Marino./S. M. Mole.BiblioPop. Esplosione di emozione con Patrizia Pallotta. Conferma con successo per la collaborazione con  Progetto Biblioteca.

Marino./S. M. Mole.BiblioPop. Esplosione di emozione con Patrizia Pallotta. Conferma con successo per la collaborazione con Progetto Biblioteca.

01/03/2020 0 Di Maurizio Aversa

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Ser­gio San­ti­nel­li con­se­gna a Rosal­ba Lo Castro una sca­to­la di libri, pre­sen­ti i bam­bi­ni e geni­to­ri, per il Pro­get­to Biblio­te­ca del­l’IC S. M. Mole


Dice uno spet­ta­to­re, un par­te­ci­pan­te all’affollato appun­ta­men­to (solo posti in pie­di) di saba­to 29 a Biblio­Pop: “c’è una gio­va­ne man­dria di ragaz­zi­ni che gira­no e imper­ver­sa­no tra sedie, auto­ri, audi­to­ri sedu­ti e atten­ti”. E, in effet­ti, il col­po d’occhio è pro­prio quel­lo: irre­quie­ti, ma sen­za distur­ba­re, irre­fre­ni ma sen­za inva­de­re, una doz­zi­na di bim­bet­ti e di ogni età pre, e, sco­la­sti­ca, sono un po’ dap­per­tut­to nel­la sala. Fuo­ri ini­zia il ven­to pun­gen­te e den­tro l’attenzione dei par­te­ci­pan­ti non è distol­ta da nes­su­no di que­sti fat­ti. La chi­tar­ra acu­sti­ca del gran­de Vale­rio Mat­tei (per la pri­ma vol­ta a Biblio­Pop); l’appassionato, rigo­ro­so, ampio e pro­fon­do modo di spie­ga­zio­ne, di illu­stra­zio­ne di pre­sen­ta­zio­ne, di regia di Mar­co Ono­frio; e l’argomentare, le let­tu­re, il dia­lo­go affat­to schi­vo ma che è lì come a chie­de­re per­mes­so ad ogni stro­fa e poe­sia pre­sen­ta­ta da Patri­zia Pal­lot­ta, sono la vera cifra, l’impasto in cui ogni ingre­dien­te aiu­ta e con­tri­bui­sce in giu­sta dose alla riu­sci­ta del­la sera­ta: apprez­za­tis­si­ma dal pub­bli­co par­te­ci­pe. Inclu­si gli inter­ven­ti a com­men­to e richie­ste fina­li. Due cose sono in evi­den­za e lo si com­pren­de, pla­sti­ca­men­te, nel­le foto rias­sun­ti­ve in cui si vedo­no il Pre­si­den­te di Acab/BiblioPop, Ser­gio San­ti­nel­li, sul pal­chet­to con Patri­zia Pal­lot­ta e Mar­co Ono­frio e la doz­zi­na di bam­bi­ni, con­se­gna­re alla docen­te Rosal­ba Lo Castro, respon­sa­bi­le del “Pro­get­to Biblio­te­ca” dell’IC S. Maria del­le Mole, una cas­set­ta di libri per bam­bi­ni e ragaz­zi, da inse­ri­re fisi­ca­men­te nel­la biblio­te­ca sco­la­sti­ca.

Vale­rio Mat­tei, chi­tar­ra acu­sti­ca, infram­mez­za le poe­sie di Patri­zia Pal­lot­ta e l’in­ter­ven­to di Mar­co Ono­frio con can­zo­ni e note pia­ce­vo­lis­si­me


