Compie 100 anni il capolavoro del cinema muto italiano del primo Novecento Il kolossal fu…

Quando muore un cittadino
23/01/2025Questo articolo è stato letto 163 volte!
Fare il giornalista e occuparsi per tanti anni di cronaca locale, lavorando a stretto contatto con i comuni, inevitabilmente ti porta a conoscere molti amministratori.
All’inizio, soprattutto da giovane, tendi a percepire i sindaci come figure quasi sovrannaturali, persone al di sopra di tutto. Poi, poco alla volta, entri in quegli uffici pieni di carte e targhe, e ti trovi davanti qualcuno che forse non ti accoglie con un sorriso – non ti conosce, e tu non conosci lui. Magari sei lì per un’intervista su qualcosa di spinoso, e lui “c’ha da fa”.
Con il tempo, ho avuto la fortuna di conoscerne molti, di sindaci e amministratori locali, e ho capito che dietro quelle scrivanie piene di carte ci sono persone. Seduti su quella sedia non ci sono entità sovrannaturali, ma cittadini.
E più passa il tempo, più ti rendi conto che fare il sindaco è un ruolo che non si augura a nessuno. C’è anche un proverbio che tutti i sindaci conoscono “Se hai un nemico, fallo sindaco”.
Ti accorgi della gigantesca complessità di un ruolo che non ti pone “sopra gli altri”, ma “al servizio degli altri”. E questo servizio non ha orari: non è dalle 9 alle 17, dal lunedì al venerdì. È un impegno che dura 24 ore al giorno, sette giorni su sette, per tutto il tempo del mandato. Feste comprese.
Quando ieri è arrivata la notizia della morte di Domenico Petrini, il sindaco di Subiaco, la prima cosa che ho pensato, dopo lo sgomento per la perdita di una persona così giovane, è stata che probabilmente se ne fosse andato – come poi è stato – mentre era in Municipio. Perché essere sindaco significa questo: vivere nel Municipio, in quello che i francesi chiamano Hôtel de ville, letteralmente “il luogo della città”.
Conoscevo poco il Sindaco Petrini. Un saluto, qualche incontro di sfuggita, e nulla più. Ma anche senza conoscerlo bene, so che, come migliaia di altri sindaci, il suo primo pensiero era per la sua comunità. Non perché tutti i sindaci siano necessariamente buoni o grandi amministratori, ma perché chi ricopre quel ruolo non lo fa per i soldi – che non sono mai molti, soprattutto se sei il sindaco di una piccola comunità – né per il potere – che spesso non c’è. Lo fa perché è innamorato della propria città, grande o piccola che sia.
E l’amore per la comunità è un amante esigente: richiede costanti attenzioni e sacrifici, lasciandoti spesso solo, anche quando sei in mezzo alla gente.
Perché alla fine sei solo, solo davanti alle decisioni da prendere, solo davanti a chi viene nel tuo ufficio per chiederti un lavoro, un favore. Solo davanti a chi si lamenta per le buche, per il rumore, per i ritardi, persino per la pioggia o per il sole. E sei solo anche quando torni a casa, e il telefono continua a squillare, perché sei sindaco sempre. Anche quando le porte del Municipio si chiudono – e spesso sei tu stesso a chiuderle – i problemi restano lì ad aspettarti, anche se è domenica.
Conoscevo poco il Sindaco Petrini, ma so che prima di essere un sindaco, era un cittadino innamorato.
Related Images:

Marco Brancaccia, 41 anni, da oltre 20 anni si occupa di comunicazione all’interno degli uffici stampa delle Amministrazioni Comunali.
Esperto di comunicazione social, grafica e fotografia, di tutto un po’ insomma che sono le basi delle capacità di un addetto stampa.
Da alcuni anni si occupa anche di consulenza e comunicazione per campagne elettorali e organizzazione di eventi.
Attualmente responsabile dell’Ufficio Stampa di Anci Lazio, è passato per i Comuni di Grottaferrata, Frascati e Rocca Priora, oltre ad avere lavorato con alcune società private che si occupano di servizi alla PA.
Direttore Responsabile di Punto a Capo Online, scrive anche su testate locali di Roma e Castelli Romani.