Fino al 23 giugno a Roma “Il Mondo Fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone”

Fino al 23 giugno a Roma “Il Mondo Fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone”

23/02/2024 0 Di Francesca Marrucci

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IL MONDO FLUTTUANTE. UKIYOE.
VISIONI DAL GIAPPONE

Dal 20 febbraio al 23 giugno al Museo di Roma a Palazzo Braschi in mostra centocinquanta capolavori dell’arte giapponese tra il Seicento e l’Ottocento

 

Utagawa Hiroshige, Surugacho dalla serie Meisho Edo Hyakkei, 1856, Silografia, 50,9 x 35,9 cm, ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Uta­gawa Hiroshige, Suru­ga­cho dal­la serie Meisho Edo Hyakkei, 1856, Silo­grafia, 50,9 x 35,9 cm, ©Cour­tesy of Museo d’Arte Ori­en­tale E. Chios­sone

Roma, 19 feb­braio 2024 — Apre al pub­bli­co al Museo di Roma a Palaz­zo Braschi da mart­edì 20 feb­braio a domeni­ca 23 giug­no 2024 la grande mostra “Il mon­do flut­tuante. Ukiy­oe. Visioni dal Giap­pone”, pro­mossa da Roma Cap­i­tale, Asses­so­ra­to alla Cul­tura, Sovrin­ten­den­za Capi­toli­na ai Beni Cul­tur­ali, coprodot­ta e orga­niz­za­ta dal­la Sovrin­ten­den­za Capi­toli­na e da Mon­do­Mostre, con il sup­por­to di Zètema Prog­et­to Cul­tura, cura­ta da Rossel­la Menegaz­zo.

La mostra, inau­gu­ra­ta oggi dall’assessore alla Cul­tura di Roma Cap­i­tale, Miguel Gotor, dal­la diret­trice del­la Direzione Musei Civi­ci del­la Sovrin­ten­den­za Capi­toli­na, Ilar­ia Miarel­li Mar­i­ani, dall’amministratore del­e­ga­to di Mon­do­Mostre, Simone Todor­ow di San Gior­gio, e dal­la cura­trice Rossel­la Menegaz­zo – pre­sen­ta cen­tocinquan­ta cap­ola­vori dell’arte giap­ponese di epoca Edo, tra il Sei­cen­to e l’Ottocento, focal­iz­zan­dosi su quel­lo che è sta­to il filone artis­ti­co più inno­v­a­ti­vo del tem­po e inter­nazional­mente anco­ra oggi influ­ente: l’ukiyoe.  Let­teral­mente tra­ducibile come “immag­i­ni del mon­do flut­tuante”, si trat­ta di un genere pit­tori­co nato in epoca Edo (1603–1868) che include rotoli da appen­dere e da sro­to­lare tra le mani, ma anche par­aven­ti di grande for­ma­to, dip­in­ti a pen­nel­lo su seta o car­ta, oltre a stampe real­iz­zate in poli­cro­mia con matrice in leg­no su car­ta.

Quel­lo che si rica­va dal­la mostra è una panoram­i­ca dei cir­ca duecentocinquant’anni sot­to il gov­er­no mil­itare dei Toku­gawa, un lun­go peri­o­do di pace seg­na­to da gran­di cam­bi­a­men­ti sociali, eco­nomi­ci ed artis­ti­ci che si chiuse con la ria­per­tu­ra forza­ta del Paese agli scam­bi con le poten­ze occi­den­tali a par­tire dal­la metà dell’Ottocento e la Restau­razione Mei­ji che riportò al cen­tro del potere l’Imperatore.

