Intervista a Fernando Alba: “seguo il sentimento del brano e non la moda”

Intervista a Fernando Alba: “seguo il sentimento del brano e non la moda”

06/12/2020 0 Di Carola Piluso

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A novem­bre Fer­nan­do Alba tor­na sul­la sce­na musi­cale con un nuo­vo sin­go­lo, “Abbi­amo Con­ta­gia­to il mon­do”. Fer­nan­do Alba è un artista sen­za peli sul­la lin­gua che mira drit­to al cuore del­la gente. Noi lo abbi­amo inter­vis­ta­to e il can­tau­tore  si è rac­con­ta­to sen­za fil­tri sve­lando i seg­reti del­la sua musi­ca.

Il 10 novem­bre è usci­to Abbi­amo con­ta­gia­to il mon­do, sin­go­lo che par­la del­la forza del sen­ti­men­to, rac­con­taci la gen­e­si del bra­no. 

“Abbi­amo con­ta­gia­to il mon­do” nasce dall’esigenza di rac­con­tare una sto­ria che abbrac­cia questo momen­to stori­co, sen­za par­lare di Con­ta­gio da Covid-19. Ho volu­to rac­con­tare l’amore che nasce fra due per­sone appe­na conosciute che si ritrovano a com­bat­tere una dura malat­tia che non è il Coro­na Virus. E’ pro­prio attra­ver­so i due pro­tag­o­nisti del­la can­zone, gra­zie alla loro sto­ria che vien fuori l’importanza dell’amore nel­la nos­tra vita, come forza e nutri­men­to dell’anima e cor­ag­gio per affrontare e super­are le dif­fi­coltà. E’ una can­zone emo­ti­va­mente forte, dal testo a trat­ti com­movente, non è auto­bi­ografi­ca, ma rac­con­ta una sto­ria vera. Ho volu­to arran­gia­r­la con un coro gospel can­ta­to con le gran­di voci di Noe­mi Smor­ra, Tar­sia e Valenti­na Nasel­li, dan­do anche un’atmosfera natal­izia alla parte musi­cale. E’ una can­zone che con­tiene mes­sag­gi d’amore, di sol­i­da­ri­età, di rif­les­sione.

Il bra­no ha sonorità indie/blues con un toc­co anni ’80 sen­za trascu­rare il rock, da dove nasce la voglia di fondere più generi musi­cali insieme? Qual’è il genere musi­cale nel quale ti tro­vi più a tuo agio?

In realtà non si trat­ta di avere più o meno voglia di fondere genere musi­cali, ma si trat­ta di esi­gen­ze. Ogni can­zone, in teo­ria, ha le sue esi­gen­ze. Io cer­co di seguire il sen­ti­men­to del bra­no più che la moda. Purtrop­po non scri­vo can­zoni a tavoli­no, come si dice in ger­go. Io vivo di momen­ti, di sen­sazioni, di ispi­razioni. Quan­do scri­vo, un testo e la musi­ca lo fac­cio con­tem­po­ranea­mente e poi quel che vien fuori mi ten­go. Ovvi­a­mente “tut­to” si può adattare a “tut­to”, ma io non sono del parere che i Can­tau­tori deb­bano per forza seguire uno speci­fi­co genere, o le mode del momen­to. Il Can­tau­tore “Vero” come lo era ad esem­pio Rino Gae­tano, ave­va un suo stile, un suo lin­guag­gio, un suo genere che anco­ra oggi fa sto­ria. Anche Lucio Dal­la, Lucio Bat­tisti, ognuno ave­va il suo uni­ver­so musi­cale. Cre­do che il Can­tau­tore deb­ba sen­tir­si libero di scri­vere, al di fuori dei generi, del­la moda, dei sol­di. Poi se il bra­no bisogna far­lo rock, pop, o reg­gae­ton, è una cosa che si vedrà dopo. Io sono preva­len­te­mente un roc­ck­et­taro. Scri­vo pop can­tau­torale ital­iano, ho una mia per­son­ale poet­i­ca, molto lon­tana per cer­ti ver­si da molti miei col­leghi vec­chi e nuovi. Sono felice del­la mia sto­ria musi­cale, delle mie prece­den­ti can­zoni, del mio per­cor­so artis­ti­co. Ho scel­to di arran­gia­re questo bra­no in stile blues per­ché era già nato così. Ho aggiun­to i cori Gospel per­ché il ritor­nel­lo can­ta al Plu­rale ed era gius­to far­si sup­port­are da tre splen­dide voci.

Per i cori gospel del sin­go­lo hai scel­to Noe­mi Smor­ra, Tar­sia e Valenti­na Nasel­li, come nasce ques­ta col­lab­o­razione tra voi? Per­ché hai scel­to pro­prio le loro voci?

Tar­sia e Noe­mi sono delle Can­tautri­ci che fan­no parte del­la Maque­ta Records. Con Noe­mi Smor­ra lavo­riamo insieme da un bel po’, ho prodot­to un suo Ep e diver­si sin­goli. Con Tar­sia dal­lo scor­so anno. Anche per Lei ho prodot­to diver­si sin­goli e in questo 2021 fare­mo anche un album. Invece con Valenti­na Nasel­li ci conos­ci­amo da un po’ di tem­po, ma abbi­amo appe­na inizia­to a col­lab­o­rare. La scelta delle loro voci è nata per un piacere rec­i­pro­co. Alle ragazze, il bra­no piace­va molto ed l’idea di fare un coro Gospel ci sem­bra­va fica. Dopo aver­lo reg­is­tra­to ci siamo accor­ti che fun­zion­a­va bene.

