Roma. Il PCI chiama alla manifestazione del 22 a Roma, denuncia contro G20 e Governo i nuovi tagli alla sanità!

Roma. Il PCI chiama alla manifestazione del 22 a Roma, denuncia contro G20 e Governo i nuovi tagli alla sanità!

19/05/2021 0 Di Maurizio Aversa

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Sonia Peco­ril­li, del­la Seg­rete­ria regionale PCI Lazio


“Il 21 e 22 ci saran­no uno sciopero nazionale con­tro i tagli alla san­ità del G20 e del Gov­er­no (indi­cati dal­la UE), ed una man­i­fes­tazione a Roma. Il PCI è tra i pro­mo­tori con tutte le moti­vazioni eco­nom­i­co-sociali e per le politiche supine alle logiche UE e al neoat­lantismo. In par­ti­co­lare, il Comi­ta­to Regionale del PCI Lazio – spie­ga Sonia Peco­ril­li, del­la seg­rete­ria – denun­cia che smenten­do tutte le pie inten­zioni annun­ci­ate all’inizio e nel­la mas­si­ma trage­dia del­la pan­demia, ora, come fos­se scop­pi­a­ta una bol­la di sapone, si tor­na “a pri­ma”. Tagli alla san­ità pub­bli­ca, sosteg­no alle pri­va­tiz­zazioni. E’ una ver­gogna! E’ sostanziale ed evi­dente la dis­gregazione del Sis­tema San­i­tario Nazionale in ques­ta fase pan­dem­i­ca da COVID-19, se durante le varie fasi siamo rius­ci­ti ad ottimiz­zare le risorse in ogni ambito nonos­tante i tan­ti con­ta­gi ed i tan­ti mor­ti, in ques­ta attuale fase vac­ci­nale ci tro­vi­amo di fronte ad una cru­da realtà, 10 anni di smem­bra­men­to del SSN han­no procu­ra­to un dis­as­tro san­i­tario, colpevoli e, con­cede­teme­lo, di aver agevola­to il sis­tema san­i­tario pri­va­to las­cian­do morire un sis­tema che col­let­ti­va­mente è sem­pre sta­to denom­i­na­to Assis­ten­za San­i­taria Uni­ver­sale e che rap­p­re­sen­ta un sis­tema di assis­ten­za san­i­taria in cui a tut­ti i res­i­den­ti di un deter­mi­na­to paese o regione è garan­ti­to l’ac­ces­so all’as­sis­ten­za san­i­taria, gen­eral­mente orga­niz­za­ta in modo tale da fornire i servizi san­i­tari, con l’o­bi­et­ti­vo finale di miglio­rare i risul­tati san­i­tari. L’assistenza san­i­taria è la nos­tra più grande indus­tria (vedi indus­trie far­ma­ceu­tiche e vac­ci­ni in ques­ta fase stor­i­ca del nos­tro paese), quin­di con­sid­er­a­ta solo una com­po­nente finanziaria ma che è nec­es­sari­a­mente social­iz­za­ta. L’assistenza san­i­taria – con­tin­ua la diri­gente comu­nista — è sta­ta a lun­go una delle ques­tioni più con­tes­tate politi­ca­mente. La lot­ta sul­la rifor­ma san­i­taria è sta­ta forse la ques­tione più acu­ta del­la polit­i­ca nazionale, esem­pli­fi­ca­ta oggi da un totale