Kikugawa Eizan, Raccolta moderna di bambini come tesori, 1809, Silografia policroma, 26,3 x 38,6 cm, ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Kiku­gawa Eizan, Rac­col­ta mod­er­na di bam­bi­ni come tesori, 1809, Silo­grafia poli­cro­ma, 26,3 x 38,6 cm, ©Cour­tesy of Museo d’Arte Ori­en­tale E. Chios­sone

Sono rap­p­re­sen­tati i più impor­tan­ti maestri dell’ukiyoe, oltre 30 artisti, a par­tire dalle prime scuole Sei­cen­tesche come la Torii fino ai nomi più noti di Kita­gawa Uta­maro, Kat­sushi­ka Hoku­sai, Tōshu­sai Sharaku, Kei­sai Eisen e alla grande scuo­la Uta­gawa con Toyoku­ni, Toy­oharu, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisa­da che rap­p­re­sen­tò l’apice e forse anche il dis­solvi­men­to del genere quan­do i tem­pi sta­vano ormai cam­bian­do.

La tec­ni­ca dell’ukiyoe, impor­ta­ta dal­la Cina, imple­men­tò la dif­fu­sione di immag­i­ni e lib­ri per­me­t­ten­do una pro­duzione in serie gra­zie anche al tal­en­to degli artisti ingag­giati. La pro­duzione di stampe, infat­ti, rap­p­re­sen­tò un vero e pro­prio mer­ca­to, tan­tis­si­mi furono gli artisti e i pro­fes­sion­isti, tra pit­tori, intaglia­tori, stam­pa­tori, cal­ligrafi, che lavo­ra­vano in ate­lier sot­to la direzione di un edi­tore il quale sostene­va eco­nomi­ca­mente il prog­et­to, sceglie­va artisti e sogget­ti, e immet­te­va le opere sul mer­ca­to. 

La grande novità che l’ukiyoe con­vogli­a­va era­no i sogget­ti, com­ple­ta­mente diver­si dal­la grande pit­tura pari­etale aris­to­crat­i­ca al servizio dei poten­ti e dalle scuole clas­siche di Kyoto. A Edo a dettare gusti e le mode era la classe cit­tad­i­na emer­gente, com­pos­ta soprat­tut­to di mer­can­ti arric­chi­ti che, pur non aven­do potere politi­co, com­in­cia­rono a per­me­t­ter­si il godi­men­to del lus­so e di intrat­ten­i­men­ti di ogni genere. Ukiyo, che fino ad allo­ra era sta­to inte­so nel sen­so di attac­ca­men­to all’illusorio mon­do ter­reno da cui rifug­gire, sec­on­do l’insegnamento bud­dhista, ora pren­de­va un sen­so oppos­to di godi­men­to dell’attimo fugace e di tut­to ciò che era alla moda.

In questo sen­so l’ukiyoe è una tes­ti­mo­ni­an­za diret­ta del­la soci­età giap­ponese del tem­po, degli usi e dei cos­tu­mi, delle mode da indos­sare, dei luoghi nat­u­rali e delle vedute urbane più ricer­cate. Dalle immag­i­ni del teatro kabu­ki con i volti degli attori più affer­mati fino ai quartieri di piacere rav­vi­vati dal­la bellez­za di cor­ti­giane e geisha altret­tan­to note, agli spet­ta­coli di dan­za, musi­ca e di intrat­ten­i­men­ti con ogni for­ma d’arte. L’ukiyoe, tut­tavia, dietro al rac­con­to di nuove mode e stili di vita, las­cia trasparire anche una raf­fi­natez­za cul­tur­ale tes­ti­mo­ni­a­ta dal­la dif­fu­sione delle arti intese come dis­ci­pline for­ma­tive dell’individuo colto, tal­vol­ta uti­liz­zate come espe­di­ente per aggi­rare la cen­sura del gov­er­no che vieta­va sogget­ti legati a cor­ti­giane e attori, nascosti da artisti ed edi­tori sot­to velati inseg­na­men­ti morali e moral­is­ti­ci.

