na, in piena emer­gen­za pan­dem­i­ca. Con­cor­si che si sono svolti nel­la pri­mav­era da poco con­clusa e che han­no vis­to tra­montare il con­cet­to di una reale for­mazione degli inseg­nan­ti,  super­a­to, anzi, can­cel­la­to, da un mero nozion­is­mo a cro­cette.

E men­tre i nos­tri politi­ci con­ducono la cam­pagna elet­torale, il mon­do del­la Scuo­la con­tin­ua a vivere di pre­ca­ri­età e di pre­cari. Sono ormai questi ulti­mi, che in alcune scuole, toc­cano la mag­gio­ran­za dei docen­ti pre­sen­ti e che man­ten­gono sulle pro­prie spalle, come il Titano Atlante, il mon­do dell’istruzione.

Purtrop­po ad oggi, sen­za per­cor­si for­ma­tivi, ven­gono immes­si nelle Grad­u­a­to­rie Provin­ciali per le Sup­plen­za — le GPS – inseg­nan­ti che non han­no alcun tipo di bagaglio for­ma­ti­vo sul­la leg­is­lazione e le neces­sità sco­las­tiche. Tut­tavia, pur non essendo con­siderati abil­i­tati dal­lo Sta­to, che li rel­e­ga tris­te­mente nel “Tar­taro” del­la Sec­on­da Fas­cia delle Grad­u­a­to­rie, sono ormai questi ulti­mi a rap­p­re­sentare la prin­ci­pale risor­sa a cui gli isti­tu­ti pos­sono attin­gere.

Mi chiedo se, a scan­so del­la soli­ta pro­pa­gan­da, rius­cire­mo, anche in Italia, ad avere una rifor­ma chiara e strut­tura­ta ma che, soprat­tut­to, pos­sa durare nel tem­po.

E men­tre i gio­vani pre­cari atten­dono con ansia l’uscita del bol­let­ti­no delle nuove nomine da parte degli Uffi­ci Sco­las­ti­ci, i par­ti­ti politi­ci, invece di con­clud­ere l’Iter con i Decreti Attua­tivi di una rifor­ma approva­ta e pre­sente in Gazzetta Uffi­ciale, spin­gono su nuove promesse, nel­la sem­pre verde sper­an­za di acca­parrare voti dal (pre­cario) mon­do del­la scuo­la.

Negli ulti­mi vent’anni, le riforme iner­en­ti il reclu­ta­men­to dei docen­ti sono state moltepli­ci, nes­suna delle quale dura­ta oltre il gov­er­no che l’ha emana­ta.

Ricor­do le SISS, uscite nei pri­mi anni duemi­la, i PAS del 2013, i TFA del 2014 o il FIT – quest’ultimo mai entra­to a regime – del 2018 o anco­ra i con­cor­si abil­i­tan­ti del 2020 e, per finire, l’ultima rifor­ma sui 60 CFU di Bianchi.

Tante riforme, tante quante i gov­erni ed i min­istri che si sono susse­gui­ti sul­lo scran­no di Viale Traste­vere, gio­can­do al triste gio­co del potere politi­co sul­la pelle di centi­na­ia di per­sone.

Il ris­chio con­cre­to di ques­ta eter­na vaca­tio legis è che, nel­la scuo­la, non si avvicini­no più per­sone real­mente moti­vate, ma solo e sem­plice­mente col­oro che ricer­cano un impiego momen­ta­neo, trasfor­man­dola, da offi­ci­um men­tis, ad un triste e desue­to uffi­cio di col­lo­ca­men­to.

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