L’Opinione. Primavera 1946: lampi d’epoca tradita di Ivano Ciccarelli

L’Opinione. Primavera 1946: lampi d’epoca tradita di Ivano Ciccarelli

18/04/2012 0 Di Redazione

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(di Ivano Cic­carel­li)

pre­mes­sa

Chi è un Par­ti­giano? Conosci la can­zone di Bel­la ciao? Cosa accade­va nel­la pri­mav­era del 1946? quand’è sta­to vota­to il pri­mo Par­la­men­to demo­c­ra­ti­co? Com’è nata la Repub­bli­ca ital­iana? Col­oro che nelle risposte dimostra­no una cer­ta pun­tu­al­ità e pre­ci­sione, nonos­tante le ingiurie degli anni, sono gli anziani. I cinquan­ten­ni come me vagano in un caos dis­ar­mante, i gio­vani: arren­de­v­ole. Qual­cuno ha dub­bi? Provare… Ciò che accade­va a metà del sec­o­lo scor­so dovrebbe essere inciso nel­la memo­ria di noi tut­ti. Nel 2012 così non è!

pri­mav­era 1946: lampi d’epoca tra­di­ta

Ogni anno con la pri­mav­era ricor­diamo tante cose: la Lib­er­azione dall’occupazione nazista, la fine del­la dit­tatu­ra fascista, la pri­ma Assem­blea Cos­tituente del­la Repub­bli­ca.  Un indub­bia vital­ità che, tut­tavia, svelò una un’Italia con­ser­va­trice, solo di misura Repub­bli­cana e piut­tosto devota ad altri Sta­ti, Vat­i­cano e statu­nitense.

L’8 giug­no 1946 Alcide De Gasperi, in uno dei suoi pri­mi dis­cor­si alla Cam­era, chiese al Min­istro del­la Gius­tizia di preparare uno schema di amnis­tia. Il Guar­da Sig­illi era Palmiro Togli­at­ti, uomo del Par­ti­to Comu­nista Ital­iano (PCI). In un lam­po di tem­po, il 22 giug­no, cioè a soli 20 giorni di vita del pri­mo gov­er­no demo­c­ra­ti­co del­la sto­ria ital­iana, le Camere approvarono il Decre­to pres­i­den­ziale di amnis­tia e indul­to per i reati politi­ci e mil­i­tari n. 4.

L’amnis­tia Togli­at­ti aprirà ferite pro­fonde, dis­si­di anche vio­len­ti e con­tese mai sopite. Il lam­po di tem­po imp­ie­ga­to per l’ap­provazione e l’attuazione di quel­la amnis­tia è un par­ti­co­lare tut­to ital­iano, cui non solo mancò adegua­ta epu­razione ma ricon­dusse migli­a­ia di crim­i­nali fascisti ai posti di coman­do ed inasprì la repres­sione poliziesca nei con­fron­ti dei par­ti­giani. La Repub­bli­ca inizia così, con even­ti tor­bi­di. Altri ne seguiran­no.

Con­cor­dia e paci­fi­cazione nazionale era­no le moti­vazioni di quell’amnistia. Agli ital­iani, al con­trario, apparve subito inop­por­tu­na e fret­tolosa, trop­po! Un colpo di spugna su cri­m­i­ni di guer­ra (Africa, Jugoslavia, Alba­nia etc); stra­gi effer­ate (Fos­se Ardea­tine, Marz­abot­to, etc); sui respon­s­abili dell’OVRA, dei tri­bunali spe­ciali nazi-fascisti e le loro turpi manovalanze (ban­da Koch, ban­da Car­ità, ban­da Finizio). Crim­i­nali affran­cati e resti­tu­iti alla vita sociale. Ma la prob­a­bile saggez­za e stra­or­di­nar­ia sen­si­bil­ità degli sta­tisti, non coin­cise col dram­ma del­la popo­lazione fonda­to sul mar­tirio dei pro­pri affet­ti.

Dopo la ful­minea approvazione delle Camere, Togli­at­ti affidò il decre­to n.4/1946 al mag­is­tra­to Vin­cen­zo De Fic­chy, tessera fascista del 29 otto­bre 1932.

A quel­la ric­on­cil­i­azione forza­ta e alla man­ca­ta epu­razione si aggiunse la rin­un­cia al rin­no­va­men­to di cod­i­ci e leg­gi. È il caso del Codice penale del 1932, redat­to da Alfre­do Roc­co (pre­mio Mus­soli­ni 1932) nel quale si legge “ai ruoli del­l’or­di­na­men­to del­la mag­i­s­tratu­ra sono ammes­si cit­ta­di­ni di raz­za ital­iana e di ses­so maschile iscrit­ti al par­ti­to nazionale fascista”.

