FEDERLAZIO, INDAGINE CONGIUNTURALE PMI: SEGNALI POSITIVI ORA ATTENDONO CONFERMA

FEDERLAZIO, INDAGINE CONGIUNTURALE PMI: SEGNALI POSITIVI ORA ATTENDONO CONFERMA

17/09/2015 0 Di puntoacapo

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da sin. a destra:  Luciano Mocci - Dirett. Generale Federlazio Silvio Rossignoli - Presidente Federlazio Guido Fabiani - Assessore Att. Produtt. Regione Lazio Lorenzo Tagliavanti - Presidente CCIAA Roma

da sin. a destra:
Luciano Moc­ci — Dirett. Gen­erale Fed­er­lazio
Sil­vio Rossig­no­li — Pres­i­dente Fed­er­lazio
Gui­do Fabi­ani — Asses­sore Att. Pro­dutt. Regione Lazio
Loren­zo Tagli­a­van­ti — Pres­i­dente CCIAA Roma

La sin­te­si in Pdf si può scari­care alla fine del comu­ni­ca­to

La Fed­er­lazio ha real­iz­za­to la con­sue­ta indagine con­giun­tu­rale sul­lo sta­to di salute delle pic­cole e medie imp­rese del Lazio, effet­tua­ta su un cam­pi­one di 350 imp­rese asso­ciate. Lo stu­dio ha riguarda­to il semes­tre gen­naio-giug­no 2015.L’indagine è sta­ta pre­sen­ta­ta oggi pres­so la sede del­l’As­so­ci­azione dal Pres­i­dente del­la Fed­er­lazio Sil­vio Rossig­no­li e dal Diret­tore Gen­erale Luciano Moc­ci. All’in­con­tro sono inter­venu­ti, tra gli altri, l’Assessore allo Svilup­po Eco­nom­i­co e Attiv­ità pro­dut­tive del­la Regione Lazio Gui­do Fabi­ani e il Pres­i­dente del­la CCIAA Roma, Loren­zo Tagli­a­van­ti.

Dall’osservazione ogget­ti­va dei dati non si può negare la pre­sen­za di seg­nali, sia pur timi­di, di ripresa, in Italia come nel­la nos­tra regione. Si trat­ta ovvi­a­mente di seg­nali che a volte van­no inte­si come sem­plice arresto del­la cadu­ta ver­ti­cale, a volte come indi­ca­tori di reale riparten­za. Sarà quin­di fon­da­men­tale ver­i­fi­care la reale capac­ità del nos­tro sis­tema eco­nom­i­co di raf­forzare e dare con­ti­nu­ità a tali seg­nali.

Nel cor­so del pri­mo semes­tre 2015 il sal­do di opin­ioni sull’andamento degli ordi­na­tivi rice­vu­ti dal mer­ca­to nazionale è miglio­ra­to di 14 pun­ti rispet­to al prece­dente semes­tre, pas­san­do da ‑27 a ‑13. Stes­so dis­cor­so per gli ordi­ni rice­vu­ti dal mer­ca­to extra-UE che miglio­ra di 11 pun­ti (da +4 a +15). Sul mer­ca­to dell’Unione Euro­pea invece il sal­do si con­trae, pas­san­do da pos­i­ti­vo (+7) a neg­a­ti­vo (-10), per­den­do 17 pun­ti.

Per quan­to riguar­da il fat­tura­to, nel I semes­tre 2015 il sal­do di opin­ioni reg­is­tra­to sul mer­ca­to domes­ti­co, sep­pur neg­a­ti­vo, recu­pera 24 pun­ti pas­san­do da ‑30 a ‑6. Stes­so anda­men­to per il mer­ca­to Extra-UE che aumen­ta di 20 pun­ti (da ‑3 a +17), men­tre quel­lo dell’Unione Euro­pea diven­ta neg­a­ti­vo pre­cip­i­tan­do a ‑16 dal prece­dente +3, per­den­do ben 19 pun­ti. Recu­pera invece 9 pun­ti la pro­duzione: da ‑22 a ‑13.

Il 28% delle imp­rese ha dichiara­to di aver effet­tua­to inves­ti­men­ti nel I semes­tre 2015, per­centuale in lieve cresci­ta rispet­to al semes­tre prece­dente (27,3%). Nel I semes­tre la per­centuale di imp­rese che ha aumen­ta­to l’occu­pazione è al 19,1%, in cresci­ta rispet­to al prece­dente 10,4%. Aumen­ta invece quel­la di col­oro che ha dichiara­to di aver ridot­to gli organi­ci (da 17,4 al 19,1%). Di con­seguen­za il sal­do di opin­ioni sull’occupazione, pur assumen­do val­ore nul­lo, miglio­ra in ter­mi­ni asso­lu­ti in quan­to nel semes­tre prece­dente era neg­a­ti­vo (-7).

