Italia fragile: Cia, senza interventi a rischio l’80% dei comuni e 150mila imprese agricole

Italia fragile: Cia, senza interventi a rischio l’80% dei comuni e 150mila imprese agricole

29/11/2018 0 Di Redazione

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Cam­bio di rot­ta pos­si­bi­le con il pro­get­to di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­le degli Agri­col­to­ri Ita­lia­ni pre­sen­ta­to all’Assemblea nazio­na­le: cin­que pun­ti per met­te­re in sicu­rez­za il Pae­se         

 

Tra mal­tem­po, cala­mi­tà natu­ra­li, dis­se­sto idro­geo­lo­gi­co e fau­na sel­va­ti­ca, non pre­ve­ni­re è già costa­to all’Italia oltre 20 miliar­di di euro negli ulti­mi die­ci anni. Anco­ra oggi, qua­si 7.000 comu­ni e 150.000 impre­se agri­co­le sono espo­sti a rischi ambien­ta­li. L’incuria e la cemen­ti­fi­ca­zio­ne sen­za rego­le con­ti­nua a bru­cia­re 14 etta­ri di ter­re­no col­ti­va­bi­le al gior­no e più di 6 milio­ni di cit­ta­di­ni risie­do­no in aree sog­get­te a fra­ne e allu­vio­ni. Que­sti i dati allar­man­ti (vedi focus) che han­no spin­to Cia-Agri­col­to­ri Ita­lia­ni a lan­cia­re un pro­get­to di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­le del ter­ri­to­rio nazio­na­le. Un vero e pro­prio Ordi­ne del gior­no in cin­que mos­se pre­sen­ta­to in occa­sio­ne dell’Assem­blea nazio­na­le, oggi a Roma all’Auditorium Con­ci­lia­zio­ne.    

Qua­si due­mi­la impren­di­to­ri agri­co­li, pro­ve­nien­ti da tut­te le regio­ni ita­lia­ne, si sono riu­ni­ti nel­la capi­ta­le per chie­de­re a gran voce l’attuazione di quel­lo che il pre­si­den­te nazio­na­le di Cia, Dino Sca­na­vi­no, ha defi­ni­to un “atto sto­ri­co”, ovve­ro un inter­ven­to straor­di­na­rio di tute­la, manu­ten­zio­ne e gestio­ne soste­ni­bi­le del Pae­se, recu­pe­ran­do gli enor­mi ritar­di infra­strut­tu­ra­li e pun­tan­do sul­la cen­tra­li­tà dell’agricoltura. Obiet­ti­vo fina­le è la costru­zio­ne di un gran­de pia­no agro-indu­stria­le che potreb­be crea­re fino a 100 mila nuo­vi posti di lavo­ro gene­ran­do Pil e ric­chez­za.

La paro­la d’ordine deve esse­re pre­ven­zio­ne, non più emer­gen­za ‑ha spie­ga­to Sca­na­vi­no- basta azio­ni spot nate a segui­to dell’ultima tra­ge­dia. Nel nostro pro­get­to, che voglia­mo sot­to­por­re da oggi a Isti­tu­zio­ni nazio­na­li e loca­li, ci sono le linee gui­da per un rea­le cam­bio di mar­cia”. Si par­te dall’immediata mes­sa in sicu­rez­za dei ter­ri­to­ri più a rischio e da un’attenta pro­gram­ma­zio­ne per il futu­ro, che deve par­ti­re dal­le aree inter­ne. Urgen­ti, poi, rea­li poli­ti­che di gover­nan­ce del ter­ri­to­rio: dal­lo svi­lup­po di ver­de urba­no e bio­e­di­li­zia alla valo­riz­za­zio­ne del pre­si­dio degli agri­col­to­ri, lavo­ran­do per con­tra­sta­re il con­su­mo di suo­lo, l’abbandono e lo spo­po­la­men­to del­le aree rura­li e mar­gi­na­li, e sal­va­guar­dan­do il patri­mo­nio boschi­vo. Occor­re, quin­di, favo­ri­re reti d’impresa ter­ri­to­ria­li, met­ten­do in siner­gia agri­col­tu­ra, com­mer­cio, logi­sti­ca, turi­smo, enti loca­li e cit­ta­di­ni, in un’ottica di siste­ma inte­gra­to su misu­ra. Inol­tre, non è più rin­via­bi­le un nuo­vo e più effi­ca­ce pia­no di inter­ven­to sul­la que­stio­ne fau­na sel­va­ti­ca, che supe­ri la nor­ma­ti­va vigen­te, tan­to più che dan­ni e peri­co­li han­no assun­to una dimen­sio­ne inso­ste­ni­bi­le anche in ter­mi­ni di sicu­rez­za nazio­na­le. Infi­ne, se ben orien­ta­te, le risor­se del­la nuo­va Pac potreb­be­ro con­cor­re­re al rilan­cio del­le comu­ni­tà e del­le eco­no­mie loca­li, met­ten­do assie­me Fon­di strut­tu­ra­li Ue, misu­re di soste­gno, incen­ti­vi e pro­gram­mi di infra­strut­tu­ra­zio­ne del ter­ri­to­rio.

