Marino ricorda Alessandro Silvestri. Editoriale di Francesca Marrucci

Marino ricorda Alessandro Silvestri. Editoriale di Francesca Marrucci

21/02/2024 1 Di Francesca Marrucci

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Marino ricorda Alessandro Silvestri a 20 anni dalla scomparsa con l’intitolazione del vicolo dell’Oratorio

di Francesca Mar­ruc­ci

Sarà inti­to­la­to oggi, 21 feb­braio 2024 a par­tire dalle ore 16,30 il vico­lo del­l’O­ra­to­rio di Mari­no ad Alessan­dro Sil­vestri, scom­par­so pre­mat­u­ra­mente 20 anni fa. Io e Alessan­dro abbi­amo trascor­so insieme 20 anni del­la nos­tra vita, dal­l’asi­lo ai 25 anni, ma essendo­mi trasferi­ta a Pan­tel­le­ria, oggi non potrò essere pre­sente.

Su invi­to di Ombret­ta Moret­ti e Antonel­lo Palozzi, dopo tan­to tem­po, mi sono decisa a scri­vere per Alessan­dro. Non l’ho mai fat­to pri­ma per tan­ti motivi, non ulti­mo quel­lo che descri­vo qui di segui­to.

Se avete conosci­u­to Alessan­dro, siate pre­sen­ti oggi alla cer­i­mo­nia. Se non lo avete conosci­u­to, è un’oc­ca­sione per sco­prire quan­to sia sta­to spe­ciale. Poche per­sone lo mer­i­tano come lui. 


Ci sono per­sone che ti riman­gono den­tro per sem­pre. La vita, la morte, pos­sono divider­ti da queste per­sone, ma loro riman­gono con te, ti accom­pa­g­nano nelle tue con­quiste e nei tuoi errori e stan­no lì a tran­quil­liz­zarti quan­do le cose non van­no come vor­resti.

Lo fan­no con la loro pre­sen­za, nel­la loro assen­za.

Io e Alessan­dro abbi­amo con­di­vi­so ven­ti anni di vita.

Da ami­ci d’infanzia pri­ma e poi da innamorati.

Ven­ti anni che ci han­no visti crescere insieme, affrontare prob­le­mi più gran­di di noi e soc­combere a situ­azioni su cui non ave­va­mo pos­si­bil­ità di influire, ma quan­do ci si vuole bene i sen­ti­men­ti per­man­gono, nel dolore, nel­la lon­tanan­za, nel­la sper­an­za.

Sono pas­sati 20 anni da quel giorno, ma lo ricor­do come oggi.

Mi sono sveg­li­a­ta d’improvviso e piena di angos­cia la mat­ti­na, molto agi­ta­ta. Ave­vo sog­na­to Alessan­dro che mi dice­va che se ne anda­va e non ci sarem­mo più visti.

La cosa strana era che non lo vede­vo già da un bel po’, per­ché le nos­tre strade si era­no defin­i­ti­va­mente divise ormai da 6 anni.

Di per sé non era cer­to un incubo, ma il risveg­lio così agi­ta­to, qua­si da pan­i­co mi ha las­ci­a­to sen­za fia­to.

Sta­vo lì, sedu­ta sul let­to, a cer­care di cal­mar­mi da un paio di minu­ti e ho sen­ti­to al piano di sot­to suonare il cam­pan­el­lo.

È sta­to un momen­to. Quel­lo che si è soli­ti chia­mare flash: il cam­pan­el­lo a quell’ora di mat­ti­na. Il sog­no. E una ter­ri­bile con­sapev­olez­za.

Mi sono alza­ta, anco­ra inton­ti­ta, e ho sen­ti­to mia madre che, dopo aver chiu­so la por­ta, mi chia­ma­va da sot­to le scale con una voce strana: “Francè, affac­ciate un po’…”

Mi sono affac­cia­ta alle scale e le ho sem­plice­mente det­to: “È mor­to Alessan­dro.”

Mia madre è rimas­ta scioc­ca­ta. Io sono tor­na­ta in cam­era e ho chiam­a­to Per­la, la mia migliore ami­ca. Le ho rac­con­ta­to tut­to e le ho chiesto di venire da me.

Ho mes­so giù il tele­fono, mi sono sedu­ta e ho inizia­to a pian­gere.

In questi 20 anni da quel giorno, Alessan­dro non mi ha mai las­ci­a­to.

Lo sog­no qua­si ogni notte, sia che io sia felice, sia nei momen­ti di pre­oc­cu­pazione.

Se per qualche moti­vo non lo sog­no per peri­o­di lunghi mi pre­oc­cupo, ma ormai so che tor­na sem­pre. Non so se è nor­male, ma una cosa è sicu­ra: per me è impor­tante.

Qual­cuno mi ha det­to in questi anni che dove­vo tagliare questo filo e dimen­ti­car­lo, ma non si può dimen­ti­care una per­sona che hai ama­to e ti ha ama­to così tan­to, con la quale hai con­di­vi­so gioie, dolori, prob­le­mi e soluzioni nell’età più bel­la del­la tua vita.

Non si può dimen­ti­care una per­sona così buona, gen­erosa, sen­si­bile e spe­ciale come era Alessan­dro.

La vita fa giri strani, per­sone, luoghi, situ­azioni, entra­no e escono dai nos­tri anni, dal nos­tro cuore, e poche con­quis­tano un pos­to per sem­pre.

Alessan­dro con me lo ha fat­to.

E mi spi­ace di come sono andate le cose per entram­bi, mi spi­ace per la sua breve, ma indi­men­ti­ca­bile esisten­za, mi spi­ace per chi lo ha per­so come me e chi non ha avu­to mai il priv­i­le­gio di conoscer­lo o di ved­er­lo per come real­mente era, di riconoscere il suo val­ore.

Io potrei stare una gior­na­ta a dirvi chi era Alessan­dro, a rac­con­tarvi del suo cuore immen­so, dell’empatia che lo con­suma­va, del­la pazien­za che sape­va anteporre al dolore, del modo leale in cui ama­va chi gli sta­va intorno, del sor­riso entu­si­as­ta che regala­va alla vita, ma non cre­do ce ne sia bisog­no. Lo conosce­vate tut­ti.

Mi bas­ta dire che anco­ra, sem­pre, Alessan­dro mi man­ca e con­tin­uerò ad aspettare di andare a dormire ogni notte per poter­lo incon­trare.

Francesca Mar­ruc­ci

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