Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.

Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.

23/03/2020 0 Di Maurizio Aversa

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La foto sim­bo­lo del­la trage­dia Coro­n­avirus, e del­la san­ità sman­tel­la­ta: colon­na di automezzi che por­tano via centi­na­ia di bare con le vit­time


Il Par­ti­to Comu­nista Ital­iano del Lazio, pur non poten­do svol­gere una dis­cus­sione assem­bleare, con l’utilizzo degli stru­men­ti telem­ati­ci, ha prodot­to un con­fron­to da cui è sca­tu­ri­to un doc­u­men­to, ora approva­to sul­la vicen­da Coro­n­avirus. Ma, a par­tire da questo, i comu­nisti non si sono lim­i­tati ad affrontare l’emergenza, pure dram­mat­i­ca e con la quale mis­urar­si, anzi sono sta­ti in gra­do di pen­sare al “dopo emer­gen­za”. E’ infat­ti opin­ione basi­lare che da ques­ta vicen­da se ne può uscire in due modi: o ricon­fer­man­do, dopo, tut­to ciò che era pri­ma e che ci ha con­dot­to fin qui; oppure, come sostiene il PCI, riv­oltare le linee politiche, met­tere in pri­mo piano non gli inter­es­si ma la salute dei cit­ta­di­ni, sal­va­guardare i lavo­ra­tori e non i guadag­ni delle pro­duzioni. Il Gov­er­no, assume schizofreni­ca­mente provved­i­men­ti che, spes­so, con­trad­di­cono quan­to fat­to solo pochi giorni o poche ore pri­ma. Non solle­vi­amo questo per polem­i­ca polit­i­ca spic­ci­o­la, ma solo per evi­den­ziare che se non c’è un dis­eg­no di un nuo­vo ordine delle cose, non si può avere lin­ear­ità e trasparen­za. I comu­nisti del Lazio, questo han­no scel­to: di indi­care un ind­i­riz­zo gen­erale per il dopo Coro­n­avirus. E’ così che si potrà evitare il ripeter­si di situ­azioni analoghe. Con­fidi­amo che i lavo­ra­tori, i cit­ta­di­ni, gli uti­liz­za­tori del­la rete, non accetti­no sem­plice­mente il bat­ti e rib­at­ti quo­tid­i­ano di teatran­ti al quale, appun­to, noi non vogliamo parte­ci­pare. Invece, con­fidi­amo pro­prio che tut­ti quel­li a cui ci appel­liamo lavo­ra­tori, cit­ta­di­ni, uti­liz­za­tori di inter­net, assumano la scelta di appro­fondire il nos­tro doc­u­men­to di anal­isi e pro­pos­ta. Il fine? Quel­lo dichiara­to di ver­i­fi­care se ci sia con­so­nan­za, con­di­vi­sione, e quin­di sosteg­no alle pro­poste comu­niste. Se fos­si­mo in agi­bil­ità demo­c­ra­t­i­ca “nor­male” farem­mo questo con­vo­can­do migli­a­ia di assem­blee nel Paese. Tut­ti sap­pi­amo che non è pos­si­bile. Cer­chi­amo allo­ra, noi di adem­piere ad un com­pi­to morale, sociale, politi­co e di classe che ci siamo dati; a tut­ti voi chiedi­amo di ver­i­fi­care se ciò che state sper­i­men­tan­do sul­la vos­tra pelle ha a che fare con prob­le­mi e soluzioni che i comu­nisti met­tono a dis­po­sizione. Chi si ritro­verà nei con­tenu­ti qui pro­posti, sap­pi­amo tro­verà la forza per non abban­donar­si allo scon­for­to e, invece, riat­ti­vare l’antico mot­to, tutt’ora vali­do, che l’unione fa la forza, e che lo sfrut­ta­men­to di pochi con­tro molti non va più accetta­to, né per­me­s­so.
(Su incar­i­co del seg­re­tario regionale, Oreste del­la Pos­ta, il com­pag­no Ange­lo Dion­isi, medico, già Sen­a­tore del­la Repub­bli­ca ha redat­to la pri­ma boz­za del doc­u­men­to di anal­isi ed ind­i­riz­zo politi­co del PCI Lazio; così come la com­pagna Sonia Peco­ril­li, asses­sore a Ser­mon­e­ta e rap­p­re­sen­tante sin­da­cale nel­la san­ità ha prodot­to la pri­ma stesura del doc­u­men­to sul­la tutela del­la salute dei lavo­ra­tori del­la san­ità alle­ga­to al doc­u­men­to politi­co. Ancor più preg­nante ora, che in questi giorni vede a Livorno, due operaie del­la san­ità licen­zi­ate per esser­si ribel­late a non avere pro­tezioni indi­vid­u­ali.).

Par­ti­to Comu­nista Ital­iano


PCI LAZIO. Doc­u­men­to di anal­isi ed ind­i­riz­zo sul­la polit­i­ca san­i­taria
I Comu­nisti del PCI Lazio vogliono innanz­i­tut­to esprimere vic­i­nan­za e cor­doglio a tutte le famiglie col­pite da lut­ti e sof­feren­ze per la perdi­ta dei loro cari a causa del­la pan­demia da coro­n­avirus che sta inter­es­san­do dram­mati­ca­mente il nos­tro Paese più che altri nel mon­do. Ques­ta maledet­ta pan­demia, provo­ca­ta da un virus (il coro­n­avirus) fino­ra sconosci­u­to che trasfor­man­dosi sarebbe pas­sato da alcu­ni ani­mali mam­miferi all’uomo, si carat­ter­iz­za per la sua dram­mat­i­ca espan­sione e per il suo enorme cari­co di morte per malat­tia pol­monare, di sof­feren­za umana, di povertà eco­nom­i­ca e di relazioni, di tur­ba­men­to dif­fu­so, di pau­ra. Il PCI del Lazio è con­sapev­ole che dopo ques­ta pan­demia nul­la sarà come pri­ma. Essa infat­ti sta già cam­bian­do pro­fon­da­mente la nos­tra vita. Essa è des­ti­na­ta a mutare le abi­tu­di­ni, le cul­ture, la ger­ar­chia di val­ori, i com­por­ta­men­ti, gli affetti,le relazioni tra gli indi­vidui e tra le clas­si, le stesse relazioni tra gli sta­ti e gli asset­ti isti­tuzion­ali. I comu­nisti non vogliono aggiun­gere o dif­fondere ulte­ri­ori nozioni di natu­ra tec­ni­ca oltre a quelle ampia­mente e forse ecces­si­va­mente divul­gate dagli organi di infor­mazione uffi­ciali e dai social. Infat­ti, solo al fine di evi­den­ziare come la pri­ma lin­ea del­la guer­ra con­tro la pan­demia in atto è com­bat­tuta dal set­tore socio-san­i­tario, scegliamo di accom­pa­gnare la forte anal­isi del­lo sta­to attuale espos­ta in questo doc­u­men­to, da una nota che rap­p­re­sen­ta la modal­ità non pre­vista e non attua­ta nei fat­ti da chi gov­er­na la san­ità, met­ten­do a ris­chio salute e vite dei lavo­ra­tori pro­prio del­la san­ità. Essi sono inter­es­sati soprat­tut­to ad offrire ai cit­ta­di­ni ed ai lavo­ra­tori ele­men­ti di rif­les­sione utili per la ricostruzione di una coscien­za di classe che sia fon­da­men­to per la ricon­quista dell’egemonia cul­tur­ale che per­me­t­ta di com­pren­dere e con­trastare la natu­ra dei pro­ces­si sociali ed eco­nomi­ci in atto e legit­ti­mare il ruo­lo di trasfor­mazione delle clas­si popo­lari. Per questo essi vogliono inda­gare, sen­za pregiudizi di carat­tere ide­o­logi­co, e sti­mo­lare una rif­les­sione di mas­sa sug­li even­ti che si sono ver­i­fi­cati e che si stan­no anco­ra svilup­pan­do e sui fat­tori di crisi che si sono man­i­fes­ta­ti in relazione alla ges­tione del­la pan­demia.
