HIV. Nel 25% dei casi stimati, il virus provoca disturbi di tipo cognitivo, in 2 casi su 3 di tipo asintomatico

HIV. Nel 25% dei casi stimati, il virus provoca disturbi di tipo cognitivo, in 2 casi su 3 di tipo asintomatico

23/10/2019 0 Di Redazione

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Oltre 100 specialisti provenienti da Stati Uniti e Europa a Roma per l’8°edizione di NeuroHIV, International Meeting on HIV Infection of the Central Nervous System. Il significativo contributo italiano alla ricerca

HIV. Nel 25% dei casi stimati, il virus provoca disturbi di tipo cognitivo, in 2 casi su 3 di tipo asintomatico

“Secondo studi recenti una persona con HIV su quattro mostra deficit di tipo cognitivo; anche se in due casi su tre, grazie all’effetto delle terapie, si tratta di disturbi di tipo asintomatico”, spiega il Prof. Andrea Antinori, Direttore Malattie Infettive dell’IIRCCS INMI Spallanzani

Negli ulti­mi anni l’i­ni­zio pre­co­ce del­la tera­pia anti­re­tro­vi­ra­le e l’u­so di nuo­ve com­bi­na­zio­ni di far­ma­ci, in par­ti­co­la­re gli ini­bi­to­ri del­le inte­gra­si, ha por­ta­to a un miglio­ra­men­to del­l’ef­fi­ca­cia del trat­ta­men­to anti HIV, non­ché del­la sicu­rez­za e del­l’a­de­ren­za stes­sa. Nono­stan­te il con­trol­lo siste­mi­co del­l’in­fe­zio­ne e i nuo­vi risul­ta­ti nel­la tera­pia, l’in­fe­zio­ne del siste­ma ner­vo­so cen­tra­le può gio­ca­re un ruo­lo chia­ve all’in­ter­no di que­sta impor­tan­te bat­ta­glia. L’in­fe­zio­ne cro­ni­ca di alcu­ne cel­lu­le del siste­ma ner­vo­so cen­tra­le, infat­ti, richie­de diver­se e nuo­ve stra­te­gie di con­trol­lo.

LE CONSEGUENZE DELLA TERAPIA SUL SISTEMA NERVOSO CENTRALE - Il virus Hiv, per sua natu­ra, si può rifu­gia­re nel siste­ma ner­vo­so cen­tra­le. Tale pre­sen­za può pro­dur­re nel tem­po pato­lo­gie anche degne di rilie­vo. Que­sto per­ché nel siste­ma ner­vo­so si gene­ra una zona di “seque­stra­men­to” in cui il virus potreb­be con­ti­nua­re a lavo­ra­re indi­stur­ba­to, pro­vo­can­do distur­bi di tipo cogni­ti­vo, di lie­ve o mode­ra­ta enti­tà. Si par­la per lo più di distur­bi rela­ti­vi all’attenzione e alla memo­ria, non­ché rela­ti­vi alle fun­zio­ni ese­cu­ti­ve e a quel­le dei movi­men­ti più fini.

“Secon­do recen­ti stu­di - spie­ga il Prof. Andrea Anti­no­ri, infet­ti­vo­lo­go, Diret­to­re Malat­tie Infet­ti­ve del­l’IIRCCS INMI Laz­za­ro Spal­lan­za­ni di Romauna per­so­na con HIV su quat­tro mostra defi­cit di tipo cogni­ti­vo; anche se di que­sto 25% in due casi su tre il distur­bo è di tipo asin­to­ma­ti­co, riscon­tra­bi­le quin­di solo tra­mi­te appo­si­ti test. Par­lia­mo dun­que di un distur­bo di alcu­ne fun­zio­ni, qua­li moto­rie, mne­mo­ni­che ed ese­cu­ti­ve, che comun­que nel­la mag­gior par­te dei casi non con­di­zio­na mol­to la quo­ti­dia­ni­tà. Solo il 2–3% dei pazien­ti con Hiv e con un difet­to cogni­ti­vo svi­lup­pa pato­lo­gie più gra­vi, le cosid­det­te demen­ze, che cor­ri­spon­do­no allo sta­dio più avan­za­to del­la malat­tia”.

Il siste­ma ner­vo­so cen­tra­le è inol­tre un ser­ba­to­io natu­ra­le per il virus, per­ché alcu­ne cel­lu­le nel siste­ma ner­vo­so cen­tra­le, come i macro­fa­gi e la micro­glia, pos­so­no alber­ga­re il virus – pro­se­gue il cli­ni­co - In que­ste cel­lu­le può esse­re pre­sen­te una infe­zio­ne per­si­sten­te, che si repli­ca più len­ta­men­te o comun­que in manie­ra diver­sa rispet­to a quan­to avvie­ne nel san­gue peri­fe­ri­co e negli altri com­par­ti­men­ti. Com­bat­te­re que­sto virus, che si nascon­de nel cer­vel­lo, è la nuo­va gran­de sfi­da per le cosid­det­te stra­te­gie di “cura fun­zio­na­le”, che pun­ta­no ad arri­va­re al con­trol­lo del­la repli­ca­zio­ne vira­le anche in assen­za di tera­pia”.