fal­li­men­to. Purtrop­po anche in questo ambito, così come in altri riguardan­ti la salute, l’obiettivo prin­ci­pale risul­ta il risparmio sul­la prestazione anziché la salute del­la popo­lazione trascu­ran­do la pos­si­bil­ità di dis­porre di un servizio pro­fes­sion­ale, cor­ret­to e legale. Chi pen­sa­va che la pan­demia avrebbe por­ta­to a riconoscere la tutela del­la salute e la spe­sa san­i­taria come prezioso inves­ti­men­to e non come una spe­sa da abbat­tere, non tro­verà rispos­ta . Si ritor­na quin­di alla ges­tione e al finanzi­a­men­to del SSN pri­ma del­la pan­demia. Nel tri­en­nio 2022–2024 il DEF del mese scor­so cer­ti­fi­ca che la spe­sa san­i­taria dovrà essere por­ta­ta al 6,3% del PIL, un pun­to in meno rispet­to a quel­la attuale, con­fer­man­do la pre­vi­sione di spe­sa fat­ta nel 2019 e questo, di fat­to, va a sig­nifi­care che le mag­giori spese per il per­son­ale san­i­tario, comunque in gran parte pre­cario, per l’aumento dei posti let­to e per la diag­nos­ti­ca lega­ta al Covid, sostenute per affrontare la pan­demia non saran­no con­sol­i­date e l’Italia tornerà ad avere una spe­sa san­i­taria infe­ri­ore alla media UE e dram­mati­ca­mente infe­ri­ore a quel­la di nazioni avan­zate quali, a esem­pio, Fran­cia e Ger­ma­nia. Per la salute del­la popo­lazione e del­la san­ità in gen­erale, non ci sarà un lieto fine è chiaro anche dall’analisi del PNRR che des­ti­na alla San­ità, a fronte dei tagli che han­no dec­i­ma­to ospedali, posti let­to e per­son­ale, le risorse più basse cioè il suc­ces­so degli inves­ti­men­ti e delle inizia­tive col­le­gati alle riforme non è garan­ti­to. Risorse che sono des­ti­nate in gran parte alla dig­i­tal­iz­zazione, alla telemed­i­c­i­na e all’aggiornamento tec­no­logi­co, men­tre quan­to stanzi­a­to per il raf­forza­men­to dei servizi domi­cil­iari con l’in­fer­miere di famiglia/comunità figu­ra che l’OMS ha già descrit­to e introdot­to fin dal 2000 ma che nel nos­tro paese per ora è solo uffi­ciale sul­la car­ta, e non attua­ta ovunque, nelle regioni tale ruo­lo è a pieno regime (poche per il momen­to qua­si tutte in bench­mark, e in molte anco­ra in fase di sper­i­men­tazione) i cit­ta­di­ni avreb­bero un pun­to di rifer­i­men­to pre­ciso nel ter­ri­to­rio per qual­si­asi neces­sità assis­ten­ziale, e dei servizi ter­ri­to­ri­ali attra­ver­so le cen­trali oper­a­tive ter­ri­to­ri­ali e le case del­la salute, di fat­to gli attuali dis­tret­ti di base, rap­p­re­sen­ta una esclu­si­va pre­rog­a­ti­va del ter­zo set­tore e il pri­va­to con­ven­zion­a­to.

