Nei giorni scorsi, su disposizione dell’amministrazione di Ardea, sono state bonificate da alcune discariche abusive…
Dalla criminalizzazione dei popoli non nascono i fiori
02/02/2020Questo articolo è stato letto 12426 volte!
Nasce solo altro letame. L’Amministrazione Comunale vigili che nelle proprie strutture non vengano criminalizzati popoli o Paesi, e ottemperi agli orientamenti e alle disposizioni delle nostre istituzioni.
Rispondo all’articolo “Marino. Incredibili e provocatorie “lezioni” da un sionista camuffato da circolo di Italia Nostra!”
Sarei sorpreso se fosse stato scritto da Maurizio Aversa, la cui preparazione e misura conosco, e con cui ho intessuto in precedenza costruttivi scambi di opinioni, anche in un’iniziativa alla Bibliopop. E’ piu’ probabile che sia stato scritto da alcuni suoi compagni, sprovvisti delle sue caratteristiche, e che pure lo hanno firmato.
Tutto ruota intorno alla mistificazione che gli autori compiono riguardo al sionismo. Scrivono ” il sionismo, cioè l’idea che hanno certi (ora maggioritari in quel paese ma non tutti) israeliani per la funzione del loro stato affinchè sia uno stato religioso e dopo democratico, che comprenda tutti i territori di Palestina, cacciando i popoli che da secoli vivono in quei luoghi” (…).
Si tratta di un errore macroscopico, volto a disinformare, e di dubbia buona fede. Il sionismo, ne’ piu’ ne’ meno, e’ un movimento nazionalista ebraico, sorto nell’ambito delle persecuzioni ebraiche del 19 secolo, volto a istituire un proprio Paese nell’agognata terra dove e’ originata la storia del popolo ebraico, che da sempre la considera la “Terra promessa” da Dio per sviluppare la propria cultura, basata sulla propria religione. Prende il nome da una collina di Gerusalemme, Sion. Ho usato l’espressione “un movimento nazionalista” perche’ ne e’ esistito un altro, il JTO o Jewish Territorial Organization, di cui uno dei maggiori alfieri e’ stato Israel Zangwill, scrittore e intellettuale, propenso a fondare la nazione ebraica anche in altre parti del mondo. Il primo movimento prevalse.
Come accade in tutti i movimenti nazionalisti, il sionismo ha al suo interno diversi orientamenti, sia per la diversita’ di caratteri, sia per l’orientamento politico di destra o di sinistra. Ad un estremo si trovano pacifisti di debole nazionalismo (ad es. il movimento “Shalom Achshav” — Pace Ora, molto vicino ai diritti e alle ragioni dei palestinesi), proseguendo con nazionalisti piu’ tradizionali, lungo uno spettro di posizioni variegate. Ci sono purtroppo infine anche sciovinisti, ortodossi oltranzisti, e gruppi che perseguono politiche xenofobe che noi definiremmo fasciste. E’ esistito anche un partito comunista sionista, ed esiste ora un partito comunista antisionista — del resto un carattere anti-nazionalista e’ quanto ci si aspetta da ogni partito comunista. La posizione che prefigurano gli autori secondo la quale il sionismo coinciderebbe con le posizioni piu’ estreme e di destra e’ del tutto errata! Non basterebbe un libro a menzionare i sionisti di sinistra, progressisti e pacifisti, tra cui i primi che vengono in mente sono Uri Avnery in Israele (amico di Arafat, li vedete insieme nella foto di copertina), l’ideatore di uno Stato binazionale per israeliani e palestinesi, e Herbert Pagani in Italia (v. un suo disegno sulla pace in Medioriente in basso).