L’indagine Fed­er­lazio ha ril­e­va­to anche le pre­vi­sioni a breve sui prossi­mi sei mesi dalle quali emerge che, per quan­to con­cerne gli ordi­na­tivi, i sal­di di opin­ione mostra­no un miglio­ra­men­to dif­fu­so. Sul mer­ca­to nazionale il sal­do pas­sa da neg­a­ti­vo (-7) a pos­i­ti­vo (+13), miglio­ran­do di 20 pun­ti. Mer­ca­to UE: da +8 a +26 (miglio­ra di 18 pun­ti). Mer­ca­to Extra-UE: da +4 a +27, aumen­tan­do così di 23 pun­ti.

Riguar­do le pre­vi­sioni sull’occupazione per il II semes­tre 2015, il sal­do atte­so miglio­ra di 11 pun­ti pas­san­do da ‑8 a +3. Aumen­ta anche la per­centuale di imp­rese che ha man­i­fes­ta­to l’intenzione di fare inves­ti­men­ti nel­la sec­on­da parte del 2015, ora pari al 33,9% rispet­to al prece­dente 29,9%.

Tra le prin­ci­pali prob­lem­atiche seg­nalate dagli impren­di­tori sale al pri­mo pos­to il “ritar­do dei paga­men­ti da parte dei pri­vati”, indi­ca­to nel 27,7% dei casi, in cresci­ta rispet­to al prece­dente 24,4%. Pas­sa invece in sec­on­do piano “l’insufficienza del­la doman­da” con il 27,2% dei casi (era il 32,3%). Segue il “ritar­do dei paga­men­ti del­la PA” in lievis­si­mo aumen­to (dal 15,2% al 16,0%), il prob­le­ma del­la “impos­si­bil­ità di parte­ci­pare agli appalti” (in aumen­to da 7,4% a 9,7%). In aumen­to anche la per­centuale di chi ha indi­ca­to la “man­ca­ta con­ces­sione del cred­i­to ban­car­io” (dal 5,1% al 6,8% attuale).

Riguar­do invece un giudizio su come stia evol­ven­do la crisi, dalle risposte emerge un atteggia­men­to più propen­so all’ottimismo in questo I semes­tre. Difat­ti, la per­centuale delle imp­rese che han­no dichiara­to che “al momen­to non si intravede alcu­na via di usci­ta” è dimi­nui­ta al 41,5% dal prece­dente 58,2%, come è altresì dimi­nui­ta la per­centuale di col­oro che han­no affer­ma­to che “il peg­gio deve anco­ra venire” (dal 6,8% al 5,9%). E’ invece in aumen­to la per­centuale di imp­rese ten­den­zial­mente più ottimiste per le quali “si incom­in­cia ad intravedere una luce in fon­do al tun­nel”: dal 35,0% del sec­on­do semes­tre 2014 si pas­sa infat­ti al 52,5% di questi pri­mi sei mesi del 2015.

La per­centuale di imp­rese che riten­gono di cor­rere seri rischi di chiusura entro i prossi­mi sei mesi è sostanzial­mente invari­a­ta rispet­to al semes­tre scor­so (14,7% con­tro il 14,4% di oggi), pari­men­ti quelle che han­no rispos­to neg­a­ti­va­mente sono pas­sate dall’85,3% all’85,6%, con­ge­lando le attese. Riguar­do quali azioni le imp­rese inten­dano porre in essere al pro­prio inter­no per con­trastare la crisi, al pri­mo pos­to le imp­rese anche questo semes­tre han­no indi­ca­to il “taglio dei costi di ges­tione”, per­centuale in dimin­uzione dal 25,6% al 24,6%, così come si atten­ua quel­la rel­a­ti­va alla “creazione di nuovi prodot­ti e servizi” (dal 19,8 al 19,0%). In cresci­ta il “miglio­ra­men­to del­la qual­ità del prodotto/servizio” (da 16,9 a 18,5%), come aumen­ta lieve­mente l’importanza attribui­ta alle attiv­ità “riv­olte sui mer­cati oltre con­fine” (da 11,2% a 12,1%). La per­centuale di imp­rese che ha indi­ca­to la “riduzione del per­son­ale” è sostanzial­mente invari­a­ta (da 7,9% a 7,8%).