Decine di migli­a­ia di col­lab­o­razion­isti del regime nazi-fascista rimasero al loro pos­to, nel­la mag­i­s­tratu­ra, nel sis­tema carcer­ario, nei min­is­teri, negli enti locali, nelle banche, nel­l’e­serci­to, nelle scuole, nelle chiese, in tut­ti i par­ti­ti politi­ci ed inevitabil­mente nel­la vita sociale del paese. Già nell’ottobre ‘46 si ten­nero molte mobil­i­tazioni fas­ciste per l’an­niver­sario del­la “mar­cia su Roma”; nel dicem­bre ‘46 viene fonda­to a Roma il Movi­men­to Sociale ital­iano che riportò molti fascisti amnis­tiati in Sen­a­to e in Par­la­men­to; nel ‘49 nasce l’organizzazione para­mil­itare Glad­io, stipendiò molti fascisti graziati, alcu­ni di questi, più il là, ten­tarono un golpe e tan­ti altri orrori tra impuni­ti e assolti.

Oscen­ità che lo stori­co del Dirit­to Pietro Sara­ceno non esitò a definire dis­umane, umilianti per gli ital­iani e per chi ci osser­va. Lo stori­co bri­tan­ni­co Denis Mack Smith osservò: fu con­ces­sa velo­ce­mente un’amnistia val­i­da per delit­ti atro­ci (…) ha las­ci­a­to nell’oblio diverse lezioni uti­liz­z­abili per l’avvenire.

La rab­bia degli ital­iani è scrit­ta nelle migli­a­ia di let­tere invi­ate agli sta­tisti. I par­en­ti delle Fos­se Ardea­tine con­tes­tarono in più occa­sioni il min­istro Togli­at­ti. Per anni dilagò una gius­tizia fai da te spes­so orren­da. Molti par­ti­giani in armi tornarono sui mon­ti (San­ta Lib­era, Mot­tarone, Curi­no etc) altri in clan­des­tinità (Volante Rossa, Grup­po 808); il 27 agos­to fu assalta­to il carcere di Pal­lan­za; il 7 otto­bre si ribel­lò quel­lo romano di Regi­na Coeli. Gli operai, da Milano a Terni, sci­op­er­arono. Proteste assor­bite dal gov­er­no con promesse e con­ces­sioni, altre sedate con arresti e repres­sione.

Il pre­maturo sciogli­men­to nel ‘46 del Comi­ta­to di Lib­er­azione Nazionale e dei CLN ter­ri­to­ri­ali, dichiarò la fine del­la Resisten­za come espe­rien­za polit­i­ca e riven­dica­ti­va. Sbri­ci­o­la­ta poi nel con­gres­so romano del ‘47 in diverse asso­ci­azioni (ANPI, FIVL, FIAP etc) spinte dai ver­ti­ci nell’innocua deri­va delle cel­e­brazioni.

Gli altri pae­si europei, per buona parte, epu­rarono i luoghi di potere infes­ta­ti dall’occupante nazista! Dopo la Lib­er­azione i ger­ar­chi proces­sati a Norim­ber­ga furono impic­cati. La Fran­cia, in tem­po di pace eseguì cir­ca 11mila fucilazioni, 350mila pro­ces­si, 50mila licen­zi­a­men­ti, 28mila sanzioni; solo nel 1951 fu vara­ta un’amnistia parziale; nel 1960 in carcere rimanevano 60 casi gravi. Più o meno ciò accadde anche in Norve­g­ia, Olan­da, Dan­i­mar­ca, Bel­gio, Aus­tria e Lussem­bur­go. La civilis­si­ma Jugoslavia, al pari degli altri, applicò la sua epu­razione (oggi sede di tan­ta scioc­ca revi­sione), l’oculatezza delle inizia­tive di Tito, all’epoca, furono addirit­tura apprez­zate dal­lo stes­so Win­ston Churchill.

Rerum Eccle­si­ae ges­tarum memo­ri­am… nel 1937, men­tre 11milioni di per­sone mori­vano nei lager nazisti, lo Sta­to Vat­i­cano pred­i­ca­va l’anticomunismo per enci­cli­ca. Nel ’46 Car­di­nal Fer­rari disse che a fare fes­ta nelle piazze c’erano i “glo­ri­fi­ca­tori di Barab­ba”. Mons. Mon­ti­ni poi Paulus sex­tus, usò il col­le­gio di San Giosafat a Roma ed il con­ven­to dei sale­siani a Grotta­fer­ra­ta per nascon­dere molti crim­i­nali naz­i­fascisti, poi scor­tati dai preti a Ciampino per far­li volare in Brasile o in Cana­da. Det­tagli…

1946: Sal­va­tore e la pri­mav­era tra­di­ta ai Castel­li

Sal­va­tore Capogrossi scrisse di se nel 1985 …con una macchi­na ultra cinquan­te­nar­ia, su fogli sen­za mar­gi­ni a spazio uno… Quan­do finì s’ac­corse che la sua vita altro non era che la lot­ta di Lib­er­azione ai Castel­li Romani.