Ver­rà depoten­zi­a­ta la san­ità pub­bli­ca, — denun­cia con forza Peco­ril­li — oggi ci tro­vi­amo di fronte a un quadro nel quale, in assen­za di qual­si­asi ipote­si di assun­zione di per­son­ale san­i­tario, tut­ti i servizi saran­no appal­tati e dati in ges­tione pros­eguen­do così nel­la pri­va­tiz­zazione del­la san­ità che, come ver­i­fi­ca­to ampia­mente durante l’emergenza Covid, così tante con­seguen­ze ha provo­ca­to nelle regioni nelle quali il proces­so è più avan­za­to. Oggi ser­vono pro­poste per la san­ità e per i suoi lavo­ra­tori a tutela del­la popo­lazione. Una san­ità pub­bli­ca, quel­la ital­iana, che mal­gra­do la grave pan­demia in atto e le tante crit­ic­ità emerse in con­seguen­za dei tagli operati da tut­ti i gov­erni, non sarà ogget­to di inves­ti­men­ti strut­turali, nem­meno con i sol­di del Recov­ery Fund. Sarà una san­ità gesti­ta sec­on­do la log­i­ca del prof­it­to e non del­la salute. Neces­si­tano e rib­a­di­amo NECESSITANO, fig­ure fon­da­men­tali che toc­cano aspet­ti fon­da­men­tali nel­la cura del paziente quali la pre­ven­zione, l’e­d­u­cazione, la riabil­i­tazione e la pal­li­azione, Con il pas­sare del tem­po il dif­fu­so mal­cos­tume ha depau­per­a­to e snat­u­ra­to la figu­ra del per­son­ale san­i­tario cre­an­do una (fal­sa) cre­den­za cir­ca le reali com­pe­ten­ze e il cor­re­la­to riconosci­men­to eco­nom­i­co. Il riconosci­men­to eco­nom­i­co diven­ta così un osta­co­lo enorme pro­prio per­chè non uffi­cial­mente riconosci­u­to come dirit­to ne da parte delle isti­tuzioni ne da parte dei fruitori. Serve un’in­te­grazione degli organi­ci dei medici, infer­mieri e di tut­to il per­son­ale del com­par­to san­ità ormai all’os­so, durante tut­ta ques­ta fase del­la pan­demia per caren­ze organiche e bloc­co delle ferie sono sta­ti svolti turni anche oltre le 12 ore dis­ap­pli­can­do la Diret­ti­va Euro­pea sul­l’o­rario di lavoro Legge 161 del 2014. Se da una parte la Diret­ti­va Euro­pea rap­p­re­sen­ta una tap­pa fon­da­men­tale del mod­el­lo sociale europeo, poiché assi­cu­ra una pro­tezione min­i­ma a tut­ti i lavo­ra­tori con­tro orari di lavoro ecces­sivi, di con­tro ci tro­vi­amo al man­ca­to rispet­to di peri­o­di min­i­mi di riposo, negan­do di fat­to ille­git­ti­ma­mente il dirit­to ad un orario di lavoro adegua­to, si pre­figu­ra quin­di un denun­cia alla Corte di Gius­tizia per dan­no non solo pat­ri­mo­ni­ale col­le­ga­to alle ore di lavoro in più svolte ille­git­ti­ma­mente, ma anche come dan­no bio­logi­co e non pat­ri­mo­ni­ale, per usura da stress psi­cofisi­co con­seguente all’ec­ces­si­vo lavoro e agli ingiusti sac­ri­fi­ci imposti/richiesti al lavo­ra­tore. Oggi – indi­ca con pre­ci­sione la diri­gente pro­fes­sion­ale del PCI — la fotografia reale ci dice che abbi­amo bisog­no di mod­i­fiche leg­isla­tive nec­es­sarie per definire un con­trat­to che rispon­da real­mente ai prob­le­mi evi­den­ziati negli ulti­mi dieci anni: Mag­gior peso alla con­trat­tazione col­let­ti­va e inte­gra­ti­va recu­peran­do il pieno con­fron­to su materie rel­a­tive all’orario di lavoro, all’organizzazione lavo­ra­ti­va, al rap­por­to di lavoro, alla definizione dei pro­fili pro­fes­sion­ali; Dirit­to di car­ri­era riconosci­u­to a tut­ti; Piena con­trat­tual­iz­zazione del lavoro agile; Abrogazione del­la nor­ma che fis­sa un tet­to alla com­po­sizione dei Fon­di di ammin­is­trazione e incre­men­to dei Fon­di stes­si; Snel­li­men­to delle pro­ce­dure di cer­ti­fi­cazione dei con­trat­ti. Forte­mente, il Par­ti­to Comu­nista Ital­iano denun­cia quan­to sopra e dichiara che la vera arma per com­bat­tere una emer­gen­za san­i­taria è e rimane l’in­ves­ti­men­to su un Mod­el­lo San­i­tario Sin­gle – Pay­er ossia un sis­tema più eco­nom­i­co, sosteni­bile, traspar­ente e che dia migliori risul­tati san­i­tari. Il PCI sem­pre dal­la parte dei lavo­ra­tori, dal­la parte dei pazi­en­ti, dal­la parte del popo­lo.”.

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