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Frosinone/Lazio. Il PCI in difesa della cultura e dell’arte presenti nella Certosa di Trisulti. No alla svendita a soldi e staff delle destre mondiali per farne un loro centro di idee reazionarie
30/05/2020 0 Di Maurizio AversaQuesto articolo è stato letto 5953 volte!
“Il Tar di Latina dà ragione ai sovranisti di Steve Bannon, la Certosa di Trisulti resta nella disponibilità della Dignitatis Humanae Institute, ma noi non possiamo abbassare la guardia, la battaglia continua, — affermano in una dichiarazione congiunta Bruno Barbona, segretario della Federazione del PCI di Frosinone e Oreste della Posta, segretario PCI del Lazio — ora confidiamo che il MIBACT impugni la sentenza, ma non possiamo sperare solo sul Consiglio di Stato. La partita non è solo quella di far tornare la Certosa che è nel comune di Collepardo, nella disponibilità della collettività, per quello che rappresenta sia come bene storico culturale, che dal punto di vista religioso e della storia stessa del monachesimo. Basti pensare al sito in cui è eretta; ai 36.000 volumi che sono raccolti nella sua biblioteca; alla quantità di opere d’arte e architettoniche che costituiscono e sono all’interno della Certosa. Lo scontro è molto più ampio e riguarda la volontà dichiarata dall’associazione diretta da Benjamin Harnwell di diffondere le malsane idee di sovranismo attraverso un movimento che sta già attraversando l’Europa, molto ben radicato e rappresentato dal Presidente Trump negli Usa, come nella Russia di Putin. Lo stesso movimento che finanziato sia da oligarchi russi, che da magnati americani, che stanno minando le riforme del Papa con la complicità anche di molte organizzazioni cattoliche italiane, che vorrebbero imporre una visione integralista del cattolicesimo, come una visione classista e razzista della società. L’ostentazione dei simboli religiosi in politica altri non è che la rappresentazione palese di tale movimento delle destre italiane e mondiali – proseguono i due segretari comunisti — per poter far leva attraverso i sentimenti religiosi per imporre una visione fascista della società in cui il razzismo e la diversità anche se mascherati dallo slogan “Prima gli Italiani“ sono il filo conduttore per una società meno inclusiva improntata sull’odio e sulle paure cavalcate dalle destre in tutti questi anni. Quindi attraverso la Certosa in realtà passa una battaglia per l’affermazione dei principi fondanti della civiltà delle libertà e del progresso sociale sia dell’Italia ma dell’intero occidente, per questo occorre una grande mobilitazione di tutte le coscienze e di quanti amano le libertà democratiche e la civile convivenza. E’ con vivo interesse che apprendiamo che il Ministero dei beni culturali non ci sta a lasciare che la duecentesca Certosa di Trisulti venga trasformata nell’università dei sovranisti. All’indomani della sentenza con cui il Tar di Latina, dal Mibact fanno così sapere di avere già deciso di fare appello al Consiglio di Stato. Anche al Mibact hanno capito che Harnwell, più che uno studioso che voleva fare di Trisulti un luogo di confronto sulle radici cristiane dell’Europa, è uno dei principali sostenitori del verbo populista di Bannon e, in Italia, di Matteo Salvini, deciso a trasformare il monastero in un centro di formazione per sovranisti, sono corsi ai ripari, revocando l’assegnazione del monastero alla Dignitas. Un provvedimento bocciato dal Tar e che il Ministero dei beni culturali spera di salvare con l’appello a Palazzo Spada. Il Partito Comunista Italiano di Frosinone e del Lazio, — concludono Barbona e della Posta — così come a livello centrale, saranno vigili per seguire passo passo la vicenda. Nel contempo chiamano le forze della cultura e dell’arte, e le forze politiche democratiche a mostrare unità e sostegno per salvare questo bene millenario restituendolo alla disponibilità collettiva ed universale.”.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
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