Il 20 luglio 1919 un treno cari­co di can­noni per il fronte rus­so dove­va tran­sitare per San Cesareo, Sal­va­tore ed altri, sis­temarono il tri­to­lo, al momen­to gius­to acce­sero le mic­ce e fug­girono spedi­ta­mente per boschi e vigne. Quel treno non arrivò mai a des­ti­nazione. Sal­va­tore non ha dub­bi; l’antifascismo ai Castel­li Romani inizia lì, gli stori­ci sono servi­ti.

Negli anni ’20 del sec­o­lo scor­so, con Luigia ed altri ami­ci, costru­irono una capan­na per andar­ci a leg­gere Owen, Saint Simon e Fouri­er. Nei ’30, osservò il volo degli uccel­li dalle sbarre di mez­za Italia, pen­san­do a Luigia che orga­niz­za­va scioperi con le rac­coglitri­ci di ròre­dre; alla sua famiglia; a Gen­zano e ai com­pag­ni dei Castel­li. A volte in carcere diven­ta­va trop­po triste e arrossi­va, se ne ver­gog­na­va. Fu con­fi­na­to ai lavori di bonifi­ca a Trem­i­ti dove, dub­bioso, mangiò papaveri.

Nei ’40, pri­ma e dopo la Lib­er­azione, nonos­tante un ulcera e l’artrosi, rag­giunse a pie­di i pae­si di mez­zo Lazio dove ovunque orga­niz­zò Leghe dei con­ta­di­ni e Comi­tati di Lib­er­azione. Spar­a­va ai naz­i­fascisti ed apri­va ombrel­li per spaventare i lupi. A Scel­ba gridò in fac­cia di non temer­lo. Poi, alla sua bel­la non trova­va mai il cor­ag­gio di rifi­u­tar­gli un bal­lo. Per le schutzstaffel val­e­va 500.000 lire …vivo o mor­to!

Dal 10 al 24 dicem­bre 1943, Sal­va­tore e i par­ti­giani dei Castel­li orga­niz­zarono …le azioni più impor­tan­ti di tut­ta la Resisten­za ital­iana! Una di queste fu ese­gui­ta dai par­ti­giani di Mari­no: Mar­cau­re­lio Trovalus­ci, Amedeo Bianchi e Dante Appeti­ti …gli con­seg­nai 5 mitra e il tri­to­lo col quale fecero saltare a Colon­na un treno cari­co di munizioni per il duce (…) per tut­ta la notte si susseguirono esplo­sioni che da lon­tano sem­bra­vano fuochi d’artificio…

La mat­ti­na de 22 gen­naio 1944 Sal­va­tore pota­va le viti, tra i filari scod­in­zola­va il mulo di Catanò, un aereo sbucò dal nul­la trac­cian­do a ter­ra una raf­fi­ca di proi­et­tili …mi get­tai dietro dei sas­si. Rialza­to guardai all’orizzonte, il mare era pieno di navi. Dietro le colline s’alzava un fumo nero e den­so, bom­bar­da­vano Vel­letri. Il mulo di Catanò era mor­to…

Dopo la Lib­er­azione arrivò una strana cir­co­lare che decide­va chi era par­ti­giano o no? Sal­va­tore e molti altri non gradirono …fu uno scan­da­lo, ques­ta dras­ti­ca con­trazione delle cifre, ques­ta inter­pre­tazione del par­ti­giana­to solo in sen­so mil­itare (…) com­in­ci­a­vano a lavo­rare col­oro che vol­e­vano sminuire la Resisten­za (…) a rimet­ter­ci furono spe­cial­mente le donne che con il loro lavoro di staffette rischiarono più d’ogni altri () ma di “Resisten­za tra­di­ta” si deve par­lare quan­do si pen­sa che lo stes­so Par­ti­to ne ebbe pau­ra come di un even­to peri­coloso, di cui si dove­va al più presto far scom­par­ire le trac­ce, sia dis­per­den­do i com­pag­ni che l’avevano fat­ta e diret­ta, sia apren­do le brac­cia ai fascisti!