Il PCI:
• Pur rifi­u­tan­do ogni ipote­si di deri­va tec­no­crat­i­ca e riaf­fer­man­do la dife­sa ad oltran­za delle pre­rog­a­tive del Par­la­men­to demo­c­ra­ti­ca­mente elet­to, aus­pi­ca che le deci­sioni fino­ra assunte e le pre­scrizioni che saran­no in segui­to imposte siano sup­por­t­ate dal parere degli epi­demi­olo­gi, dei virolo­gi e degli infet­tivo­logi­ci e ritiene che le scarse conoscen­ze delle carat­ter­is­tiche di un virus di nuo­va insor­gen­za e la impreved­i­bil­ità del suo com­por­ta­men­to non pos­sano gius­ti­fi­care la con­trad­dit­to­ri­età delle dis­po­sizioni emanate dal Gov­er­no e dalle autorità locali carat­ter­iz­zate dall’alternarsi di allarmis­mi e ras­si­cu­razioni.
• Giu­di­ca indeco­roso il perenne scon­tro tra i diver­si liv­el­li isti­tuzion­ali del­lo Sta­to cen­trale e dei Gov­erni Region­ali ed il bal­let­to di deci­sioni e pre­scrizioni annun­ci­ate e con­tin­u­a­mente mod­ifi­cate più per moti­vazioni di carat­tere pro­pa­gan­dis­ti­co ed elet­toral­is­ti­co dei vari inap­pro­priati pro­tag­o­nisti che sug­ger­i­ti da diver­si esplic­i­ti e man­i­festi pareri sci­en­tifi­ci nec­es­sari­a­mente non uni­vo­ci.
• A tal propos­i­to i Comu­nisti del Lazio esp­ri­mono pro­fon­da pre­oc­cu­pazione per la debolez­za dimostra­ta dalle nos­tre Isti­tuzioni come con­seguen­za delle malau­gu­rate riforme Cos­ti­tuzion­ali che, mod­i­f­i­can­do il capi­to­lo V, han­no del­e­ga­to ai gov­erni Region­ali la Ges­tione del Sis­tema San­i­tario. I comu­nisti pre­an­nun­ciano una fer­ma oppo­sizione alla richi­es­ta dell’autonomia dif­feren­zi­a­ta da parte di alcune Regioni che porterà alla rot­tura dell’Unità nazionale ed a mag­giore con­trap­po­sizione dei poteri.
• Giu­di­ca moral­mente inqual­i­fi­ca­bili tut­ti col­oro che han­no caldeg­gia­to mis­ure di pre­ven­zione più blande met­ten­do nel con­to migli­a­ia se non centi­na­ia di migli­a­ia o addirit­tura mil­ioni di mor­ti di essere umani non solo anziani o frag­ili.
• ritiene che a tut­to il per­son­ale san­i­tario del nos­tro Paese vada un grande riconosci­men­to non soltan­to per l’impegno pro­fu­so gen­erosa­mente nel con­trastare una pan­demia che mette a ris­chio la loro stes­sa salute ma per come da anni sup­plis­cono con grande sac­ri­fi­cio e pro­fes­sion­al­ità alle caren­ze del Sis­tema San­i­tario impov­er­i­to negli ulti­mi decen­ni dalle politiche neoliberiste. Gli apprez­za­men­ti non siano soltan­to con­tin­gen­ti e di maniera ma siano l’avvio di una cam­pagna cul­tur­ale che raf­forzi il rap­por­to di fidu­cia dei cit­ta­di­ni con tut­ti gli oper­a­tori che scon­tano trop­po spes­so le caren­ze e la dis­or­ga­niz­zazione dei servizi.
La dram­mat­i­ca pan­demia che si è abbat­tuta in poco tem­po sul nos­tro Paese ha mes­so in evi­den­za le pro­fonde caren­ze del nos­tro Sis­tema San­i­tario anche in quelle Regioni dove sono state trop­po a lun­go cop­erte dal­la retor­i­ca pro­pa­gan­dis­ti­ca. Si è dimostra­ta una Fake quel­la che vol­e­va la San­ità Lom­bar­da come tra i più effi­ci­en­ti sis­te­mi del mon­do cap­i­tal­is­ti­co. La con­tror­i­for­ma san­i­taria del 1992 (legge 502 e seguen­ti) che, in peri­o­do di crisi dei Par­ti­ti Popo­lari e soprat­tut­to del­la can­cel­lazione del P.C.I.e di forte ege­mo­nia neoliberista seg­na­ta dall’affermazione del berlus­con­is­mo, ha can­cel­la­to la rifor­ma San­i­taria del 1978 (la famosa 833), ha por­ta­to alla azien­dal­iz­zazione del Sis­tema San­i­tario pie­ga­to alla log­i­ca del mer­ca­to e del prof­it­to, alla sua pri­va­tiz­zazione, alla can­cel­lazione di 70000 (dice­si set­tan­ta­mi­la) Posti let­to Ospedalieri, alla chiusura di numerosi ospedali, all’abbandono di ogni log­i­ca di pro­gram­mazione e di adegua­to finanzi­a­men­to. In Italia 3,4 Posti Let­to per 1000 abi­tan­ti, in Fran­cia 7 per 1000 abi­tan­ti ed in Ger­ma­nia 8 per 1000 abi­tan­ti. Ecco­la la eccel­len­za lom­bar­da: 1 pos­to di rian­i­mazione per 4000 abi­tan­ti con­tro 1 ogni 2 o 3 mila abi­tan­ti delle altre regioni. Oggi assis­ti­amo impau­ri­ti, alli­biti ad uno sce­nario al quale i più non era­no preparati. Per questo,
• Il PCI chiede con forza che la crisi e le dif­fi­coltà attuali divengano occa­sione per cor­reg­gere le politiche antipopo­lari che han­no pro­gres­si­va­mente taglia­to dirit­ti fon­da­men­tali dei cit­ta­di­ni e per fare una val­u­tazione real­is­ti­ca dei dan­ni prodot­ti dal liberis­mo e dal­la con­tror­i­for­ma san­i­taria del 1992.