Questo è un peri­o­do molto par­ti­co­lare per la musi­ca e per tut­ti col­oro che lavo­ra­no con essa. Come stai viven­do questo momen­to in qual­ità di can­tau­tore?

Le dif­fi­coltà nel set­tore musi­cale ci sono da sem­pre e sono sem­pre state tante, anche pri­ma del Covid-19. Ques­ta pan­demia le ha solo fat­te venire a gal­la. Ha mes­so in luce l’esistenza del­la pre­ca­ri­età delle varie maes­tranze e non solo. Ci sono tas­sel­li che molti di noi com­pon­gono speran­do di costru­ire qual­cosa di sta­bile e con­cre­to, come pote­va esser­lo fino a vent’anni fa una car­ri­era, che oggi ormai si è ridot­ta a sem­pli­ci ed occa­sion­ali gior­nate di lavoro. La car­ri­era quel­la che nell’immaginario col­let­ti­vo sig­nifi­ca­va il rag­giung­i­men­to di tra­guar­di, pre­mi e riconosci­men­ti, prob­a­bil­mente non esisterà più. Gli artisti sono sem­pre più sta­gion­ali, per­ché la fat­i­ca per emerg­ere è mol­ta, per­ché si spende trop­po in pro­duzione e pro­mozione e non ci sono rien­tri con­creti a tal pun­to da pot­er pen­sare ad una car­ri­era. Purtrop­po può cap­itare che noi artisti siamo al servizio di chi ci illude, altre volte al servizio di chi li sfrut­ta. Del mio lavoro mi man­ca la parte prat­i­ca, ovvero quel­la di andare a fare i con­cer­ti, fare le prove e tut­to quel­lo che gira intorno all’organizzazione di un tour. In questo peri­o­do ho approf­itta­to del lock­down per rac­cogliere le idee e lavo­rare su prog­et­ti futuri speran­do che il futuro musi­cale sia migliore di quel­lo che ci siamo las­ciati alle spalle.

Sei un artista che sper­i­men­ta molto, sec­on­do te oggi nel mon­do del­la discografia c’è trop­pa sper­i­men­tazione o trop­po poca?

For­tu­nata­mente lavoro con tan­ti artisti, sia come autore che come pro­duc­er. Da infi­nite col­lab­o­razioni nascono infi­nite sper­i­men­tazioni. Mi chiedono pro­duzioni sem­pre molto diverse per natu­ra e genere, diverse anche da quelle che soli­ta­mente sono ded­i­to a fare. Conoscere il lin­guag­gio di altri generi musi­cali non sig­nifi­ca per forza saper­li fare tut­ti e dover­li fare tut­ti. Io ho una mia zona con­fort, ma capi­ta di andare “out­side”. Oggi non c’è, né poca, né trop­pa
sper­i­men­tazione. Cre­do che ci sia sta­to sem­pre un po’ di “tut­to”, solo che una vol­ta la musi­ca sta­va solo nei negozi e per ascoltar­la, capir­la, stu­di­ar­la, la dove­vi com­prare. Adesso bas­ta andare su uno dei tan­ti motori di ricer­ca ed il “tut­to” è alla por­ta­ta di tut­ti.

Fer­nan­do Alba ti sei occu­pa­to anche di colonne sonore, com’è il tuo approc­cio lavo­ra­ti­vo quan­do com­poni per te stes­so e quan­do scrivi can­zoni o opere musi­cali des­ti­nate ad essere una colon­na sono­ra?

L’approccio è ovvi­a­mente diver­so. Quan­do scrivi per te stes­so fai quel che ti det­ta il cuore. Quan­do lavori per una colon­na sono­ra scrivi qual­cosa che prin­ci­pal­mente sia fun­zionale al film ed in lin­ea con quel­lo che ti è sta­to richiesto o sug­ger­i­to dal reg­ista o dal­la pro­duzione. Non ci sono regole ovvi­a­mente, si è anche liberi di pro­porre qual­cosa che vada in un’altra direzione com­ple­ta­mente diver­sa da quel­la richi­es­ta, ma cred­i­mi, dif­fi­cil­mente si riesce a far cam­biare
idea ad un reg­ista dalle idee chiare, anche se sei un “Pre­mio Oscar”.

Hai in cantiere l’us­ci­ta di un album?

Si trat­ta del mio ter­zo album, la pos­si­amo anche definire la terza parte del mio per­cor­so di vita pro­fes­sion­ale. Sarà la con­clu­sione di un dis­cor­so che ho aper­to con la mia pri­ma can­zone “la bici­clet­ta” e che chi­u­do con “pun­to e a capo” nel­la mia car­ri­era artis­ti­ca. A capo per­ché Il ter­zo album è anche quel­lo più impor­tante nel­la vita di ogni artista, per­ché si definis­cono i carat­teri poet­i­ci, stilis­ti­ci e se vogliamo anche quel­li com­mer­ciali. Il tem­po del­la ricer­ca e sper­i­men­tazione estrema con­tin­uerà, ma non come è sta­to fino ad oggi. Cre­do di essere abbas­tan­za maturo per pot­er chi­ud­ere ques­ta trilo­gia sen­za nes­suna tipolo­gia di rimpianto o rimor­so. Sono felice dei risul­tati ottenu­ti fino ad oggi, anche gra­zie alle tante per­sone che han­no cre­du­to in me, aiu­tan­do­mi can­zone dopo can­zone, album dopo album, a crescere a sor­rid­ere a vivere di musi­ca. Spero che questo ter­zo album non sia l’ultimo in car­ri­era, ma sem­plice­mente terza sta­gione di una sto­ria a lieto fine.

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