Durante uno scam­bio di vedute, Togli­at­ti disse a Sal­va­tore che il futuro del PCI era riformista! …rimasi per­p­lesso, tur­ba­to …che vol­e­va dire? Altrove ascoltò Antonel­lo Trom­badori che parla­va in pub­bli­co del­la Resisten­za a Roma, delle azioni dei GAP ed ignorò quelle dei par­ti­giani ai Castel­li romani …ero tal­mente nau­se­ato e adi­ra­to…

Sal­va­tore Capogrossi scrisse …per­ché gli antifascisti devono scri­vere la sto­ria; non solo per­ché l’hanno fat­ta ma per­ché chi non scrive non las­cia trac­cia e viene igno­ra­to e se lo las­cia fare agli altri finisce che qual­cosa rimane nascos­ta o manipo­la­ta…

Pri­ma­vere nascoste o manipo­late a Mari­no

Mar­cau­re­lio, Amedeo e Dante han­no avu­to poco tem­po per scri­vere. Chi li ha segui­ti evi­den­te­mente ancor meno, per­me­t­ten­do ai “cris­tiani” di ritornare a sac­cheg­gia­re la sto­ria locale. Non a caso l’unica lapi­de pos­ta a memo­ria del par­ti­giana­to a Mari­no è inti­to­la­ta alla pur pregevolis­si­ma Anna M. E. Agno­let­ti. Cer­ta­mente atti­va nel­la Resisten­za ma in quel­la Toscana. Rima­nen­do, purtrop­po, estranea sia alle biografie (Capogrossi, Cavaglione) che al tes­su­to sociale mari­nese. E lo san­no bene, nonos­tante le ingiurie degli anni, gli anziani mari­ne­si  e chi in questi giorni com­pie lavoro di ricer­ca, ancor pri­ma che sui lib­ri, tra fratel­li, figli, ami­ci e conoscen­ti dei nos­tri par­ti­giani.

Ma questo 25 aprile a Mari­no si pre­sen­ta par­ti­co­lar­mente vivace. Ben due dibat­ti­ti pub­bli­ci dis­tin­ti per con­testi (ANPI e Assem­blea antifascista dei Castel­li romani), entram­bi con docen­ti e sag­gi che han­no sve­la­to agli astan­ti veridic­ità per foibe e Resisten­za sla­va.

Dunque, è per oltre mez­zo sec­o­lo che a Mari­no si par­la di tut­to fuorché dei nos­tri Mar­cau­re­lio, Dante e Amedeo. Mag­a­ri lo stan­no facen­do in qualche vil­lag­gio ai Bal­cani? O nei boschi di Cerci­na? Chissà…

A Mari­no come in Italia e altrove, nel 2012 Memo­ria e Sto­ria annas­pano tra men­zogne, luoghi comu­ni e cose assai biz­zarre …man­nag­gia!

Ivano.ciccarelli@libero.it / aprile 2015

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rifer­i­men­ti:

-       ton­nel­late di carte giudiziarie prodotte dal Decre­to pres­i­den­ziale n. 4/1946 giac­ciono nell’Archiv­io Cen­trale del­lo Sta­to, quel­li di Milano e di Roma sono i più fre­quen­tati dagli stori­ci;

-       Le migli­a­ia di let­tere invi­ate nel ‘46 dagli ital­iani ai diri­gen­ti del PCI e a vari gov­er­nan­ti sono con­tenute nei fal­doni del fas­ci­co­lo amnis­tia del­la Fon­dazione Gram­sci e negli archivi dell’Istituto piemon­tese per la sto­ria del­la Resisten­za e dell’Istituto stori­co del­la Resisten­za di Pia­cen­za;

-       enci­cli­ca Divi­ni Redemp­toris di Pio XI del 1937;

-       Pieri­no Maraz­zani, La chiesa che offende ed. ErreEmme 1993;

-       Pier Giuseppe Mur­gia, Sto­ria del fas­cis­mo dopo la Lib­er­azione ed. Sugargo1975 (ed. Kaos 2005);

-       Mim­mo Franzinel­li, L’ Amnis­tia Togli­at­ti. 22 giug­no 1946: colpo di spugna sui cri­m­i­ni fascisti, ed. Mon­dadori 2006;

-       AAVV L’altro dopoguer­ra, Roma e il sud 1943–1945, a c./Nicola Galler­a­no, ed. F. Angeli 1985;

-       Sal­va­tore Capogrossi, Sto­ria di antag­o­nis­mo e resisten­za, ed. Odradek 1996.

-       …oltre alle centi­na­ia di altri testi stori­ci abbi­amo mol­ta nar­ra­ti­va che rie­vo­ca splen­di­da­mente il peri­o­do e le gen­ti del­la Resisten­za, molti già sul finire dei ’40, per citarne alcu­ni: Un uomo, un par­ti­giano di R. Battaglia, Ban­di­ti di P. Chio­di, Uomi­ni e no di E. Vit­tori­ni, Il sen­tiero dei nidi di rag­no di I. Calvi­no etc. Poi irrup­pero i lavori di Beppe Fenoglio e la let­ter­atu­ra ital­iana non fu più la stes­sa…

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