• Il PCI denun­cia all’opinione pub­bli­ca le tragiche con­seguen­ze del­la chiusura di tan­ti pic­coli Ospedali, del­la riduzione dei Posti Let­to Ospedalieri, del taglio dei servizi san­i­tari real­iz­za­ti dai Gov­erni Region­ali che si sono susse­gui­ti negli ulti­mi anni.
• Per questo il PCI chiede che vengano recu­perati i val­ori e l’organizzazione del­la Rifor­ma San­i­taria 833 del 1978, sep­pure cor­ret­ta da ele­men­ti di mag­giore razion­al­iz­zazione, e che si torni al Sis­tema San­i­tario Nazionale gra­tu­ito ed uni­ver­sale.
• Il PCI aderisce cor­ret­ta­mente alle pre­scrizioni ed invi­ta tut­ti i suoi mil­i­tan­ti ed i sim­pa­tiz­zan­ti e tut­ti i cit­ta­di­ni a tenere com­por­ta­men­ti coer­en­ti con le indi­cazioni delle isti­tuzioni e soprat­tut­to coer­en­ti con un forte sen­so civi­co e di sol­i­da­ri­età che deve essere pos­to alla base del­la ricostruzione dell’unità del popo­lo e del­la ricom­po­sizione sociale e ril­e­va con ram­mari­co come le forze di Gov­er­no abbiano trop­po spes­so subito l’iniziativa dei par­ti­ti del­la destra e degli impren­di­tori che nel­la pri­ma fase han­no invo­ca­to provved­i­men­ti min­i­mali antepo­nen­do gli inter­es­si eco­nomi­ci ed i loro prof­itti al val­ore del­la salute e del­la vita.
• Il PCI pur apprez­zan­do il fat­to che in ques­ta fase il Gov­er­no abbia scel­to le ragioni del­la salute e del­la vita resisten­do ad una ver­gog­nosa e fors­en­na­ta cam­pagna svilup­pa­ta da tan­ti organi di infor­mazione a servizio degli inter­es­si del cap­i­tal­is­mo nos­tra­no non può non ril­e­vare la dis­tan­za di val­ori che han­no guida­to i provved­i­men­ti di alcune democra­zie popo­lari come La Cina.
• Infine Il PCI, con­sideran­do che la pan­demia da Coro­n­avirus potrà com­portare mil­ioni di per­sone infet­tate, di cui cir­ca il 10 % con malat­tia man­i­fes­ta con neces­sità di assis­ten­za in Cen­tri di Rian­i­mazione e di Ter­apia Inten­si­va di cui il nos­tro Sis­tema San­i­tario non dis­porrebbe, oltre a cir­ca 3,4 % di deces­si, chiede che vengano adot­tati cor­ag­giosa­mente tut­ti i provved­i­men­ti capaci di con­tenere e ral­lentare la dif­fu­sione del virus e che vengano req­ui­site e messe a dis­po­sizione del­la col­let­tiv­ità sot­to il potere delle isti­tuzioni demo­c­ra­tiche tutte la strut­ture san­i­tarie pri­vate con­ven­zion­ate e non.
• Da più par­ti viene ripetu­to che ques­ta pan­demia è come una guer­ra. E di guer­ra si trat­ta. Per i pro­fon­di cam­bi­a­men­ti che pro­dur­rà. Siamo con­sapevoli che come in ogni guer­ra saran­no i più deboli a sof­frire ed a soc­combere ma soltan­to se questi non sapran­no cogliere l’opportunità di assumere le redi­ni del­lo Sta­to sot­traen­dosi alla sug­ges­tione del­la neces­sità di Poteri e di uomi­ni for­ti ed autori­tari. E sot­traen­dosi anche al fas­ci­no irrazionale di supera­men­to del­la democrazia a favore degli esper­ti e dei tec­nocrati. Di una nuo­va classe diri­gente c’è neces­sità ed urgen­za che sia espres­sione degli inter­es­si dei lavo­ra­tori e che ridis­eg­ni gli asset­ti di potere e l’architettura delle isti­tuzioni , superan­do la divi­sione cor­po­ra­ti­va del­la soci­età, ricostru­en­do l’unità del popo­lo sul­la base del­la sol­i­da­ri­età e dell’uguaglianza. Si può e si deve uscire da ques­ta dram­mat­i­ca pan­demia con più Sta­to e più Democrazia. Se è vero che la Lom­bar­dia e soprat­tut­to Berg­amo e Bres­cia come altre cit­tà del Nord piangono il mag­gior numero di mor­ti è per­ché mil­ioni di cit­ta­di­ni sono anco­ra costret­ti a recar­si nelle fab­briche anche dove non si pro­ducono beni e servizi fon­da­men­tali. Anco­ra malat­tie e mor­ti dis­ug­uali e seg­nate con il mar­chio di classe. I lavo­ra­tori immo­lati al Prof­it­to ed alla ric­chez­za di pochi stan­no già pagan­do il prez­zo. Quan­do, con il sac­ri­fi­cio e la sol­i­da­ri­età ed il sen­so civi­co e respon­s­abile dei lavo­ra­tori sarà vin­ta ques­ta battaglia dovre­mo pre­sentare il con­to a lor sig­nori e non per­me­t­ter­e­mo che l’emergenza san­i­taria si trasfor­mi in emer­gen­za demo­c­ra­t­i­ca.
I comu­nisti a fian­co dei lavo­ra­tori sapran­no vig­i­lare e con­trastare ogni ten­ta­ti­vo di involuzione demo­c­ra­t­i­ca e di riduzione delle lib­ertà demo­c­ra­tiche e dei dirit­ti indi­vid­u­ali e sociali.

