L’OPINIONE. IL COLPEVOLE FLOP A DON BOSCO di Maurizio Aversa

L’OPINIONE. IL COLPEVOLE FLOP A DON BOSCO di Maurizio Aversa

14/11/2013 0 Di puntoacapo

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manifestazione discarica falcognanaL’OPINIONE. IL COLPEVOLE FLOP A DON BOSCO di Mau­r­izio Aver­sa

Com­men­to, dopo il Flop del­la grande man­i­fes­tazione che dove­va svol­ger­si a Piaz­za Don Bosco di tut­ti i Movi­men­ti antidis­car­i­ca saba­to 9 novem­bre. In fon­do all’articolo c’è il link per leg­gere il testo “uffi­cioso” di Alessan­dro Lep­i­di­ni por­tav­oce dei movi­men­ti con­tro le dis­cariche.

Con sicuro arma­men­tario di parole d’ordine garibal­dine e di idee dis­or­di­nate, un Coor­di­na­men­to ambi­en­tal­ista – riv­e­latosi autoref­eren­ziale e non sostenu­to da con­sen­so vas­to – ha cer­ca­to di dare una pro­pria let­tura sociale e polit­i­ca di quan­to accade da tem­po sul ter­ri­to­rio castel­lano, romano, laziale e nazionale. Ques­ta let­tura, che è divenu­ta labile piattafor­ma gen­erale, pur par­tendo da sicu­ra piattafor­ma pro­gram­mat­i­ca speci­fi­ca, ha fat­to sì che alcu­ni ind­i­rizzi del­la lot­ta di centi­na­ia e migli­a­ia di cit­ta­di­ni, ricevessero una “tor­sione” nel­la esplic­i­tazione sem­plice di cui sono dotati qua­si sem­pre i movi­men­ti di lot­ta. Ad una piattafor­ma speci­fi­ca, si dà una orga­niz­zazione min­i­ma di rap­p­re­sen­tan­za ed essa in modo per lo più diret­to ver­i­fi­ca e comu­ni­ca i pun­ti del­la piattafor­ma che sono accolti e in che gra­do; quel­li che ven­gono pro­posti come medi­azioni even­tu­ali; quel­li che non ven­gono accolti. Nel fare ciò, è ovvio che un sano movi­men­to non si dota di una strut­tura di coman­do. Che non è nec­es­sari­a­mente un diret­ti­vo o un seg­re­tario. Anzi spes­so è la dic­i­tu­ra “decide chi c’è. Ci vedi­amo all’ora x del giorno y”. Se l’assemblea delib­er­ante è com­pos­ta da migli­a­ia o centi­na­ia e centi­na­ia, sarà dif­fi­cile che – pro­prio per­ché movi­men­to – pos­sa delib­er­are con appro­fondi­men­to subi­ta­neo. Al con­trario lo può fare una assem­blea con­vo­ca­ta allo scopo, ma qua­si sem­pre parte­ci­pa­ta da poche decine (mag­a­ri pure sem­pre le stesse per­sone). Questo mec­ca­n­is­mo, poiché gen­era una non rispon­den­za, spes­so, tra il quadro di rifer­i­men­to gen­erale del­la piattafor­ma del movi­men­to, e quan­to può essere appro­fon­di­to in poche decine; può dare vita a due fenomeni:

1. Che ci sia un comune sen­tire; una con­sapev­olez­za dif­fusa; una fidu­cia este­sa; tali che quan­do ci saran­no indi­cazioni, pro­poste di elab­o­razione più cor­posa o di mobil­i­tazioni di tes­ti­mo­ni­an­za sociale e polit­i­ca tut­to sarà con­di­vi­so e si ripro­por­rà il sosteg­no al comune prog­et­to riven­dica­ti­vo.

2. Che questo comune sen­tire non ci sia; e che, indipen­den­te­mente dal­la buona volon­tà, dal­la otti­ma qual­ità, dal­la indi­cazione più ader­ente alle soluzioni comune­mente sol­lecitate; tut­to il sosteg­no non si man­i­festi; non ven­ga colto il mes­sag­gio e il con­tenu­to indi­ca­to ven­ga non più con­di­vi­so.

Ecco, a leg­gere le moti­vazioni di Alessan­dro Lep­i­di­ni, por­tav­oce del movi­men­to che ha fat­to in modo che fos­se com­pos­to la lot­ta spezzetta­ta del­la dis­car­i­ca di Ron­cigliano, del­la dis­car­i­ca Falcog­nana-Divi­no Amore, e di quel­la di Cupinoro, del­la neces­sità che queste lotte fos­sero riu­ni­fi­cate sot­to l’egida di una “Pri­mav­era di Roma”, sem­bra pro­prio di assis­tere ad una banale lezione lenini­ana sull’estremismo. Ma non nata o sus­ci­ta­ta ide­o­logi­ca­mente, no. Nata per errore mador­nale nel non essere sta­ti capaci di “leg­gere” quan­to sta­va acca­den­do nelle sin­gole lotte. Quan­to sta­vano perseguen­do (al di là del­lo speci­fi­co se gius­to o erra­to per pigrizia sociale, per insuf­fi­cien­za polit­i­ca, o altro) quelle riven­di­cazioni, sep­pur pre­sen­ti con un seg­no tem­po­rale, non era­no e non sono frut­to di un vas­to movi­men­to rad­i­ca­to (sia esso orga­niz­za­to o d’opinione). E, appun­to, se si sbaglia, dall’inizio questo tipo di anal­isi, poi ci si ritro­va a fare i con­ti – scon­so­lati o avan­guardisti non richi­esti – con il flop del­la “madre di tutte le assem­blee” che dove­va essere l’iniziativa di piaz­za Don Bosco.

