Carceri e Covid: riduzione del sovraffollamento ma anche nuovi disagi psichiatrici

Carceri e Covid: riduzione del sovraffollamento ma anche nuovi disagi psichiatrici

05/10/2020 0 Di Redazione

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 5845 vol­te!

Malat­tie infet­ti­ve e men­ta­li, nuo­ve situa­zio­ni lega­te al Covid-19 nel­le car­ce­ri, la cen­tra­li­tà del ruo­lo degli infer­mie­ri e l’importanza del­la medi­ci­na lega­le. Ecco i temi del XXI Con­gres­so Nazio­na­le SIM­SPe “L’Agorà Peni­ten­zia­ria 2020”

SIMSPe – Carceri e pandemia: riduzione del sovraffollamento ma anche nuovi disagi psichiatrici.

Fondamentali i test combinati HCV e COVID

“Il sovraf­fol­la­men­to degli Isti­tu­ti Peni­ten­zia­ri è deci­sa­men­te miglio­ra­to: si è pas­sa­ti dal 20,3% al 6,6%, per l’assenza di arre­sti nel perio­do del loc­k­do­wn. Ades­so, con la nuo­va fase, diven­ta neces­sa­rio ese­gui­re este­sa­men­te i test sia HCV che SARS-CoV2 ” sot­to­li­nea il Diret­to­re Scien­ti­fi­co SIM­SPe Ser­gio Babu­die­ri

CARCERI E COVID-19: DAL RISCHIO POLVERIERA AL CALO DEI DETENUTI – La pan­de­mia di Covid-19 ha col­pi­to anche le car­ce­ri, pro­vo­can­do diver­si effet­ti. For­tu­na­ta­men­te i casi di Covid-19 sono sta­ti spo­ra­di­ci e non par­ti­co­lar­men­te cri­ti­ci. “Dopo le pro­te­ste ini­zia­li e gli ine­vi­ta­bi­li timo­ri che le car­ce­ri dive­nis­se­ro una pol­ve­rie­ra, le nor­me pre­vi­ste dal DPCM dell’8 mar­zo per gli isti­tu­ti peni­ten­zia­ri han­no con­sen­ti­to di limi­ta­re i con­ta­gi: i casi sin­to­ma­ti­ci dei nuo­vi ingres­si sono sta­ti posti in iso­la­men­to; i col­lo­qui si sono tenu­ti in moda­li­tà tele­ma­ti­ca; sono sta­ti limi­ta­ti i per­mes­si e la liber­tà vigi­la­ta” evi­den­zia il Prof. Ser­gio Babu­die­ri, Diret­to­re Scien­ti­fi­co SIM­SPe – Socie­tà Ita­lia­na di Medi­ci­na e Sani­tà nei Peni­ten­zia­ri – Tut­ta­via, con que­sta secon­da onda­ta il virus si è dif­fu­so in diver­si ambi­ti, ben oltre ospe­da­li e RSA che era­no sta­ti i prin­ci­pa­li incu­ba­to­ri del virus in pri­ma­ve­ra: di con­se­guen­za, ades­so qual­sia­si nuo­vo dete­nu­to va in un’area di qua­ran­te­na e vie­ne sot­to­po­sto a tut­ti i con­sue­ti pro­to­col­li, secon­do un fil­tro ana­lo­go ai tria­ge degli ospe­da­li”.