Cioè, come indi­ca pro­prio all’inizio di sera­ta Mar­co Ono­frio: “che, c’è una magni­fi­ca con­so­nan­za tra il pen­sie­ro dell’autrice – pen­sie­ro come patri­mo­nio ed ere­di­tà comu­ne – e il luo­go del­la pre­sen­ta­zio­ne (uni­ta­men­te al Pro­get­to Bil­bio­te­ca del­la scuo­la) Biblio­Pop “G.Rosati”, la biblio­te­ca popo­la­re.”. Una appar­te­nen­za reci­pro­ca degli esse­ri uma­ni, come sug­ge­ri­sce pro­prio la meta­fi­si­ca di Patri­zia Pal­lot­ta, uni agli altri, sen­za spa­zio tem­po­ra­le o geo­gra­fi­co. Ci fa cono­sce­re al meglio la poe­tes­sa, Mar­co Ono­frio: “Come le can­ne in un can­ne­to che – don­do­la­te dal­la “poli­fo­nia del ven­to” – pren­do­no vigo­re nel­la “ceci­tà / di un abban­do­no”. E’ imma­gi­ne che “Al di là del­lo sguar­do si apro­no le cor­ni­ci “di voci, luci, qua­dri e libri”, cioè le para­tie che con­ten­go­no il sen­so nor­ma­le e nor­ma­ti­vo.”. Da lì in poi si entra in un’altra dimen­sio­ne, anche del lin­guag­gio: vale quel­lo inar­ti­co­la­bi­le del cuo­re che si espri­me nel pian­to, nel sor­ri­so, nel bacio, nell’abbraccio, oltre le paro­le del voca­bo­la­rio.”. E, ulte­rior­men­te rias­su­men­do tra bra­ni cita­ti, spes­so infram­mez­za­ti da musi­ca o let­ti da Ono­frio stes­so o dall’autrice, ci aiu­ta­no a flut­tua­re den­tro il pensiero/emozione di Pal­lot­ta. Con­ti­nua Ono­frio: “A P. P. pia­ce sen­tir­si “avvol­ta e / coin­vol­ta den­tro paro­le mute” dove si può “intui­re / l’eterno”. Si affi­da ai lin­guag­gi invi­si­bi­li e alle paro­le “mute” per­ché sof­fre dei limi­ti del­la comu­ni­ca­zio­ne uma­na, dif­fi­ci­le se non impos­si­bi­le. Ricor­da­te Piran­del­lo, i Sei per­so­nag­gi? “Cre­dia­mo d’in­ten­der­ci; non c’in­ten­dia­mo mai!” . Anche e soprat­tut­to il “tace­re del dis­sen­so”: “Così, come un sor­do / muo­ve le lab­bra / sen­za ch’esca suo­no, / il tace­re del dis­sen­so / sco­pre la nic­chia dove / più non coman­da / il cuo­re”. La visio­ne “scor­re rapi­da” e la paro­la – immer­sa essa stes­sa nel tem­po che scor­re – cer­ca di affer­rar­la, anche se spes­so pre­va­le il muti­smo.

Mar­co Onfo­rio, illu­stra la poe­ti­ca di Patri­zia Pal­lot­ta


Del resto “chi sa non par­la; chi par­la non sa” scri­ve­va Lao Tze nel “Tao” (VI sec. a. C.). E un pro­ver­bio ita­lia­no: “chi par­la semi­na; chi tace rac­co­glie”. La poe­sia, allo­ra, è “equa­zio­ne segre­ta d’un pro­ble­ma inso­lu­to”: quel­lo di per­ce­pi­re quan­ta ipo­cri­sia con­di­zio­ni il vive­re socia­le, e di non riu­sci­re però a ribel­lar­si com­ple­ta­men­te per “rom­pe­re le rego­le”. Eppu­re P. P. sen­te vio­len­te­men­te il san­gue in tumul­to di “ener­gia ribel­le”, ma la sua “ira” è “afo­na” per­ché tut­ta inte­rio­re, e infi­ne “estra­nea”. Tan­to da scri­ve­re: “La guer­ra è den­tro e fuo­ri”. La poe­sia si rita­glia un non-luo­go a mar­gi­ne del caos dove final­men­te il fra­stuo­no tace e nel silen­zio – “fra i con­fi­ni degli sguar­di” – emer­go­no le veri­tà dell’anima con tut­to l’“interno / tra­me­stio sen­za posa”, cioè il baga­glio esi­sten­zia­le di dub­bi, timo­ri, esi­ta­zio­ni, dolo­ri, scon­tri, crol­li, spe­ran­ze disil­lu­se e rin­no­va­te.”. Qui Mar­co Ono­frio, ora sug­ge­ri­sce un sal­to di com­pren­sio­ne, imme­de­si­ma­zio­ne, coin­vol­gi­men­to – come det­to dal­la stes­sa Pal­lot­ta “Cre­do che non sia suf­fi­cien­te una sola let­tu­ra del­le mie poe­sia, è neces­sa­rio rileg­ger­le anche due e più vol­te. Sof­fer­mar­si.” – chie­de e spie­ga Ono­frio: “Come acca­de l’evento crea­ti­vo? ce lo fa sen­ti­re la poe­sia “Estro vaga­bon­do”. Tut­to que­sto può acca­de­re per­ché P. P. cre­de nel­la “for­za del­la paro­la. La paro­la “non fu più chi­me­ra” per­ché può cam­bia­re il mon­do: “da / lon­ta­no gem­mò il volo dei mot­ti / resti­tuen­do voce e memo­ria / al lin­guag­gio. / E fu di nuo­vo, poe­sia per tut­ti”. L’obiettivo è quel­lo di sni­da­re l’invisibile, cioè sedur­lo dal suo cuo­re segre­to, dal suo miste­ro. Sta­nar­lo dal guscio. Far uscire“il silen­zio dal­la por­ta / dei voca­bo­li”. L’intento è subli­me: che “le soglie fra cor­po e ani­ma / si riu­ni­sca­no nel­lo splen­do­re / di un nuo­vo incan­to”. Che le paro­le sia­no “sal­vi­fi­che”, e sap­pia­no cura­re le feri­te inte­rio­ri. La poe­sia potrà indi­ca­re la via del ritor­no a casa se saprà instau­ra­re un “dia­lo­go costan­te con la natu­ra”, inte­sa anzi­tut­to come “rerum natu­ra”, la neces­si­tà scrit­ta nel cuo­re del­le cose. Ma le “vie libe­ra­to­rie” sono “esi­li”. P. P. non nascon­de il disa­gio di esi­ste­re, non lo edul­co­ra di fal­se illu­sio­ni.”. Ed è da qui, dopo che Patri­zia Pal­lot­ta ha potu­to, invi­ta­ta, decla­ma­re, la piu­ma nel can­ne­to, che l’autrice, dive­nu­ta già autri­ce di tut­ti, vie­ne rac­chiu­sa nel­le ulti­me bat­tu­te dell’appuntamento.

