In ricordo di Gabriella Sobrino e Tullio De Mauro

In ricordo di Gabriella Sobrino e Tullio De Mauro

09/01/2017 0 Di Marco Castaldi

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La poet­es­sa e il grande lin­guista ital­iano recen­te­mente scom­par­si era­no legati alla cit­tà di Cori. Il cor­doglio dell’Amministrazione comu­nale.

L’amministrazione comu­nale di Cori esprime il suo cor­doglio per due illus­tri per­son­ag­gi legati alla Cit­tà d’Arte che ci han­no las­ci­a­to a cav­al­lo dell’anno. La pri­ma ad andarsene, il 26 Dicem­bre 2016, è sta­ta la poet­es­sa Gabriel­la Sobri­no, nata a Cori il 26 Gen­naio 1925, in via Gio­van­ni Mag­gi, dove la mam­ma abita­va da nubile, e reg­is­tra­ta dal padre all’anagrafe di Roma dove la famiglia risiede­va.

Tradut­trice, sceneg­giatrice e autrice di pro­gram­mi cul­tur­ali per la Rai, la Sobri­no pub­blicò 6 rac­colte di poe­sie dal 1970 al 2006  pre­sen­ti in numerose antolo­gie ital­iane e di pae­si europei e d’oltreoceano, scritte anche in inglese. Scrisse molte nov­el­le e tradusse Dick­in­son, Mans­field, Joyce, Car­rière, Flaubert. Per 40 anni fu seg­re­taria del Pre­mio Let­ter­ario “Viareg­gio-Rèpaci” e nel 1983 creò il Pre­mio Let­ter­ario “Don­na Cit­tà di Roma”. L’ultima pub­bli­cazione nel 2008, “Sto­rie del Pre­mio Viareg­gio”. Operò nel­la giuria del Pre­mio Circe Sabau­dia.

A Cori, dal 1986 al 1990, sti­molò la man­i­fes­tazione “Let­tura di Poe­sia”, alla quale gra­zie a lei parte­ci­parono autori come Luciano Luisi, Giu­liano Man­a­cor­da, Rodol­fo Di Bia­sio, Gior­gio Caproni, Anto­nio Bar­bu­ti, Mario Luzi, Giuseppe Neri, Gio­van­ni Giu­di­ci, Alfon­so Beraldinel­li. Incor­ag­giò le due edi­zioni 1997 e 1998 del Pre­mio Let­ter­ario  Elio Fil­ip­po Accroc­ca. Suc­ces­si­va­mente fu pre­mi­a­ta nell’ambito del Pre­mio dei Mon­ti Lep­i­ni. La Sobri­no ha las­ci­a­to alla Bib­liote­ca Comu­nale di Cori una cospicua don­azione di lib­ri.

Il 5 Gen­naio, invece, se n’è anda­to Tul­lio De Mau­ro. Il più grande lin­guista ital­iano fir­mò l’introduzione alla rac­col­ta di poe­sie di Cesare Chiom­into ‘Lo Par­là forte del­la pora ggente’, con una nota di pro­nun­zia e grafia del dialet­to di Cori, per De Mau­ro una vari­ante di vol­gare mar­ca­ta dall’arcaicità la cui per­sis­ten­za sarebbe sta­ta favorita dal­la ‘retrazione urban­is­ti­ca medievale’ e cioè il rin­ser­rar­si degli abi­tan­ti nel­la cer­chia più inter­na, al riparo dal­la palude e dalle scor­rerie.

Mar­co Castal­di

Addet­to Stam­pa & OLMR

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