Tra le con­se­guen­ze del­la pan­de­mia emer­go­no anche dati posi­ti­vi – aggiun­ge il Prof. Babu­die­ri – Il tema cro­ni­co del sovraf­fol­la­men­to, che costi­tui­va una minac­cia pro­prio per una poten­zia­le dif­fu­sio­ne del Covid, è inve­ce anda­to incon­tro a un note­vo­le miglio­ra­men­to: si è pas­sa­ti dal 20,3% al 6,6%, poi­ché non vi è sta­to il nor­ma­le turn over dovu­to all’assenza di arre­sti nel perio­do del loc­k­do­wn. Più pre­ci­sa­men­te, al 31 gen­na­io 2020 nei 190 isti­tu­ti peni­ten­zia­ri ita­lia­ni vi era una capien­za di 50692 (dati uffi­cia­li del Mini­ste­ro del­la Giu­sti­zia) e 60971 dete­nu­ti pre­sen­ti, con un sur­plus quin­di di 10279, pari al 20,3%. Ades­so a fron­te di una capien­za di 50574 posti let­to, i dete­nu­ti effet­ti­vi sono 53921, con un sovraf­fol­la­men­to sce­so a 3347, ossia il 6,6%, mostran­do dun­que un calo radi­ca­le. Que­sto però deve impor­ci con­trol­li sem­pre più accu­ra­ti, per­ché la popo­la­zio­ne ristret­ta è pra­ti­ca­men­te tut­ta suscet­ti­bi­le al Coro­na­vi­rus ed in più in que­sto ambi­to sap­pia­mo come sia cro­ni­ca­men­te ele­va­ta la cir­co­la­zio­ne di altri virus, in par­ti­co­la­re epa­ti­ti­ci come HCV. Ne con­se­gue che in que­sta nuo­va fase dell’epidemia COVID diven­ga man­da­to­ria l’esecuzione dei test com­bi­na­ti HCV/COVID nei 190 Isti­tu­ti Peni­ten­zia­ri Ita­lia­ni ”.

 

IL DISAGIO PSICHIATRICO DOVUTO ALLA PANDEMIA — Il Covid-19 ha evi­den­zia­to, accan­to alla pan­de­mia, un’altra emer­gen­za sani­ta­ria: quel­la del­la salu­te men­ta­le. Depres­sio­ne, ansia e distur­bi del son­no, duran­te e dopo il loc­k­do­wn, han­no accom­pa­gna­to e stan­no riguar­dan­do più del 41% degli ita­lia­ni. Le per­so­ne rin­chiu­se nel­le car­ce­ri costi­tui­sco­no sog­get­ti par­ti­co­lar­men­te vul­ne­ra­bi­li: secon­do dati noti, cir­ca il 50% dei dete­nu­ti era già affet­to da que­sto tipo di disa­gi pri­ma del­la dif­fu­sio­ne del virus. Era­no fre­quen­ti dipen­den­za da sostan­ze psi­coat­ti­ve, distur­bi nevro­ti­ci e rea­zio­ni di adat­ta­men­to, distur­bi alcol cor­re­la­ti, distur­bi affet­ti­vi psi­co­ti­ci, distur­bi del­la per­so­na­li­tà e del com­por­ta­men­to, distur­bi depres­si­vi non psi­co­ti­ci, distur­bi men­ta­li orga­ni­ci seni­li e pre­se­ni­li, distur­bi da spet­tro schi­zo­fre­ni­co.

Il pro­ble­ma psi­chia­tri­co o quan­to­me­no quel­lo del disa­gio men­ta­le è diven­ta­to una del­le que­stio­ni più gra­vi del siste­ma peni­ten­zia­rio ita­lia­no– sot­to­li­nea il Pre­si­den­te SIM­SPe Lucia­no Luca­nìaIn sede con­gres­sua­le abbia­mo avu­to un con­fron­to su que­sto tema deli­ca­to con i con­tri­bu­ti di acca­de­mi­ci, diret­to­ri di peni­ten­zia­ri, medi­ci spe­cia­li­sti che lavo­ra­no alla psi­chia­tria ter­ri­to­ria­le e ope­ra­to­ri atti­vi nel siste­ma peni­ten­zia­rio stes­so. È evi­den­te come la pan­de­mia di covid e soprat­tut­to i pri­mi mesi abbia­no reso que­ste pro­ble­ma­ti­che anco­ra più evi­den­ti. Nel­le ulti­me set­ti­ma­ne la situa­zio­ne è diven­ta­ta anco­ra più com­ples­sa. Non esi­sto­no solu­zio­ni pron­te e pre­con­fe­zio­na­te, ma noi di SIM­SPe cre­dia­mo che sia neces­sa­rio per gli ope­ra­to­ri, per la comu­ni­tà car­ce­ra­ria, per i deci­so­ri poli­ti­ci, far pre­sen­te limi­ti, pro­ble­mi, pro­spet­ti­ve e chie­de­re solu­zio­ni. Da una par­te si devo­no inte­gra­re i ser­vi­zi del ter­ri­to­rio e i ser­vi­zi del car­ce­re; dall’altra ser­ve un siste­ma car­ce­ra­rio che sia in gra­do di affron­ta­re auto­no­ma­men­te que­sto tipo di pro­ble­mi”.

