Diabete in aumento: ne soffre il 6% degli italiani. Ieri il convegno all’ISS

Diabete in aumento: ne soffre il 6% degli italiani. Ieri il convegno all’ISS

13/02/2019 0 Di Redazione

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Si è svolto ieri il convegno “La malattia diabetica e le sue complicanze” all’Istituto Superiore di Sanità. Necessario l’approccio multidisciplinare sul diabete e una sempre più forte sinergia tra pubblico e privato

Diabete in aumento: ne soffre il 6% degli italiani, almeno un 2% il sommerso. Colpito 1 milione di persone nel pieno dell’età lavorativa. La prima cura è un corretto stile di vita

Molte diagnosi sono tardive e spesso ci si arriva solo tramite altre patologie.: l’Italia è fanalino di coda nell’utilizzo dei più moderni farmaci per il diabete per le difficoltà nel prescriverli” dichiara il prof. Andrea Giaccari, diabetologo

FOCUS SUL DIABETE ALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ – Si è svol­to ieri, mar­te­dì 12 feb­bra­io, pres­so l’aula “Poc­chia­ri” dell’Istituto Supe­rio­re di Sani­tàil con­ve­gno “La malat­tia dia­be­ti­ca e le sue com­pli­can­ze”, orga­niz­za­to con il patro­ci­nio dell’Associazione dei Cava­lie­ri Ita­lia­ni del Sovra­no Mili­ta­re Ordi­ne di Mal­ta – ACISMOM e dell’ISS e con il con­tri­bu­to non con­di­zio­na­to di Mun­di­phar­ma. Un’occasione per rimar­ca­re l’importanza del­la mul­ti­di­sci­pli­na­rie­tà nell’approccio sul dia­be­te e la neces­si­tà di siner­gia tra pub­bli­co e pri­va­to.

L’approccio al dia­be­te — affer­ma la dot­to­res­sa Anna Pao­la San­ta­ro­ni, Diret­to­re Gene­ra­le Aci­smom richie­de una medi­ci­na cen­tra­ta sul­la per­so­na, per la qua­le devo­no esse­re pre­si in cari­co, con un approc­cio mul­ti­di­men­sio­na­le, tut­ti i suoi biso­gni di salu­te. Que­sto può avve­ni­re se alla per­so­na, e ai suoi fami­lia­ri, vie­ne offer­to un per­cor­so che sia costrui­to con com­ple­tez­za di pro­fes­sio­ni e disci­pli­ne, in gra­do di affron­ta­re tut­ti gli aspet­ti cli­ni­ci e le riper­cus­sio­ni socio­sa­ni­ta­rie del­la malat­tia. È altre­sì indi­spen­sa­bi­le che l’integrazione con il medi­co di fami­glia sia soli­da e ben strut­tu­ra­ta, anche dal pun­to di vista digi­ta­le, per un pie­no coin­vol­gi­men­to del pazien­te”.

Mun­di­phar­ma Phar­ma­ceu­ti­cals ritie­ne fon­da­men­ta­le pro­muo­ve­re que­sti appun­ta­men­ti di alto livel­lo scien­ti­fi­co nel­la pro­pria stra­te­gia di cono­scen­za e nel rispet­to del­la cen­tra­li­tà del pazien­te. “La nostra real­tà van­ta un for­te patri­mo­nio in tut­ta Euro­pa nel­la medi­ci­na gene­ra­le e spe­cia­li­sti­ca. Attra­ver­so il nostro lavo­ro nel dia­be­te raf­for­zia­mo ulte­rior­men­te il nostro impe­gno nel ren­de­re dispo­ni­bi­li medi­ci­na­li inno­va­ti­vi che aggiun­ga­no valo­re rea­le ai pazien­ti e ai siste­mi sani­ta­ri” com­men­ta il dot­tor Chri­stian Maz­zi, Diret­to­re Gene­ra­le Mun­di­phar­ma Phar­ma­ceu­ti­cals.

