Cori: va in scena il 36° Gran Galà di Carnevale

Cori: va in scena il 36° Gran Galà di Carnevale

02/02/2016 0 Di Marco Castaldi

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GRAN GALA' DI CARNEVALEDome­ni­ca 7 Feb­bra­io, alle ore 15:00, pres­so l’oratorio del­la Par­roc­chia SS. Pie­tro e Pao­lo, andrà in sce­na il 36° Gran Galà di Car­ne­va­le orga­niz­za­to dai par­roc­chia­ni di Cori mon­te. Una giran­do­la di can­ti, bal­li e sce­net­te comi­che in dia­let­to core­se, dove il diver­ti­men­to è assi­cu­ra­to.

Gli sketch vedran­no alter­nar­si sul pal­co i vari grup­pi del­la par­roc­chia: i bam­bi­ni dell’Azione Cat­to­li­ca Ragaz­zi (3^ ele­men­ta­re – 3^ media), i gio­va­nis­si­mi (14–18 anni), i gio­va­ni (18–30 anni) e gli edu­ca­to­ri dell’A.C.R. Uno spet­ta­co­lo esi­la­ran­te, che si rin­no­va di anno in anno.

Per il 2016 sono in pro­gram­ma cin­que mini com­me­die. In uno stra­nis­si­mo stu­dio medi­co, i più pic­co­li, nel­le vesti di pazien­ti, si sot­to­por­ran­no alle visi­te di uno stram­bo dot­to­re che rispon­de­rà alle loro argu­te doman­de in manie­ra alquan­to biz­zar­ra.

I più gran­di­cel­li inve­ce saran­no pro­ta­go­ni­sti di un sur­rea­le set cine­ma­to­gra­fi­co, al cospet­to di un regi­sta oltre­mo­do esi­gen­te e per­fe­zio­ni­sta che non esi­ta un istan­te a far ripe­te­re la par­te ai suoi atto­ri. Ciak 1, Ciak 2, Ciak 3 … chis­sà se alla fine riu­sci­rà a chiu­de­re le ripre­se.

Poi sarà la vol­ta del­la casa dei miste­ri e di un uomo che ha un gros­so pro­ble­ma: una moglie son­nam­bu­la e clep­to­ma­ne. Chia­ma l’amico per sfo­gar­si, ma ad un trat­to irrom­pe la coniu­ge e … il resto è tut­to da sco­pri­re, così come a lie­tis­si­ma sor­pre­sa saran­no le ulti­me due rap­pre­sen­ta­zio­ni, pro­tet­te da mas­si­mo riser­bo.

Le sigle di aper­tu­ra e chiu­su­ra saran­no affi­da­te alle voci dei gio­va­nis­si­mi, men­tre i can­ti che si sus­se­gui­ran­no nel cor­so del­lo show daran­no occa­sio­ne di esi­bir­si ai più pic­co­li dell’A.C.R. Pre­sen­ta­zio­ne e salu­ti fina­li affi­da­ti alle paro­le di Don Ange­lo Buo­na­iu­to che ha volu­to man­te­ne­re viva que­sta tra­di­zio­ne ultra­tren­ten­na­le.

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