L’OPINIONE: ALLE COSIDDETTE PERSONE CIVILI  di Vincenzo Andraous

L’OPINIONE: ALLE COSIDDETTE PERSONE CIVILI di Vincenzo Andraous

26/01/2016 0 Di Redazione

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caniL’OPINIONE: ALLE COSIDDETTE PERSONE CIVILI

di Vin­cen­zo Andraous

Le imma­gi­ni scor­ro­no velo­ci, sem­bra­no sequen­ze spa­ra­te con il lan­cia­raz­zi, ma non è il reso­con­to di una guer­ra oltre i con­fi­ni nazio­na­li, è il rias­sun­to di una meschi­ni­tà tut­ta nostra­na, che ci riguar­da da vici­no, che si ripe­te ogni anno duran­te ogni sta­gio­ne.

Così tra un abban­do­no che spes­so diven­ta un vero e pro­prio assas­si­nio, e un altro che mira­co­lo­sa­men­te si tra­sfor­ma in una ado­zio­ne, la mat­tan­za cani­na non cono­sce pau­sa, nep­pu­re quel­la del­la coscien­za.

L’umano di tur­no “per­so­na civi­le”, facen­te par­te la col­let­ti­vi­tà, a vol­te per­so­na pre­po­sta ai pro­ces­si edu­ca­ti­vi e di cre­sci­ta dei più gio­va­ni, di quan­ti, ad esem­pio i pro­pri figli, assi­sto­no pas­si­va­men­te a dram­mi come quel­lo di un cane spin­to­na­to sul ciglio di una stra­da.

E’ incre­di­bi­le come sot­to­pel­le, l’indifferenza e la disat­ten­zio­ne si insi­nua­no sen­za lascia­re trac­cia; sba­lor­di­men­to e il dolo­re scom­pa­io­no con una scrol­la­ti­na di spal­le,  si allon­ta­na lo sgo­men­to per due occhi impie­tri­ti e ormai sezio­na­ti sull’asfalto, o se va bene dise­gna­ti sul­lo scher­mo di una tele­vi­sio­ne, pupil­le dila­ta­te dal ter­ro­re di una soli­tu­di­ne impo­sta, sen­za col­pa né riman­do a feri­re.

Abban­do­ni e cru­del­tà tra­ve­sti­te di infa­me per­be­ni­smo, abban­do­ni e dimen­ti­can­ze in per­so­na­li­tà matu­re infan­ti­liz­zan­ti, abban­do­ni e disu­ma­ni­tà nei ruo­li e nei tito­li di eccel­len­za nel­la nostra socie­tà, nel­le nostre bel­le fami­glie, nei tan­ti padri e uomi­ni, ognu­no chia­ra­men­te, e pavi­da­men­te estra­neo ai fat­ti che acca­do­no tut­ti i gior­ni, cia­scu­no distan­te dal luo­go scel­to per pren­de­re a cal­ci il pro­prio cuo­re, la pro­pria intel­li­gen­za.

Che dire di quan­ti pri­va­no di one­stà se stes­si, colo­ro che gli sono vici­ni e assi­sto­no nel silen­zio più col­pe­vo­le a que­sta dia­spo­ra del­la ragio­ne?

Che dire se non che que­ste sono mise­re figu­re man­can­ti, che non ci sono nel­la vita che dona e ci fa dona­re amo­re, que­ste figu­re che ipo­cri­ta­men­te vor­reb­be­ro esser­ci, ma inve­ce non sono tali.

Ani­ma­li ama­ti e improv­vi­sa­men­te disa­ma­ti, ani­ma­li devo­ti e ingan­ne­vol­men­te rifiu­ta­ti, ani­ma­li al piede….con fiducia….accresciuta, fino a quan­do il giu­da accan­to a noi, spu­tan­do sul­la sua digni­tà, deci­de di spez­za­re quel pat­to d’amore che non gli fu mai ordi­na­to né ricat­ta­to.

Quel giu­da vesti­to di agnel­lo, sta con gli occhi bas­si, con­vin­to di sfug­gi­re alle pro­prie mise­rie uma­ne, inve­ce ha mol­to da impa­ra­re dall’amore che è per sem­pre.

Occor­re ricor­da­re ai mol­te­pli­ci giu­da all’intorno, a costo­ro che abban­do­na­no ani­ma­li sul­le stra­de, cani e gat­ti, che l’unico mira­co­lo pos­si­bi­le che fa gran­de l’intera uma­ni­tà,  è il rispet­to per quel pat­to di leal­tà e di reci­pro­ci­tà,  essen­do anche gli ani­ma­li resi­duo di ogni atto crea­ti­vo ori­gi­na­rio.

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