Que­sto è il con­tri­bu­to degli Agri­col­to­ri Ita­lia­ni per il Pae­se che voglia­mo ‑ha det­to il pre­si­den­te Cia in Assem­blea-. Ter­ri­to­rio, infra­strut­tu­re e inno­va­zio­ne sono i tre asset su cui inve­sti­re risor­se e costrui­re poli­ti­che di svi­lup­po, da subi­to, met­ten­do in rete gover­no, regio­ni, comu­ni ed enti loca­li, con le altre risor­se socio-eco­no­mi­che dei ter­ri­to­ri ‑ha con­clu­so Sca­na­vi­no- e valo­riz­zan­do il ruo­lo essen­zia­le dell’agricoltura”.

 

 

FOCUS DI APPROFONDIMENTO

 

 

IL RISCHIO IDROGEOLOGICO — Fra­ne, allu­vio­ni, smot­ta­men­ti e pie­ne. L’Italia ha il tri­ste pri­ma­to in Euro­pa di Pae­se a mag­gior rischio idro­geo­lo­gi­co, un peri­co­lo che riguar­da 6.633 comu­ni, ovve­ro l’82% del tota­le, e qua­si il 20% del­le impre­se, con pun­te più alte in regio­ni come Val­le D’Aosta, Ligu­ria, Emi­lia-Roma­gna, Tosca­na, Umbria, Mar­che, Moli­se, Basi­li­ca­ta, Cala­bria. Eppu­re, a dispet­to di que­sta altis­si­ma cri­ti­ci­tà, anco­ra non si rico­no­sce pie­na­men­te il ruo­lo degli agri­col­to­ri come manu­ten­to­ri del Pae­se. I ter­re­ni col­ti­va­ti, infat­ti, insie­me a quel­li boschi­vi, gio­ca­no un ruo­lo essen­zia­le per sta­bi­liz­za­re e con­so­li­da­re i ver­san­ti e per trat­te­ne­re le spon­de dei fiu­mi, gra­zie anche alla capa­ci­tà di assor­bi­men­to e di ridu­zio­ne dei tem­pi di cor­ri­va­zio­ne, aiu­tan­do così a scon­giu­ra­re fra­ne e cedi­men­ti del ter­re­no ‑ricor­da Cia-. Ogni for­ma di col­ti­va­zio­ne obbli­ga a un cor­ret­to regi­me del­le acque e que­sto com­por­ta una sen­si­bi­le dimi­nu­zio­ne dell’esposizione dei ver­san­ti al rischio di smot­ta­men­ti e dei fon­do­val­le al peri­co­lo di alla­ga­men­ti. Sen­za l’opera di pre­si­dio e cura del ter­ri­to­rio da par­te degli agri­col­to­ri, si lascia spa­zio al degra­do e all’abbandono, soprat­tut­to nel­le aree inter­ne e mar­gi­na­li, e que­sto aumen­ta il rischio di dan­ni all’ambiente e alle per­so­ne.

