L’Italia aiuta il Marocco ad accorciare le distanze della cura con il progetto sanitario Mama Sofia

L’Italia aiuta il Marocco ad accorciare le distanze della cura con il progetto sanitario Mama Sofia

28/05/2024 0 Di Marco Montini

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Trac­cia­re i pazien­ti cro­ni­ci sul ter­ri­to­rio con brac­cia­let­ti elet­tro­ni­ci, miglio­ra­re l’accesso alle cure per chi vive in aree remo­te, otti­miz­za­re la spe­sa sani­ta­ria: sono que­sti solo alcu­ni degli obiet­ti­vi che si pro­po­ne in Maroc­co “Mama Sofia accor­cia le distan­ze del­la cura”, ambi­zio­so pro­get­to di tele­me­di­ci­na pro­mos­so dal­la fon­da­zio­ne di Zakia Sed­di­ki Atta­na­sio e dedi­ca­to alla memo­ria del mari­to ed ex amba­scia­to­re d’Italia ucci­so nel 2021 nel­la Repub­bli­ca demo­cra­ti­ca del Con­go. Il pro­get­to pilo­ta ha otte­nu­to il patro­ci­nio del mini­ste­ro degli Affa­ri este­ri e del­la Coo­pe­ra­zio­ne inter­na­zio­na­le ed è sta­to inse­ri­to nel Pia­no Mat­tei per l’Africa e vede la stret­ta par­te­ci­pa­zio­ne di isti­tu­zio­ni, impre­se e socie­tà civi­le, “come vole­va Luca”, sot­to­li­nea Zakia. Nel­le inten­zio­ni di Rabat l’iniziativa – svi­lup­pa­ta gra­zie alle com­pe­ten­ze tec­no­lo­gi­che dei grup­pi Deda­lus e Vexa­vit – si svi­lup­pe­rà su die­ci mesi, coin­vol­gen­do 10 mila per­so­ne di diver­se fasce, con un’attenzione ai pazien­ti pedia­tri­ci per i qua­li l’ospedale di Rabat col­la­bo­re­rà con l’istituto Gasli­ni di Geno­va, rite­nu­to un’eccellenza nel set­to­re. Si trat­ta di un pro­get­to di tele­me­di­ci­na appli­ca­ta ad un pila­stro del set­to­re sani­ta­rio, la pre­ven­zio­ne, che ver­rà finan­zia­to prin­ci­pal­men­te da pri­va­ti (le cifre in bal­lo varia­no tra i 2 e i 3 milio­ni di euro) e dovreb­be acce­le­ra­re nei pros­si­mi sei mesi, in linea con le tem­pi­sti­che di svi­lup­po del fasci­co­lo sani­ta­rio elet­tro­ni­co maroc­chi­no e del più ampio pro­get­to di digi­ta­liz­za­zio­ne sani­ta­ria. Il desi­de­rio da par­te del gover­no di Rabat – ma anche di Roma – è di fare del pro­get­to Mama Sofia un vola­no per il raf­for­za­men­to del­la coo­pe­ra­zio­ne ita­lia­no-maroc­chi­na. Per il mini­stro del­la Salu­te e del­la Pro­te­zio­ne socia­le maroc­chi­no, Kha­lid Ait Taleb, “nel giro del­le pros­si­me due set­ti­ma­ne” potreb­be esse­re fina­liz­za­ta una boz­za di accor­do di coo­pe­ra­zio­ne sani­ta­ria fra i due Pae­si che coin­vol­ga “anche altri set­to­ri, da con­cor­da­re”, e sui qua­li potreb­be­ro con­fron­tar­si già nei pros­si­mi gior­ni lo stes­so Taleb e l’omologo ita­lia­no, Ora­zio Schil­la­ci, in occa­sio­ne dell’assemblea dell’Organizzazione mon­dia­le del­la Sani­tà (Oms) che si apre lune­dì, 27 mag­gio, a Gine­vra. L’ambasciatore d’Italia a Rabat, Arman­do Baruc­co, ha tenu­to a sot­to­li­nea­re la stret­ta con­nes­sio­ne esi­sten­te fra l’origine del pro­get­to e l’ambasciatore Atta­na­sio. “È un pro­get­to che nasce nei valo­ri di Luca, un fun­zio­na­rio del­lo Sta­to che ha ser­vi­to in modo straor­di­na­ria­men­te effi­ca­ce ovun­que sia sta­to, da Casa­blan­ca a Kin­sha­sa, e che ave­va una capa­ci­tà di costrui­re pon­ti e rela­zio­ni uma­ne con un’attenzione al mon­do del­la socie­tà civi­le ed al con­tem­po agli inte­res­si del­le impre­se”, ha det­to duran­te la pre­sen­ta­zio­ne del pro­get­to fat­ta al Palaz­zo d’Italia di Casa­blan­ca, edi­fi­cio dedi­ca­to alla memo­ria dell’ex