Il Presidente Sergio Santinelli invita cittadini, forze politiche e sociali e associazioni a sostenere raccolta…
Marino/BiblioPop. Il napoletano dei Castelli romani, Luigi Iovino a BiblioPop con “Ciak … si mangia”. Un successo.
06/01/2020Questo articolo è stato letto 11183 volte!
Sabato 4 a Marino, presso BiblioPop, durante l’intervista, molto libera e “a cuore aperto”, alla quale Luigi Iovino, da Somma Vesuviana come ama ricordare, e da decenni a Roma, cioè ai Castelli romani, dove vive e ha insegnato intanto che ha svolto, apprezzatissimo, il giornalista e lo scrittore, l’ha detto esplicitamente: “Io amo Natale in casa Cupiello. Credo di conoscere a memoria tutte le battute dell’opera che magistralmente Edoardo De Filippo ha portato in Italia e nel mondo”. Infatti, chi ne frequenta la dimora, a Rocca di Papa, sa bene che ogni anno, Luigi, in un preciso spazio all’angolo dell’ampio salone in cui si accede varcata la soglia di casa, allestisce il presepe. Con ricerca minuziosa dei particolari. E, certamente non è un caso se da San Gregorio Armeno, di Napoli, gli è stata consegnata per essere posto all’interno della propria rappresentazione della natività, la statuetta che lo ritrae in elegante cappotto e con l’immancabile Borsalino che incornicia il volto mettendo in risalto i baffi. Questi aspetti, ben introducono la completa, professionale, amichevole intervista a cui Iovino è stato sottoposto da Alessandra Battaglia – giornalista -. I tempi, nella serata BiblioPop, non sono stati televisivi. Quindi nessun forcing serrato, ma proprio come è il profilo e realtà quotidiano dell’autore, uno scorrere lento e umano del racconto degli aneddoti, della costruzione, e prima dell’ideazione, del libro. Per chi conosce autore e libro non poteva essere altrimenti. Ma anche chi l’ha conosciuto, o approfondito e scandagliato nella ex chiesetta a S. Maria delle Mole, dove, al solito, BiblioPop ha segnato un altro successo con molti partecipanti a seguire in piedi, sabato sera, l’ha immediatamente colto nella presentazione affatto formale di Giancarlo Forte. Giancarlo, co-organizzatore della serata di cui sono stati artefici “Il Gruppo dei dodici” e Acab/BiblioPop, ha detto l’essenziale, con esattezza e profondità di “Luigi vulcano di idee. Di luigi al 15esimo libro. Di Luigi amante e profondo conoscitore della storia e della cultura dei Castelli romani. Di Luigi napoletano, che dopo quarant’anni, ancora ha l’impianto orale della dolce lingua partenopea e pesca vocaboli come “sfizioso”, “puvariello”, “ ‘ommangià” e così via”. Per questo, nonostante la prima domanda sia stata proprio “ma come ti è venuto in mente di scrivere un libro su cinema e cucina?”, Iovino ha fatto un commosso, sincero, affettuoso ringraziamento a Sergio Santinelli – il presidente di Acab che ha ricordato Peppino Impastato ucciso dalla mafia perchè combattente antimafia con le armi della conoscenza del territorio, della cultura, dell’informazione. – e a Giancarlo Forte per le parole che lo hanno descritto. Potremmo dire di più: il post serata, ha visto lo scrittore di Ciak si mangia alzare il mattino seguente la cornetta del telefono per chiamare ancora Giancarlo per ringraziare tutto il gruppo cosi compatto e amalgamato in questo bel presidio e viva esperienza di BiblioPop. “Tutto è nato da un “non libro” che i figli di Benito Morelli, fondatore, conduttore, chef internazionale di “Benito al Bosco” di Velletri volevano regalare al loro genitore in occasione dei settantenni. Infatti – racconta l’autore con dovizia di particolari – che saputo dell’ipotesi, Benito, lo precettò per vari mesi ad ascoltare e prendere materiale sul cinema, sui frequentatori e sulle amicizie nate nel ristorante di registi, attori, politici che dall’epoca della dolce vita in poi, intanto che lo zoom si focalizzava su Via Veneto a Roma, la presenza a macchia d’olio per risiedere, per svolgere attività artistica nei set naturali o costruiti, per assaporare cibi cucinati e stringere amicizie, mettevano i Castelli romani e la provincia di Roma come una prosecuzione ovvia di Cinecittà.