Cir­ca cinquan­ta medici prove­ni­en­ti da Cuba giun­ti in Italia


PCI Lazio.Tutela del­la salute dei lavo­ra­tori, emer­gen­za Coro­n­avirus e “dopo emer­gen­za”
PREMESSSA
Questo doc­u­men­to nasce dal­la neces­sità di dare delle risposte con­crete a tut­ti gli oper­a­tori san­i­tari nes­suno esclu­so che in questo momen­to si trovano ad affrontare la situ­azione emer­gen­ziale det­ta­ta dall’epidemia da COVID-19. Pre­so atto del­l’e­volver­si del­la situ­azione epi­demi­o­log­i­ca, del carat­tere par­ti­co­lar­mente dif­fu­si­vo del­l’epi­demia e del­l’in­cre­men­to dei casi e dei deces­si riscon­trati sul ter­ri­to­rio nazionale, ritenu­ta la stra­or­di­nar­ia neces­si­ta’ e urgen­za di emanare ulte­ri­ori dis­po­sizioni per fron­teggia­re l’e­mer­gen­za epi­demi­o­log­i­ca da COVID-19, si ritiene nec­es­sario adottare mis­ure di poten­zi­a­men­to del­la rete ospedaliera e di assis­ten­za ter­ri­to­ri­ale. Con­sid­er­a­to che l’Or­ga­niz­zazione Mon­di­ale del­la Sani­ta’ il 30 gen­naio 2020 ha dichiara­to l’epi­demia da COVID-19 un’e­mer­gen­za di sani­ta’ pub­bli­ca di ril­e­van­za inter­nazionale; è d’obbligo portare a conoscen­za dei nos­tri inter­locu­tori che in tutte le strut­ture pub­bliche ospedaliere ed ambu­la­tori dis­lo­cate su tut­to il ter­ri­to­rio del­la Regione Lazio scarseg­giano i Dis­pos­i­tivi di Pro­tezione Indi­vid­uale (DPI).

Alcune decine di medici cine­si prove­ni­en­ti da Wuhan sono giun­ti in Italia


Infor­mare tut­ti oggi è un nos­tro dovere.
I Coro­n­avirus sono una vas­ta famiglia di virus noti per causare malat­tie che van­no dal comune raf­fred­dore a malat­tie più gravi come la Sin­drome res­pi­ra­to­ria medior­i­en­tale (MERS) e la Sin­drome res­pi­ra­to­ria acu­ta grave (SARS). Sono virus RNA a fil­a­men­to pos­i­ti­vo, con aspet­to sim­i­le a una coro­na al micro­sco­pio elet­tron­i­co. La sot­to­famiglia Ortho­coro­n­aviri­nae del­la famiglia Coro­n­aviri­dae è clas­si­fi­ca­ta in quat­tro generi di coro­n­avirus (CoV): Alpha‑, Beta‑, Delta- e Gam­ma­coro­n­avirus. Il genere del beta­coro­n­avirus è ulte­ri­or­mente sep­a­ra­to in cinque sot­to­generi (tra i quali il Sar­be­covirus). I Coro­n­avirus sono sta­ti iden­ti­fi­cati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uo­mo ed alcu­ni ani­mali (inclusi uccel­li e mam­miferi). Le cel­lule bersaglio pri­marie sono quelle epiteliali del trat­to res­pi­ra­to­rio e gas­troin­testi­nale. Ad oggi, sette Coro­n­avirus han­no dimostra­to di essere in gra­do di infettare l’uo­mo: Coro­n­avirus umani comu­ni: HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 (Beta­coro­n­avirus) e HCoV-229E e HCoV-NL63 (Alpha­coro­n­avirus); essi pos­sono causare raf­fred­dori comu­ni ma anche gravi infezioni del trat­to res­pi­ra­to­rio infe­ri­ore. Altri Coro­n­avirus umani (Beta­coro­n­avirus): SARS-CoV, MERS-CoV e 2019-nCoV (ora denom­i­na­to SARS-CoV­‑2). Abbi­amo a che fare però con un nuo­vo Coro­n­avirus (nCoV) è un nuo­vo cep­po di coro­n­avirus che non è sta­to prece­den­te­mente mai iden­ti­fi­ca­to nel­l’uo­mo. In par­ti­co­lare quel­lo denom­i­na­to SARS-CoV­‑2 (prece­den­te­mente 2019-nCoV), e non è mai sta­to iden­ti­fi­ca­to pri­ma di essere seg­nala­to a Wuhan, Cina, a dicem­bre 2019. Il virus che causa l’at­tuale epi­demia di coro­n­avirus è sta­to chiam­a­to “Sin­drome res­pi­ra­to­ria acu­ta grave coro­n­avirus 2” (SARS-CoV­‑2). Lo ha comu­ni­ca­to l’In­ter­na­tion­al Com­mit­tee on Tax­on­o­my of Virus­es (ICTV) che si occu­pa del­la des­ig­nazione e del­la denom­i­nazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.). A indi­care il nome un grup­po di esper­ti apposi­ta­mente incar­i­cati di stu­di­are il nuo­vo cep­po di coro­n­avirus. Sec­on­do questo pool di scien­ziati il nuo­vo coro­n­avirus è fratel­lo di quel­lo che ha provo­ca­to la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scel­to di SARS-CoV­‑2. La com­parsa di nuovi virus pato­geni per l’uomo, prece­den­te­mente cir­colan­ti solo nel mon­do ani­male, è un fenom­e­no ampia­mente conosci­u­to (chiam­a­to spill over o salto di specie) e si pen­sa che pos­sa essere alla base anche dell’origine del nuo­vo coro­n­avirus (SARS-CoV­‑2). Al momen­to la comu­nità sci­en­tifi­ca sta cer­can­do di iden­ti­fi­care la fonte dell’infezione. La malat­tia provo­ca­ta dal nuo­vo Coro­n­avirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per coro­na, “VI” per virus, “D” per dis­ease e “19” indi­ca l’an­no in cui si è man­i­fes­ta­ta). I sin­to­mi più comu­ni sono feb­bre, stanchez­za e tosse sec­ca. Alcu­ni pazi­en­ti pos­sono pre­sentare indolen­z­i­men­to e dolori mus­co­lari, con­ges­tione nasale, naso che cola, mal di gola o diar­rea. Questi sin­to­mi sono gen­eral­mente lievi e iniziano grad­ual­mente. Nei casi più gravi, l’in­fezione può causare pol­monite, sin­drome res­pi­ra­to­ria acu­ta grave, insuf­fi­cien­za renale e persi­no la morte. Alcune per­sone si infet­tano ma non svilup­pano alcun sin­to­mo. Gen­eral­mente i sin­to­mi sono lievi, soprat­tut­to nei bam­bi­ni e nei