Ugo Onorati La casta politica e la politica casta di UGO ONORATI Vorrei parlarvi di…
L’Editoriale. Quando la politica confonde servilismo e libertà
12/12/2018Questo articolo è stato letto 5699 volte!
di Francesca Marrucci
Siamo arrivati così vicini al punto di non ritorno che forse l’abbiamo già superato senza rendercene conto.
Quando leggo che la Lega chiede ‘la testa’ di Daniele Priori, Addetto Stampa del Comune di Grottaferrata e nostro storico collaboratore dai tempi del cartaceo, e leggo la motivazione, mi sembra di leggere un romanzo distopico di quelli alla Fatherland.
La vicenda è presto detta. Daniele è ‘colpevole’ di aver espresso le proprie opinioni personali sul suo profilo Facebook privato. Di aver sostenuto che al motto salviniano #primaglitaliani preferiva il motto #primagliesseriumani.
Colpevole senza appello perché il partito in questione ha messo per iscritto la richiesta di epurazione, motivandola con il fatto che l’addetto stampa abbia un cervello ed opinioni personali e queste non possono certo essere pagate dai cittadini.
L’assurdità di tale asserzione, illogica, senza capo né coda, è talmente enorme che all’inizio ho pensato ad uno scherzo riuscito male.
Eppure questa è una battaglia vecchia, che vede la politica come triste protagonista e i giornalisti bersaglio preferenziale a seconda del vento che tira.
È probabile, seguendo anche le vicende e le opinioni del leader della Lega, Salvini, che se Daniele avesse fatto un bell’endorsment sul partito padano, la sua libertà d’opinione ed espressione sarebbe stata difesa a spada tratta dai paladini di Ponte di Legno. Ma si sa: per la politica la libertà d’espressione vale solo fino a che è ‘amica’.
Che poi l’attività politica e sociale colloca Daniele in un’area di centrodestra, lo sanno ormai tutti, visto il suo cv lavorativo. Ma no, non basta. Bisogna essere più a destra. Allineati e compatti.
Il cervello non serve, si parli con la pancia, tanto più se si è l’addetto stampa di un Comune governato sì dal centrodestra, ma non dalla Lega, che non ha nemmeno rappresentanti in Consiglio Comunale.
La triste verità di tutto questo è che la politica non sa cosa significhi l’espressione ‘libertà d’opinione’, perché per dirigenti e attivisti, ormai maggioranza in Italia, la libertà un giornalista o un cittadino ce l’ha solo fin quando esprime un’opinione aderente al pensiero unico della maggioranza. Chi pensa è sempre una minaccia, figuriamoci se non si allinea.
In questa pazzoide caccia alle streghe, non ci si accorge nemmeno che si sta imponendo proprio quel servilismo che tanto si criticava in campagna elettorale.
Ed è anche inutile ricordare che la filosofia del ‘o la pensi come me o te ne vai’ applicata dalla politica è stata quella che, negli ultimi 40 anni, ha distorto gran parte del panorama della libera comunicazione in Italia, crescendo generazioni di adepti prezzolati da ogni parte che, poi, vengono malamente silurati dallo spoil system di turno.
Il ricatto del ‘o scrivi quello che dico io o non scrivi’ è stato un ricatto lavorativo che hanno subito tre generazioni di giornalisti in questo Paese, a tutti i livelli.
Non è stato facile ricavarsi spazi indipendenti, liberi davvero, e spesso lo si è fatto rinunciando alla professione o alla speranza di uno stipendio o di una regolarizzazione. E comunque non lo si fa rimanendo indenni.
Ogni giorno in redazione riceviamo accuse di essere politicamente schierati, di avere preferenze religiose per questo o quello, peggio, di avere interessi personali. E da ogni parte. Senza pensare che proprio quelle accuse diffuse dimostrano che siamo superpartes.
Ma il ragionamento, il fermarsi a riflettere, la logica non fanno parte del giudizio politico per cui il mondo si divide in due parti: con me o contro di me. Ah no, forse ce ne sarebbe una terza: quelli contro di me ma che devo tenermi buoni.
La pretesa che il giornalista sia servo è una pretesa vecchia ed un ottimo alibi per poi attaccarlo quando si ha bisogno di fare le vittime, perché il vittimismo paga sempre. Parla direttamente alla pancia di quella preziosa massa che vota, che è piena di rabbia e aspetta solo un capro espiatorio per poterla esprimere.
Non crediamo che questa vicenda di Daniele andrà avanti, proprio perché pazzesca e anticostituzionale, ma è segno preoccupante di un dilagante clima dittatoriale che inneggia al pensiero unico e alla ridefinizione del concetto di libertà.
E il fatto che in molti di quelli che appoggiano tali comportamenti non saranno nemmeno in grado di comprendere cosa stanno leggendo in queste righe, la dice lunga sulla speranza che ci rimane per il futuro.
Related Images:
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.
Piena solidarietà a Daniele Priori per quanto accaduto. C’è un errore di fondo da cui spesso si parte quando si parla di ufficio stampa di un ente pubblico. Si ritiene che l’addetto a tale ufficio sia il portavoce del sindaco, mentre l’ufficio stampa di un comune cura la comunicazione dell’Ente a 360 gradi. Certo, se un giornalista ricopre tale ruolo deve esimersi dallo scrivere articoli che riguardano quello stesso Comune. Nel caso di Daniele questo non è accaduto ma si è andati addirittura oltre, pretendendo che un addetto stampa non possa esprimere opinioni personali all’interno dei propri spazi di libertà. Questo è ovviamente assurdo. In questo caso, però, ritengo che il problema non sia tanto l’azione di censura condotta da una forza politica nei riguardi di un giornalista. La questione secondo me è che molti politici ignorano l’art. 21 della Costituzione che dà a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Ormai è passata l’idea che un giornalista debba essere strumento di questo o quel politico. Quest’idea malsana, haimé, è frutto anche del comportamento di tanti colleghi giornalisti che in questi anni hanno accettato di reprimere le proprie opinioni pur di essere assunti da questo o da quel politico o da questo o quell’altro Ente pubblico. Spesso qualcuno ha preferito rinunciare volontariamente ai propri spazi di libertà di pensiero individuale pur di essere assunto. Ecco allora che quando un giornalista rompe questo schema, i partiti e i politici ritengono giusto richiamarlo all’ordine. Bene hai fatto tu Francesca a ricordare che magari hai dovuto rinunciare a incarichi e stipendi sicuri pur di garantire la tua libertà. D’altronde i politici sono così: se ti assumono (direttamente o attraverso un Ente) pretendono lealtà assoluta e non tollerano che tu possa esprimere opinioni personali. Anche noi giornalisti dei Castelli dovremmo essere più chiari rispetto al rapporto con la politica. Ho rubato fin troppo spazio e rinnovo la mia piena solidarietà a Daniele Priori per quanto accaduto.