Fatto interamente ignorato dagli organizzatori dell’evento, e dagli scrittori dell’articolo in oggetto, anche in campo arabo e palestinese esiste un analogo robusto nazionalismo, che fa parte del piu’ generale nazionalismo arabo (“Al-Qawmīya al ʿArabīya”). Accanto a posizioni di apertura e dialogo, non mancano anche li’, come nel caso del sionismo, degli sciovinisti, ortodossi oltranzisti e razzisti, la cui posizione e’ di costituire uno stato palestinese “dal fiume (Giordano) al mare”, e per cui gli ebrei dovrebbero semplicemente fare i bagagli ed andare via (dove, non si sa). Basano le loro tesi anche su un “esclusivismo musulmano” secondo il quale ogni territorio conquistato dall’Islam, anche se riconquistato dagli antichi possessori, deve essere infine riconquistato, poiche’ appartenente al “Fondo Islamico” o “Waqf”. Fanno coppia con la loro controparte israeliana, fautrice di un “esclusivismo ebraico” in Terra Santa, per cui i palestinesi dovrebbero accettare una condizione subalterna o essere ricollocati in altri paesi arabi. Entrambe queste parti estreme si manifestano con elementi ancora piu’ radicali. In Israele ci sono stati gruppi come la Banda Stern e l’Irgun, considerati terroristi anche dal Congresso Sionista e dall’Agenzia ebraica, e che sono stati responsabili di eccidi della popolazione palestinese per indurla a lasciare le proprie terre, come avvenne a Deir Yessin. Oppure estremisti soldati che hanno sparato su bambini palestinesi nel corso delle varie Intifade. E dall’altro ci sono terroristi palestinesi responsabili di innumerevoli attentati contro civili ebrei, anche bambini, e dell’uccisione di innocenti atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972, e ancora facinorosi come il Mufti di Gerusalemme che incitava a uccidere gli ebrei ovunque si trovassero, seguendo l’analogo detto (“Hadith”) di Maometto, da cui proviene lo stesso antico precetto degli Ulama (dotti musulmani), che viene insegnato ancora oggi ai bambini delle scuole di Gaza.
In sostanza il confitto mediorientale si esacerba per il persistente scontro tra le fazioni nazionaliste oltranziste delle due parti, che costringe il resto dei due popoli a seguirli per la propria sopravvivenza, in un circolo vizioso senza fine. Su di esso si innescano interessi geopolitici straordinari e molto allargati, che lo rendono un conflitto molto “internazionalizzato”. Le religioni dei due contendenti, per alcuni tratti affini (anche piu’ di ebraismo e cristianesimo tra di loro!), e per molti altri tratti avverse, specie se interpretate in modo fanatico e antico, gettano di continuo altra benzina sul fuoco.
Detti questi punti nodali, chiarisco anche che il mio era un mero post sulla pagina Facebook dell’Amministrazione del Comune di Marino, la quale informava con orgoglio di quanto andava facendo per la Giornata della Memoria. Il mio post contestava all’Amministrazione di avere consentito nelle proprie strutture comunali degli eventi che esprimono criminalizzazioni contro lo stato di Israele e il sionismo, come di qualsiasi altro popolo. Come e’ consolidato pensiero di chi ha una visione equilibrata della realta’ politica delle cose, degli studiosi del conflitto, e nel mondo intellettuale e politico sia europeo che italiano, ed anche del nostro governo e del Presidente della Repubblica, sia quello attuale che il precedente, criminalizzare il sionismo e’ un’altra forma di antisemitismo, utilizzato perche’ piu’ facilmente sdoganabile e quindi subdolo. Non e’ meno deleterio, perche’ nel criminalizzare Israele e il sionismo si tende a mettere il dubbio la legittimita’ degli ebrei di avere un proprio Paese nella propria terra di origine, seguendo la propria millenaria cultura nazionale.
Nell’evento in oggetto, come e’ evidente negli articoli di giornali che lo hanno seguito, e’ stata proferita una condanna contro lo Stato di Israele e il nazionalismo ebraico. Il suo titolo era “Con Cuba per la Palestina”, e nei lavori il segretario del Circolo organizzatore, Mauro Avello (come riportato nel sito web “Noi Cambiamo”) ha dichiarato:
“Il segretario del circolo ricorda a tutti che parlare quindi di Cuba e della Palestina, significa parlare della stessa cosa, due facce della stessa medaglia: da una parte il trionfo della Rivoluzione e la costruzione del Socialismo in una condizione di costante assedio politico, militare ed economico dovuto al criminale blocco degli stati uniti, e dall’altra l’eroica Resistenza del Popolo Palestinese, simbolo della lotta per la liberazione dall’ultimo sanguinario progetto coloniale, contro israele e quel sionismo che altri non è che una ripugnante forma di fascismo capace di trasformare un popolo da vittima del male assoluto, la shoa, in carnefici assassini.”
