MARINO: INTERVISTA A MAURIZIO AVERSA SULLA RICOSTITUZIONE DEL PCI E LE ELEZIONI MARINESI

MARINO: INTERVISTA A MAURIZIO AVERSA SULLA RICOSTITUZIONE DEL PCI E LE ELEZIONI MARINESI

25/05/2016 1 Di puntoacapo

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Maurizio Aversa

Mau­r­izio Aver­sa

MARINO: INTERVISTA A MAURIZIO AVERSA SULLA RICOSTITUZIONE DEL PCI E LE ELEZIONI MARINESI

AVERSA: IL RITORNO DEL PCI. MA MODERNO E CON PIU’ GRAMSCI, PIU’ LENIN, PIU’ TOGLIATTI E BERLINGUER.

Il 26 giug­no si ter­rà il con­gres­so nazionale per la ricos­ti­tuzione del PCI. Intan­to è in cor­so in tut­ta Italia lo svol­gi­men­to delle assem­blee che prepara­no tale ricos­ti­tuzione sul ter­ri­to­rio. A Mari­no, pres­so il Bar Mameli a S. Maria delle Mole si svol­gerà quel­lo rel­a­ti­vo al Comune di Mari­no. Per l’occasione sarà pre­sente il seg­re­tario regionale del PCdI, Luca Bat­tisti. Mau­r­izio Aver­sa, seg­re­tario PCdI Mari­no e pro­mo­tore del­l’inizia­ti­va, ci par­la di ques­ta e delle immi­nen­ti elezioni.

Tor­na il Par­ti­to Comu­nista Ital­iano?

Si. E’ tut­to vero e con­cre­to. Con il per­cor­so che è sta­to avvi­a­to dall’Associazione per la Ricostruzione del PCI, siamo ora giun­ti, in tan­ti, e con prove­nien­ze attuali dif­fer­en­ti, a vol­er svol­gere fino in fon­do il ruo­lo di riu­nire quan­to più pos­si­bile i Comu­nisti in Italia. Tut­to ciò, dopo un dibat­ti­to anco­ra in cor­so che ter­min­erà come “nuo­va riparten­za” dal Con­gres­so di fine giug­no, farà in modo che il popo­lo di sin­is­tra e i comu­nisti, al pari dei mil­ioni di elet­tori che seguirono Berlinguer, avran­no nuo­va­mente a dis­po­sizione pro­prio il Par­ti­to Comu­nista Ital­iano.

Chi com­por­rà il nuo­vo PCI? Tut­ti i vari par­ti­ti comu­nisti cre­atisi in questi anni, dopo la ‘Bologn­i­na’?

Non solo e non tut­ti. Con­clusa, anche se anco­ra non metab­o­liz­za­ta da molti com­pag­ni di Rifon­dazione, l’esperienza di PRC, una parte di questi com­pag­ni e com­pagne, ed altri, un po’ in tut­ta Italia, mil­i­tan­ti in altre diverse orga­niz­zazioni comu­niste, così come decine e decine di sin­goli com­pag­ni che sem­plice­mente non ave­vano più svolto attiv­ità per assen­za di sti­mo­lo, occa­sione, cred­i­bil­ità di prog­et­to politi­co, si sono ritrovati in questo appel­lo del­la Asso­ci­azione. Il pas­sag­gio fon­da­men­tale, poi, che ha con­sen­ti­to al Pdci, di dare vita lo scor­so anno al PCdI, pro­prio in fun­zione di ricos­ti­tuire il PCI, è sta­to non un tat­ti­cis­mo politi­co, ma una gen­erosa mes­sa a dis­po­sizione par­i­taria, di tut­ti i parte­ci­pan­ti – alle com­mis­sioni che han­no prepara­to le tesi e il nuo­vo statu­to ad esem­pio – per fare insieme, in modo corale e frater­no la Ricostruzione del Par­ti­to Comu­nista Ital­iano.

Una com­mis­sione ha pre­dis­pos­to un doc­u­men­to politi­co fon­dante, a tesi. Cioè?

