Ladispoli: Righini (Fdi) interroga la Giunta regionale sulla chiusura del PIT

Ladispoli: Righini (Fdi) interroga la Giunta regionale sulla chiusura del PIT

22/09/2016 0 Di puntoacapo

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pit-ladispoliLadis­poli: Righ­i­ni (Fdi) inter­ro­ga la Giun­ta regionale sul­la chiusura del PIT (Pre­sidio Inte­grale Ter­ri­to­ri­ale)

 E’ sta­ta deposi­ta­ta l’in­ter­rogazione con­sil­iare con la quale il capogrup­po regionale di Fratel­li d’I­talia, Gian­car­lo Righ­i­ni, inter­ro­ga la Giun­ta regionale sulle sor­ti del Pre­sidio Inte­gra­to Ter­ri­to­ri­ale (P.I.T.) e del Pun­to di Pri­mo Inter­ven­to (PPI) siti sul­la Via Aure­lia, a Ladis­poli, per sapere se la Regione Lazio ne abbia davvero dis­pos­to la chiusura, così come da più par­ti paven­ta­to. L’in­ter­ven­to di Righ­i­ni è quin­di prote­so a sapere “quali azioni s’in­ten­dono porre in essere per sal­va­guardare e poten­ziare il pre­sidio di Ladis­poli e del più vas­to ter­ri­to­rio al quale afferisce, assi­cu­ran­do servizi di pri­maria impor­tan­za per la salute pub­bli­ca”.

Il capogrup­po di Fratel­li d’I­talia ha ricorda­to come “il ter­ri­to­rio del comune di Ladis­poli com­pren­da, di fat­to, anche Cervet­eri e molte sue frazioni”, rimar­can­do come il suo PIT “sia tra i più impor­tan­ti del ter­ri­to­rio del­la regione Lazio con un baci­no che serve oltre 80.000 res­i­den­ti, des­ti­nati ad aumentare nel peri­o­do esti­vo”.  A com­pletare il quadro dei servizi offer­ti anche un PPI gesti­to dai medici del SSR, una postazione del 118 med­ical­iz­za­ta e un’elisuperficie atti­va h/24.

Pari­men­ti desideroso di saperne di più il coor­di­na­tore provin­ciale di Fdi-An, Mar­co Sil­ve­stroni, che ha ricorda­to come la pos­si­bile chiusura “del­la Casa del­la Salute Ladis­poli-Cervet­eri com­porterà inevitabili con­seguen­ze neg­a­tive per gli abi­tan­ti del com­pren­so­rio. Solo per quan­to riguar­da il PIT — ha aggiun­to — sono alcune migli­a­ia gli acces­si reg­is­trati annual­mente e sulle strut­ture ospedaliere di prossim­ità”.

Righ­i­ni ha infine pun­ta­to il dito sulle “ricadute occu­pazion­ali, che si riflet­tereb­bero anche sug­li svariati oper­a­tori non anco­ra sta­bi­liz­za­ti per i quali, in caso di chiusura, non ci sarebbe alcu­na certez­za”.

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