Marino. Accettiamo di rispondere al quesito posto da Coriolano Giorgi: per noi comunisti quest’anno la Sagra canonica si può anche non fare

Marino. Accettiamo di rispondere al quesito posto da Coriolano Giorgi: per noi comunisti quest’anno la Sagra canonica si può anche non fare

12/08/2021 0 Di Maurizio Aversa

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Cori­olano Gior­gi


“Cori­olano Gior­gi, ogni tan­to pas­sa da noi – comu­ni­ca Ste­fano Ender­le, can­dida­to comu­nista alle ammin­is­tra­tive di otto­bre come sin­da­co di Mari­no — , nel sen­so che capi­ta che ven­ga nel­la nos­tra sezione PCI a Mari­no cen­tro in via Mat­tia Mon­tec­chi, 12, sia per­ché abi­ta subito dietro l’angolo del­la stra­da, sia per­ché, ci piace pen­sare, a lui fa piacere scam­biare opin­ioni con i com­pag­ni che tro­va in sezione di vol­ta in vol­ta. Ora, nel­la sua veste di intel­let­tuale e bat­ti­tore libero mari­nese ver­ace, ha pos­to in queste ore un que­si­to alle forze politiche, sociali e cul­tur­ali, e seg­nata­mente ai can­di­dati sin­da­co di Mari­no una ques­tione seria: coin­ci­den­do la data delle ammin­is­tra­tive con l’appuntamento stori­co tradizionale del­la pri­ma domeni­ca di otto­bre del­la Sagra dell’Uva, la man­i­fes­tazione deve o non deve avere luo­go? Ed even­tual­mente in che for­ma? Per noi comu­nisti non è dif­fi­cile rispon­dere nè tacere alcune bre­vi con­sid­er­azioni. La Sagra – pros­egue Ste­fano Ender­le – può non avere luo­go. Cer­to se res­ti­amo fer­mi alle ultime edi­zioni, sia per la scelta eli­taria, sia per la ges­tione pan­dem­i­ca, sarebbe comunque una “perdi­ta” di un appun­ta­men­to. Ma, se il con­sen­so volesse arrid­ere ai comunisti,alle ammin­is­tra­tive di otto­bre appun­to, al pro­gram­ma comu­nista pen­sato e pro­pos­to per la nos­tra cit­tà, allo­ra non sarebbe che una pic­col­is­si­ma perdi­ta. Infat­ti, come Cori­olano Gior­gi sa, e come san­no col­oro che han­no avu­to la bon­tà di leg­gere il pro­gram­ma comu­nista per il gov­er­no di Mari­no, pro­gram­ma che sti­amo stam­pan­do anche in sin­te­si per meglio poter­lo divul­gare, noi abbi­amo una visione. Una visione di gov­er­no locale che unisce la parte­ci­pazione popo­lare al ruo­lo del­la cul­tura come motore di tutte le attiv­ità, eco­nomiche, sociali e di vita cit­tad­i­na di Mari­no.

Ste­fano Ender­le, operaio comu­nista, can­dida­to Sin­da­co alle ammin­is­tra­tive di Mari­no


Infat­ti pro­poni­amo che il volano Sagra dell’Uva, per essere tale deve inter­a­gire nel cor­so di 365 giorni l’anno con la pro­pos­ta cul­tura che si intrec­ci con mostre agri­cole e arti­gianali, con pre­mi let­ter­ari, con la fruizione dei luoghi del­la nos­tra sto­ria arche­o­log­i­ca e artis­ti­ca fino ai nos­tri giorni. Tut­to ciò – speci­fi­ca il can­dida­to comu­nista – nes­sun altra pro­pos­ta politi­co-ammin­is­tra­ti­va l’ha mes­sa in cam­po. Non solo è insieme ris­i­bile e ridi­co­la la mania di sven­to­lare come suc­ces­so “cali­ci di stelle” da parte di Col­iz­za, che infat­ti noi preve­di­amo molti­pli­ca­to nei mesi, se si pen­sa che è lo stes­so sin­da­co che non vol­e­va che noi fos­si­mo asso­ciati pro­prio ai pro­mo­tori di tali inizia­tive! E’ ridi­co­lo che si van­ti, Col­iz­za, di cali­ci di stelle quan­do vol­e­va can­cel­lare l’iniziativa negan­do a Mari­no di far parte del­la Asso­ci­azione Cit­tà del Vino. E che solo gra­zie alla forte denun­cia del PCI egli ha dovu­to riman­gia­re la pro­pria sceller­a­ta deci­sione! L’Associazione (Cit­tà del Vino) che fu fon­da­ta da diver­si sin­daci a liv­el­lo nazionale, tra cui il sin­da­co comu­nista Mario Mer­curi e l’allora asses­sore all’agricoltura. Ecco – con­clude Ste­fano Ender­le – il PCI a Mari­no ha le carte in rego­la per dire cosa fare dell’appuntamento del­la Sagra oggi, anche rin­un­cian­dovi, sia per il covid sia per l’opportunità di non far coin­cidere una data coin­vol­gente la cit­tà nel giorno dell’appuntamento elet­torale, per­ché è l’unica forza che se i cit­ta­di­ni sceglier­an­no (anche con­tro ogni pronos­ti­co) per guidare la cit­tà potran­no in segui­to dare risposte con­crete a com­mer­cianti, arti­giani, agri­coltori, e a quan­ti con­di­vi­dono di puntare sul­la cul­tura per far rinascere alter­na­ti­va­mente la nos­tra ama­ta cit­tà del vino. Sen­za stare a stru­men­tal­iz­zare come fan­no altri, robe mono­cor­di per nos­tal­gia d’accatto o per bandie­ri­na con su scrit­to bugia­r­da­mente: l’ho fat­to io”.

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