L’ITALIA OLTRE BERLUSCONI RICHIEDE ALLA POLITICA UN PASSO AVANTI di Andrea Titti Dopo dieci anni…
L’Opinione. Discarica Ardeatina, Berlusconi e Fiom di Maurizio Aversa
05/08/2013Questo articolo è stato letto 5943 volte!
L’Opinione. Discarica Ardeatina, Berlusconi e Fiom di Maurizio Aversa
LA MASCHERA DI CICERUACCHIO, CHE INVECE DI INTERPRETARE MODERNI CAPIPOPOLO, NASCONDE QUALUNQUISMO ANARCOIDE E DI DESTRA: NON SERVE AL PAESE E NEMMENO AI CITTADINI!
Dell’Abate Coppi dagli Sciarra
C’era un tempo, in Roma, cioè nel regno terreno della Chiesa, un doppio potere riconosciuto. Un potere con la “P” maiuscola era quello propriamente del Vaticano, della Chiesa dei prìncipi e delle famiglie ad essa collegate per interessi, per censo, per parentele dirette ed acquisite. Era il potere del Papa e dei “piononisti”, così definiti per via del sostegno incondizionato ad ogni alito sussurrato dal Papa in carica. Allo stesso tempo era riconosciuto un altro differente potere. Che aveva la caratteristica di non “gestire” alcunchè. Ma, che, nel contempo aveva un enorme potere di “veto”. Era nota la dichiarazione dei piononisti che diceva “il Papa dispone, ma il bel tempo, il buono o il cattivo umore lo determina Ciceruacchio”. Cosa ne derivava? Che il capopolo Ciceruacchio era temuto e rispettato e che poteva decidere in favore del popolo a cui si richiamava “solo e solamente” per disarticolare qualcosa; per bloccare un evento; per non fare, insomma. Non si può trasporre il nostro tempo all’indietro. Ancora meno è pensabile argomentare problemi e problematiche della moderna società italiana, inserita all’interno dell’occidente che opera in costanza di crisi epocale del capitalismo e di richieste – non tutte ancora esplorate e soddisfatte – di nuova partecipazione democratica, intervenendo con una applicazione pedissequa dei canoni e dei giudizi “materiali, morali ed etici” dell’epoca di Ciceruacchio. Però, sembra, talvolta, che come in un gigantesco frullatore del tempo e dello spazio, tutto si mischi. Davvero sembra che l’esercizio comico-protestatario del grillismo eletto a filosofia e pratica politica; riconduca ogni cosa a “chi sta col potere e chi no”. Ed è questa “una enorme demagogica bugia”. Una enormità che non vuole aiutare a comprendere la realtà attuale complessa. Una bugia che nasconde non la “Verità”; ma le tante conoscenze che potrebbero venire in aiuto, manco a dirlo, proprio ai più deboli della società. Quindi in questo macroscopico gioco, è come se divisa orizzontalmente la società confermi i propri rapporti economici e di produzione; per il resto ci si dedica a dividere, a piacimento, in tanti un contro l’altro. Purchè sembri che la dualità sia potere-antipotere. E purchè non sposti di una virgola, di un centesimo, di un diritto, quanto è già garantito alle classi dominanti e ai padroni e quanto possa essere ancora sottratto ai proletari e sottoproletari e aspiranti tali (perché sprovvisti persino di sfruttamento). Ritroviamo questo stato di cose in varie situazioni.
Fiat e Fiom
Cosa è accaduto nella vicenda, sindacale, di lotta, di arroganza padronale e, infine, di sentenza degli organi di giustizia? Esattamente questo. C’erano (e ci sono) i Piononisti che “Marchionne ha ragione i lavoratori devono dare senso di responsabilità”. I Piononisti che elencavano “Marchionne ora stringe la cinghia (dei lavoratori naturalmente), ma dopo aumenterà i siti produttivi, o comunque le unità lavorative, o comunque i modelli da produrre in Italia etc.”. Poi c’erano i Ciceruacchi che “tutti i sindacati sono venduti”; che è meglio la lotta autorganizzata nella minoranza depurata della minoranza che ragiona; ridepurata delle presenze dubbiose; ridepurata dei sospetti di lettura politica delle cose che avvengono, ecc. fino a restare in quattro (che non si sa se tendenzialmente qualunquisti, o fascisti o anarchici oltranzisti) sicuramente fedeli a Ciceruacchio che non sposta nulla: in Fiat, nei confronti di Marchionne o a favore dei lavoratori.
Meno male che esiste la Fiom. Meno male che esistono persone – e non è un caso che sono di sinistra; e non è un caso che sono ampiamente di cultura comunista – che analizzano, studiano, propongono e, quindi lottano: sindacalmente, politicamente e giudiziariamente. Riuscendo perfino ad ottenere lo spostamento della bilancia della giustizia nella direzione sociale e del diritto proprio dalla parte giusta in cui andava posizionata. Ripristinando lo Stato di diritto anche nelle relazioni sindacali dove il padrone aveva usato prepotenza.