DIABETE, NUMERI IN AUMENTO — I nume­ri del dia­be­te sono in aumen­to in tut­to il mon­do e l’Italia non fa ecce­zio­ne: in par­ti­co­la­re, negli ulti­mi 10 anni la pre­va­len­za del 4% nel­la popo­la­zio­ne gene­ra­le è pas­sa­ta al 6%, limi­ta­ta ai casi noti, ossia for­mu­la­ti dall’ISTAT e dal­lo stu­dio ARNO. L’analisi ISTAT ha lascia­to fuo­ri colo­ro che non sono con­sa­pe­vo­li del­la malat­tia o che non la con­si­de­ra­no ade­gua­ta­men­te. Lo Stu­dio ARNO, rea­liz­za­to dal­la Socie­tà Ita­lia­na di Dia­be­to­lo­gia insie­me a Cine­ca sul­la base di dati ammi­ni­stra­ti­vi, ha indi­vi­dua­to quan­te sono le per­so­ne che assu­mo­no far­ma­ci per dia­be­te, che han­no esen­zio­ni per que­sta pato­lo­gia o che sono sta­te dimes­se da un ospe­da­le con (anche) que­sta dia­gno­si, supe­ran­do così la per­ce­zio­ne del pazien­te. “Resta tut­ta­via una quan­ti­tà di som­mer­so pre­oc­cu­pan­te, sti­ma­bi­le attor­no al 2% del­la popo­la­zio­ne di per­so­ne che han­no il dia­be­te e non lo san­no” sot­to­li­nea il prof. Andrea Giac­ca­ri, dia­be­to­lo­go, Pro­fes­so­re Asso­cia­to di Endo­cri­no­lo­gia all’Università Cat­to­li­ca del Sacro Cuo­re di Roma e Respon­sa­bi­le del Cen­tro per le Malat­tie Endo­cri­ne e Meta­bo­li­che del­la Fon­da­zio­ne Poli­cli­ni­co Ago­sti­no Gemel­li IRCCS. “Que­sto è indi­ret­ta­men­te con­fer­ma­to anche dal fat­to che mol­te dia­gno­si ven­go­no fat­te per pato­lo­gie appa­ren­te­men­te non cor­re­la­te alla malat­tia dia­be­ti­ca, come colo­ro che pre­sen­ta­no pro­ble­mi ine­ren­ti alle pato­lo­gie car­dia­che: il 25–30% del­le per­so­ne che han­no un infar­to sco­pro­no di ave­re dia­be­te. Oltre alle cure, biso­gna dun­que indi­vi­dua­re colo­ro che ne sono affet­ti ma non ne sono con­sa­pe­vo­li”.

TERAPIE E PREVENZIONE. L’IMPORTANZA DI UN CORRETTO STILE DI VITA – Secon­do gli stu­di del­la Socie­tà Ita­lia­na di dia­be­to­lo­gia, qua­si il 65% del­le per­so­ne con dia­be­te si col­lo­ca nel­la fascia di età pari o supe­rio­re ai 65 anni. Cir­ca un pazien­te su 5 ha età pari o supe­rio­re a 80 anni, cir­ca il 2% ha età infe­rio­re a 20 anni e cir­ca il 35% dei sog­get­ti è in età lavo­ra­ti­va (20–64 anni). La pre­va­len­za fra i 20 e i 49 anni è mag­gio­re nel­le fem­mi­ne men­tre fra i 50 e gli 80 anni è supe­rio­re nei maschi. La pre­va­len­za com­ples­si­va è mag­gio­re nei maschi. Que­sti dati con­fer­ma­no il fat­to che il dia­be­te afflig­ge mol­tis­si­mi anzia­ni, ma sot­to­li­nea­no anche che mol­tis­si­me per­so­ne con dia­be­te (oltre 200 mila in que­sta casi­sti­ca e oltre 1 milio­ne su base nazio­na­le) non sono anzia­ni e sono nel pie­no dell’età lavo­ra­ti­va.

