Roma. Contro il Governo Draghi, il PCI propone ampia unità d’azione. Intervista al segretario del Lazio Della Posta

Roma. Contro il Governo Draghi, il PCI propone ampia unità d’azione. Intervista al segretario del Lazio Della Posta

17/02/2021 0 Di Maurizio Aversa

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Il seg­re­tario del PCI Lazio ad un incon­tro su Cuba a Mari­no


Nei giorni scor­si, la Direzione Nazionale del PCI si è riu­ni­ta alla vig­ilia del voto par­la­mentare al Gov­er­no Draghi. Qual è la pri­ma rif­les­sione sca­tu­ri­ta? Il seg­re­tario regionale del PCI Lazio risponde: “ Da parte nos­tra si evi­den­zia il cam­bio di fase polit­i­ca di asso­lu­to rilie­vo rap­p­re­sen­ta­to dal­l’af­fer­mazione del gov­er­no Draghi, quale soluzione alla crisi del gov­er­no Con­te bis. Un crisi, ques­ta, forte­mente volu­ta dai cosid­det­ti poteri for­ti, ossia dalle élite finanziarie ed eco­nomiche, ital­iane ed europee, e provo­ca­ta nei giorni scor­si da Italia Viva, pri­ma con il ritiro da tale com­pagine gov­er­na­ti­va dei pro­pri rap­p­re­sen­tan­ti, poi con l’indisponi­bil­ità a favorire l’af­fer­mazione di un gov­er­no Con­te ter, del­la cui soluzione si è fat­to artefice e garante il Pres­i­dente del­la Repub­bli­ca. Una soluzione che ha trova­to e tro­va il sosteg­no pres­soché unanime dei mass media, che di quegli stes­si poteri for­ti sono larga­mente espres­sione, e che tan­to dicono del­la lib­ertà di infor­mazione garan­ti­ta nel nos­tro Paese. Una crisi ed una soluzione nascoste anco­ra una vol­ta dietro il richi­amo astrat­to agli inter­es­si del Paese, che in realtà sono gli inter­es­si di una parte di esso, quel­la più garan­ti­ta, come tante, troppe volte evi­den­zi­a­to, anche in questi ulti­mi anni, dal­la for­bice delle dis­ug­uaglianze, mai così ampia.”. Viene in mente un’altra fase, come la ricor­da e come è col­le­ga­ta a ques­ta? Oreste del­la Pos­ta con­tin­ua a ragionare: “Dieci anni fa la pos­ta in palio era quel­la di chi dove­va essere chiam­a­to a pagare il prez­zo del­la crisi finanziaria defla­gra­ta nel 2008, delle sue riper­cus­sioni, e la rispos­ta mes­sa in cam­po dal gov­er­no “tec­ni­co” guida­to da Mario Mon­ti al gri­do “ce lo chiede l’Eu­ropa”, fu quel­la di politiche che all’in­seg­na del­l’aus­ter­ità han­no sal­va­guarda­to i gran­di grup­pi finanziari ed eco­nomi­ci e pro­gres­si­va­mente deter­mi­na­to un dras­ti­co peg­gio­ra­men­to delle con­dizioni di vita dei ceti popo­lari. Oggi la pos­ta in palio è anco­ra quel­la del chi sarà chiam­a­to a pagare il prez­zo di quel­la crisi per tan­ta parte mai risol­ta, e da un anno dram­mati­ca­mente ampli­fi­ca­ta sul piano eco­nom­i­co e sociale dal­la pan­demia da Covid 19, del chi sarà chiam­a­to a gestire le politiche larga­mente eterodi­rette dal­l’U­nione Euro­pea attra­ver­so quel­la sor­ta di “com­bi­na­to-dis­pos­to” rap­p­re­sen­ta­to dal Recov­ery fund e dal Recov­ery plan, a garan­tirne la final­iz­zazione a favore di quegli stes­si grup­pi. Politiche larga­mente finanzi­ate attin­gen­do a presti­ti, alla cui resti­tuzione l’I­talia, che evi­den­zia un deb­ito pub­bli­co giun­to al 160% in rap­por­to al PIL, sarà comunque chia­ma­ta, e sul­lo sfon­do, con la ripropo­sizione del “ce lo chiede l’Eu­ropa”, aleg­gia il ripristi­no del pat­to di sta­bil­ità europeo ad oggi sem­plice­mente sospe­so.”