L’OPINIONE. LA GUERRA CHE NON C’E’ di Vincenzo Andraous

L’OPINIONE. LA GUERRA CHE NON C’E’ di Vincenzo Andraous

16/09/2013 0 Di Redazione

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Vincenzo Andraous

Vin­cen­zo Andraous

L’OPINIONE. LA GUERRA CHE NON C’E’

di Vin­cen­zo Andraous

 Tra un Pre­mier inges­sato, le camere e le com­mis­sioni in perenne asfis­sia, c’è da dire che la dis­in­for­mazia sven­du­ta per pochi euri di vendet­ta trasver­sale, impal­pa­bile tri­tatut­to non man­ca di fare il pro­prio dovere annichi­lente, ali­men­tan­do un effet­to sposta­men­to che non teme avver­sari, anzi, li sog­gio­ga incon­dizion­ata­mente.

A ben guardare quel che esce fuori dal­la scat­o­la mag­i­ca sem­bra un coac­er­vo di tira­tori scelti, dove ognuno mira ad abbat­tere il pro­prio avver­sario diven­ta­to nel con­tem­po nemi­co, cias­cuno indaf­fara­to a celarne momen­tanea­mente l’intrigo da impal­linare a tem­po deb­ito, una sor­ta di guer­ra aso­ciale dove non è lecito fare pri­gion­ieri, chi  non spara alla nuca è out rispet­to agli obbi­et­tivi da rag­giun­gere a qualunque cos­to.

In ques­ta battaglia di gran­di pro­fes­sion­al­ità e di ruoli davvero autorevoli, a fare la dif­feren­za c’è la ver­gogna, che non è una emozione pri­maria, che esplode istin­ti­va­mente, essa è una med­i­ta­ta con­dizione di con­sapev­olez­za del­la perdi­ta di val­ori, una oppri­mente pre­ca­ri­età esisten­ziale.

Ver­gogna è ciò che dovrebbe assalire non solo quan­do siamo inon­dati di cor­pi nudi, di sor­risi sfav­il­lan­ti e di liti costru­ite a misura di audi­ence, ben­sì quan­do siamo investi­ti dalle mis­erie umane trav­es­tite di buone inten­zioni, dal­la dis­uman­ità delle parole inca­paci di nascon­dere l’umiliazione che infertono.

Ver­gogna è quan­to spet­ta a chi non sente i colpi di can­none, di fucile, di pis­to­la, quel cari­co insop­porta­bile che non intende riconoscere il rumore del silen­zio impos­to, di chi abbas­sa lo sguar­do nei riguar­di di quel­la parte di popo­lo ribelle e isti­tuzionale che vicen­de­vol­mente com­met­tono le infamie più incoffess­abili, impos­si­bili da gius­ti­fi­care perfi­no per il più “autorev­ole” dei  nuovi riv­o­luzionari.

In entrambe le schiere s’annidano le carogne, non le fiere, quelle sono ani­me sante, dis­tan­ti da tan­to spre­co dis-umano.

Tv e car­ta stam­pa­ta ci dicono qual­cosa, ce lo dicono pas­san­do­ci accan­to, come fos­se qual­cosa che non deve riguardar­ci trop­po, non sta acca­den­do qui, ma dall’altra parte del mon­do, per­ciò dell’altra parte di  stra­da che non è la nos­tra.

You tube con una sequela ter­ri­bile di video shock, ci mette con le spalle al muro, sen­za più pos­si­bil­ità di negare, di dire “non sape­vo”, sono immag­i­ni che fan­no inor­ridire la più ottusa e con­clusa delle smem­o­ratezze, c’è palese l’assenza di uman­ità, mor­ta e sepol­ta ogni for­ma di gius­tizia, fotogram­ma dopo fotogram­ma ci obbli­ga a fare i con­ti con l’identità più scon­vol­gente del­la vio­len­za.

Vio­len­za mes­sa in atto dagli eserci­ti dit­ta­to­ri­ali, da quel­li insor­gen­ti, dagli altri riv­o­luzionari, vio­len­za allo sta­to puro che non risparmia nes­suno, inno­cen­ti e colpevoli, le vit­time sono quo­tid­i­ano con­to di mano per col­orare di altre bugie la lib­ertà.

Per ter­ra riman­gono i pezzi di popo­lo, la carne mor­ta e i silen­zi, le urla e i lamen­ti sono echi  che la tele­vi­sione non ci riman­da, ci rac­con­ta un altro film per dis­toglier­ci dal fare i con­ti con quelle atroc­ità, che sbat­tono sul­la nos­tra indif­feren­za non per tramite di qualche reporter in azione sul cam­po, di gior­nal­isti di guer­ra sparpagliati sulle rovine di ogni giorno.

No, sono i tele­foni­ni del solda­to di regime, del ribelle solda­to di Dio, sono questi i veri reg­isti, gli esi­ti del­la guer­ra pas­sano anche da ques­ta nuo­va prat­i­ca dele­git­ti­mante, e di soli­to la spun­ta di chi ha più fero­cia e infamia in cor­po.

Uomi­ni tor­tu­rati con la flem­ma più mis­er­abile, donne denudate, vio­len­tate, pic­chi­ate a morte tra le risate e i den­ti digrig­nati, bam­bi­ni fol­li di pau­ra, obbli­gati a diventare monchi e ciechi men­tre lo scar­pone chioda­to si abbas­sa con forza sul­la loro tes­ta.

Gli eserci­ti con­trap­posti fan­no sfog­gio del pro­prio can­ni­bal­is­mo addo­mes­ti­ca­to, del dolore che imme­di­ata­mente è tra­pas­sato, la sof­feren­za uni­ca spet­tan­za, i video-tele­foni­ni ripren­dono gri­da, sangue, ter­rore, la morte, non c’è nul­la di inven­ta­to, di mascher­a­to, di tenu­to cela­to, la mes­sag­gis­ti­ca  istan­ta­nea è il risul­ta­to del “vale tut­to”  di una lib­ertà per­du­ta o ricon­quis­ta­ta ma ripetu­ta­mente spogli­a­ta di ogni dig­nità.

Trop­po facile rib­adire che la guer­ra è sem­pre sbagli­a­ta, ciò che sta in bel­la mostra in quei video da fare “vedere” ai nemi­ci di turno, non con­sen­tirà a nes­suno di essere assolti o dimen­ti­cati dal­la sto­ria, per quan­to sta succe­den­do e si sta per­pe­tran­do in quelle terre è bene sapere, tut­ti, soprat­tut­to chi sta costan­te­mente con la fac­cia volta­ta da un’altra parte, che non sarà suf­fi­ciente chiedere per­dono.

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