Alla doman­da su cosa ren­da la loro attiv­ità meno com­pet­i­ti­va qui in Italia rispet­to a quel­la dei pro­pri con­cor­ren­ti, le imp­rese anche questo semes­tre han­no indi­ca­to al pri­mo pos­to la “pres­sione fis­cale”, anche se in lieve fles­sione rispet­to a sei mesi fa (da 31,6% a 30,2%), segui­ta dal “cos­to del lavoro” (che invece aumen­ta dal 23,7 a 25,4%) e dal­la “com­p­lessità nor­ma­ti­va e buro­crat­i­ca” (dal 18,2 al 20,9%).

Infine, alle imp­rese del cam­pi­one è sta­to chiesto di indi­care quale azione il Gov­er­no regionale dovrebbe met­tere al pri­mo pos­to per uscire dal­la crisi. Anche per questo semes­tre al pri­mo pos­to viene indi­ca­ta la “riduzione delle tasse su impre­sa e lavoro” con il 66,9%, sebbene in fles­sione rispet­to al prece­dente 72,0%. Di con­seguen­za le altre azioni han­no per­centu­ali qua­si irril­e­van­ti: elim­inare sprechi PA 9,3%; agevolare cred­i­to 5,1%; sem­pli­fi­care buro­crazia PA 7,6%; com­bat­tere eva­sione fis­cale: 4,2%.

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA FEDERLAZIO SILVIO ROSSIGNOLI

Dai risul­tati del­la nos­tra Indagine semes­trale, non si può negare che seg­nali sia pur timi­di di ripresa si vadano qua e là affac­cian­do. Ma la par­ti­ta vera, a nos­tro avvi­so, non si gio­ca tan­to sul­la capac­ità del sis­tema eco­nom­i­co di pro­durre questi seg­nali, quan­to sul­la sua capac­ità di difend­er­li, di raf­forzarli, di dare loro con­ti­nu­ità, met­ten­doli al riparo da even­tu­ali con­trac­colpi futuri sem­pre pos­si­bili. Pro­prio per raf­forzare questi seg­nali e fare in modo che essi pos­sano rap­p­re­sentare una decisa inver­sione di ten­den­za, occor­rono strate­gie che deb­bono essere poste in essere dal sogget­to pri­va­to non meno che da quel­lo pub­bli­co.

La pri­ma riguar­da indub­bi­a­mente l’intensificazione dell’attività di inno­vazione. Non si esce da ques­ta stra­da obbli­ga­ta. Per la fisiono­mia del­la nos­tra strut­tura eco­nom­i­co-pro­dut­ti­va e per le carat­ter­is­tiche che stan­no assumen­do i mer­cati nel quadro del­la mod­er­na com­pe­tizione glob­ale, il ripo­sizion­a­men­to com­pet­i­ti­vo sia delle sin­gole imp­rese che del paese nel suo insieme, non potrà che essere ottenu­to con uno sfor­zo mas­s­ic­cio sul fronte dell’innovazione di proces­so e di prodot­to.

La sec­on­da strate­gia con­tem­pla i mer­cati inter­nazion­ali per ren­der­li più acces­si­bili alle imp­rese. La stra­da per­cor­ri­bile è far si che le imp­rese siano in gra­do di strut­turar­si, di acquisire ed uti­liz­zare adeguata­mente tutte le infor­mazioni e le conoscen­ze nec­es­sarie ad una cor­ret­ta e profi­cua pen­e­trazione sui mer­cai inter­nazion­ali.

Infine, la terza strate­gia è quel­la del­la rein­dus­tri­al­iz­zazione del nos­tro ter­ri­to­rio coer­ente­mente col suo pro­fi­lo. Non dob­bi­amo infat­ti dimen­ti­care che l’Italia res­ta anco­ra sal­da­mente la sec­on­da indus­tria man­i­fat­turi­era d’Europa dopo la Ger­ma­nia. I dati ci dicono che esiste sem­pre, in un grande paese, una sig­ni­fica­ti­va cor­re­lazione tra svilup­po e solid­ità eco­nom­i­ca, da una parte, e pre­sen­za di indus­tria man­i­fat­turi­era, dall’altra, e che sen­za indus­tria non ci pos­sono essere né cresci­ta né ripresa dell’occupazione.

Anche la Regione Lazio, con il pro­gram­ma di rein­dus­tri­al­iz­zazione del ter­ri­to­rio appe­na vara­to, sta proce­den­do pro­prio in ques­ta direzione. Siamo cer­ti che anche il Gov­er­no sia allineato su tali posizioni. Non ci res­ta dunque che lavo­rare tut­ti insieme per rag­giun­gere questo tra­guar­do comune.

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  CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DEL LAZIO I SEMESTRE 2015
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FEDERLAZIO ROMA, 15 SETTEMBRE 2015

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