Utagawa Kuniyoshi, Esibizione a Nishi Ryōgoku dalla serie Hayatake, Torakichi. Fiori di Edo, foglie che pendono dagli alberi, 1857, Silografia policroma, 35,5 x 24,5 cm, ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Uta­gawa Kuniyoshi, Esi­bizione a Nishi Ryō­goku dal­la serie Hay­atake, Tora­kichi. Fiori di Edo, foglie che pen­dono dagli alberi, 1857, Silo­grafia poli­cro­ma, 35,5 x 24,5 cm, ©Cour­tesy of Museo d’Arte Ori­en­tale E. Chios­sone

Spie­ga Rossel­la Menegaz­zo, cura­trice del­la mostra: “L’ukiyoe, oggi conosci­u­to in tut­to il mon­do come il filone artis­ti­co giap­ponese pre­m­i­nente per la forte influen­za che ha avu­to sull’arte euro­pea dell’Otto e del Nove­cen­to, in realtà rap­p­re­sen­tò per l’epoca anche un nuo­vo mez­zo di divul­gazione — attra­ver­so le immag­i­ni e i lib­ri illus­trati — di val­ori cul­tur­ali nuovi che si anda­vano impo­nen­do. Dietro a rap­p­re­sen­tazioni di un mon­do di piac­eri e intrat­ten­i­men­ti ter­reni spes­so si cela­vano inseg­na­men­ti, con­cetti morali e mes­sag­gi che veni­vano pas­sati abil­mente, scav­al­can­do la forte cen­sura gov­er­na­ti­va che vol­e­va colpire il lus­so e le clas­si emer­gen­ti. Le opere in mostra ci rac­con­tano quan­to quel­la di Edo fos­se una soci­età alfa­bet­iz­za­ta e come si usassero le arti come dis­ci­plina for­ma­ti­va dell’individuo. Ma ci rac­con­tano anche l’apertura del Giap­pone all’Occidente e i rap­por­ti spe­ciali che il paese ebbe con il Reg­no d’Italia, poiché tut­ti i pezzi esposti proven­gono dalle collezioni di artisti o diplo­mati­ci ital­iani, i pri­mi viag­gia­tori e res­i­den­ti in Giap­pone nel­la sec­on­da metà dell’Ottocento”.

Sono felice che il Museo di Roma ospi­ti una così pres­ti­giosa e rap­p­re­sen­ta­ti­va selezione di un genere pit­tori­co che ha attra­ver­sato i sec­oli, rap­p­re­sen­tan­do un pun­to di svol­ta nel­la sto­ria dell’arte giap­ponese e influen­zan­do non solo la cul­tura nip­pon­i­ca ma quel­la di tut­to il mon­do. L’ukiyoe ha influen­za­to infat­ti numerosi artisti occi­den­tali, da Van Gogh a Mon­et, fino agli odierni man­ga, diven­tan­do un ponte cul­tur­ale tra Ori­ente e Occi­dente e Roma, che nel­la sua lun­ga sto­ria è sta­ta sem­pre aper­ta alle altre cul­ture, rap­p­re­sen­ta il luo­go ide­ale per accogliere queste opere stra­or­di­nar­ie”, così l’assessore alla Cul­tura di Roma Cap­i­tale, Miguel Gotor.

Accan­to a dip­in­ti e silo­grafie sono esposti anche stru­men­ti musi­cali, giochi da tavo­lo, un sopraki­mono (uchikake) e acces­sori del corre­do fem­minile e maschile alla moda, restituen­do così la realtà di molti ogget­ti d’arte appli­ca­ta rap­p­re­sen­tati nell’ukiyoe e collezionati a fine Otto­cen­to dai pri­mi artisti e pro­fes­sion­isti ital­iani res­i­den­ti in Giap­pone.