Così in un mix di necessità (economicamente conviene più produrre in set e siti già presenti – vale per Castel San Pietro nella trilogia di Pane Amore e… con Gina Lollobrigida, così come per il Gattopardo che Visconti girò ad Ariccia a Palazzo Chigi, oppure per le ville Tuscolane e il laghi di Nemi e Castel Gandolfo, e poi Marino e Grottaferrata e Albano e ancora avanti -. Inoltre per molte esigenze sceniche, per molte scelte poetiche, le immagini, gli scorci, la paesistica e paesaggistica di moltissimi siti dei Castelli romani, sono unici e irripetibili per l’effetto emozionale che i registi volevano raccontare). Altri aspetti, affatto secondari, come ha ricordato Alessandra Battaglia, era il beneficio che ristoratori, locande, e perfino il popolo in senso largo poteva cogliere da queste presenze “cinematografare”. Infatti Luigi Iovino conferma che ha “potuto raccontare nel libro, non solo lo sviluppo, con notevoli salti organizzativi e qualitativi, ma anche come risposta primaria in più occasioni per diventare la macchina cinema, fonte di reddito occasionale ma non blanda. E’ il caso di Castel San Pietro, in cui una intera comunità partecipa come comparsa e viene remunerata per tutta una serie di film. Tanto che – ricorda Luigi – se andate in questo delizioso paesino sopra Palestrina, ogni cittadino ha in casa le cassette video dei film qui girati, non solo per piacere e campanilismo, ma anche in segno di ringraziamento e riconoscimento di parentele di tre quattro generazioni precedenti. Oppure – racconta ancora Iovino ad un pubblico in sala attento e curioso – il caso di Ariccia, dove abbiamo potuto ricostruire grazie ad una foto acquistata (che è la copertina del libro) dal comune di Ariccia, in cui Gina Lollobrigida è attorniata di bambini. Abbiamo ricostruito l’identità di tutti i protagonisti della foto e vorrei tanto, per quelli ancora in vita, poter costruire un appuntamento per rifare la stessa posa. Costoro all’epoca della lavorazione in esterna, percepivano qualche compenso. Ma non potevano essere ripresi più di una volta. Allora chi li ingaggiava, loro concittadino, gli dava delle dritte: non farsi inquadrare in viso, cosi che il giorno successivo potevano nuovamente essere chiamati sul set.”.
Un altro aspetto fondamentale nel racconto filmico-gastronomico, riguarda le persone, sia ristoratori che attrici attori e registi, di come abbiano costruito un rapporto, dapprima occasionale e via via più intenso fino a creare vere e proprie amicizie. Gli episodi e gli aneddoti, come sollecitato dalla giornalista, ne vengono fuori a bizzeffe. E, nel libro valgono tutte per costruire ognuno un libro a se, ma intanto, nella presentazione per sezioni del volume proposto, insieme ai capitoli delle “città del cinema”, c’è poi una carrellata dei profili degli artisti a tavola, dove proprio il connubio di Tognazzi o di Eduardo, di Sofia Loren o di Sordi e le decine di altri stringono coi protagonisti ristoratori e cuochi e cuoche salde amicizie personali e sfocano in dispute culinarie talvolta. Per questo, la serata a BiblioPop che ha presentato il libro, ma in realtà molto di più, si chiude con la richiesta dello scrittore di dare lettura – con la voce della giornalista – di alcune pagine dedicate ad Eduardo. Naturalmente dal pubblico ‑tra cui hanno spiccato la presenza dell’assessore Adolfo Tammaro e della consigliera Franca Silvani, sono stati offerti spunti e riconoscimenti non formali al lavoro presentato. Lo scrittore fa sapere che utilizzerà il dialogo che nelle varie situazioni si promozione del libro – come ha fatto a Palazzo Chigi di Ariccia con centinia di persone che hanno anche degustato l’arte culinaria di 25 ristoratori castellani; o come ha fatto al Festival del Cinema di Roma altrettanto affollato – per portare nuovo sviluppo in questo film girato dalle pagine di un libro e ambientato ai Castelli romani nell’arco degli ultimi decenni. Buon cinecibo a tutti.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
Buongiorno, Spett. Le Direzione Punto a Capo , vorrei portare alla Vostra attenzione la pubblicazione di questa opera. Dedicate tre minuti non ve ne pentirete.
” La Fenomenologia alle Falde del Vesuvio “.
Saluti
dott. Pietro Perna
Ciao Pietro,
abbiamo il piacere di informarla che abbiamo creato un post sul
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visibilità al Suo libro.
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