Pro­prio in queste ore, ho avu­to modo, nel pic­co­lo per­cor­so di con­fron­to locale, con alcu­ni com­pag­ni, a cui ha parte­ci­pa­to anche un noto attivista dei grup­pi autono­mi, e si è mostra­to incred­u­lo (cre­do pos­i­ti­va­mente, da quan­to ho capi­to) di come, le tesi che pro­por­re­mo, pur non essendo affat­to velleitari­a­mente bar­ri­cadere, han­no alla base anal­isi del­la realtà ital­iana ed indi­cazioni fon­da­men­tali che quel com­pag­no trova­va molto asso­nante. Tan­to che ha chiesto il doc­u­men­to per “stu­di­ar­lo” e per pot­er parte­ci­pare al con­gres­so con l’intenzione di inter­venire.

Un PCI che si ispi­ra ai movi­men­ti dei cen­tri sociali e del­l’au­tono­mia, allo­ra?

Asso­lu­ta­mente no. Non risolvi­amo qui la capac­ità, come ha lavo­ra­to la com­mis­sione che ha pro­pos­to le tesi, per ampli­are solo in una direzione la pro­pos­ta polit­i­ca di fon­do del PCI. Infat­ti, per fare un altro esem­pio diret­to e con­cre­to, non so se parteciper­an­no al con­gres­so, ma ho vis­to che han­no apprez­za­to l’invio dei doc­u­men­ti che ho fat­to nei con­fron­ti dei sovranisti. Infat­ti, fat­ta la tara del­la loro sogget­tiv­ità polit­i­ca che inten­dono riaf­fer­mare come autono­ma, so che han­no con­di­vi­so con noi – per­ché abbi­amo mate­rial­mente mes­so in pie­di una bel­la inizia­ti­va lo scor­so anno sui temi del­la sovran­ità del nos­tro Paese, rispet­to all’Europa/UE – pro­prio la volon­tà di rivedere tut­ti i rap­por­ti con la UE e di elim­inare il pareg­gio di bilan­cio in Cos­ti­tuzione. Cose con­crete, pro­gram­ma min­i­mo di base, che sta alla base del­la ricos­ti­tuzione del Par­ti­to Comu­nista Ital­iano.

Nat­u­ral­mente ques­ta base ide­o­logi­co pro­gram­mat­i­ca con­ter­rà anche una anal­isi ed un giudizio ed un com­por­ta­men­to con­seguente rispet­to alle forze politiche in cam­po. Quali sono?

Sec­on­do quan­to sti­amo elab­o­ran­do a liv­el­lo di anal­isi e di pro­pos­ta polit­i­ca, i Comu­nisti prat­i­cano una polit­i­ca uni­taria che prende le mosse dalle lotte con­tro la guer­ra, per la democrazia, per i dirit­ti dei lavo­ra­tori e delle lavo­ra­tri­ci. Un fronte delle sin­istre che a par­tire da queste battaglie, offra un pun­to di rifer­i­men­to uni­tario con­tro il PD e il Gov­er­no Ren­zi, con­tro le destre e alter­na­ti­vo al pop­ulis­mo grilli­no, è per noi un ele­men­to nec­es­sario da costru­ire in ogni ter­ri­to­rio e sul­la sce­na polit­i­ca nazionale. Ques­ta e non altra, ad esem­pio quel­la di Sin­is­tra Ital­iana è una via pos­si­bile. Trop­po poco unif­i­cante e politi­ca­mente povera la pro­pos­ta di SI’ di cer­care anco­ra il cen­trosin­is­tra pos­si­bile. Molto più effi­cace, politi­ca­mente poderoso e social­mente rad­i­ca­to invece che met­tere insieme cul­ture in un improb­a­bile par­ti­to in vit­ro, puntare su uno schiera­men­to uni­tario social­mente e politi­ca­mente etero­ge­neo com­pos­to di par­ti­ti omo­genei. Del resto, la rispos­ta che va arti­co­la­ta non è ad un PD ambiguo. Ora­mai il PD/partito del­la nazione è stru­men­to per costru­ire nuovi equi­lib­ri di rap­p­re­sen­tan­za per l’egemonia borgh­ese. Il ren­z­i­cen­tris­mo è un pop­ulis­mo di gov­er­no che pas­sa attra­ver­so la ide­olo­gia del fare. È in questo sen­so che la cosid­det­ta sin­is­tra del PD, nel­la ipote­si di allean­za con Sin­is­tra Ital­iana in fun­zione di un cen­trosin­is­tra che ver­rà svol­go­no una let­tura del­la realtà molto al di fuori del vero. Per com­pletare il quadro, la destra ital­iana che si sta scom­po­nen­do e ricom­po­nen­do, las­cia ormai intravvedere solo ipote­si nefaste dove la destra xeno­fo­ba e razz­ista cer­ca spazi nei set­tori sociali mag­gior­mente col­pi­ti dal­la crisi. Dif­fer­ente e da vera fun­zione di “cav­al­lo di Troia” è il ruo­lo del M5S che con la retor­i­ca dell’anticasta sta di fat­to favoren­do politiche di restring­i­men­to del­la democrazia, lo stravol­gi­men­to del­la Cos­ti­tuzione e delle stesse politiche di aus­ter­i­ty.

