Intervista al Presidente della CNESC Licio Palazzini

Intervista al Presidente della CNESC Licio Palazzini

22/02/2017 0 Di Alessio Colacchi

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A pochi gior­ni dal­l’ap­pro­va­zio­ne del Decre­to attua­ti­vo rela­ti­vo alla nasci­ta del Ser­vi­zio Civi­le Uni­ver­sa­le inda­ghia­mo, insie­me al Pre­si­den­te del­la CNESC (Con­fe­de­ra­zio­ne Nazio­na­le Enti Ser­vi­zio Civi­le) Licio Palaz­zi­ni, cosa cam­bie­rà con il nuo­vo siste­ma.

Dia­mo uno sguar­do allo sce­na­rio che si potreb­be deli­nea­re, qua­lo­ra doves­se per­si­ste­re l’assenza di una dele­ga sul Ser­vi­zio Civi­le.
Vi sono due pia­ni da ana­liz­za­re. Sul pia­no nor­ma­ti­vo la man­ca­ta asse­gna­zio­ne di que­sta dele­ga ral­len­te­reb­be l’at­tua­zio­ne del decre­to legi­sla­ti­vo. Sul pia­no gestio­na­le inve­ce sareb­be­ro ral­len­ta­te le varie spe­ri­men­ta­zio­ni in cor­so, men­tre ne risen­ti­reb­be la stes­sa pro­gram­ma­zio­ne annua­le. Sareb­be vera­men­te incom­pren­si­bi­le “con­ge­la­re” il Ser­vi­zio Civi­le, dopo l’ap­pro­va­zio­ne in via defi­ni­ti­va del decre­to.

Pre­ve­de­re la soglia di un nume­ro di sedi per ogni ente non esclu­de le pic­co­le real­tà asso­cia­ti­ve, nel con­te­sto ita­lia­no por­ta­tri­ci di una sto­ria e una cul­tu­ra che non può esse­re tra­scu­ra­ta?
Ope­ra­re per coor­di­na­re gli inter­ven­ti e met­te­re in con­di­vi­sio­ne risor­se uma­ne e sape­ri non è un attac­co alle pic­co­le orga­niz­za­zio­ni, ma un soste­gno affin­chè pos­sa­no meglio svol­ge­re tut­ti i com­pi­ti che richie­de una buo­na attua­zio­ne del Ser­vi­zio Civi­le. E lo sap­pia­mo bene noi che sia­mo reti di pic­co­le orga­niz­za­zio­ni. Inol­tre ser­vi­rà nel futu­ro, più che nel pas­sa­to, una capa­ci­tà di valo­riz­za­zio­ne dei risul­ta­ti otte­nu­ti, e anche per que­sto il coor­di­na­men­to e l’a­zio­ne inte­gra­ta è uti­le.

Le Regio­ni, a suo avvi­so, esco­no inde­bo­li­te dal nuo­vo regi­me?
Il decre­to dice che i pro­gram­mi sono fun­zio­na­li alle fina­li­tà del SCU: dife­sa civi­le del­la Patria e dove­re di par­te­ci­pa­zio­ne. Le Regio­ni sono pie­na­men­te coin­vol­te nel­la defi­ni­zio­ne del­la pro­gram­ma­zio­ne trien­na­le (com­pi­to più poli­ti­co del­l’at­tua­le valu­ta­zio­ne di sin­go­li pro­get­ti) e sono poi chia­ma­te dal decre­to, come sin­go­le Regio­ni, a fare una scel­ta a mon­te: impe­gnar­si o meno per l’at­tua­zio­ne del SCU, attra­ver­so la sot­to­scri­zio­ne di un accor­do con la Pre­si­den­za del Con­si­glio. Se la scel­ta è posi­ti­va, come mi augu­ro, potran­no ope­ra­re su ter­re­ni essen­zia­li, qua­li la for­ma­zio­ne dei qua­dri degli enti (assie­me a que­sti), il con­trol­lo nel­la rea­liz­za­zio­ne dei pro­gram­mi e nel­la valu­ta­zio­ne del loro impat­to. Quin­di più ruo­lo poli­ti­co a mon­te e a val­le azio­ne sul­la attua­zio­ne del nuo­vo siste­ma. Si trat­ta di un cam­bio, non una dimi­nu­zio­ne di ruo­lo.

Il Ser­vi­zio Civi­le Uni­ver­sa­le par­la di oppor­tu­ni­tà per tut­ti, con 100.000 posti l’anno, ma la dota­zio­ne finan­zia­ria per il 2017, di 257 milio­ni di euro, potrà garan­tir­ne sol­tan­to 47.000. Come si con­ci­lia­no que­sti due aspet­ti?
Al momen­to non sono con­ci­lia­bi­li e la vera sfi­da per il Gover­no sarà accom­pa­gna­re la costru­zio­ne del SCU con l’a­li­men­ta­zio­ne di mag­gio­ri fon­di. Nel­lo stes­so tem­po ser­vi­rà, come già per la dife­sa arma­ta e la ricer­ca scien­ti­fi­ca, una pro­gram­ma­zio­ne plu­rien­na­le del­le risor­se.
Ales­sio Colac­chi

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