La ques­tione più seria ora all’ordine del giorno è: come tute­lare le piattaforme sostenute dalle lotte. Questo sig­nifi­ca, non accettare un rip­ie­ga­men­to a ric­cio che viene pro­pos­to da Lep­i­di­ni. “Non ci avete dato ret­ta, ora estrem­izzer­e­mo la lot­ta e morire­mo qui”, sem­bra il mes­sag­gio “politi­co” pro­pos­to nel­la rif­les­sione a cal­do sul flop di Piaz­za Don Bosco. Nul­la di più dele­te­rio. Nul­la di più anti­de­mo­c­ra­ti­co. Se davvero, come richiam­a­to nell’appello con­tenu­to nel mes­sag­gio dopo il 9 novem­bre, la pri­or­ità e non far­si scav­al­care da forme anti­de­mo­c­ra­tiche, ma attuare la democrazia come pri­mo pun­to di unità delle forze che con­di­vi­dono la piattafor­ma; allo­ra va fat­ta la scelta più con­sona, più coer­ente, con questo svilup­po. Ad esem­pio, può essere mes­so in dis­cus­sione che il movi­men­to spezzetta­to preesistente, se non lo sceglie col con­sen­so al segui­to – di migli­a­ia e migli­a­ia di sosten­i­tori – non è affat­to vero che deb­ba “essere forza­to” a divenire “sogget­to uni­co”. A quale scopo poi, sogget­to uni­co? Per un salto politi­co? Che, — e qui c’è una gravis­si­ma pec­ca di sot­to­va­l­u­tazione e di anal­isi non det­ta -, mag­a­ri, sic­come va di moda, sparge a piene mani qualun­quis­mo antipar­ti­ti (so tut­ti uguali, nes­suno decide, fac­ciamo da soli…ecc) eppoi alla fine ci ritro­vi­amo con una “lista in più in qualche comune o regione in cui si dovrà votare”. Ecco, risol­vere la ques­tione seria delle piattaforme sostenute dalle lotte, vuol dire esat­ta­mente il con­trario del persegui­men­to o del­lo scivola­men­to dei movi­men­ti antidis­car­i­ca ver­so un qual­si­asi appro­do di listi­na. Per essere chiari: ci può anche essere un sogget­to ter­zo, che si pro­pone come “lista del­la dis­car­i­ca contro…ecc”, ma dovrebbe essere, dovrà essere, all’interno del movi­men­to ammes­sa e partecipe come altre forze politiche e sociali e asso­ci­azioni ecc. In tal modo pre­var­ran­no i con­tenu­ti e non le bandier­ine. In tal modo ci sarà unità con­di­visa tra sogget­ti diver­si e non stru­men­tal­iz­zazioni. Ora il flop è insieme un allarme, e una indi­cazione di cam­biare stra­da ( ma nel sen­so oppos­to alla indi­cazione di Lep­i­di­ni) a meno che non si voglia far morire il con­sen­so, la con­tin­u­azione delle lotte e del­la ver­i­fi­ca delle piattaforme con la con­troparte isti­tuzionale, Ma soprat­tut­to, questo flop non deve seg­nare la scon­fit­ta del movi­men­to che ha avu­to vita fin qui. La respon­s­abil­ità del­la fuga in avan­ti di chi ha scel­to la paro­la d’ordine, il con­tenu­to, la modal­ità e la forzatu­ra di piaz­za Don Bosco; deve ter­minare con una vera e pro­pria assun­zione aut­o­crit­i­ca di respon­s­abil­ità e una con­tin­u­azione del­la dife­sa delle piattaforme per rag­giun­gere l’ottenimento delle richi­este ricer­can­do il mas­si­mo con­sen­so pos­si­bile a base locale. Dire no a tut­to ciò, come tes­ti­mo­ni­ano voci – che abbi­amo ascolta­to – in dis­senso rispet­to a questo per­cor­so che ha ogget­ti­va­mente fal­li­to, espone il movi­men­to stes­so ad un pun­to di non ritorno uni­lat­erale, che but­ta a mare il prin­ci­pale pun­to di vista di migli­a­ia di cit­ta­di­ni (e il loro con­sen­so) e la prat­i­ca indi­ca­ta del­la democrazia e ell’unità.

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