Ben diverso il caso in cui fosse stata fatta la legittima e sacrosanta difesa dei diritti dei palestinesi ad avere una propria patria, del loro ugualmente legittimo nazionalismo, anche criticando quella parte del mondo politico israeliano che, additando questioni di sicurezza, o perche’ e’ sciovinista ritenendo che l’intera Terra Santa sia di appannaggio esclusivo ebraico, e’ riluttante a concedere una piena e legittima indipendenza a uno stato palestinese, in congruo territorio, secondo quanto stabilito dalle risoluzioni delle Nazioni Unite. Pare superfluo menzionare che il piano del presidente statunitense Trump e’ a riguardo inacettabile. Riportare il conflitto nei binari della ragionevolezza e del diritto e’ un arduo compito che spetta a chi vuole la pace, nel Medioriente o al di fuori di esso. Potrebbero da cio’ un giorno scaturire soluzioni ancora piu’ avanzate, coraggiose e assai avvedute, ad esempio l’anzidetto Stato binazionale proposto per primo da Uri Avnery, o un solo Stato per entrambe le due comunita’ israeliana e palestinese. L’esempio e l’esperienza di “Neve’ Shalom” in ebraico, “Wahat el-Salam” in arabo (Oasi di Pace), il villaggio in cui israeliani e palestinesi convivono, ha permesso di capire che la chiave della pacifica coesistenza e’ la gestione libera ma responsabile del villaggio da parte di entrambe le comunita’, con pari diritti e doveri. Poiche’ la maggioranza degli israeliani e palestinesi non desiderano un unico Stato in cui convivere, non rimangono che due vie. La prima e’ la soluzione ricercata dale Nazioni Unite, di una divisione quanto piu’ equa della terra, delle citta’ e delle risorse. Poiche’ e’ difficile una perfetta ed ideale divisione, ed e’ virtualmente impossibile che venga accettata da entrambe le parti (e da tutte le loro fazioni o gruppi interni), 73 anni di tentativi a partire dalla risoluzione di divisione in due stati del 1947 hanno insegnato che questa soluzione difficilmente puo’ avere successo. L’altra soluzione e’ quella di uno Stato binazionale, come in Belgio, o di una nazione confederata, come in Svizzera, che riduce l’importanza della perfetta condivisione della terra, e si concentra invece sull’uso della terra e delle risorse da parte delle due etnie e di tutti gli abitanti, nell’ambito di leggi condivise.
Prescindendo da cio’, in questo evento, come in molti simili, ci sono stati a mio avviso grossolani difetti di impostazione. Non solo sarebbe stato meglio che fosse stata fatta una trattazione piu’ ampia delle cause e delle responsabilita’ del conflitto, come finora esposto. In un proficuo scambio di opinioni con Maurizio Aversa (allora segretario del PCI marinese), sul modo migliore di approcciare il conflitto mediorientale, gli ho espresso che la posizione di condanna di uno dei due contendenti del conflitto (nei due sensi, anche se dovesse provenire da parte dei sostenitori di Israele contro gli amici palestinesi) non porta affatto alla sua risoluzione, anzi lo alimenta, facendo un favore agli elementi oltranzisti delle due parti.
Invio un link ad un articolo scritto su questa specifica tematica:
https://www.paconline.it/wordpress/2016/10/30/marino-abate-risponde-aversa-servire-causa-pace/
(oltre 10.000 letture)
In questo altro articolo ho ricostruito le cause del conflitto che dura da piu’ di un secolo, in cui sono menzionati aspetti assai atroci poco conosciuti, riguardo ai quali mi vengono riconosciuti equidistanza e insieme vicinanza alle parti in causa:
Come presidente della sezione di Marino di Italia Nostra, ribadisco pertanto la richiesta che l’Amministrazione non tenga eventi nelle strutture comunali che condannino e incriminino altri Stati e altri popoli, quali essi siano. Giusta la mia critica del singolare comportamento per cui l’Amministrazione esprime la rituale solidarieta’ al popolo ebraico nel giorno della memoria della Shoah, e nel resto dell’anno consente che si tengano manifestazioni in cui viene detto che “Israele e quel Sionismo che altri non è che una ripugnante forma di fascismo capace di trasformare un popolo da vittima del male assoluto, la shoa, in carnefici assassini.”