 

IL RUOLO DEGLI INFERMIERI NELLA SANITA’ PENITENZIARIA E LA PANDEMIA — Il ruo­lo dell’infermiere nell’ambito peni­ten­zia­rio è cen­tra­le, seb­be­ne spes­so non ven­ga mes­so a fuo­co a suf­fi­cien­za. In vir­tù del Decre­to 739 del ’94, l’infermiere è colui che si occu­pa­re dei ser­vi­zi assi­sten­zia­li. Tut­ta­via, rap­pre­sen­ta una figu­ra chia­ve per­ché è insi­gni­to di una respon­sa­bi­li­tà che va oltre quel­la sani­ta­ria, poi­ché coin­vol­ge la sicu­rez­za per­so­na­le di tut­ti colo­ro che lavo­ra­no in car­ce­re. Da una par­te, infat­ti, lavo­ra in equi­pe con i medi­ci; dall’altra, ha rap­por­ti anche con altre figu­re, come gli edu­ca­to­ri, toc­can­do così anche gli aspet­ti socia­li oltre a quel­le sani­ta­ri.

Come grup­po infer­mie­ri­sti­co di SIM­SPe stia­mo svi­lup­pan­do diver­se ricer­che che per­met­ta­no di valo­riz­za­re la figu­ra dell’infermiere e di otti­miz­zar­ne il con­tri­bu­to – evi­den­zia Luca Ame­deo Mea­ni, Vice Pre­si­den­te SIM­SPeUno stu­dio riguar­da l’azione del Covid sull’operatività dell’infermiere: il Moral Distress (Disa­gio Mora­le) degli infer­mie­ri era pre­oc­cu­pan­te e si è aggra­va­to in que­sti mesi. I dati emer­si mostra­no un livel­lo mol­to ele­va­to rispet­to ai para­me­tri media­ni di valu­ta­zio­ne e spes­so coin­vol­go­no ragaz­zi che ave­va­no solo tre o quat­tro anni di espe­rien­za in ser­vi­zio. Da qual­che set­ti­ma­na stia­mo inte­gran­do lo stu­dio con item che riguar­da­no il Covid. In secon­do luo­go, stia­mo por­tan­do avan­ti anche un’analisi che riguar­da la gestio­ne Rischio Cli­ni­co, che per­met­te di deter­mi­na­re in modo scien­ti­fi­co qua­li potreb­be­ro esse­re le misu­re cor­ret­ti­ve per abbas­sa­re i rischi da un livel­lo poten­zial­men­te ele­va­to a uno stan­dard accet­ta­bi­le. Que­sto lavo­ro del Grup­po infer­mie­ri­sti­co SIM­SPe è ini­zia­to pri­ma del­la pan­de­mia e ha aiu­ta­to mol­to nel­la pre­ven­zio­ne del Covid: l’assenza di casi gra­vi e il man­ca­to dif­fon­der­si del­la pan­de­mia in que­sti ambien­ti è sta­to anche gra­zie a que­sto siste­ma di pre­ven­zio­ne e di ana­li­si del rischio”.

Related Images: