L’Editoriale. Quando la politica confonde servilismo e libertà

L’Editoriale. Quando la politica confonde servilismo e libertà

12/12/2018 1 Di Francesca Marrucci

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di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

Sia­mo arri­va­ti così vici­ni al pun­to di non ritor­no che for­se l’ab­bia­mo già supe­ra­to sen­za ren­der­ce­ne con­to.

Quan­do leg­go che la Lega chie­de ‘la testa’ di Danie­le Prio­ri, Addet­to Stam­pa del Comu­ne di Grot­ta­fer­ra­ta e nostro sto­ri­co col­la­bo­ra­to­re dai tem­pi del car­ta­ceo, e leg­go la moti­va­zio­ne, mi sem­bra di leg­ge­re un roman­zo disto­pi­co di quel­li alla Father­land.

La vicen­da è pre­sto det­ta. Danie­le è ‘col­pe­vo­le’ di aver espres­so le pro­prie opi­nio­ni per­so­na­li sul suo pro­fi­lo Face­book pri­va­to. Di aver soste­nu­to che al mot­to sal­vi­nia­no #pri­ma­gli­ta­lia­ni pre­fe­ri­va il mot­to #pri­ma­glies­se­riu­ma­ni.

Col­pe­vo­le sen­za appel­lo per­ché il par­ti­to in que­stio­ne ha mes­so per iscrit­to la richie­sta di epu­ra­zio­ne, moti­van­do­la con il fat­to che l’ad­det­to stam­pa abbia un cer­vel­lo ed opi­nio­ni per­so­na­li e que­ste non pos­so­no cer­to esse­re paga­te dai cit­ta­di­ni.

L’as­sur­di­tà di tale asser­zio­ne, illo­gi­ca, sen­za capo né coda, è tal­men­te enor­me che all’i­ni­zio ho pen­sa­to ad uno scher­zo riu­sci­to male. 

Eppu­re que­sta è una bat­ta­glia vec­chia, che vede la poli­ti­ca come tri­ste pro­ta­go­ni­sta e i gior­na­li­sti ber­sa­glio pre­fe­ren­zia­le a secon­da del ven­to che tira.

È pro­ba­bi­le, seguen­do anche le vicen­de e le opi­nio­ni del lea­der del­la Lega, Sal­vi­ni, che se Danie­le aves­se fat­to un bel­l’en­dor­sment sul par­ti­to pada­no, la sua liber­tà d’o­pi­nio­ne ed espres­sio­ne sareb­be sta­ta dife­sa a spa­da trat­ta dai pala­di­ni di Pon­te di Legno. Ma si sa: per la poli­ti­ca la liber­tà d’e­spres­sio­ne vale solo fino a che è ‘ami­ca’.

Che poi l’at­ti­vi­tà poli­ti­ca e socia­le col­lo­ca Danie­le in un’a­rea di cen­tro­de­stra, lo san­no ormai tut­ti, visto il suo cv lavo­ra­ti­vo. Ma no, non basta. Biso­gna esse­re più a destra. Alli­nea­ti e com­pat­ti.

Il cer­vel­lo non ser­ve, si par­li con la pan­cia, tan­to più se si è l’ad­det­to stam­pa di un Comu­ne gover­na­to sì dal cen­tro­de­stra, ma non dal­la Lega, che non ha nem­me­no rap­pre­sen­tan­ti in Con­si­glio Comu­na­le.

La tri­ste veri­tà di tut­to que­sto è che la poli­ti­ca non sa cosa signi­fi­chi l’e­spres­sio­ne ‘liber­tà d’o­pi­nio­ne’, per­ché per diri­gen­ti e atti­vi­sti, ormai mag­gio­ran­za in Ita­lia, la liber­tà un gior­na­li­sta o un cit­ta­di­no ce l’ha solo fin quan­do espri­me un’o­pi­nio­ne ade­ren­te al pen­sie­ro uni­co del­la mag­gio­ran­za. Chi pen­sa è sem­pre una minac­cia, figu­ria­mo­ci se non si alli­nea.

In que­sta paz­zoi­de cac­cia alle stre­ghe, non ci si accor­ge nem­me­no che si sta impo­nen­do pro­prio quel ser­vi­li­smo che tan­to si cri­ti­ca­va in cam­pa­gna elet­to­ra­le.

Ed è anche inu­ti­le ricor­da­re che la filo­so­fia del ‘o la pen­si come me o te ne vai’ appli­ca­ta dal­la poli­ti­ca è sta­ta quel­la che, negli ulti­mi 40 anni, ha distor­to gran par­te del pano­ra­ma del­la libe­ra comu­ni­ca­zio­ne in Ita­lia, cre­scen­do gene­ra­zio­ni di adep­ti prez­zo­la­ti da ogni par­te che, poi, ven­go­no mala­men­te silu­ra­ti dal­lo spoil system di tur­no.

Il ricat­to del ‘o scri­vi quel­lo che dico io o non scri­vi’ è sta­to un ricat­to lavo­ra­ti­vo che han­no subi­to tre gene­ra­zio­ni di gior­na­li­sti in que­sto Pae­se, a tut­ti i livel­li. 

Non è sta­to faci­le rica­var­si spa­zi indi­pen­den­ti, libe­ri dav­ve­ro, e spes­so lo si è fat­to rinun­cian­do alla pro­fes­sio­ne o alla spe­ran­za di uno sti­pen­dio o di una rego­la­riz­za­zio­ne. E comun­que non lo si fa rima­nen­do inden­ni. 

Ogni gior­no in reda­zio­ne rice­via­mo accu­se di esse­re poli­ti­ca­men­te schie­ra­ti, di ave­re pre­fe­ren­ze reli­gio­se per que­sto o quel­lo, peg­gio, di ave­re inte­res­si per­so­na­li. E da ogni par­te. Sen­za pen­sa­re che pro­prio quel­le accu­se dif­fu­se dimo­stra­no che sia­mo super­par­tes. 

Ma il ragio­na­men­to, il fer­mar­si a riflet­te­re, la logi­ca non fan­no par­te del giu­di­zio poli­ti­co per cui il mon­do si divi­de in due par­ti: con me o con­tro di me. Ah no, for­se ce ne sareb­be una ter­za: quel­li con­tro di me ma che devo tener­mi buo­ni.

La pre­te­sa che il gior­na­li­sta sia ser­vo è una pre­te­sa vec­chia ed un otti­mo ali­bi per poi attac­car­lo quan­do si ha biso­gno di fare le vit­ti­me, per­ché il vit­ti­mi­smo paga sem­pre. Par­la diret­ta­men­te alla pan­cia di quel­la pre­zio­sa mas­sa che vota, che è pie­na di rab­bia e aspet­ta solo un capro espia­to­rio per poter­la espri­me­re.

Non cre­dia­mo che que­sta vicen­da di Danie­le andrà avan­ti, pro­prio per­ché paz­ze­sca e anti­co­sti­tu­zio­na­le, ma è segno pre­oc­cu­pan­te di un dila­gan­te cli­ma dit­ta­to­ria­le che inneg­gia al pen­sie­ro uni­co e alla ride­fi­ni­zio­ne del con­cet­to di liber­tà.

E il fat­to che in mol­ti di quel­li che appog­gia­no tali com­por­ta­men­ti non saran­no nem­me­no in gra­do di com­pren­de­re cosa stan­no leg­gen­do in que­ste righe, la dice lun­ga sul­la spe­ran­za che ci rima­ne per il futu­ro.

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