L’OPINIONE DI VINCENZO ANDRAOUS: NORMALE ANORMALITÁ

L’OPINIONE DI VINCENZO ANDRAOUS: NORMALE ANORMALITÁ

12/02/2018 0 Di Redazione

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Vin­cen­zo Andraous

L’OPINIONE DI VINCENZO ANDRAOUS

NORMALE ANORMALITÁ 

Si spa­ra, si accol­tel­la, si aggre­di­sce, sen­za fare una pie­ga, nel­la più deso­lan­te nor­ma­li­tà. Una vera e pro­pria a‑normalità, ben vesti­ta di giu­sti­fi­ca­zio­ni, di atte­nuan­ti, di indif­fe­ren­za ubria­ca di fal­so mora­li­smo, di buo­ni­smo ven­du­to al miglior offe­ren­te.

Un gio­va­ne, un ado­le­scen­te, a pochi pas­si da un’adultità pur­trop­po disa­cer­ba­ta, taglia la fac­cia a una inse­gnan­te, a una don­na, alla pro­pria docen­te, le affet­ta una guan­cia con la lama di un col­tel­lo.

In que­sta nuo­va pun­ta­ta sul bul­li­smo, ma che bul­li­smo pro­prio non è, tutt’altro, la comu­ni­ca­zio­ne per­ma­ne un sog­get­to pri­va­to del com­ple­men­to ogget­to, l’informazione costan­te­men­te mani­po­la­ta dal­le sug­ge­stio­ni, piut­to­sto che dal­le spie­ga­zio­ni ogget­ti­va­men­te riscon­tra­bi­li.

Dicias­set­te anni non sono pro­prio pochi, non sono pro­prio anni cie­chi, nep­pu­re anni irri­sol­ti, nean­che somi­glia­no ai tre­di­ci anni domi­ci­lia­ti al rifiu­to del­le rego­le.

Dicias­set­te anni han­no pros­si­mi­tà con la mag­gio­re età.

Col­pi­sce e tra­mor­ti­sce la “nor­ma­li­tà” con cui il col­pe­vo­le, l’imputato reo con­fes­so, defe­ne­stra­to del suo pie­di­stal­lo dal­la pla­tea non più plau­den­te, ven­ga fer­ma­to, con­dot­to in caser­ma, accom­pa­gna­to in una comu­ni­tà di recu­pe­ro.

Indi­pen­den­te­men­te dal­le varie scuo­le di pen­sie­ro, dal­le psi­co­lo­gie più o meno astru­se, dal­le didat­ti­che mor­di e fug­gi, rima­ne il fat­to, che quell’adolescente si reca­va a scuo­la,  in clas­se, insie­me ai coe­ta­nei igna­ri ( si spe­ra ) con un ser­ra­ma­ni­co in tasca, come si trat­tas­se di un astuc­cio por­ta mati­te, oppu­re una meda­gliet­ta ben appun­ta­ta sul pet­to.

Non mi pare a onor del vero che gira­re arma­ti sia sino­ni­mo del­le soli­te ragaz­za­te, del tram tram obso­le­to del così fan tut­ti, anche peg­gio,  sono sol­tan­to mena­te che da sem­pre coin­vol­go­no i più gio­va­ni.

No, non è così, in ogni tem­po, luo­go, que­sto tipo di com­por­ta­men­to-atteg­gia­men­to è dichia­ra­ta­men­te un devian­za, una per­ma­nen­za resi­den­zia­le-delin­quen­zia­le, per cui addol­ci­re la pil­lo­la signi­fi­che­reb­be arren­der­si, non met­ter­si a mez­zo, di tra­ver­so, affin­ché ciò non solo non acca­da più, ma soprat­tut­to ne ven­ga com­pre­sa la gra­vi­tà del gesto.

Col­pi­re una docen­te in vol­to, sfre­gian­do­la con 33 pun­ti di sutu­ra, signi­fi­ca non esse­re un bul­lo, un famo­so per for­za, un male­det­to per voca­zio­ne, piut­to­sto si trat­ta di una fasci­na­zio­ne delin­quen­zia­le.

Bul­li­smo è un disa­gio rela­zio­na­le, non è anco­ra un acca­di­men­to cri­mi­na­le, in que­sto caso si trat­ta di deli­rio di onni­po­ten­za, di uso e abu­so di intol­le­ran­za cul­tu­ra­le, al di là del distur­bo di per­so­na­li­tà che ver­rà dia­gno­sti­ca­to.

L’atto di for­za o mise­ra­bi­le debo­lez­za che dir si voglia, dimo­stra­to dal­lo stu­den­te, impu­gnan­do quel ser­ra­ma­ni­co, non è la stu­dia­ta scien­ti­fi­ca­men­te rea­zio­ne ado­le­scen­zia­le a un richia­mo rice­vu­to, ma la sub-cul­tu­ra del fer­ro, del fuo­co, del­la bot­ta che anni­chi­li­sce, il bro­do cul­tu­ra­le dell’io vin­co e tu per­di non si fan­no pri­gio­nie­ri.