Utagawa Hiroshige, Awa. I gorghi di Naruto dalla serie Illustrazioni di luoghi celebri delle sessanta e oltre province, 1855, Silografia policroma, 35,5 x 23,5 cm, ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Uta­gawa Hiroshige, Awa. I gorghi di Naru­to dal­la serie Illus­trazioni di luoghi cele­bri delle ses­san­ta e oltre province, 1855, Silo­grafia poli­cro­ma, 35,5 x 23,5 cm, ©Cour­tesy of Museo d’Arte Ori­en­tale E. Chios­sone

LA MOSTRA

L’esposizione si sno­da attra­ver­so un per­cor­so di sette sezioni che accom­pa­g­nano il pub­bli­co alla scop­er­ta di aspet­ti moltepli­ci del lun­go peri­o­do Edo: cul­tur­ali, esteti­ci, artis­ti­ci. sociali, politi­ci ed eco­nomi­ci.

Il per­cor­so prende avvio mostran­do come la rap­p­re­sen­tazione del­la bellez­za fem­minile (bijin), sogget­to cen­trale dell’ukiyoe, sia diven­ta­ta vei­co­lo di dif­fu­sione non solo di mode e val­ori nuovi, ma anche di con­cetti educa­tivi e morali. Le donne di artisti come Uta­gawa Toy­oharu e Kita­gawa Uta­maro sono raf­fig­u­rate impeg­nate in attiv­ità artis­tiche come la pit­tura, la cal­ligrafia, il gio­co da tavo­lo di strate­gia, la poe­sia e la musi­ca, con­sid­er­ate dis­ci­pline chi­ave per la for­mazione di una per­sona col­ta. Il tema del­la musi­ca è appro­fon­di­to nel­la sezione anche attra­ver­so una selezione di stru­men­ti musi­cali del tem­po, che ritro­vi­amo rap­p­re­sen­tati nelle stampe, prove­ni­en­ti dal­la collezione di Vin­cen­zo Ragusa e Cristo­foro Robec­chi.

La mostra pros­egue con un appro­fondi­men­to sulle arti per­for­ma­tive, da una parte la dan­za, quel­la uffi­ciale ese­gui­ta sul pal­cosceni­co sul­la scia del suc­ces­so del kabu­ki (buyō) e quel­la popo­lare, ese­gui­ta in occa­sione di fes­tiv­ità e fes­ti­val (mat­suri) lun­go le vie, come la dan­za del Leone per il Capo­dan­no, dall’altra il teatro kabu­ki, nato pro­prio nel Sei­cen­to, le cui locan­dine con­tribuirono ai pri­mi svilup­pi dell’ukiyoe. La ritrat­tis­ti­ca di attori divenne uno dei filoni più richi­esti e attra­ver­so le loro fig­ure si dif­fusero mode e ten­den­ze: artisti come Tōshū­sai Sharaku diven­tarono maestri in quest’ambito. Ma non man­car­ono anche le vedute dei quartieri del teatro e degli interni dei teatri con gli attori sul pal­co e il tut­to esauri­to di pub­bli­co: in par­ti­co­lare Oku­mu­ra Masanobu fu il pri­mo a intro­durre la prospet­ti­va lin­eare in questo ambito, fino a quel momen­to assente nel­la pit­tura ori­en­tale, per resti­tuire la tridi­men­sion­al­ità del­lo spazio in modo attraente e all’avanguardia per il tem­po.

Utagawa Kuniyoshi, Fa paura ma è veramente una buona persona, 1847 ca., Silografia policroma, 36,5 x 24,8 cm, ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Uta­gawa Kuniyoshi, Fa pau­ra ma è vera­mente una buona per­sona, 1847 ca., Silo­grafia poli­cro­ma, 36,5 x 24,8 cm, ©Cour­tesy of Museo d’Arte Ori­en­tale E. Chios­sone