Per ritar­da­re la com­par­sa del dia­be­te e per con­tra­star­ne la pro­gres­sio­ne, la tera­pia si basa su 4 pila­stri fon­da­men­ta­li, di cui 3 non sono far­ma­co­lo­gi­ci: “anzi­tut­to l’alimentazione, non inte­sa come die­ta, ma come ali­men­ta­zio­ne sana, per rag­giun­ge­re un peso for­ma e man­te­ner­lo nel tem­po” spie­ga il prof. Giac­ca­ri. “Il secon­do pila­stro è l’attività fisi­ca, sem­pre più scar­sa nel­la nostra socie­tà, inte­sa anche negli spo­sta­men­ti quo­ti­dia­ni. Il ter­zo pila­stro è l’educazione: sape­re cosa sta suc­ce­den­do, qua­li sono gli effet­ti del­le con­se­guen­ze del­la malat­tia dia­be­ti­ca è fon­da­men­ta­le per tene­re sot­to con­trol­lo il pro­prio dia­be­te e i rela­ti­vi fat­to­ri di rischio. La tera­pia far­ma­co­lo­gi­ca è solo il quar­to pila­stro che reg­ge il “tem­pio” del­la tera­pia del dia­be­te”. Oggi esi­sto­no mol­ti far­ma­ci per curar­lo, ma tra que­sti, spe­cie i più recen­ti, han­no costi ele­va­ti e gli enti rego­la­to­ri li han­no resi pre­scri­vi­bi­li sono dagli spe­cia­li­sti di dia­be­to­lo­gia, peral­tro in manie­ra com­ples­sa median­te appo­si­ti pia­ni tera­peu­ti­ci.

La con­se­guen­za è che l’Italia è fana­li­no di coda nell’uso di que­sti far­ma­ci, non solo in Euro­pa, ma anche rispet­to a pae­si di altri con­ti­nen­ti che han­no un’assistenza sani­ta­ria note­vol­men­te infe­rio­re alla nostra, poi­ché altro­ve sono pre­scri­vi­bi­li anche da altri spe­cia­li­sti o dai medi­ci di base. Alcu­ni di que­sti far­ma­ci han­no anche il non tra­scu­ra­bi­le van­tag­gio di pre­ve­ni­re le malat­tie car­dio­va­sco­la­ri” evi­den­zia il prof. Giac­ca­ri. “La cura del dia­be­te” aggiun­ge la San­ta­ro­ni “si dovrà avva­le­re anche dei bene­fi­ci del­la medi­ci­na di pre­ci­sio­ne che con­sen­ti­rà, sul­la base dei dati epi­de­mio­lo­gi, cli­ni­ci e di stu­dio geno­mi­co, di uti­liz­za­re le sem­pre più effi­ca­ci tera­pie far­ma­co­lo­gi­che in modo mira­to, come già avvie­ne negli Sta­ti Uni­ti”.

IL RUOLO DI ACISMOM – L’Acismom è mol­to impe­gna­ta nel­la lot­ta al dia­be­te. Ope­ra sul ter­ri­to­rio ita­lia­no per con­to del Ser­vi­zio Sani­ta­rio Nazio­na­le, attra­ver­so un Ospe­da­le di Neu­ro­ria­bi­li­ta­zio­ne e tre­di­ci strut­tu­re ambu­la­to­ria­li ter­ri­to­ria­li poli­spe­cial­si­ti­che, di cui die­ci ope­ra­no pro­prio in ambi­to dia­be­to­lo­gi­co, con una uten­za atti­va di oltre 40.000 per­so­ne con dia­be­te. I pri­mi cen­tri dia­be­to­lo­gi­ci di Aci­smom risal­go­no agli anni ’50 e da subi­to han­no pro­po­sto un per­cor­so assi­sten­zia­le mul­ti­di­sci­pli­na­re e mul­ti­pro­fes­sio­na­le che fos­se in gra­do di pren­de­re in cari­co la per­so­na con dia­be­te nel­la tota­li­tà dei suoi biso­gni di salu­te. “Quel­la di Aci­smom in dia­be­to­lo­gia è una pre­sen­za che uni­sce tra­di­zio­ne, radi­ca­zio­ne nel ter­ri­to­rio ed una costan­te ricer­ca dell’innovazione cli­ni­ca ed orga­niz­za­ti­va, con il risul­ta­to di una for­te fide­liz­za­zio­ne dei pazien­ti e di stret­ta col­la­bo­ra­zio­ne con la medi­ci­na gene­ra­le” con­clu­de la San­ta­ro­ni.

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