Berlusconi e la condanna di un delinquente
La vicenda berlusconiana delle ultime ore è nota a molti. La condanna per aver frodato il fisco incasella l’imprenditore dell’intrapresa italiana per antonomasia; l’opportunista sociale e politico che ha agito per decenni con scaltrezza e con lucido disegno volto a disarticolare lo stato democratico e le difese sociali conquistate in decenni dai lavoratori e dalle loro organizzazioni sindacali e politiche; non solo all’interno della propria coerenza ispiratrice di padrone piduista, ma anche tra gli esponenti massimi del Piononismo. Essendo egli stesso il Pionono di turno. Ma questa condanna, questo mischiare le “ragioni di governo”, della stabilità, dell’emergenza Paese, e via giustificando e ricattando, altro non sono che aspetti del “tutto cambi, perché nulla cambi”. Per questo è un ottimo aiuto indiretto, è un buon ciceruacchismo, l’esplodere di urla contro la Cassazione “rea” di aver fatto poco. Poco rispetto a che? Alle richieste? Poco rispetto ad un giudizio morale ed etico che dovrebbe condurre agli inferi un tale figuro?
Oppure, non si dovrebbe esultare e dire “meno male che ci sono giudici indipendenti”? Oppure non si dovrebbe considerare che col ragionamento e non con atto di stizza o di vendetta, questa parte nobile della Magistratura ha applicato le misure ritenute adeguate, di fronte al ricorrente già condannato in altri gradi di giudizio? Meno male che esistono, allora, magistrati fedeli alla Costituzione repubblicana, fedeli alle leggi dello Stato di diritto, che in questa precipua occasione hanno operato sceverando cosa andava annoverato tra le cose della politica, della potenza, della prepotenza; e ciò che andava ricondotto al metro del giudizio equanime, del giudizio in cui “tutti sono eguali davanti alla legge”.
Malagrotta e “bagnarola”
In questi ultimi anni, in particolare con l’elevamento del livello generale di attenzione – giustamente – sulle questioni ambientali, della difesa, compatibilità e sostenibilità ambientale; una particolare cura contenutistica e mediatica è riservata sempre alle vicende che riguardano i rifiuti. In verità, c’è meno attenzione del dovuto (e lo diciamo con cognizione di causa dopo aver prodotto alcune inchieste in Italia) sul versante “rifiuti reflui” o di derivazione industriale e speciale. Maggiore, invece, è l’allarme che crea la questione rifiuti intesi come “monnezza” e come rifiuto gettato nei cassonetti. In effetti, fermando uno zoom fotografico al solo rifiuto da cassonetto, viene proprio un sussulto. E, tanto per fare esempi concreti come la chiusura di Malagrotta e la ricerca di soluzioni tampone e/o provvisorie (con tutto il terrore che questo aggettivo temporale provoca), questa scadenza ha immediatamente trovato i Piononisti “eterei”, impalpabili e altrettanto visibili ha mostrato i ciceruacchi. I Piononisti eterei, sono quella massa di responsabili, per lo più, che unitamente o disunitamente alle vicende personali ed economiche degli operatori del settore (uno per tutti il potente re dei rifiuti laziali¸ Manlio Cerroni) hanno ricoperto responsabilità nella programmazione e nelle scelte di attuazione delle politiche di settore. Perché eterei? Perché gli Alemanno, le Polverini, i Palozzi, tanto per fare qualche nome sono stati maestri del dire e non dire; del dire e non fare; del fare solo cose che alla lunga hanno visto il re dei rifiuti continuare ad essere re dei rifiuti! Infatti, costoro quando hanno potuto non hanno programmato per la città di Roma e per la Regione Lazio una efficace, credibile, realizzabile pianificazione per la raccolta differenziata che puntasse al riuso e al riciclo. Non solo, sono stati, da amministratori, quindi fallendo totalmente il proprio compito politico e amministrativo, inadeguati e dannosi per i cittadini; ma, addirittura sono stati anche al di sotto di tutti i livelli minimi di legge! Quindi, sommando ad incapacità anche una arroganza nella gestione della cosa pubblica. Specialmente se in presenza, ed è dimostrabile, di forze politiche e sociali che hanno svolto nei loro confronti una continua azione di pungolo, di richiamo ai compiti istituzionali, di interesse della collettività anche in termini di salute e tutela ambientale. Invece nulla. Ecco, costoro, sono senza dubbio dei Piononisti eterei. Sono per il potere costituito, ed hanno vergogna e timore di renderlo noto. Tanto è vero, che trovano felice l’espediente di mischiarsi ai ciceruacchi del momento che, inseriti in un ambito iperlocalistico, perdono di vista le loro stesse ragioni originarie. Il riferimento è alla protesta contro l’uso temporaneo della discarica in via ardeatina. Infatti, al di là della decisione ultima, appare molto superficiale non considerare: 1. Che il problema dei rifiuti da inviare in discarica (e/o all’estero come da autorizzazioni giunte per la produzione di rifiuti di Roma e d’intorni) non è senza tempo. Almeno per due motivi, per il fatto che la discarica individuata è relativamente piccola (una bagnarola, al copsetto della cloaca Malagrotta!); e per il fatto che se non parte subito la raccolta differenziata porta a porta in grande stile e con grande impegno in tutta la Regione Lazio, si creerebbe un contraccolpo sociale e politico oltre che ambientale, tale da far saltare tutti gli equilibri istituzionali esistenti. 