Debora Pagano: “con Donna Titanio trasformo il dolore in forza”

Debora Pagano: “con Donna Titanio trasformo il dolore in forza”

16/01/2022 0 Di Carola Piluso

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Deb­o­ra Pagano ha pub­bli­ca­to il nuo­vo sin­go­lo “Don­na Titanio”, un bra­no ener­gi­co che trasfor­ma il dolore in forza. La can­zone è sta­ta scrit­ta dal­la Deb­o­ra Pagano, è prodot­ta da Gotham Dis­chi e dis­tribui­ta da Artist First. Noi di Pun­to a Capo l’ab­bi­amo incon­tra­ta. Ecco cosa ci ha rac­con­ta­to Deb­o­ra Pagano nel­la nos­tra inter­vista.

Par­ti­amo da “Don­na Titanio”… da dove nasce?

Don­na Titanio nasce da me, dal­la mia sto­ria e dal­la voglia di dimostrare e rac­con­tare un vis­su­to doloroso e una trasfor­mazione fisi­ca e men­tale. Nasce da anni di sof­feren­ze e dolori alla schiena che come una reazione a cate­na ha causato altri dolori e altri dis­a­gi; tra cui quel­lo del­l’ac­cettazione di me e dei miei difet­ti oltre che del­la mia salute. Nasce dal­l’e­si­gen­za di comu­ni­care che un dis­a­gio e un dolore pos­sono diventare una forza. Voglio comu­ni­care che un prob­le­ma per essere risolto va affronta­to e con­di­vi­so.

Nella canzone parli di un argomento molto importante e delicato allo stesso tempo, quanto è importante fare luce su questi temi anche attraverso la musica? Pensi che al giorno d’oggi se ne parli ancora troppo poco?

Sec­on­do me è fon­da­men­tale ritrovare nel­la musi­ca dei vis­su­ti e delle espe­rien­ze che vadano a includ­ere qual­si­asi tipo di con­dizione e di situ­azione. Pos­i­ti­va o neg­a­ti­va, nel bene e nel male. In ques­ta can­zone io mi sono anche molto lim­i­ta­ta poiché il mon­do musi­cale di oggi pare più aper­to a paro­lac­ce e vol­gar­ità. A volte risul­ta un tabù par­lare di temi così del­i­cati o si cade nel vit­timis­mo. Ho cer­ca­to di trasmet­tere un mes­sag­gio che potesse inglo­bare più situ­azioni usan­do come lin­guag­gio ed espe­rien­za quel­la vis­su­ta da me, la mia meta­mor­fosi e la mia sof­feren­za sen­za scen­dere in det­tagli pietosi o trop­po esplic­i­ti. La mia sper­an­za è di dar forza a chi se ne ver­gogna e di far inter­es­sare al tema chi non lo conosce.

Dal pun­to di vista pret­ta­mente musi­cale spie­gaci le scelte sonore invece… bra­no inti­mo, rif­lessi­vo ma dal­la grande forza dal pun­to di vista del sound…

I suoni sono per me fon­da­men­tali nel­la comu­ni­cazione, dal suono stes­so del­la voce ad ogni effet­to o stru­men­to. Il mon­do è fat­to di suoni e ogni suono trasmette qual­cosa. Questi vogliono essere in parte aggres­sivi e in parte indus­tri­ali per­ché in un cer­to sen­so io ora sono come un ingranag­gio di viti, bul­loni e barre in titanio. Quin­di era nec­es­sario inserir­li per trasfor­mar­mi in una macchi­na, ma non da guer­ra, una macchi­na di comu­ni­cazione. I synth più aggres­sivi sono invece la mia pas­sione poiché fan­no parte del mio back­ground artis­ti­co così come lo sono gli archi o i riman­di più orches­trali. Tra tut­ti spic­ca solo per un atti­mo uno stru­men­to insoli­to e inusuale che è il Theremin che in questo caso ha un ruo­lo appar­ente­mente mar­ginale ma che io riten­go pro­tag­o­nista, voglio vibrare con tut­to il mio titanio e guidare l’as­colta­tore ver­so sonorità poco esplo­rate.

Regalaci un tuo identikit musicale… Chi è l’artista Debora Pagano?

Sono una can­tautrice e una sound design­er, sono estrosa e un po’ folle ma molto pre­cisa e deter­mi­na­ta. Sono fat­ta di emozioni e di suoni ma anche di col­ori e arti fig­u­ra­tive. Vivo nel mio mon­do ma ho i pie­di ben sal­dati a ter­ra. Amo il clav­icem­ba­lo e la musi­ca clas­si­ca ma non pos­so fare a meno dei sin­te­tiz­za­tori e del­l’elet­tron­i­ca. Sono una con­trad­dizione ma coer­ente.

Nella tua carriera troviamo molte esperienze importanti:il rifacimento teatrale di ‘Arancia Meccanica’, Lo spring camp al CET di Mogol, la Masterclass in Musica e Sound Design tenuta da Morgan e Raffaele Stefani solo per citarne alcune… Tra tutte qual è quella che ricordi con particolare affetto?