. Quin­di c’è un piano dei rap­por­ti di forza su chi dovrà pagare, det­to in sol­doni, la crisi strut­turale del cap­i­tal­is­mo aggra­va­ta e ampli­fi­ca­ta dal­la pan­demia oggi, ma c’è anche un dis­eg­no strate­gi­co? Così ripor­ta, il seg­re­tario Del­la Pos­ta su quan­to anal­iz­za­to e giu­di­ca­to dal­la Direzione PCI: “Una pos­ta, quel­la in gio­co, ascrit­ta al prog­et­to, non casual­mente defini­to Next gen­er­a­tion UE, che fa com­piere all’U­nione Euro­pea un pas­so in avan­ti sig­ni­fica­ti­vo, che la proi­et­ta sem­pre più lon­tana dal­l’essere soltan­to un mer­ca­to uni­co per divenire sem­pre più una poten­za eco­nomi­ca­mente strut­tura­ta. Il venire meno del gov­er­no Con­te bis, stante anche alcune sue “fughe in avan­ti” (si al mem­o­ran­dum con la Cina rel­a­ti­va­mente alla nuo­va via del­la seta, no al ricor­so al MES per la spe­sa san­i­taria su tutte) si evi­den­zia anche come una scelta vol­ta a nor­mal­iz­zare il quadro politi­co dato in una chi­ave pien­amente europeista ed atlantista, all’in­seg­na del “chi non si allinea è fuori”. Un proces­so reso pos­si­bile anche dal­la scon­fit­ta di Trump, e con esso delle forze cosid­dette sovraniste, dal­l’af­fer­mazione di Biden a pres­i­dente degli USA. Da più par­ti si è sot­to­lin­eato e si sot­to­lin­ea che l’af­fer­mazione del gov­er­no “tec­ni­co” o di “respon­s­abil­ità nazionale” che dir si voglia, rap­p­re­sen­ta una sor­ta di abdi­cazione del­la polit­i­ca dal pro­prio ruo­lo, dal­la pro­pria fun­zione, in realtà ciò rap­p­re­sen­ta un atto com­pi­u­ta­mente politi­co, l’ap­pro­do di un per­cor­so che viene da lon­tano, pien­amente den­tro la log­i­ca che sostanzia il proces­so di Unione Euro­pea affer­matosi, che con­tem­pla tra l’al­tro una pro­gres­si­va riduzione del ruo­lo e del­la fun­zione dei gov­erni e dei par­la­men­ti.”. Dunque assis­ti­amo, sen­za essere mes­so all’ordine del giorno in modo esplic­i­to, ad una ristrut­turazione del­la democrazia in ques­ta parte di occi­dente, incluse le isti­tuzioni demo­c­ra­tiche, siano esse nazion­ali che sovranazion­ali? Il seg­re­tario comu­nista del Lazio, anche in questo caso, ri pro­ducen­do la sin­te­si del dibat­ti­to e la lin­ea polit­i­ca del PCI così espone: “Il con­sen­so dato al Gov­er­no dal­l’in­sieme delle forze politiche pre­sen­ti in Par­la­men­to, con l’am­bigua eccezione del­la destra rap­p­re­sen­ta­ta da Fratel­li d’I­talia, e con qualche sig­ni­fica­ti­va arti­co­lazione inter­na al M5S ed al grup­po par­la­mentare LEU, oltre che con­fig­u­rar­si per tan­ta parte come mero trasformis­mo, ne evi­den­zia la sub­or­di­nazione al cap­i­tale finanziario. Ciò che si prospet­ta con l’af­fer­mazione del gov­er­no Draghi è una situ­azione nel­la quale a pagare il prez­zo del­la crisi saran­no nel­la sostan­za chia­mati i soli­ti noti, ossia il mon­do del lavoro, mai così fram­men­ta­to e mor­ti­fi­ca­to sul ter­reno del­la tutela, i pen­sion­ati, i ceti popo­lari, mai così lon­tani dal vedere rap­p­re­sen­tate e risolte le loro istanze.”