gio­vani adul­ti, e a inizio lento. Cir­ca 1 su 5 per­sone con COVID-19 si ammala grave­mente e pre­sen­ta dif­fi­coltà res­pi­ra­to­rie, richieden­do il ricovero in ambi­ente ospedaliero. Il peri­o­do di incubazione rap­p­re­sen­ta il peri­o­do di tem­po che inter­corre fra il con­ta­gio e lo svilup­po dei sin­to­mi clin­i­ci. Si sti­ma attual­mente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un mas­si­mo di 14 giorni. Il nuo­vo Coro­n­avirus è un virus res­pi­ra­to­rio che si dif­fonde prin­ci­pal­mente attra­ver­so il con­tat­to stret­to con una per­sona mala­ta. La via pri­maria sono le goc­ci­o­line del respiro delle per­sone infette ad esem­pio tramite: la sali­va; tossendo; star­nu­ten­do; con­tat­ti diret­ti per­son­ali; le mani, ad esem­pio toc­can­do con le mani con­t­a­m­i­nate (non anco­ra lavate) boc­ca, naso o occhi. Le per­sone anziane e quelle con patolo­gie sot­tostan­ti, quali iperten­sione, prob­le­mi car­diaci o dia­bete e i pazi­en­ti immun­ode­pres­si (per patolo­gia con­geni­ta o acquisi­ta o in trat­ta­men­to con far­ma­ci immunosop­pres­sori, trapi­antati) han­no mag­giori prob­a­bil­ità di svilup­pare forme gravi di malat­tia. Gli oper­a­tori san­i­tari sono esposti ad un ele­va­to ris­chio di con­ta­gio entran­do in con­tat­to con i pazi­en­ti più spes­so di quan­to non fac­cia la popo­lazione gen­erale. L’Or­ga­niz­zazione Mon­di­ale del­la San­ità (OMS) rac­co­man­da che gli oper­a­tori san­i­tari applichi­no adeguate mis­ure di pre­ven­zione e con­trol­lo delle infezioni in gen­erale e delle infezioni res­pi­ra­to­rie, in par­ti­co­lare. Pro­prio sul­la base di ques­ta ulti­ma affer­mazione vogliamo che le isti­tuzioni pongano mag­giore atten­zione sull’argomento sicurez­za nei luoghi di lavoro e cor­ret­to uti­liz­zo dei DPI sec­on­do il Decre­to Legge 81/2008. In questo caso la sicurez­za in Ospedale è un val­ore che non si può trascu­rare, una vari­abile strut­turale o tec­no­log­i­ca dal­la quale non solo dipende la salute ma la stes­sa inco­lu­mità fisi­ca di pazi­en­ti e dipen­den­ti. Risul­ta quin­di di fon­da­men­tale impor­tan­za effet­tuare una val­u­tazione dei rischi, inte­sa come l’in­sieme di tutte quelle oper­azioni, conosc­i­tive e oper­a­tive, che devono essere attuate per addi­venire ad una sti­ma del ris­chio d’e­s­po­sizione ai fat­tori di peri­co­lo per la sicurez­za e la salute del per­son­ale in relazione allo svol­gi­men­to delle lavo­razioni. Tale val­u­tazione è per­tan­to un’­op­er­azione com­p­lessa che richiede per ogni ambi­ente o pos­to di lavoro con­sid­er­a­to una serie d’op­er­azioni, suc­ces­sive e con­seguen­ti tra loro, che dovran­no prevedere: iden­ti­fi­cazione delle sor­gen­ti di ris­chio pre­sen­ti nel ciclo lavo­ra­ti­vo; indi­vid­u­azione dei con­seguen­ti poten­ziali rischi d’e­s­po­sizione; la sti­ma del­l’en­tità dei rischi d’e­s­po­sizione . Nelle strut­ture san­i­tarie coesiste uno sce­nario com­ple­to di rischi con­ven­zion­ali ed emer­gen­ti (fisi­ci, chimi­ci e bio­logi­ci) dif­fi­cil­mente riscon­tra­bile in altre realtà indus­tri­ali. Rischi bio­logi­ci In ambi­ente ospedaliero il ris­chio bio­logi­co è intrin­se­ca­mente cor­re­la­to con l’attività dell’operatore san­i­tario e quin­di per il diret­to con­tat­to con i malati, pos­si­bili por­ta­tori di patolo­gie infet­tive, e con i loro liq­ui­di bio­logi­ci (sangue, sali­va, aerosol res­pi­ra­tori, urine, feci, ecc.) anch’essi poten­zial­mente infet­ti. In gen­erale il ris­chio bio­logi­co può essere di tipo: Cumu­la­ti­vo (dipende dal­la pos­si­bil­ità di venire a con­tat­to con agen­ti bio­logi­ci pato­geni nel cor­so delle nor­mali oper­azioni lavo­ra­tive, tenen­do dis­tin­ti gli even­ti infor­tunis­ti­ci) . Infor­tunis­ti­co (è lega­to ad even­ti acci­den­tali). Anal­iz­zan­do il ris­chio bio­logi­co di tipo infor­tunis­ti­co, si può affer­mare che molte infezioni pos­sono essere con­trat­te in segui­to a ferite casu­ali con aghi e stru­men­ti tagli­en­ti con­t­a­m­i­nati con mate­ri­ale bio­logi­co infet­to e/o per con­tat­to di mate­ri­ale infet­to con mucose o pelle non inte­gra, dal rap­por­to con­tin­u­a­ti­vo tra il per­son­ale san­i­tario e i malati, dal­la pre­sen­za di mate­ri­ale bio­logi­co poten­zial­mente infet­to, dall’uso di stru­men­ti e apparec­chi di diag­nosi e cura, dall’eventuale inquina­men­to ambi­en­tale dei set­tori di degen­za, ecc. Sono quin­di da con­sid­er­ar­si attiv­ità poten­zial­mente a ris­chio tutte quelle manovre che sono com­piute quo­tid­i­ana­mente dal per­son­ale infer­mieris­ti­co medico e ausil­iario che com­por­tano la manipo­lazione di stru­men­ti, ogget­ti, mate­ri­ali even­tual­mente con­t­a­m­i­nati. La pre­ven­zione varia in relazione alla tipolo­gia d’infortunio e si attua soprat­tut­to attra­ver­so la sen­si­bi­liz­zazione degli oper­a­tori (con­sideran­do che il ris­chio mag­giore dipende non dal paziente noto per la patolo­gia infet­ti­va, ma da quel­lo con malat­tia non accer­ta­ta) ed in par­ti­co­lare occorre fare rifer­i­men­to alle norme uni­ver­sali.