Questo effet­ti­va­mente è un super rias­sun­to di tante espe­rien­ze! Sicu­ra­mente assis­tere al rifaci­men­to teatrale di Aran­cia Mec­ca­ni­ca al teatro Belli­ni di Napoli è sta­to mer­av­iglioso. Ave­vo appe­na com­pi­u­to 18 anni e anda­vo tut­ti i giorni di notte nei vicoli stori­ci con la macchi­na da neopaten­ta­ta per seguire le prove fino a tar­di. La mas­ter­class invece a Trez­zo d’ad­da in musi­ca e Sound Design è sta­ta splen­di­da per­ché è sta­ta total­mente immer­si­va. Con­tem­po­ranea­mente sta­vo con­clu­den­do l’ul­ti­mo anno allo IED di roma per lau­rear­mi appun­to in Sound Design. Una grande fat­i­ca­ta ma riuscii a con­cil­iare il tut­to nonos­tante la stanchez­za. Anche cantare con Andy dei Blu­ver­ti­go in diverse occa­sioni è sta­ta un’es­pe­rien­za molto emozio­nante, con­di­videre il pal­co con i pro­pri ‘idoli’ e maestri non ha pari. Ma anche pub­bli­care il mio pri­mo libro rac­col­ta di testi è sta­to molto emozio­nante, leg­gere la pre­fazione di Francesco Gaz­zè mi sem­bra­va sur­reale.

C’è un artista al quale sei particolarmente legata, o magari, che ti ha dato un insegnamento speciale?

Ce ne sono molti. Da Bach e Beethoven per la musi­ca clas­si­ca, a Michael Jack­son, Elton John, Tokio Hotel, Depeche Mode, David Bowie, Fab­rizio de André, Bat­tia­to, Daniele Sil­vestri, Lucio Dal­la, Giu­ni Rus­so, Lui­gi Ten­co… E poi più attuali come Francesco Gab­bani o Anto­nio Mag­gio, Willie Pey­ote, i Mane­skin.  Un pos­to spe­ciale nel mio cuore è sem­pre ris­er­va­to ai Blu­ver­ti­go e a Mor­gan. Sem­bra­vano idoli dis­tan­ti e appar­ente­mente irrag­giun­gi­bili ma for­tu­nata­mente non sono sta­ti irrag­giun­gi­bili. Sono sta­ti i miei maestri e la mia gui­da fino ad oggi e la for­tu­na di poter­li chia­mare col­leghi, men­tori e ami­ci non potrà mai avere parag­o­ni. Mor­gan anco­ra oggi con­tin­ua a dar­mi inseg­na­men­ti spe­ciali e a met­ter­mi alla pro­va nel­la musi­ca e nel­lo stu­dio oltre che nel­l’u­nic­ità del­la comu­ni­cazione e del­la cre­ativ­ità.

Un con­siglio o una crit­i­ca che ti ha seg­na­to mag­gior­mente? 

Anche qui ho avu­to la for­tu­na di ricev­erne tan­ti da per­sone che sti­mo molto. Quel­lo che ten­go sem­pre a mente è quel­lo di non pie­gar­mi ai mec­ca­n­is­mi e non scen­dere a com­pro­mes­si. Io sono ques­ta nel bene e nel male e voglio essere ones­ta nel mio modo di essere e nel­la mia musi­ca, altri­men­ti non avrebbe sen­so far­la. Nul­la si rag­giunge sen­za stu­dio, impeg­no, deter­mi­nazione, fat­i­ca e cre­ativ­ità.

Sei Can­tautrice, Sound Design­er, Illus­tra­trice, come fai a con­cil­iare tut­to? 

Tutte le arti sono con­nesse e tal­mente ampie da abbrac­cia­r­si e non esclud­er­si vicen­de­vol­mente. Non è com­p­lesso con­cil­iare tut­to quan­do nasce da un’e­si­gen­za. A volte mi sen­to gui­da­ta nel­lo scri­vere una nuo­va can­zone o nel dis­eg­nare e dipin­gere qual­cosa, ho sem­pre ama­to tenere unite queste due par­ti di me. La flu­id­ità e l’ap­par­ente intan­gi­bile del­la musi­ca o del­la creazione di un suono dal ‘silen­zio’ con l’im­mag­ine e la rap­p­re­sen­tazione di un immag­i­nario stes­so che a volte può risultare più imme­di­a­to.

Tre canzoni che non possono mancare nella playlist di Debora Pagano? 

Dif­fi­cilis­si­mo… qua­si impos­si­bile… dici­amo per citare tre pilas­tri e maestri per me: Altrove di Mor­gan, Zero dei Blu­ver­ti­go, Rock­et Man di Elton John.

Don­na Titanio fa parte di un prog­et­to più ampio? Seguirà un ep?

L’ep o dis­co vero e pro­prio è in realtà in lavo­razione da qua­si due anni, potrei dire di avere due dis­chi abbon­dan­te­mente pron­ti, ma ad oggi per un ‘emer­gente’ non è così sem­plice, bisogna sem­pre trovare il momen­to gius­to, i giusti rifer­i­men­ti… Non sen­to che il momen­to sia propizio per pub­bli­care un pri­mo dis­co quan­do il sis­tema musi­ca e il mon­do del­lo spet­ta­co­lo sono così in crisi e anche artisti più affer­mati han­no dif­fi­coltà a fare live e pub­bli­care album, spero in una con­giun­zione astrale che pos­sa dar luce a tut­to, ma intan­to non mancher­an­no nuovi sin­goli e prog­et­ti di altro genere.

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