amba­scia­to­re. “Al più bril­lan­te dei nostri diplo­ma­ti­ci” è anda­to più vol­te il com­mos­so ricor­do di Baruc­co. La moglie di Atta­na­sio, Zakia, ha tenu­to a rin­gra­zia­re il gover­no Melo­ni – la pre­si­den­te del Con­si­glio ed il vice­pre­mier e mini­stro degli Este­ri Anto­nio Taja­ni in testa – “per aver cre­du­to in que­sto pro­get­to”. Sen­ti­ti rin­gra­zia­men­ti sono anda­ti anche al mini­stro del­la Salu­te, Ora­zio Schil­la­ci, al segre­ta­rio gene­ra­le del­la Far­ne­si­na Ric­car­do Gua­ri­glia, al con­si­glie­re diplo­ma­ti­co del pre­si­den­te del Con­si­glio dei mini­stri e per la strut­tu­ra di mis­sio­ne del Pia­no Mat­tei, Fabri­zio Sag­gio, ed al con­si­glie­re Loren­zo Orto­na. Pre­sen­te alla ceri­mo­nia di Casa­blan­ca anche il con­so­le gene­ra­le d’Italia, Mar­co Sil­vi, che ha sot­to­li­nea­to a sua vol­ta l’importanza nel pro­get­to Mama Sofia per aver crea­to una siner­gia fra mon­do impren­di­to­ria­le, isti­tu­zio­ni e socie­tà civi­le. Il pro­get­to, ha spie­ga­to l’amministratore dele­ga­to del grup­po Deda­lus Andrea Fiu­mi­cel­li, si basa su tre pila­stri tec­no­lo­gi­ci uni­ti alla respon­sa­bi­li­tà eti­ca ed uma­na. Il pri­mo pre­ve­de di misu­ra­re sui pazien­ti in tem­po rea­le diver­si para­me­tri medi­ci attra­ver­so dei brac­cia­let­ti elet­tro­ni­ci. Pro­get­ta­ti da Vexa­vit, i dispo­si­ti­vi avran­no auto­no­mia d’uso e per­met­te­ran­no di tra­smet­te­re i dati ai cen­tri di ela­bo­ra­zio­ne. Il secon­do, toc­ca pro­prio l’analisi del­le infor­ma­zio­ni rac­col­te, in modo da iden­ti­fi­ca­re dei “pat­tern” e for­mu­la­re così degli even­tua­li “cam­pa­nel­li d’allarme” uti­li a pren­de­re deci­sio­ni cli­ni­che. Ter­zo, il pro­get­to inten­de per­met­te­re al Maroc­co di inte­gra­re l’esito di que­sto moni­to­rag­gio all’interno di una piat­ta­for­ma soft­ware, con­di­vi­si­bi­le con le strut­tu­re ospe­da­lie­re ed il per­so­na­le in con­tat­to con i pazien­ti. L’aspetto uma­no, quar­to pila­stro del pro­get­to, è il “con­te­ni­to­re” fon­da­men­ta­le di tut­ta la stra­te­gia tec­no­lo­gi­ca, sot­to­li­nea Fiu­mi­cel­li. Mol­te­pli­ci i casi d’uso. Si va dal­la pos­si­bi­li­tà di age­vo­la­re “dimis­sio­ni pro­tet­te” di casi cli­ni­ci com­ples­si, che secon­do i tec­ni­ci sarà pos­si­bi­le anti­ci­pa­re attra­ver­so la for­ni­tu­ra di devi­ce per il trac­cia­men­to, pra­ti­ca uti­le a libe­ra­re posti let­to e a non con­ge­stio­na­re le strut­tu­re, alle­vian­do inol­tre la spe­sa sani­ta­ria loca­le. Un secon­do caso d’uso riguar­da il moni­to­rag­gio dei pazien­ti cro­ni­ci che vivo­no lon­ta­no dai cen­tri di cura; un ter­zo la pos­si­bi­li­tà di faci­li­ta­re la medi­ci­na mul­ti­di­sci­pli­na­re chie­den­do un secon­do pare­re medi­co, in que­sto caso coin­vol­gen­do l’istituto pedia­tri­co Gasli­ni di Geno­va. Infi­ne, non irri­le­van­te per i Pae­si nei qua­li il pro­get­to potreb­be esse­re appli­ca­to: come spie­ga­to dal­lo stes­so Fiu­mi­cel­li ad “Agen­zia Nova”, infat­ti, il pro­get­to si vuo­le “repli­ca­bi­le e sca­la­bi­le” in altre desti­na­zio­ni dove ampie fasce di popo­la­zio­ne vivo­no in aree remo­te, lon­ta­no dai cen­tri sani­ta­ri nei qua­li l’accesso alle cure è più imme­dia­to. Natu­ra­li can­di­da­ti ad una repli­ca dell’iniziativa sono diver­si Pae­si dell’Africa, tut­ti quel­li dove aree deser­ti­che sepa­ra­no i pazien­ti da un rapi­do acces­so alle cure.

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