Le pre­cauzioni uni­ver­sali preve­dono:
Lavag­gio delle mani (lavag­gio delle mani con acqua e deter­gente segui­to da lavag­gio anti­set­ti­co ogni qual vol­ta si ver­i­fichi acci­den­tal­mente il con­tat­to con sangue e/o liq­ui­di bio­logi­ci e dopo la rimozione dei guan­ti). Uso dei guan­ti (devono essere sem­pre indos­sati quan­do vi è o vi può essere con­tat­to con sangue e/o liq­ui­di bio­logi­ci). Uso dei cam­i­ci e dei grem­bi­uli di pro­tezione (devono essere sem­pre indos­sati durante l’esecuzione di pro­ce­dure che pos­sono pro­durre l’emissione di goc­ci­o­line o schizzi di sangue e/o liq­ui­di bio­logi­ci). Uso di mascher­ine, occhiali e copri­fac­cia pro­tet­tivi (devono essere sem­pre indos­sati durante l’esecuzione di pro­ce­dure che pos­sono provo­care l’esposizione del­la mucosa orale, nasale e con­giun­ti­vale a goc­ci­o­line o schizzi di sangue e/o liq­ui­di bio­logi­ci e emis­sione di fram­men­ti di tes­su­to). Cam­pi­oni bio­logi­ci (van­no col­lo­cati e trasportati in con­teni­tori apposi­ti che impedis­cano even­tu­ali perdite o rot­ture; il mate­ri­ale a perdere che risul­ta con­t­a­m­i­na­to da sangue e/o liq­ui­di bio­logi­ci deve essere ripos­to nei con­teni­tori per rifiu­ti spe­ciali; le even­tu­ali manovre chirur­giche e/o endo­scopiche su pazi­en­ti infet­ti devono essere inserite come ultime nel­la pro­gram­mazione delle rel­a­tive sedute) .
Clas­si­fi­cazione delle manovre o pro­ce­dure inva­sive com­por­tan­ti ris­chio bio­logi­co (da S. Can­toni, 1993).
Alto ris­chio: incan­nu­lazione vie arteriose/venose e pre­lievi arte­riosi; angiografie; inter­ven­ti chirur­gi­ci; riscon­tri autop­ti­ci; bron­co­scopie, induzione dell’escreato per aerosoliz­zazione; aspi­razioni endo­bronchiali ed endo­tra­cheali; intubazioni endo/­na­so/oro-tra­cheali; tra­cheotomie, cam­bio di can­nule tra­cheotomiche; pun­ture esplo­rative in cav­ità ed organi: lom­bare, toraci­ca, ster­nale, artro­cen­te­si, biop­sia epat­i­ca e renale; pun­ture evac­u­a­tive in cav­ità ed organi: tora­cen­te­si, para­cen­te­si, dial­isi peri­toneale, drenag­gio toraci­co; cate­ter­is­mo vesci­cole; cis­to­scopia; istero­scopia; amnio­cen­te­si; feto­scopia. Medio ris­chio: pre­lie­vo o iniezioni endovenose; lavag­gio mate­ri­ale e stru­men­ti (fer­ri chirur­gi­ci); svuo­ta­men­to con­teni­tori rip­i­eni di liq­ui­di organi­ci (sangue, urine, escre­ato); endo­scopia diges­ti­va; med­icazione di ferite chirur­giche; iniezioni intra­mus­co­lari. Bas­so ris­chio: clis­tere; pulizia cavo orale; tri­co­to­mia.
Dopo aver fat­to ques­ta accu­ra­ta pre­mes­sa attra­ver­so un per­cor­so for­ma­ti­vo e cog­ni­ti­vo vogliamo entrare nel det­taglio e par­lare dei DPI (si intende per dis­pos­i­ti­vo di pro­tezione indi­vid­uale DPI qual­si­asi attrez­zatu­ra des­ti­na­ta ad essere indos­sa­ta e tenu­ta dal lavo­ra­tore allo scopo di pro­tegger­lo con­tro uno o più rischi suscettibili di minac­cia­rne la sicurez­za o la salute durante il lavoro, nonchè ogni com­ple­men­to o acces­so­rio des­ti­na­to a tale scopo). I DPI devono essere imp­ie­gati quan­do i rischi non pos­sono essere evi­tati o suf­fi­cien­te­mente ridot­ti da mis­ure tec­niche di pre­ven­zione, da mezzi di pro­tezione col­let­ti­va, da mis­ure, meto­di o pro­ced­i­men­ti di rior­ga­niz­zazione del lavoro.
Nel­lo speci­fi­co vogliamo par­lare delle maschere fil­tran­ti: gli aerosol e le par­ti­celle di polveri sot­tili sono fra i rischi per la salute più sub­doli nel­l’am­bi­ente di lavoro, poiché questi sono pres­sochè invis­i­bili nel­l’aria res­pirabile. Le semi­maschere fil­tran­ti con­tro par­ti­celle offrono pro­tezione da questi peri­coli. Queste si sud­di­vi­dono in tre clas­si di pro­tezione: FFP1, FFP2 e FFP3. L’im­por­tan­za del­la pro­tezione res­pi­ra­to­ria Par­ti­celle peri­colose pos­sono essere can­cero­gene o radioat­tive, altre dan­neg­giano l’ap­pa­ra­to res­pi­ra­to­rio del cor­po nel­l’ar­co di decen­ni e cau­sano lo svilup­po a lun­go ter­mine di malat­tie gravi. Nel migliore dei casi, i lavo­ra­tori devono lottare solo con­tro odori sgrade­voli. Le maschere res­pi­ra­to­rie, sud­di­vise in tre clas­si, pro­teggono da aerosol, fumo e polveri fini acqu­ose e oleose durante il lavoro; la loro fun­zione pro­tet­ti­va è nor­ma­ta a liv­el­lo europeo sec­on­do EN 149. Queste sono denom­i­nate “semi­maschere fil­tran­ti con­tro par­ti­celle o maschere per polveri sot­tili” e ven­gono sud­di­vise nelle clas­si di pro­tezione FFP1, FFP2 e FFP3. Come fun­ziona una maschera fil­trante? Le maschere fil­tran­ti pro­teggono da polveri, fumi e neb­bie di liq­ui­di (aerosol) inal­a­bili, ma non da vapore e gas. Il sis­tema di clas­si­fi­cazione si sud­di­vide in tre clas­si FFP, dove la sigla FFP sta per “fil­ter­ing face piece”, ovvero maschera fil­trante. Una maschera fil­trante copre naso e boc­ca e si com­pone di diver­si mate­ri­ali fil­tran­ti e del­la maschera stes­sa. Queste sono pre­scritte nei luoghi di lavoro nei quali viene super­a­to il val­ore lim­ite di espo­sizione occu­pazionale (OEL). Questo indi­ca la con­cen­trazione mas­si­ma ammes­sa di polveri, fumo e aerosol nel­l’aria res­pirabile, che non causa dan­ni alla salute. Quan­do questo val­ore viene super­a­to, l’u­so di maschere fil­tran­ti diven­ta obbli­ga­to­rio. Da cosa ci pro­teggono le maschere fil­tran­ti? Le clas­si di pro­tezione FFP1, FFP2 e FFP3 offrono, in fun­zione del­la perdi­ta totale e del fil­trag­gio di par­ti­celle con dimen­sioni fino a 0,6 ?m, una pro­tezione res­pi­ra­to­ria per diverse con­cen­trazioni di sostanze nocive. La perdi­ta totale è dovu­ta a pen­e­trazione del fil­tro e difet­ti di tenu­ta su viso e naso. Gra­zie all’in­no­v­a­ti­va tec­nolo­gia fil­trante, anche la resisten­za res­pi­ra­to­ria res­ta bas­sa e la res­pi­razione non è osta­co­la­ta dalle par­ti­celle cat­turate nel fil­tro, nem­meno in caso di ripetu­to uti­liz­zo del­la maschera fil­trante. FFP1 Pro­tezione da polveri atossiche e non fibro­gene L’i­nalazione non causa lo svilup­po di malat­tie, tut­tavia può irritare le vie res­pi­ra­to­rie e rap­p­re­sentare un inquina­men­to da cat­tivi odori. La perdi­ta totale può essere al mas­si­mo del 25%. Il supera­men­to del val­ore lim­ite di espo­sizione pro­fes­sion­ale può essere al mas­si­mo di 4 volte supe­ri­ore.