L’esistenza di Israele e’ legata indissolubilmente alla Shoah, che e’ stato il fattore piu’ importante della sua creazione, molto piu’ dello stesso sionismo. Il conflitto israelo-palestinese, che era gia’ in atto, ne e’ stato esacerbato, con tutte le sue atrocita’, e ne e’ in grande parte una ripercussione, per cui questa tematica va trattata con molto rispetto ed attenzione nei confronti di tutti gli interessati.
Separatamente, come gia’ espresso all’amico Aversa, e agli organizzatori di simili eventi, ovunque essi si tengano, esorto che lo facciano con doverosi equilibrio e completezza, invitando interlocutori non solo palestinesi, ma anche della comunita’ ebraica o di Israele, in modo che possano esprimere il loro punto di vista sulla materia, sia per difendere Israele e il sionismo da accuse infamanti di essere una “ripugnante forma di fascismo”, sia per ascoltare le loro proposte e idee riguardanti come raggiungere la pace. In loro mancanza, o come proficua presenza, si invitino almeno studiosi del conflitto con un passato noto di studi e attivita’ di pacifismo, volti a comprendere tutti gli aspetti, e che abbiano dato prova di onesta’ intellettuale e di equanimita’.
Per quanto riguarda la Bibliopop, sono personalmente lieto della sua esistenza, e so che viene gestita con il contributo dei suoi utenti. Mi sono offerto volentieri di contribuire anche con donazione di libri. Resta comunque una struttura di proprieta’ comunale, quindi di tutti i cittadini, e deve la sua esistenza ad essi e a tutti i contribuenti. Come per tutte le strutture comunali e istituzionali, i gestori sono tenuti ad usarla con indispensabili onorabilita’, correttezza, equilibrio, e onestà intellettuale.
Veramente ultimo di importanza, trovo risibili le offese nei miei confronti. Non sono sionista, e come tutti i veri pacifisti, mi vengono mosse spesso simili offese, ma in senso inverso, da nazionalisti israeliani, che sospettano che sia schierato con il nazionalismo arabo e palestinese. E’ il destino dei veri attivisti pacifisti, che talvolta a causa dei sospetti e dell’odio degli elementi estremi di una parte o dell’altra, vengono pure uccisi. Organizzo eventi di pacifismo riguardanti la regione mediterranea, e scrivo articoli sul conflitto mediorientale per trovare il bandolo della matassa che porta alla pace. Lo faccio sin da tenera eta’ essendo nato e cresciuto in un Paese arabo, vicino al conflitto mediorientale, di cui conosco bene non solo la storia, ma soprattutto i contendenti, siano essi arabi ed ebrei, israeliani e palestinesi, e le loro culture. Si tratta di popoli a me fratelli, con cui sono cresciuto, e la cui situazione da sempre mi rattrista profondamente. Per il mio passato, mi sento anche arabo, insieme a molte altre eredita’, ma tengo soprattutto al mio stato di essere umano, internazionale e che ha come patria innanzitutto dei valori, e poi tutto il mondo, non questa o quella nazione. Viviamo in un piccolo pianeta, siamo tutti fratelli.
Gli autori di queste accuse a un popolo, e di questi insulti personali, dimostrano solo la loro scarsa cifra culturale e morale, e ribadisco, nella foga di entrare nell’agone del conflitto a favore di una parte, in realta’ lo esacerbano e lo perpetuano.
Infine ho un nome e cognome, non sono “camuffato (?) da Italia Nostra”, ho e l’onore e l’onere di essere presidente della sezione di Marino della nostra Associazione, e ho segnalato la mancata vigilanza dell’Amministrazione che consente che vengano proferite simili criminalizzazioni in strutture comunali verso popoli o stati, quali che essi siano. L’Amministrazione Comunale in merito deve ottemperare agli orientamenti e alle disposizioni delle nostre istituzioni, del Governo e del Presidente della Repubblica.