Il ricos­ti­tu­ito PCI avrà anco­ra alla base la pro­pria diver­sità?

Il tema non è sem­plice­mente quel­lo di un ripristi­no del­la legal­ità davan­ti a casi indi­vid­u­ali di infrazione, né quel­lo di un gala­teo morale da rista­bilire. Il tema vero è la “ques­tione morale”, il cui pro­rompere fu antic­i­pa­to con pre­veg­gen­za da Enri­co Berlinguer: una “ques­tione morale” che è tut­ta polit­i­ca, in quan­to chia­ma in causa un intero impianto sis­temi­co entro cui è mat­u­ra­ta la crisi delle isti­tuzioni e, den­tro ques­ta, la crisi delle forze politiche. Non a caso, è sta­to un comu­nista a lan­cia­re in tem­pi non sospet­ti l’allarme: né pote­va essere altri­men­ti, essendo quel­la denun­cia espres­sione appun­to del­la “diver­sità comu­nista” (una “diver­sità” anda­ta via via appan­nan­dosi, fino al dis­as­tro odier­no del­la sin­is­tra). Spet­ta ora a noi ripren­dere quell’attitudine e quel­la denun­cia: rilan­cian­do tra l’altro il tema del con­trol­lo popo­lare sul­la spe­sa pub­bli­ca, riven­di­can­do forme di con­trol­lo pub­bli­co in gen­erale sull’attività politi­co-ammin­is­tra­ti­va, sull’erogazione e la qual­ità dei servizi pub­bli­ci, nonché sui flus­si di denaro che attra­ver­sano la vita delle forze politiche, impo­nen­do vin­coli strin­gen­ti allo stes­so mer­ca­to finanziario.

Ma pro­por­rete anco­ra il Cen­tral­is­mo Demo­c­ra­ti­co del PCI?

