L’OPINIONE. SULLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA 2012  di Vincenzo Andraous

L’OPINIONE. SULLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA 2012 di Vincenzo Andraous

18/07/2012 0 Di Redazione

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Vin­cen­zo Andraous

L’OPINIONE. SULLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA 2012

di Vin­cen­zo Andraous

Sul­la gior­na­ta mon­di­ale con­tro la dro­ga, parole, rif­les­sioni, appro­fondi­men­ti, a tal pun­to che met­tere giù queste  righe crea qualche resisten­za, come se stes­si viven­dola come una sor­ta di com­piti­no, a cui però mi sarebbe piaci­u­to sot­trar­mi.

La mia dubitosità nasce dal muro di indif­feren­za che cir­con­da il dis­a­gio sociale e relazionale, ado­lescen­ziale e adul­to, sull’uso e lo spac­cio di dro­ga, sull’abuso del­la vio­len­za in ogni ter­ri­to­rio del­la dise­d­u­cazione.

E’ una indif­feren­za che non fa pri­gion­ieri, che non las­cia impronte, non teme min­i­ma­mente i titoli di coda, è un com­por­ta­men­to quo­tid­i­ano, mascher­a­to di gran­di impeg­ni, di riven­di­cazione dei val­ori più pro­fon­di, del rispet­to degli altri, delle regole stesse del­la civiltà.

Men­tre la crisi abbat­te la sper­an­za, la polit­i­ca fa acqua da tutte le par­ti, la povertà del pane insegue quell’altra del­la dig­nità, c’è una sor­ta di fer­mo immag­ine, di tenue pre­oc­cu­pazione per i peri­coli derivan­ti dall’uso e abu­so delle sostanze, dal­lo stile di vita impronta­to allo scon­tro fisi­co e ver­bale, non sola­mente all’interno dei recin­ti gio­vanili, ma anche e soprat­tut­to nelle aree ben delim­i­tate del mon­do adul­to.

Le idi di mar­zo di ques­ta uman­ità con­tem­po­ranea non pos­sono essere ascritte alla sola gen­er­azione stan­ca che con­ta gli anni di età attra­ver­so lo sbadiglio, forse più prossim­ità han­no con la trup­pa adul­ta, che se non com­plice del­lo sfas­cio, è sicu­ra­mente cor­re­spon­s­abile degli errori dimen­ti­cati, fino al pun­to da scam­biare il pro­prio pos­to a tavola con quel­lo dei figli.

Le droghe, tutte, nes­suna esclusa, le pre­poten­ze e le vio­len­ze, incluse quelle che non sono mai di casa nos­tra, piut­tosto in quel­la accan­to. In ques­ta ped­a­gogia scom­bi­na­ta e truf­fal­d­ina, è molto facile perdere di vista la patolo­gia più bisog­nosa di inter­ven­ti effi­caci e urgen­ti, è molto sem­plice sfug­gire le pro­prie respon­s­abil­ità, dif­fonden­do il ver­bo che i ragazzi di oggi, come quel­li di ieri, nascono così, con una forte propen­sione a pas­sare gli esa­mi di maledet­ti per forza. Quan­do accade di ascoltare affer­mazioni come queste, c’è la ricon­fer­ma di un tradi­men­to cul­tur­ale, una dife­sa inca­pace di nascon­dere tan­ta inadeguatez­za: alcu­ni di questi ragazzi per­ven­gono all’inciampo per­ché li abbi­amo adde­strati così mala­mente a fron­teggia­re l’impazienza,  pref­er­en­do la rin­un­cia alla lot­ta.

Si trat­ta di indif­feren­za quan­do l’attenzione è dirot­ta­ta ver­so altre aree più opu­lente e van­tag­giose alle nos­tre esi­gen­ze-aspet­ta­tive, raf­forzan­do una col­let­tiv­ità così dis­so­ci­a­ta da accettare sen­za trop­pi mal di pan­cia le opin­ioni che “ fan­no meno male“.

C’è un gran s‑parlare sul nuo­vo sis­tema di wel­fare, con il risul­ta­to di non con­sen­tire domande e risposte com­pren­si­bili per oppor­ci allo sbaraglio di tan­ti ragazz­i­ni, invece si predilige lo sposta­men­to delle prob­lem­atiche altrove, intro­ducen­do di vol­ta in vol­ta ciò che potrebbe essere innocuo, legal­iz­za­to, se non addirit­tura lib­er­al­iz­za­to.

Ciò pro­duce un mes­sag­gio ambiva­lente, una topono­mas­ti­ca del dis­a­gio manipo­la­to, soprat­tut­to una indif­feren­za feroce che toglie val­ore non soltan­to ai ragazzi che sven­dono la pro­pria vita, ma anche al ruo­lo e alle com­pe­ten­ze di chi è pre­pos­to ad accogliere e accom­pa­gnare, a  ver­i­fi­care e curare, den­tro un per­cor­so di ri-con­quista del­la pro­pria dig­nità per­son­ale, quin­di al rispet­to del­la vita stes­sa.

Isti­tuire la gior­na­ta mon­di­ale con­tro la dro­ga non è sola­mente un dovere isti­tuzionale per sot­to­lin­eare le ille­gal­ità dell’uso e del­lo spac­cio delle sostanze stu­pe­facen­ti, nel­la vio­len­za delle mafie per man­tenere inal­ter­ato il più grande busi­ness dell’era con­tem­po­ranea, è anche altro, un’azione pre­ven­ti­va affinchè ques­ta metas­tasi non abbia a espan­der­si ulte­ri­or­mente, una scelta-azione di lib­ertà indi­vid­uale e col­let­ti­va, che mette il più pos­si­bile al sicuro il futuro invi­o­la­bile dei gio­vani: ciò sarà pos­si­bile con un con­fron­to e un dial­o­go che si costru­isce insieme, però in ogni giorno dell’anno, in ogni agen­zia educa­ti­va, in ogni comu­nità di servizio e ter­apeu­ti­ca del­la nos­tra peniso­la.

 

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