La sezione suc­ces­si­va è ded­i­ca­ta ai quartieri di piacere, svilup­patisi appe­na fuori cit­tà, dove, una vol­ta var­ca­to il por­tone, non val­e­vano più le regole shogu­nali ma quelle del­la moda, del­la seduzione e dell’eleganza che le cor­ti­giane con­tribuiv­ano a costru­ire gra­zie anche alle finanze dei ric­chi cli­en­ti. Gli interni delle case da tè, lo str­uscio lun­go la via cen­trale del quartiere di Yoshi­wara a Edo, ma anche la quo­tid­i­an­ità del­la vita di queste donne dei sog­ni era­no i sogget­ti di gran­di maestri come Uta­gawa Toyoku­ni, Kita­gawa Uta­maro, Kat­sushi­ka Hokusa, Chōbun­sai Eishi, Kei­sai Eisen, e tan­ti altri. Immag­i­nario arric­chi­to per il pub­bli­co attra­ver­so la pre­sen­tazione di un prezioso sopraki­mono (uchikake) imbot­ti­to col­or inda­co e ricam­a­to in fili d’oro e col­orati dal­la collezione del Con­te di Bar­di, alcu­ni ven­tagli e acces­sori come i por­tatabac­co (inrō) e lo spec­chio da tolet­ta tut­ti prove­ni­en­ti dalle collezioni del Museo delle Civiltà di Roma.

L’intrattenimento, i giochi e i pas­satem­pi sono il focus del­la sezione suc­ces­si­va in cui si coglie di nuo­vo il ritrat­to di una soci­età scan­di­ta da attiv­ità sta­gion­ali all’aperto, passeg­giate tra i fiori di cilie­gio, sot­to gli aceri, per rac­cogliere i cachi o le conchiglie, ma anche da fes­ti­val e intrat­ten­i­men­ti ser­ali, pas­satem­pi come gare o intrat­ten­i­men­ti con gio­cat­toli e ani­mali domes­ti­ci. Lavori come quel­li di Uta­gawa Toy­ohi­ro, di Uta­maro, ma anche di Kuniyoshi, che dedicò intere serie di stampe al diver­ti­men­to (giga), come ritrat­ti in for­ma di graf­fi­ti, car­i­ca­ture e com­po­sizioni arcim­bold­e­sche, scene di gio­co­le­ria e acrobazia, esplo­ra­no in modo uni­co il godi­men­to di un peri­o­do di pace.

Par­ti­co­lar­mente impor­tante nell’ukiyoe è la rap­p­re­sen­tazione di local­ità cele­bri den­tro la cit­tà e di vedute nat­u­rali e architet­toniche di tutte le province del Giap­pone. Queste ultime due sezioni rap­p­re­sen­tano un viag­gio lun­go il Giap­pone par­tendo da Edo e dai suoi scor­ci, per intrapren­dere, attra­ver­san­do il Ponte di Nihon­bashi (Ponte del Giap­pone), con­sid­er­a­to il “chilometro zero”, un tragit­to fino alla cap­i­tale impe­ri­ale di Kyoto. Guardan­do alla prospet­ti­va adot­ta­ta per real­iz­zare scor­ci di strade, infi­late di negozi, interni di ris­toran­ti che dom­i­nano le opere di Eirin e Hiroshige, ad esem­pio, soprat­tut­to nel­la pri­ma metà dell’Ottocento, si può evin­cere l’influenza che le vedute europee, impor­tate dal­la pri­ma metà del Set­te­cen­to, ebbero sul filone artis­ti­co giap­ponese. Il per­cor­so espos­i­ti­vo, dunque, las­cia per­cepire quel­lo che era il viag­gio attra­ver­so le mon­tagne lun­go il Kisokaidō e lun­go il mare sul Tōkaidō, per chi si sposta­va dalle province a Edo, con sce­nari nat­u­rali e vedute del Fuji da diverse ango­lazioni, più o meno note, del ter­ri­to­rio giap­ponese. È a ques­ta sezione che apparten­gono i cap­ola­vori come la Grande Onda di Kana­gawa parte delle Trenta­sei vedute del Monte Fuji di Kat­sushi­ka Hoku­sai, e i tre trit­ti­ci di Uta­gawa Hiroshige ded­i­cati ai “Tre Bianchi”, quel­lo del­la neve, quel­lo del­la luna e quel­lo dei fiori di cilie­gio qui sos­ti­tu­ito dal­la schi­u­ma delle onde, con le local­ità di Kiso, Kanaza­wa e Naru­to.