 

IL CONSUMO DI SUOLO — La cemen­ti­fi­ca­zio­ne costan­te e non sem­pre rego­la­men­ta­ta ha già can­cel­la­to negli ulti­mi vent’anni oltre 2 milio­ni di etta­ri di ter­re­no agri­co­lo; un pro­ces­so spes­so nep­pu­re accom­pa­gna­to da un ade­gua­men­to del­la rete di sco­lo del­le acque. Solo nel 2017, secon­do gli ulti­mi dati, il con­su­mo di suo­lo agri­co­lo ha inte­res­sa­to altri 5.400 etta­ri di ter­ri­to­rio nazio­na­le, con un poten­zia­le valo­re com­mer­cia­le per­so di cir­ca 216 milio­ni di euro. Si è ali­men­ta­ta l’incuria e, sen­za un “moni­to­rag­gio” agri­co­lo, la manu­ten­zio­ne spes­so è sal­ta­ta. Per que­sto Cia insi­ste per un deci­so pas­so avan­ti, appro­van­do final­men­te la leg­ge con­tro il con­su­mo di suo­lo, in bal­lo dal 2012.

 

GLI ANIMALI SELVATICI — Il pro­ble­ma in Ita­lia è anco­ra fuo­ri con­trol­lo e crea dan­ni milio­na­ri all’agricoltura, oltre a minac­cia­re la sicu­rez­za dei cit­ta­di­ni. Solo per cita­re alcu­ni esem­pi, la media annua del­le doman­de di inden­niz­zi per i dan­ni da fau­na sel­va­ti­ca supe­ra i 2 milio­ni di euro in Tosca­na ed Emi­lia-Roma­gna e arri­va a oltre 1 milio­ne nel­le Mar­che e in Umbria. E anco­ra, ogni anno, solo nel­le regio­ni dell’arco appen­ni­ni­co, dal­la Cala­bria alla Ligu­ria, gli ani­ma­li sel­va­ti­ci ucci­do­no dal­le 2.000 alle 2.500 peco­re. Ecco per­ché, secon­do Cia, è urgen­te che le Isti­tu­zio­ni inter­ven­ga­no, modi­fi­can­do la leg­ge qua­dro data­ta 1992 che rego­la la mate­ria, rifor­man­do gli ambi­ti ter­ri­to­ria­li vena­to­ri e supe­ran­do il regi­me del de mini­mis nel rim­bor­so dei dan­ni che, di fat­to, para­liz­za il siste­ma dei rim­bor­si per gli agri­col­to­ri. Soprat­tut­to, oggi occor­re intro­dur­re il con­cet­to di “cor­ret­ta gestio­ne” accan­to a quel­lo di pro­te­zio­ne, par­lan­do di cari­chi soste­ni­bi­li di spe­cie ani­ma­li nei diver­si ter­ri­to­ri e ambien­ti, tenen­do con­to degli aspet­ti natu­ra­li, ma anche pro­dut­ti­vi e turi­sti­ci.

 

 

Ordi­ne del gior­no

 

“Defi­ni­zio­ne di un pro­get­to di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­le

del ter­ri­to­rio nazio­na­le”

 

Pre­mes­so che:

I dram­ma­ti­ci even­ti che, nel mese di ago­sto, han­no col­pi­to la cit­tà di Geno­va, uni­ti alle avver­si­tà atmo­sfe­ri­che che han­no inve­sti­to gran par­te del­le regio­ni ita­lia­ne duran­te l’inizio dell’autunno, han­no ripor­ta­to alla luce i dif­fu­si ritar­di infra­strut­tu­ra­li e la neces­si­tà di manu­ten­zio­ne del ter­ri­to­rio nazio­na­le.

I ter­ri­to­ri ita­lia­ni sono sem­pre più col­pi­ti da feno­me­ni di ero­sio­ne, fra­ne e allu­vio­ni. Si sti­ma che l’8% del ter­ri­to­rio nazio­na­le e 6 milio­ni di cit­ta­di­ni sia­no espo­sti ad alto rischio idro­geo­lo­gi­co e che i comu­ni inte­res­sa­ti da que­sti feno­me­ni sia­no oltrel’80% del tota­le.

Le con­se­guen­ze deri­van­ti dai feno­me­ni sopra evi­den­zia­ti assu­mo­no una con­no­ta­zio­ne par­ti­co­lar­men­te accen­tua­ta nel­le aree inter­ne e rura­lidel Pae­se, sem­pre più a rischio abban­do­no e scom­par­sa.