Le maschere res­pi­ra­to­rie del­la classe di pro­tezione FFP1 sono adat­te per ambi­en­ti di lavoro nei quali non si preve­dono polveri e aerosol tossi­ci o fibro­geni. Queste fil­tra­no almeno l’80% delle par­ti­celle che si trovano nel­l’aria fino a dimen­sioni di 0,6 ?m e pos­sono essere uti­liz­zate quan­do il val­ore lim­ite di espo­sizione occu­pazionale non viene super­a­to di oltre 4 volte. Nel set­tore edile o nel­l’in­dus­tria ali­menta­re, le maschere res­pi­ra­to­rie del­la classe FFP1 sono qua­si sem­pre suf­fi­ci­en­ti. FFP2 Pro­tezione da polveri, fumo e aerosol soli­di e liq­ui­di dan­nosi per la salute Le par­ti­celle pos­sono essere fibro­gene, vale a dire che a breve ter­mine cau­sano l’ir­ri­tazione delle vie res­pi­ra­to­rie e a lun­go ter­mine com­por­tano una riduzione del­l’e­las­tic­ità del tes­su­to pol­monare. La perdi­ta totale può essere al mas­si­mo del 11%. Il supera­men­to del val­ore lim­ite di espo­sizione pro­fes­sion­ale può essere al mas­si­mo di 10 volte supe­ri­ore. Le maschere res­pi­ra­to­rie del­la classe di pro­tezione FFP2 sono adat­te per ambi­en­ti di lavoro nei quali l’aria res­pirabile con­tiene sostanze dan­nose per la salute e in gra­do di causare alter­azioni genetiche. Queste devono cat­turare almeno il 94% delle par­ti­celle che si trovano nel­l’aria fino a dimen­sioni di 0,6 ?m e pos­sono essere uti­liz­zate quan­do il val­ore lim­ite di espo­sizione occu­pazionale rag­giunge al mas­si­mo una con­cen­trazione 10 volte supe­ri­ore. Le maschere res­pi­ra­to­rie del­la classe di pro­tezione FFP2 ven­gono uti­liz­zate ad esem­pio nel­l’in­dus­tria met­al­lur­gi­ca o nel­l’in­dus­tria mineraria. Qui i lavo­ra­tori ven­gono a con­tat­to con aerosol, neb­bie e fumi, che a lun­go ter­mine cau­sano lo svilup­po di malat­tie res­pi­ra­to­rie come il can­cro ai pol­moni e che aumen­tano in modo mas­s­ic­cio il ris­chio di patolo­gie sec­on­darie come una tuber­colosi pol­monare atti­va. FFP3 Pro­tezione da polveri, fumo e aerosol soli­di e liq­ui­di tossi­ci e dan­nosi per la salute Ques­ta classe di pro­tezione fil­tra le sostanze nocive can­cero­gene e radioat­tive e i micror­gan­is­mi pato­geni come virus, bat­teri e funghi. La perdi­ta totale può essere al mas­si­mo del 5%. Il supera­men­to del val­ore lim­ite di espo­sizione pro­fes­sion­ale può essere al mas­si­mo di 30 volte supe­ri­ore. Le maschere res­pi­ra­to­rie del­la classe di pro­tezione FFP3 offrono la mas­si­ma pro­tezione pos­si­bile dal­l’in­quina­men­to del­l’aria res­pirabile. Con una perdi­ta totale del 5% max. e una pro­tezione nec­es­saria pari almeno al 99% dalle par­ti­celle con dimen­sioni fino a 0,6 ?m, sono inoltre in gra­do di fil­trare par­ti­celle tossiche, can­cero­gene e radioat­tive. Queste maschere res­pi­ra­to­rie pos­sono essere uti­liz­zate in ambi­en­ti di lavoro nei quali il val­ore lim­ite di espo­sizione occu­pazionale viene super­a­to fino a 30 volte il val­ore speci­fi­co del set­tore. Queste sono uti­liz­zate ad esem­pio nel­l’in­dus­tria chim­i­ca. Allo sta­to attuale la nor­ma armo­niz­za­ta UNI EN 149:2009 cos­ti­tu­isce la nor­ma­ti­va di rifer­i­men­to anche per la cer­ti­fi­cazione con­tro il ris­chio bio­logi­co delle semi­maschere fil­tran­ti antipol­vere come anche affer­ma­to dal Min­is­tero del Lavoro, con la cir­co­lare n. 15/2012. Ed inoltre, come evi­den­zi­a­to dal medes­i­mo Dicas­t­ero, l’uso di DPI per le vie res­pi­ra­to­rie con­for­mi alla nor­ma euro­pea armo­niz­za­ta UNI EN 149:2009 è da riten­er­si ido­neo anche per la pro­tezione da agen­ti bio­logi­ci aerodis­per­si (così come riconosci­u­to in numerosi doc­u­men­ti dalle prin­ci­pali Autorità del set­tore san­i­tario e prev­i­den­ziale sia nazion­ali, quali, ad esem­pio, il Min­is­tero del­la Salute e l’ISPESL, sia inter­nazion­ali, quali, ad esem­pio, l’Organizzazione Mon­di­ale del­la San­ità (OMS) e lo statu­nitense Nation­al Insti­tute for Occu­pa­tion­al Safe­ty and Health (NIOSH) e non ulti­mo l’ente di nor­mazione ital­iano (UNI)”. Quin­di i fac­ciali fil­tran­ti cer­ti­fi­cati in con­for­mità alla nor­ma EN 149 (classe FFP2 o FFP3) sono suf­fi­ci­en­ti a garan­tire la pre­ven­zione dai rischi bio­logi­ci aere­odis­per­si, in molte situ­azioni lavo­ra­tive in ambito san­i­tario; per situ­azioni più com­p­lesse pos­sono essere uti­liz­za­ti anche DPI con carat­ter­is­tiche diverse”. E’ impor­tante e doveroso “dis­tinguere le maschere di pro­tezione res­pi­ra­to­rie dalle mascher­ine chirur­giche. Queste ultime sono dis­pos­i­tivi medici e nascono con lo scopo di pro­teggere il paziente in situ­azioni speci­fiche (es: sala oper­a­to­ria) e non il per­son­ale san­i­tario, dal momen­to che non pre­sen­tano un bor­do di tenu­ta sul volto ed uno speci­fi­co sis­tema fil­trante per aerosol soli­di e liq­ui­di, a dif­feren­za dei DPI. Le maschere chirur­giche pos­sono riportare la mar­catu­ra CE (che attes­ta la rispon­den­za a quan­to dis­pos­to dal­la Diret­ti­va 93/42/CEE in ambito di dis­pos­i­tivi medici) e pos­sono essere con­for­mi alla nor­ma armo­niz­za­ta EN 14683, che descrive le prove utili a ver­i­fi­care che l’idoneità a pro­teggere il paziente da ciò che viene espi­ra­to da chi le indos­sa”. In aggiun­ta di quan­to sopra ripor­ta­to è nec­es­sario l’utilizzo di ulte­ri­ori DPI per pro­teggere gli oper­a­tori san­i­tari, si dovran­no uti­liz­zare quin­di in caso di COVID-19:
PROTEZIONE CONGIUNTIVALE Molte man­sioni espon­gono gli occhi ed il volto degli oper­a­tori a ris­chio bio­logi­co. • Devono invece essere adot­tati occhiali del tipo panoram­i­co a maschera nei casi di espo­sizioni a “droplet”(SARS). • Visiere o scher­mi fac­ciali pos­sono essere usati per quelle situ­azioni in cui l’esposizione al ris­chio bio­logi­co, da spruzzi o get­ti, assume carat­tere di mag­giore ril­e­van­za ed anche in fun­zione del­la pro­tezione delle mucose di boc­ca, e naso.