Nel car­ce­re per mino­ri ci sono ragaz­zet­ti dete­nu­ti per spac­cio, per rapi­na, per fur­to, per vio­len­ze sul­le cose e sul­le per­so­ne, infat­ti il car­ce­re c’è, esi­ste,  per­ché ha, o dovreb­be pos­se­de­re ruo­lo, sco­po, uti­li­tà,  non sol­tan­to equi­vo­che sin­te­si a non far­vi entra­re i più gio­va­ni, in quan­to non anco­ra cri­mi­na­li,

Ho la sen­sa­zio­ne che cri­mi­na­li si diven­ta appren­den­do la loca­zio­ne dell’uscita di emer­gen­za, la pos­si­bi­li­tà del­lo scar­to di lato, dell’attenuante pre­va­len­te alla aggra­van­te.

Quan­to acca­du­to in quel­la scuo­la anco­ra una vol­ta si farà bef­fe del­la giu­sti­zia, in nome di una com­pren­sio­ne edu­ca­ti­va che nul­la ha a che fare con l’educazione alla lega­li­tà, l’educazione al rispet­to del­le rego­le, il rispet­to per se stes­si e degli altri, soprat­tut­to degli inno­cen­ti.

La scuo­la è auto­re­vo­le quan­do il suo edu­ca­re non con­tem­pla sol­tan­to la tra­smis­sio­ne del­le nozio­ni, ma il valo­re del­la cono­scen­za, la tra­du­ci­bi­li­tà di qual­co­sa che appa­re incom­pren­si­bi­le, come ad esem­pio il dazio da paga­re quan­do si com­met­to­no atti di una gra­vi­tà ecce­zio­na­le, dazi da paga­re per appren­de­re il rispet­to del­la vita uma­na.

——- Vin­cen­zo Andraous col­la­bo­ra con Pun­to a Capo Onli­ne ormai da anni, con i suoi scrit­ti ed il suo impe­gno nel socia­le e nel­le scuo­le, rie­sce sem­pre a coglie­re un inte­res­san­te pun­to di vista sul­le situa­zio­ni più attua­li.

La storia di Vincenzo Andraous

di Simone Specchio

La sto­ria di Vin­cen­zo Andraous è la sto­ria di uomo che ogni gior­no ha il pen­sie­ro che la not­te dovrà ritor­na­re in car­ce­re fino al resto dei suoi gior­ni.
La sua sto­ria da bul­lo ini­zia da quan­do ave­va quat­tor­di­ci anni; un gior­no a scuo­la duran­te una lezio­ne men­tre la prof scri­ve­va alla lava­gna lui pre­se un can­cel­li­no e lo sca­gliò vio­len­te­men­te con­tro il col­lo del­la prof, dopo que­sto fat­to non si ven­ne a sape­re il col­pe­vo­le di que­sto atto e sic­co­me tut­ti ave­va­no pau­ra di con­fes­sa­re l’accaduto per­ché poi se la sareb­be­ro vista con il bul­lo del­la clas­se, tut­ti ven­ne­ro sospe­si per col­pa di uno sol­tan­to: il bul­lo.
Nel­la sua vita Vin­cen­zo ha com­piu­to mol­ti atti vio­len­ti e ingiu­sti, ma la pri­ma vol­ta che si fumò uno spi­nel­lo, che tut­ti pen­sa­no che sia una roba leg­ge­ra ma in real­tà è ugua­le a tut­te le altre, rubo come al suo soli­to una mac­chi­na e fece un giro con i suoi ami­ci per poi schian­tar­si con­tro un pla­ta­no a 140 km/h e ucci­de­re un suo ami­co; tut­to que­sto per un sem­pli­ce spi­nel­lo che tut­ti sot­to­va­lu­ta­no.
Dopo que­sto Vin­cen­zo finì in un car­ce­re mino­ri­le e gra­zie alla sua con­dot­ta girò tut­ti i car­ce­ri mino­ri­li d’ Ita­lia, da quel­lo di Mila­no fino a quel­lo a Paler­mo.
Dopo que­sto lui con­ti­nuò a fumar­si le can­ne e que­sto lo por­tò alla casa del gio­va­ne, por­ta­to da Don Enzo Boschet­ti fon­da­to­re di que­sta; all’inizio la casa del gio­va­ne era solo uno scan­ti­na­to dove si riu­ni­va­no le per­so­ne in dif­fi­col­tà coma Vin­cen­zo, ma con il tem­po tut­to que­sto si è ingran­di­to fino a costrui­re 18 case del gio­va­ne. Oggi Vin­cen­zo svol­ge il ruo­lo di tutor nel­la Casa Del Gio­va­ne di Pavia dopo esser­ci sta­to anche lui e ogni gior­no gui­da inte­re clas­si attra­ver­so que­sto ples­so che aiu­ta i gio­va­ni tos­si­co­di­pen­den­ti facen­do­li lavo­ra­re come car­pen­tie­ri, fale­gna­mi o tipo­gra­fi, assi­sti­ti da esper­ti che gli inse­gna­no il lavo­ro per un futu­ro impie­go. Oggi Vin­cen­zo aiu­ta i gio­va­ni che han­no avu­to la sua stes­sa sto­ria cer­can­do di can­cel­la­re il pen­sie­ro del­la dro­ga di ogni ragaz­zo che entra nel­la casa del gio­va­ne.

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