La fran­tu­mazione degli inter­es­si cor­po­ra­tivi, l’invisibilità dei gran­di poteri e l’autoreferenzialità del ceto politi­co sono tre ele­men­ti che han­no deter­mi­na­to un impazz­i­men­to, una giran­dola di com­por­ta­men­ti aven­ti come cri­te­rio rego­la­tore solo l’interesse indi­vid­uale imme­di­a­to. La rispos­ta preva­lente a ques­ta crisi di razion­al­ità e di rap­p­re­sen­tan­za è l’autoritarismo o meglio il potere del capo: Ren­zi, Gril­lo, Berlus­coni, Salvi­ni ma ieri anche Di Pietro e, a liv­el­lo locale, alcu­ni sin­daci, ani­mano un prin­ci­pio orga­niz­za­ti­vo che si risolve mate­rial­mente ma anche sim­boli­ca­mente nel gov­er­no di un capo che spes­so è anche il pro­pri­etario (del sim­bo­lo, del nome- che coin­cide in tut­to o in parte con quel­lo stes­so del capo- delle strut­ture, dei fon­di). Dob­bi­amo situ­are la pro­pos­ta del fun­zion­a­men­to di un par­ti­to comu­nista all’altezza del­la crisi del­la polit­i­ca e del­la soci­età; e abbi­amo l’ambizione di ricostru­ire non solo un prin­ci­pio di orga­niz­zazione effi­cace ma anche un nuo­vo tipo di mil­i­tante politi­co. Un mil­i­tante che operi in virtù di una scelta eti­ca o ide­o­log­i­ca, di una scien­za del­la trasfor­mazione ma anche in virtù di un mod­el­lo di relazioni, di un rap­por­to sald­is­si­mo e coer­ente dell’individuale con il col­let­ti­vo, del­la respon­s­abil­ità con la lib­ertà, del­la pas­sione con la ragione. Per perseguire questo obi­et­ti­vo di unità quale base mate­ri­ale per l’intera azione vol­ta alla ricostruzione dei lega­mi di mas­sa, è urgente la ripresa del cen­tral­is­mo demo­c­ra­ti­co, che è l’opposto (come sape­va Gram­sci) del “cen­tral­is­mo buro­crati­co”: un opzione riv­o­luzionar­ia e filosofi­ca­mente con­tem­po­ranea che ha bisog­no, per real­iz­zarsi, del­la richi­es­ta di un dibat­ti­to fran­co e libero, sol­lecita­to (e mai repres­so) dagli stes­si grup­pi diri­gen­ti, al pari di una sin­te­si polit­i­ca accetta­ta e da ognuno/a prat­i­ca­ta. E’ dunque parte del meto­do del cen­tral­is­mo demo­c­ra­ti­co la mas­si­ma val­oriz­zazione del cri­te­rio di col­le­gial­ità, del lavoro col­let­ti­vo e del con­fron­to tra com­pag­ni. Così, dal liv­el­lo nazionale a quel­lo locale, van­no cos­ti­tu­iti dipar­ti­men­ti e grup­pi di lavoro, in modo da respon­s­abi­liz­zare il mag­gior numero pos­si­bile di com­pagne e com­pag­ni, pun­tan­do a coin­vol­gere anche energie e risorse esterne al par­ti­to. Gli stes­si organ­is­mi diri­gen­ti van­no con­cepi­ti, oltre che come luoghi di direzione polit­i­ca, come strut­ture di lavoro nelle quali ogni compagna/o abbia una pre­cisa respon­s­abil­ità, pre­sen­ti piani di lavoro arti­co­lati e riferisca sul­la loro attuazione.

Un par­ti­to come questo quali rifer­i­men­ti sociali ha? Chi si iscriverà a questo Par­ti­to Comu­nista Ital­iano?