Occhiali panoram­i­ci ————– Assis­ten­za pazi­en­ti affet­ti da patolo­gie trasmis­si­bili————- tramite droplets (SARS) maschera.
PROTEZIONE DELLE MANI In ambito san­i­tario gli arti supe­ri­ori sono esposti diret­ta­mente al ris­chio bio­logi­co nel cor­so di diverse attiv­ità. L’impiego di guan­ti monouso, con­sente di lim­itare in maniera sig­ni­fica­ti­va il ris­chio derivante da espo­sizione per con­tat­to. Pri­ma e dopo l’uso dei guan­ti, occorre sem­pre eseguire l’igiene delle mani con acqua e sapone/antisettico o frizione con alcool al 75%.
Guan­ti monouso in PVC sen­za pol­vere ——– Pro­tezione delle mani dal con­tat­to con sangue ed altri liq­ui­di bio­logi­ci.
PROTEZIONE DEL CORPO I cam­i­ci in TNT monouso devono essere indos­sati quan­do è pos­si­bile sporcar­si con escrezioni e secrezioni o spruzzi di secrezioni res­pi­ra­to­rie o quan­do si deve inter­venire in ambi­en­ti con­t­a­m­i­nati.
Cam­ice in TNT chiu­so al col­lo e ai pol­si——— Pro­tezione del­la con­t­a­m­i­nazione divisa e del­la cute del per­son­ale dall’esposizione di sangue e/o altri liq­ui­di bio­logi­ci Attiv­ità su pazi­en­ti che pos­sono pro­durre spruzzi o aerosol di liq­ui­di bio­logi­ci.
PROTEZIONE DEI PIEDI. I DISPOSITIVI I calzari sopras­carpe, in TNT monouso, devono essere indos­sati quan­do è pos­si­bile sporcar­si con escrezioni e secrezioni o quan­do si deve inter­venire in ambi­en­ti con­t­a­m­i­nati.
Gam­bali in TNT – PVC anti­s­civo­lo—- Pro­tezione del­la con­t­a­m­i­nazione delle calza­ture e del­la cute del per­son­ale dall’esposizione di sangue e/o altri liq­ui­di bio­logi­ci.

PROTEZIONE DEL CAPO
Le cuffie in TNT monouso pro­teggono i capel­li ed il cuoio capel­lu­to da con­t­a­m­i­nazione in pre­sen­za di aerosol e bat­teri, o virus, a dif­fu­sione aerea; devono essere indos­sati quan­do è pos­si­bile il con­tat­to con escrezioni e secrezioni o quan­do si deve inter­venire in ambi­en­ti con­t­a­m­i­nati.
Cuf­fia in TNT con elas­ti­ci latex-free —-A pro­tezione par­ti del viso, fronte e col­lo dell’operatore.
Vogliamo citare l’art. 77 del Decre­to Legge 81 del 2008 che prevede che il datore di lavoro ai fini del­la scelta dei DPI: a) effet­tua l’anal­isi e la val­u­tazione dei rischi che non pos­sono essere evi­tati con altri mezzi; b) indi­vid­ua le carat­ter­is­tiche dei DPI nec­es­sarie affinchè questi siano adeguati ai rischi di cui alla let­tera a), tenen­do con­to delle even­tu­ali ulte­ri­ori fonti di ris­chio rap­p­re­sen­tate dagli stes­si DPI; c) val­u­ta, sul­la base delle infor­mazioni e delle norme d’u­so for­nite dal fab­bri­cante a corre­do dei DPI, le carat­ter­is­tiche dei DPI disponi­bili sul mer­ca­to e le raf­fronta con quelle indi­vid­u­ate alla let­tera b); d) aggior­na la scelta ogni qual­vol­ta inter­ven­ga una vari­azione sig­ni­fica­ti­va negli ele­men­ti di val­u­tazione. L’art. 78 Legge 81 del 2008 prevede che i lavo­ra­tori seg­nali­no imme­di­ata­mente al datore di lavoro o al diri­gente o al pre­pos­to qual­si­asi difet­to o incon­ve­niente da essi ril­e­va­to nei DPI mes­si a loro dis­po­sizione. Oggi ci appel­liamo forte­mente al Decre­to Leg­isla­ti­vo 81/2008 per tute­lare i dirit­ti di tut­ti quei lavo­ra­tori che oggi per forza di cose sono esposti ai rischi legati all’epidemia COVID-19, con­sid­er­a­to a tut­ti gli effet­ti ris­chio pro­fes­sion­ale ed in quan­to tale la nor­ma­ti­va impone al datore di lavoro la val­u­tazione dei rischi, aggior­nan­do i DVR come defini­to nell’art 28 del D.Lgs 81/08 per­chè l’elaborazione del Doc­u­men­to di Val­u­tazione dei Rischi risul­ta oggi un obbli­go.
Met­tere a ris­chio la salute degli oper­a­tori san­i­tari in questo momen­to stori­co equiv­ale a met­tere a ris­chio tut­ta la popo­lazione.

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