Il ruo­lo dell’agricoltura e degli agri­col­to­ri diven­ta par­ti­co­lar­men­te stra­te­gi­co per argi­na­re que­sti feno­me­ni. La pre­sen­za di un’agricoltura soste­ni­bi­le rap­pre­sen­ta, infat­ti, il miglior pre­si­dio con­tro il dis­se­sto.

Con­si­de­ra­to che:

La defi­ni­zio­ne di un pro­get­to di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­le del ter­ri­to­rionazio­na­lenon è più rin­via­bi­lee, in tale ambi­to, l’agricoltura, in siner­gia con le altre risor­se socio-eco­no­mi­che dei ter­ri­to­ri, dovrà svol­ge­re un ruo­lo da pro­ta­go­ni­sta.

Tale pro­get­to, una vol­ta defi­ni­to il suo obiet­ti­vo gene­ra­le, dovrà neces­sa­ria­men­te esse­reattua­to attra­ver­so una serie di azio­ni, tra cui sono prio­ri­tà:

  1. Inter­ven­ti di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­leda con­cre­tiz­zar­si su due fron­ti paral­le­li: l’immediata mes­sa in sicu­rez­za dei ter­ri­to­ri e un’attenta pro­gram­ma­zio­ne per il futu­ro, in par­ti­co­la­re nel­le aree inter­ne e rura­li. Gli impren­di­to­ri agri­co­li, nell’ambito del­la mul­ti­fun­zio­na­li­tà, potran­no svol­ge­re ser­vi­zi di manu­ten­zio­ne ter­ri­to­ria­le in siner­gia con gli altri set­to­ri carat­te­riz­zan­ti il siste­ma eco­no­mi­co loca­le e in con­ven­zio­ne con Isti­tu­zio­ni, Ammi­ni­stra­zio­ni loca­li, Enti Par­co, Grup­pi di Azio­ne Loca­le, Con­sor­zi di Boni­fi­ca, Came­re di Com­mer­cio. Gli inter­ven­ti dovran­no riguar­da­re anche le infra­strut­tu­re tec­no­lo­gi­che e dell’informazione, a par­ti­re dal­la dif­fu­sio­ne di Inter­net e ban­da lar­ga nel­le aree mar­gi­na­li del Pae­se; men­tre, nel­le cit­tà, biso­gne­rà svi­lup­pa­re, con il coin­vol­gi­men­to dell’agricoltura, nuo­ve visio­ni urba­ni­sti­che e archi­tet­to­ni­che fon­da­te sui prin­ci­pi del­le infra­strut­tu­re ver­di, sul­la bio­e­di­li­zia, sul­le diver­se fun­zio­ni del ver­de urba­no.
  2. Poli­ti­che orien­ta­te al gover­no del ter­ri­to­rio: dal­la pre­ven­zio­ne dei disa­stri ambien­ta­li al man­te­ni­men­to del­la bio­di­ver­si­tà; dal­le poli­ti­che di gestio­ne del suo­lo alle azio­ni per la ridu­zio­ne del gap infra­strut­tu­ra­le (in par­ti­co­la­re nel­le aree inter­ne del Pae­se), fino alla valo­riz­za­zio­ne del patri­mo­nio fore­sta­le nazio­na­le in tut­te le sue dimen­sio­ni e poten­zia­li­tà. Tali poli­ti­che e inter­ven­ti saran­no tan­to più effi­ca­ci quan­to più all’attività agri­co­la sarà rico­no­sciu­to, oltre al fon­da­men­ta­le ruo­lo di pro­du­zio­ne ali­men­ta­re, anche quel­lo di gover­no del ter­ri­to­rio. Stra­te­gi­ca, infi­ne, una gestio­ne effi­ca­ce del­le poli­ti­che di inte­gra­zio­ne, al fine di favo­ri­re pro­ces­si di ricam­bio gene­ra­zio­na­le e sal­va­guar­da­re l’assetto socio-eco­no­mi­co dei ter­ri­to­ri rura­li.