Set per il gioco delle carte delle poesie (utagaruta), Periodo Edo (XIX secolo), Legno, lacca, carta, seta, pigmenti, avorio, ©Museo delle Civiltà, Collezione Vincenzo Ragusa

Set per il gio­co delle carte delle poe­sie (uta­garu­ta), Peri­o­do Edo (XIX sec­o­lo), Leg­no, lac­ca, car­ta, seta, pig­men­ti, avo­rio, ©Museo delle Civiltà, Collezione Vin­cen­zo Ragusa

VINCENZO RAGUSA E EDOARDO CHIOSSONE

La forte influen­za eserci­ta­ta dall’arte giap­ponese e dall’ukiyoe sul­la cul­tura occi­den­tale di fine Otto­cen­to e inizio Nove­cen­to è resti­tui­ta in mostra attra­ver­so il rac­con­to dell’esperienza uni­ca di due artisti ital­iani, lo scul­tore Vin­cen­zo Ragusa e l’incisore Edoar­do Chios­sone, che furono invi­tati dal gov­er­no giap­ponese Mei­ji di fine Otto­cen­to come for­ma­tori e spe­cial­isti nei pri­mi isti­tu­ti di grafi­ca e arte.

Essi furono fig­ure-chi­ave nel­lo svilup­po delle prime pro­fes­sioni artis­tiche di stam­po occi­den­tale, insieme ad Anto­nio Fontane­si per la pit­tura e Gio­van­ni Vin­cen­zo Cap­pel­let­ti per l’architettura. La conoscen­za pro­fon­da del Giap­pone nei lunghi anni di per­ma­nen­za per­mise loro di diventare anche collezion­isti, for­man­do due tra i più impor­tan­ti nuclei di arte ori­en­tale in Italia, oggi con­ser­vati pres­so il Museo d’Arte Ori­en­tale Edoar­do Chios­sone di Gen­o­va e al Museo delle Civiltà di Roma.

In mostra la pre­sen­za ital­iana in Giap­pone di fine Otto­cen­to e l’affascinante aspet­to del collezion­is­mo ori­en­tale in Italia sono anche tes­ti­mo­niati da alcu­ni pezzi apparte­nen­ti al Museo delle Civiltà di Roma, acquisi­ti da Lui­gi Pig­ori­ni e appartenu­ti al pri­mo Con­sole ital­iano in Giap­pone Cristo­foro Robec­chi e al con­te Enri­co di Bor­bone, con­te di Bar­di, gran parte del­la cui collezione è oggi al Museo d’Arte Ori­en­tale di Venezia.

INFO

Il mon­do flut­tuante. UKIYOE. Visione dal Giap­pone
A cura di Rossel­la Menegaz­zo
Con la col­lab­o­razione del
Museo d’Arte Ori­en­tale Edoar­do Chios­sone di Gen­o­va
Museo delle Civiltà di Roma

20 feb­braio – 23 giug­no 2024
Museo di Roma a Palaz­zo Braschi
Piaz­za San Pan­ta­leo 10, Roma

Orari
Dal mart­edì alla domeni­ca ore 10.00–19.00.
La bigli­et­te­ria chi­ude alle ore 18.00. Giorno di chiusura: lunedì.

Bigli­et­to “solo Mostra”: intero € 15,00 ‑ridot­to € 13,00.
Pre­ven­di­ta: € 1,00

Le pre­ven­dite sono disponi­bili a questo link.

Per mag­giori infor­mazioni: tel. 060608 (tut­ti i giorni ore 9.00 ‑19.00)
www.museodiroma.it; www.museiincomune.it

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