. Men­tre il PCI cosa pro­pone, cosa vede pos­sa essere riso­lu­ti­vo rispet­to a quan­to la stra­grande mag­gio­ran­za par­la­mentare sostiene? Sem­pre illus­tran­do la lin­ea polit­i­ca emer­sa dal­la Direzione, questo pro­pone Oreste del­la Pos­ta: “Ciò che serve, lo abbi­amo più volte sot­to­lin­eato, non sono gener­i­ci appel­li agli inter­es­si del Paese, all’u­nità, né la pro­mozione di gov­erni cosid­det­ti tec­ni­ci o di respon­s­abil­ità nazionale. Ser­vono politiche in asso­lu­ta dis­con­ti­nu­ità rispet­to a quelle date, a quelle prospet­tate, le une e le altre, infat­ti, muovono all’in­ter­no di un quadro di com­pat­i­bil­ità dato dai cosid­det­ti poteri for­ti, entro cui gli inter­es­si del bloc­co sociale al quale noi guardiamo, che assum­i­amo come rifer­i­men­to, non pos­sono trovare rispos­ta. Per queste ragioni il PCI è in cam­po, e si sente impeg­na­to a dare vita ad inizia­tive di mobil­i­tazione, ai diver­si liv­el­li, volte a fare com­pren­dere la pos­ta in gio­co, ad aggre­gare attorno a pro­poste alter­na­tive che si mis­uri­no con la grav­ità del­la situ­azione, con i reali bisog­ni delle masse popo­lari, ad esem­pio sul ter­reno del lavoro, del­la salute, del­l’istruzione, dei dirit­ti, e che diano il sen­so del cam­bi­a­men­to nec­es­sario e pos­si­bile assieme.”. Quin­di a chi appel­lar­si? In modo chiaro il seg­re­tario comu­nista del Lazio ripor­ta quan­to mes­so nero su bian­co dal­la Direzione comu­nista: “Per queste ragioni l’azione del PCI è vol­ta a pro­muo­vere, nel pieno rispet­to del­l’au­tono­mia polit­i­ca ed orga­niz­za­ti­va di cias­cuno, la più ampia unità d’azione pos­si­bile tra tutte le sogget­tiv­ità politiche, sin­da­cali e sociali che non si rasseg­nano alla situ­azione data, la costruzione, attorno ad una qual­i­fi­ca­ta piattafor­ma alter­na­ti­va, di un fronte comune con­tro il gov­er­no Draghi, più in gen­erale alla costruzione di una oppo­sizione di mas­sa vol­ta ad incidere sui rap­por­ti di forza in essere. Si deve e si può cam­biare, e noi, il PCI, ci siamo!”.

In the first row from the left: Daniele Fran­co, Mar­ta Cartabia, Lui­gi Di Maio, Ser­gio Mattarel­la, Mario Draghi, Luciana Lam­orgese, Loren­zo Gueri­ni, Gian­car­lo Gior­get­ti. In the sec­ond row from the left: Rober­to Sper­an­za, Maria Cristi­na Mes­sa, Andrea Orlan­do, Rober­to Cin­golani, Ste­fano Pat­u­anel­li, Enri­co Gio­van­ni­ni, Patrizio Bianchi, Dario Frances­chi­ni, Fed­eri­co D’Incà. In the third row from the left: Eri­ka Ste­fani, Fabi­ana Dadone, Maria Stel­la Gelmi­ni, Vit­to­rio Colao, Rena­to Brunet­ta, Mara Carfagna, Ele­na Bonet­ti, Mas­si­mo Gar­avaglia, dur­ing new gov­ern­ment swear­ing-in cer­e­mo­ny at Quiri­nal Palace, Rome, 13 Feb­ru­ary 2021. ROBERTO MONALDO/LAPRESSE/POOL/ANSA

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