“La volpe artica” l’ultimo libro di Silvana Zambonini con uno sguardo agli infortunati sul lavoro

“La volpe artica” l’ultimo libro di Silvana Zambonini con uno sguardo agli infortunati sul lavoro

21/12/2020 0 Di Marco Montini

Questo arti­co­lo è sta­to let­to 1500 volte!

Sil­vana Zam­boni­ni Bellaveg­lia è un’autrice dei Castel­li Romani. Vive a Nemi ed ha al suo atti­vo diver­si lib­ri che han­no atti­ra­to l’at­ten­zione dei let­tori e del­la crit­i­ca. Il suo ulti­mo libro è “La volpe arti­ca”, un’assai fruibile let­tura di cir­ca 200 pagine, un thriller appas­sio­n­ante, che tiene col fia­to sospe­so.

“Il Caf­fè dei Castel­li” ha inter­vis­ta­to l’autrice Sil­vana Zam­boni­ni Bellaveg­lia.

 

Come nasce il tuo nuo­vo libro “La Volpe Arti­ca”?

Inizial­mente dove­va essere un  rac­con­to poi i per­son­ag­gi mi han­no pre­so la mano e mi han­no con­vin­to a farne un libro. Sette per­son­ag­gi scam­pati for­tuita­mente a un inaspet­ta­to atter­rag­gio  si trovano a dover rispon­dere a domande sul­la morte del­la bel­lis­si­ma host­ess. Cias­cuno ha qual­cosa che coin­volge psi­co­logi­ca­mente. Soli­ta­mente chi scrive  entra in sin­to­nia con le ani­me che rap­p­re­sen­ta e a cui dà  volto e sto­ria, spero di esser­ci rius­ci­ta. Allo stes­so modo cre­do che ciò si ver­i­fichi  in ogni arte. Immag­i­no ad esem­pio un com­pos­i­tore che par­la, dispone e gio­ca con le note musi­cali, un artista con il mar­mo che scolpisce o il vetro a cui dà for­ma. A me piac­ciono le parole che mi aiu­tano a descri­vere una situ­azione e le per­sone che la vivono. In questo caso si trat­ta di un omi­cidio che si  per­feziona durante un atter­rag­gio di emer­gen­za ma che ha radi­ci lon­tane e ben def­i­nite nel­la mente dell’assassino.

 

Tre agget­tivi per descri­vere la tua nuo­va opera e con­vin­cere i let­tori alla let­tura?

Thriller coin­vol­gente, forse intri­g­ante, chiu­so e aper­to nel­lo stes­so tem­po. Come  si sente chi viag­gia su di un mez­zo di trasporto  (aereo, treno, auto…) e cer­ca sé stes­so oltre il “chiu­so” in cui si sta muoven­do per giun­gere a des­ti­nazione .

 

Il libro è ded­i­ca­to all’ANMIL… Puoi spie­gar­ci il tuo impeg­no per Anmil?

Men­tre scrive­vo mi è venu­ta spon­tanea una doman­da: “In questo caso di omi­cidio, chi ris­ar­cirebbe i par­en­ti del­la vit­ti­ma? la com­pag­nia aerea, l’Inail o un lun­go per­cor­so giudiziario?” Da qui il deside­rio di dedi­care il libro all’ANMIL che per final­ità di Statu­to risponde a queste domande  attra­ver­so il suo Patrona­to, il CAF, le Politiche attive sul lavoro e la Fon­dazione Soste­ni­amoli Subito per gli ex esposti all’amianto. All’apparenza sem­pli­ci domande  che nel­la realtà quo­tid­i­ana coin­vol­go­no lavo­ra­tori infor­tu­nati o tec­nopati­ci e le loro famiglie,  che neces­si­tano di assis­ten­za per le insor­montabili dif­fi­coltà buro­cratiche. Sono iscrit­ta all’Associazione da 20 anni dopo una  malat­tia pro­fes­sion­ale riconosci­u­ta in sede giudiziaria e da quel momen­to ho volu­to tes­ti­mo­ni­are per l’ANMIL cosa sig­nifi­ca essere tec­nopati­ci e aver presta­to attiv­ità lavo­ra­ti­va in un “sick build­ing” ossia un edi­fi­cio mala­to sin dal­la costruzione. La mia tes­ti­mo­ni­an­za è sta­ta por­ta­ta  in ogni sede  isti­tuzionale, in tv, nelle scuole dove l’Anmil è  impeg­na­ta sul­la “Sicurez­za”  che deve essere  pri­or­i­taria in  ogni realtà lavo­ra­ti­va. La cronaca purtrop­po ci dice che non è così.

Related Images: