Viveva a Pantelleria l’Unabomber della Procura di Trapani

Viveva a Pantelleria l’Unabomber della Procura di Trapani

22/05/2019 0 Di Francesca Marrucci

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Arrestato, nell’operazione Unabomber Pantelleria, ingegnere salernitano per l’attentato alla Procura di Trapani in ottobre. Preparava altri attentati e voleva assoldare un killer nel deep web

di Francesca Mar­ruc­ci

Vive­va a Pan­tel­le­ria e qui ave­va un vero e pro­prio lab­o­ra­to­rio di esplo­sivi e sul­l’iso­la, pre­sum­i­bil­mente, ave­va con­fezion­a­to la pen dri­ve esplo­si­va che è poi arriva­ta alla Procu­ra di Tra­pani nel­l’ot­to­bre scor­so.

Quel­lo denom­i­na­to l’Unabomber Pan­tel­le­ria, dal nome del­l’­op­er­azione del­la Squadra Mobile di Tapani, si chia­ma Rober­to Spara­cio, ha 51 anni, è un ingeg­nere orig­i­nario di Saler­no, ma res­i­dente a Paler­mo anche se è domi­cil­ia­to a Pan­tel­le­ria. E Pan­tel­le­ria la conosce­va bene, per­ché oltre a viver­ci e a fab­bri­car­ci esplo­sivi, in una cava in con­tra­da Kazen ave­va nascos­to un chi­lo di sostanze esplo­sive già mis­ce­late e pronte per esplodere. Un mate­ri­ale defini­to ‘peri­colo­sis­si­mo e non trasporta­bile’ dagli inquiren­ti, che prob­a­bil­mente sarà fat­to esplodere diret­ta­mente sul pos­to.

L’at­ten­ta­to alla Procu­ra di Tra­pani di 7 mesi fa, che ferì l’Is­pet­tore di Polizia, Gian Camil­lo Ace­to, non è sicu­ra­mente l’u­ni­co a fir­ma del­l’Un­abomber saler­ni­tano. Infat­ti, durante le indagi­ni sareb­bero emerse prove con­sis­ten­ti che indi­viduereb­bero in Spara­cio la respon­s­abil­ità del­la pen dri­ve esplo­si­va che ferì un ragaz­zo di 25 anni sem­pre a Paler­mo nel 2016. Prob­a­bil­mente, in quel caso, si trat­tò di una macabra pro­va gen­erale delle poten­zial­ità dei suoi stru­men­ti di morte.

sparacio unabomber pantelleriaIn effet­ti, è sta­to solo un tragi­co caso che la pen dri­ve alla Procu­ra sia esplosa nel­lo scor­so otto­bre. In orig­ine, infat­ti, era sta­ta invi­a­ta, sem­pre nel 2016, all’Avvo­ca­to Mon­i­ca Maragna in un pli­co che l’ave­va insospet­ti­ta. Il pli­co pare­va arrivare dal Con­siglio del­l’Or­dine degli Avvo­cati, ma risul­ta­va piut­tosto anom­ala.

L’Avvo­ca­to chi­amò l’Or­dine e accer­tatosi che nes­suno ave­va sped­i­to niente per lei, passò il pli­co alla Procu­ra di Tra­pani dove è rimas­to chiu­so fino all’ot­to­bre scor­so, quan­do, l’Is­pet­tore Ace­to ave­va prova­to a met­tere la pen dri­ve in un pc e ne era risul­ta­ta l’e­s­plo­sione e il fer­i­men­to.

Le ragioni di queste azioni dina­mi­tarde sono da cer­care nel­la situ­azione deb­ito­ria del­l’ingeg­nere che, ves­sato dai deb­iti e dai cred­i­tori, ha pen­sato di pro­teggere il pat­ri­mo­nio di famiglia in questo modo e, sec­on­do gli inquiren­ti, non ulti­mo di elim­inare i pro­pri cred­i­tori uno ad uno assol­dan­do un sicario nel deep web. Non a caso la sua prossi­ma vit­ti­ma sarebbe sta­to l’ac­quirente di un immo­bile mes­so all’as­ta, immo­bile che era appartenu­to alla sua famiglia.

Si è arrivati alla pista deci­si­va pro­prio inda­gan­do sul fat­to che l’Avvo­ca­to Maragna si sta­va occu­pan­do del­la ven­di­ta all’as­ta dei beni immo­bil­iari pig­no­rati allo Spara­cio.

Quan­do è sta­to arresta­to, l’ingeg­nere è rimas­to impas­si­bile, qua­si rasseg­na­to, qua­si se l’aspet­tasse ormai.

Nel suo pc sono state trovate anche immag­i­ni pedo­pornogra­fiche, quin­di gli inquiren­ti non escludono ulte­ri­ori svilup­pi del­la vicen­da.

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