Nel­la sto­ria del movi­men­to comu­nista un pos­to par­ti­co­lare occu­pa il comu­nis­mo ital­iano. Il nos­tro paese ha vis­to infat­ti lo svilup­po del prin­ci­pale par­ti­to comu­nista dell’Occidente, frut­to di un intrec­cio fecon­do tra un par­ti­co­lare con­testo e un’elaborazione di grande rilie­vo. Ne sono derivate una teo­ria e una pras­si speci­fiche, quelle del­la “via ital­iana al social­is­mo”. Alla base di tale espe­rien­za vi sono in par­ti­co­lare i con­tribu­ti di Gram­sci e di Togli­at­ti. Da Gram­sci, e dal­la sua strate­gia dell’egemonia, a sua vol­ta lega­ta al pen­siero di Lenin, i comu­nisti ital­iani han­no rica­va­to la con­vinzione che un prog­et­to di tran­sizione al social­is­mo in un paese avan­za­to prevede un lun­go per­cor­so, un “proces­so di apprendi­men­to” nel quale la classe lavo­ra­trice si rad­i­ca nel­la soci­età, ne occu­pa case­mat­te e trincee, diviene di fat­to classe diri­gente, per com­piere quin­di il pas­sag­gio che riguar­da il liv­el­lo del­lo Sta­to. I comu­nisti sono chia­mati a rista­bilire la sovran­ità del lavoro, cioè a ripren­dere in mano una polit­i­ca “alta”, che non sot­tos­tia ai dik­tat del cap­i­tal­is­mo sovranazionale o all’imperialismo in ogni for­ma esso si espri­ma. E’ fon­da­men­tale ricostru­ire le basi (ide­ali, teoriche, ide­o­logiche, cul­tur­ali) per riap­pro­pri­ar­ci del con­cet­to di sovran­ità dei lavo­ra­tori e ricostru­ire una coscien­za di classe tra col­oro che vivono del pro­prio lavoro: così che questi pos­sano entrare politi­ca­mente nel­la sto­ria come classe sociale capace di ele­var­si da quel­la “morale di schi­avi” a cui oggi è costret­ta a una “morale di pro­dut­tori” che per­me­t­ta loro di diventare pro­tag­o­nisti del pro­gres­so e pro­pri­etari dei mezzi di pro­duzione. Tut­ti col­oro che intrave­dono una ver­ità nel­la anal­isi del­la lot­ta di classe imper­ante, del­la divi­sione del mon­do in pro­dut­tori e preda­tori, del­la gius­tizia sociale e dei dirit­ti dif­fusi da esten­dere, sono poten­ziali com­pag­ni e com­pagne che pos­sono richiedere l’iscrizione al PCI. Inoltre, da ques­ta nuo­va ricostruzione, c’è un ined­i­to: un “organ­is­mo par­al­le­lo” che affi­an­ca la Direzione Nazionale. Una pre­sen­za orga­niz­za­ta nel mon­do del­la cul­tura e intel­let­tuale, che provi a ricos­ti­tuire un ambito di dis­cus­sione ed elab­o­razione teor­i­ca entro cui siano impeg­nati intel­let­tuali comu­nisti o comunque vici­ni alle posizioni ide­ali e politiche dei comu­nisti. Da questo pun­to di vista res­ta essen­ziale l’istituzione di un Comi­ta­to sci­en­tifi­co, coor­di­na­to dal par­ti­to e aper­to a com­pe­ten­ze diverse, che operi con sguar­do lun­go su tem­pi non nec­es­sari­a­mente deter­mi­nati dalle urgen­ze del­la polit­i­ca quo­tid­i­ana.

E a Mari­no?

A Mari­no, sep­pure impeg­nati nel­la cam­pagna elet­torale di rin­no­vo del Con­siglio comu­nale, con il nos­tro obi­et­ti­vo politi­co-strate­gi­co dichiara­to di “cac­cia­re la destra da Palaz­zo Colon­na”; abbi­amo deciso ugual­mente, sen­za dero­ga alcu­na, di cimenta­r­ci con l’immediata ricos­ti­tuzione del Par­ti­to Comu­nista Ital­iano. Con­fidi­amo che saran­no molti, da qui a qualche mese, a sen­tir­si liberi final­mente del giogo/bugia eserci­ta­to dal PD che ave­va l’alibi del­la “prove­nien­za”, mis­chi­an­do – soprat­tut­to in chi­ave ren­ziana – parte di mal­in­te­sa apparte­nen­za a nos­tal­gie sopite. Ora, con la ricos­ti­tuzione del PCI, l’unica forte apparte­nen­za del popo­lo del­la sin­is­tra, del popo­lo comu­nista è lo stes­so PCI che già conosce­va: quel­lo di Gram­sci e di Togli­at­ti. Quel­lo del­la base ide­o­log­i­ca di Marx e Lenin. Lo stes­so del­la ques­tione morale mes­sa la cen­tro del­la polit­i­ca ital­iana da Enri­co Berlinguer. Tut­to ciò lo ripro­por­re­mo domeni­ca 29 mag­gio dalle 10 del mat­ti­no pres­so lo spazio espos­i­ti­vo del Bar­Mameli a S. Maria delle Mole.

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