  1. Azio­ni per favo­ri­re e svi­lup­pa­re poli­ti­che di filie­ra a for­te voca­zio­ne ter­ri­to­ria­le. È neces­sa­rio allar­ga­re le rela­zio­ni “clas­si­che” di siste­ma, che fino ad oggi han­no rego­la­to il fun­zio­na­men­to del­le filie­re agroa­li­men­ta­ri, ad ambi­ti anco­ra poco esplo­ra­ti (arti­gia­na­to, com­mer­cio, logi­sti­ca, turi­smo, con­su­ma­to­ri, enti loca­li) per dare ori­gi­ne a vere e pro­prie “reti d’impresa ter­ri­to­ria­li” e, al loro inter­no, favo­ri­re pro­ces­si d’innovazione soste­ni­bi­le, anche socia­le.
  2. Nuo­vi e più inci­si­vi siste­mi di gestio­ne del­la fau­na sel­va­ti­ca, i cui dan­ni han­no assun­to una dimen­sio­ne inso­ste­ni­bi­le anche in ter­mi­ni sicu­rez­za nazio­na­le, per avvia­re il pro­ces­so di revi­sio­ne del qua­dro nor­ma­ti­vo nazio­na­le (leg­ge n.157/92). In quest’ottica, la sepa­ra­zio­ne tra l’interesse privato/ricreativo riscon­tra­bi­le nell’attività vena­to­ria e quel­lo pub­bli­co, rife­ri­bi­le al con­te­ni­men­to e alla gestio­ne dei cari­chi, non è più rin­via­bi­le. Altret­tan­to stra­te­gi­ca è l’organizzazione di una filie­ra del­le car­ni sel­va­ti­che, così come azio­ni in ambi­to euro­peo per supe­ra­re la ricon­du­ci­bi­li­tà degli inden­niz­zi per i dan­ni subi­ti dal­la fau­na sel­va­ti­ca al regi­me degli aiu­ti di Sta­to (de mini­mis).
  3. Un rin­no­va­to pro­ta­go­ni­smo del­le Isti­tu­zio­ni e degli Enti loca­li sul­la Pac, visto il ciclo di rifor­ma in iti­ne­re. L’approssimarsi del­la nuo­va Poli­ti­ca agri­co­la comu­ne apre a una serie di oppor­tu­ni­tà socio-eco­no­mi­che che, se ben gesti­te duran­te la fase pre­pa­ra­to­ria, pos­so­no con­cor­re­re al rilan­cio del­le comu­ni­tà loca­li, in par­ti­co­la­re quel­le ubi­ca­te nel­le aree inter­ne del Pae­se. Altret­tan­to neces­sa­rio, è uni­re a un’azione effi­ca­ce e inte­gra­ta di tut­ti i Fon­di strut­tu­ra­li euro­pei, poli­ti­che nazio­na­li di soste­gno e incen­ti­vi: par­ten­do dal­le misu­re fisca­li per arri­va­re ai pro­gram­mi di infra­strut­tu­ra­zio­ne e gestio­ne del ter­ri­to­rio.

 

Per la defi­ni­zio­ne del pro­get­to richia­ma­to e per il rag­giun­gi­men­to dei suoi spe­ci­fi­ci obiet­ti­vi, le Isti­tu­zio­ni nazio­na­li e regio­na­li, i Comu­ni e tut­ti gli altri Enti loca­li rap­pre­sen­ta­no rife­ri­men­ti stra­te­gi­ci chia­ma­ti a svol­ge­re una fun­zio­ne cen­tra­le.  

 

Impe­gna:

A pro­muo­ve­re e attua­re, per quan­to di pro­pria com­pe­ten­za, le poli­ti­che, le azio­ni e gli inter­ven­ti richia­ma­ti in pre­mes­sa e neces­sa­ri alla defi­ni­zio­ne di un pro­get­to di manu­ten­zio­ne infra­strut­tu­ra­le del ter­ri­to­rio, a par­ti­re dal­le aree rura­li del Pae­se, al cui inter­no agli Agri­col­to­ri Ita­lia­ni, in siner­gia con le altre risor­se socio-eco­no­mi­che dei ter­ri­to­ri, sia rico­no­sciu­to un ruo­lo da pro­ta­go­ni­sta.

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