A ROMA IL GOTHA DELLA RICERCA “DI NICCHIA” Roma ha ospi­tato, nel­le gior­na­te di gio­ve­dì e vener­dì, l’ot­ta­va edi­zio­ne di Neu­ro­HIV, Inter­na­tio­nal Mee­ting on Hiv Infec­tion of the Cen­tral Ner­vous System, pres­so l’NH Col­lec­tion Vit­to­rio Vene­to. L’ap­pun­ta­men­to, orga­niz­za­to dall’Ospedale San Raf­fae­le di Mila­no e dall’Istituto Spal­lan­za­ni di Roma, ha ospi­ta­to impor­tan­ti ricer­ca­to­ri di base e cli­ni­ci del pano­ra­ma scien­ti­fi­co ita­lia­no e inter­na­zio­na­le.

“Diver­se le novi­tà sul fron­te cli­ni­co che emer­go­no da que­sto sim­po­sio — spie­ga la Prof.ssa Pao­la Cin­que, Spe­cia­li­sta in Malat­tie Infet­ti­ve all’O­spe­da­le San Raf­fae­le di Mila­no - Innan­zi­tut­to è emer­so che i pro­ble­mi neu­ro­lo­gi­ci gra­vi nel­le per­so­ne trat­ta­te non si vedo­no qua­si più, e si riscon­tra­no solo in per­so­ne sie­ro­po­si­ti­ve non in tera­pia. Inve­ce c’è un gros­so pro­ble­ma, quel­lo rela­ti­vo ai disor­di­ni cogni­ti­vi, che potreb­be­ro però anche esse­re dovu­ti ad altri pro­ble­mi neu­ro­lo­gi­ci e all’e­tà. Il lega­me tra virus e pro­ble­mi cogni­ti­vi, infat­ti, è da sta­bi­li­re con cer­tez­za: l’in­ter­pre­ta­zio­ne di que­sti dati non è uni­vo­ca. In una pro­spet­ti­va più gene­ra­le, comun­que, è fon­da­men­ta­le tene­re pre­sen­te che la per­si­sten­za del virus nel siste­ma ner­vo­so rap­pre­sen­ta un poten­zia­le osta­co­lo ver­so l’ambizioso obiet­ti­vo di era­di­ca­zio­ne dell’infezione. Que­sto aspet­to va quin­di tenu­to pre­sen­te nel dise­gno e nel­la con­du­zio­ne degli stu­di sui nuo­vi approc­ci tera­peu­ti­ci che si pre­fig­go­no di eli­mi­na­re il virus dall’organismo o di tener­lo sot­to con­trol­lo al di là del­le tera­pie tra­di­zio­na­li”.

IL NETWORK INTERNAZIONALE - All’in­ter­no del comi­ta­to scien­ti­fi­co di que­sto appun­ta­men­to si con­ta­no i più impor­tan­ti esper­ti di que­sto set­to­re, come Ste­ven Deeks, Magnus Gis­slen, Richard W. Pri­ce e Ronald Swan­strom. “L’I­ta­lia ha sem­pre avu­to un ruo­lo impor­tan­te, anche a livel­lo inter­na­zio­na­le, su que­sto fron­te — con­clu­de il Prof. Anti­no­ri — gra­zie ai suoi impor­tan­ti con­tri­bu­ti a livel­lo scien­ti­fi­co. Si è quin­di crea­to, nel cor­so degli ulti­mi ven­ti anni, un net­work inter­na­zio­na­le, con espo­nen­ti euro­pei e ame­ri­ca­ni, che si muo­ve in manie­ra coor­di­na­ta: que­sto mee­ting, giun­to alla sua otta­va edi­zio­ne, rin­sal­da di fat­to que­ste col­la­bo­ra­zio­ni inter­na­zio­na­li su que­sta spe­ci­fi­ca ricer­ca su HIV e le sue com­pli­can­ze.

I NUMERI DELL’HIV - Gli spe­cia­li­sti ita­lia­ni assi­cu­ra­no che in Ita­lia la qua­si tota­li­tà dei pazien­ti, ad oggi in tera­pia anti­re­tro­vi­ra­le, ha una vire­mia con­trol­la­ta: il 90–95% dei sog­get­ti in cura sono in una con­di­zio­ne di sop­pres­sio­ne del­la cari­ca vira­le. Ma per­si­sto­no alcu­ni pro­ble­mi. Innan­zi­tut­to il som­mer­so, ossia quel­le per­so­ne che non san­no di esse­re HIV posi­ti­ve: secon­do sti­me recen­ti si par­la di cir­ca 15mila sog­get­ti che, igna­ri del­la pro­pria con­di­zio­ne, pos­so­no sfo­cia­re in uno sta­dio avan­za­to di malat­tia, non­ché infet­ta­re altre per­so­ne. E’ impor­tan­te, inol­tre, agi­re pre­ven­ti­va­men­te: oltre la metà del­le nuo­ve dia­gno­si avvie­ne in una fase di immu­no­de­fi­cien­za e una nuo­va dia­gno­si su cin­que, avvie­ne in fase di malat­tia con­cla­ma­ta (AIDS). Una tera­pia pre­co­ce offre quin­di impor­tan­ti pro­spet­ti­ve di salu­te, sicu­rez­za, effi­ca­cia.

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