Patri­zia Pal­lot­ta, decla­ma e par­la del­le sue poe­sie


Sot­to­li­nea Ono­frio su Patri­zia Pal­lot­ta: “Sia­mo nani sul­le spal­le del pas­sa­to, anzi­tut­to il nostro, che è “pul­san­te” e deter­mi­na le nostre scel­te pre­sen­ti, il nostro futu­ro. Sia­mo chia­ma­ti ad abi­ta­re il vuo­to, per­ché tut­to scom­pa­re con­ti­nua­men­te tra le nostre mani. Ci si può benis­si­mo rico­no­sce­re nel “fuga­ce pas­sag­gio di una / iri­de­scen­te bol­la di sapo­ne”. Ma ecco infi­ne il ritrat­to di ciò che dav­ve­ro sia­mo: “funam­bo­li appe­si ad un filo” men­tre per­cor­ria­mo “la via del timo­re / dove ritro­vi l’immenso sof­fri­re / tra­scor­so e igno­ri con respi­ro / sospe­so il dive­ni­re”: que­sta è la nostra vita. Ce lo dice da mil­len­ni la poe­sia, oggi anche gra­zie alle anten­ne ricet­ti­ve e tra­smit­ten­ti di P. P.,con la pro­fon­di­tà infi­ni­ta del­la voce sen­za tem­po dove par­la – oltre le paro­le – la nostal­gia del­le trac­ce per­du­te, quel­la dove “pian­ge la voce dell’invisibile” per cui ci si può com­muo­ve­re, di nuo­vo, anche solo a guar­da­re l’azzurro del cie­lo.”. I par­te­ci­pan­ti, con pathos pal­pa­bi­le, con­di­vi­do­no e sono qua­si festan­ti assie­me alla doz­zi­na di bam­bi­ni e ragaz­zi. Del resto, a lato, ma strut­tu­ral­men­te fon­da­men­ta­le, la sera­ta è anche e pro­prio uti­liz­za­ta per ren­de­re con­cre­ta una col­la­bo­ra­zio­ne e la vali­di­tà del Pro­get­to Biblio­te­ca del­la scuo­la. La scel­ta di pun­ta­re, per que­sto avvio, pro­prio sull’autrice di “Ere­di­ta­re il ven­to”, la poe­tes­sa Patri­zia Pal­lot­ta, è pro­prio per­chè l’autrice è già nota nel ter­ri­to­rio per la sua fre­quen­ta­zio­ne dei tre ples­si sco­la­sti­ci: Giu­sep­pe Ver­di, Via del­la Repub­bli­ca e Anto­nio Vival­di. L’unità di inten­ti e di azio­ne tra Rosal­ba Lo Castro e Danie­le Stac­ci­ni, nel­la scuo­la, e Ser­gio San­ti­nel­li per Acab/BiblioPop, saran­no il tra­mi­te per ren­de­re tut­ti gli alun­ni e stu­den­ti dell’IC S. Maria del­le Mole, pro­ta­go­ni­sti del­la loro cre­sci­ta e armo­ni­co svi­lup­po del­le loro per­so­na­li­tà.

La coper­ti­na del libro di poe­sie di Patri­zia Pal­lot­ta: Ere­di­ta­re il ven­to

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