2. Che stante la temporalità ristretta (un paio di anni), oltre ai disagi, non si capisce di quali catastrofi economici e ambientali si stia allarmando (a meno di non credere che è allarme se la discarica, piccola, è vicino a me; ma è un “male necessario” se è Malagrotta (centinaia di volte più grande dell’ardeatina) ma lontano da me! 3. Il maggior urlo altisonante, tra i ciceruacchi, che ha colpito è l’inquinamento del Rio Petroso. Ora a parte la definizione di torrente, per il fosso di scolo (questo è ora!) delle parti collinari che vengono a valle partendo dal costone sud-ovest del lago Albano. Quel corso d’acqua, in origine era l’emissario del lago. Artificialmente organizzato dai romani nel secondo secolo d.C., con l’escavazione di un tunnel che attingeva l’acqua lacustre per non fare alzare oltre il livello del lago stesso. Ora, naturalmente, con il lago che perde centimetri e metri di superficie e profondità, quell’emissario non “pesca” neppure una goccia. Altri ciceruacchi, invece, sempre spalleggiati da un’aria qualunquistico-protestataria che fisicamente è presente con simboli col cuore (quello della Polverini), e con facce di bronzo per le responsabilità che hanno avuto in tutti questi anni (gli Alemanno e i Palozzi), si dilettano ad indicare la “sacralità” dei luoghi – la discarica ardeatina è vicina al Divino Amore; e alla storia patria – la discarica è vicina all’Appia Antica — . Dove non si ferma la canea qualunquista! L’Appia Antica e aree archeologiche le si incontrano dopo tre o quattro chilometri; magari in linea d’aria dopo due e mezzo. Gli stessi additatori dimenticano però: che all’aeroporto di Ciampino, l’Appia Antica è ad una distanza di cento metri dallo scalo aeroportuale (non ci avevano fatto caso fino ad ora); e che la colata di cemento di Via del Divino Amore (ma qui la sacralità è del mattone e quindi, non era il caso per il Rettore del Santuario scomodare la Madonna né per nominarla né per mostrarla in effige) è a poche centinaia di metri di ritrovamenti archeologici e dell’Appia Antica (ma forse non lo sapevano neppure i detentori della grande iniziativa finanziaria. Quella che in Italia, spesso, fa coincidere le speculazioni edilizie con il riciclaggio dei denari della criminalità organizzata).
Meno male quindi, che ci sono state le università o il Prefetto-Commissario in materia, oppure il Presidente Zingaretti, qualcuno, insomma che sta cercando di offrire uno spettro di possibilità solutoria. Non si sa ad ora se sarà quella dell’ardeatina la discarica (una delle piccole discariche necessarie anche con l’ottimizzazione al meglio della raccolta differenziata porta a porta) che entrerà in funzione in questi mesi. Certamente sarebbe un gigantesco inganno – soprattutto da parte di chi ha governato gli enti e il settore non affrontando e non risolvendo – far passare per vera che la battaglia contro la discarica ardeatina, sarebbe la difesa dell’ambiente così com’è. Infatti è vero l’esatto contrario: ora la discarica già c’è, ed è attiva per rifiuti ancora più pericolosi. E, dopo una battaglia legale di alcuni residenti, anche il Consiglio di Stato (nei recenti anni addietro) ha dato carta bianca (per sicurezza e dimensione, sostanzialmente) alla gestione della attuale discarica.
Ecco, queste tre vicende, apparentemente, per estrema semplificazione, potrebbero portare molti osservatori a parteggiare per il Pionono di turno o per il Ciceruacchio. Sbagliando grossolanamente. Chi difende gli interessi dei cittadini, siano essi lavoratori, o cittadini contribuenti, o residenti col diritto alla salubrità e all’ambiente tutelato, sono sempre gli stessi operatori culturali, sociali e politici che non si accontentano di sventolare bandierine. Anche quando farebbe comodo. Sono quelli che prima di parlare, o urlare, alla pancia delle persone, preferisce parlare alle teste pensanti, rispettando perfino, alla fine del confronto, decisioni che magari neppure condividono per intima consapevolezza. Ma certi che la strada maestra è una sola: ragionare e decidere insieme. Urlare, corporativizzare, separare e provare “colpi di mano” non danno mai risultati buoni per gli anni successivi e per i cittadini di domani.
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