L’Opinione di Massimiliano Gobbi.  Festa del papà? La festa dell’ipocrisia

L’Opinione di Massimiliano Gobbi. Festa del papà? La festa dell’ipocrisia

21/03/2016 0 Di puntoacapo

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diritto_ad_essere_papàL’Opinione di Massimiliano Gobbi.

Festa del papà? La festa dell’ipocrisia

La Fes­ta del papà è una ricor­ren­za civile dif­fusa in tut­to il mon­do. La data in gen­erale varia da Paese a Paese. Nei Pae­si che seguono la tradizione statu­nitense, la fes­ta si tiene la terza domeni­ca di giug­no. In molti Pae­si di tradizione cat­toli­ca, la fes­ta del papà viene fes­teggia­ta il giorno di san Giuseppe, padre puta­ti­vo di Gesù, il 19 mar­zo. La pri­ma vol­ta doc­u­men­ta­ta in cui fu fes­teggia­ta sem­br­erebbe essere il 5 luglio 1908 a Fair­mont in Vir­ginia Occi­den­tale, pres­so la chiesa metodista locale. Fu la sig­no­ra Sono­ra Smart Dodd la pri­ma per­sona a sol­lecitare l’ufficializzazione del­la fes­ta; sen­za essere a conoscen­za dei fes­teggia­men­ti di Fair­mont, ispi­ra­ta dal ser­mone ascolta­to in chiesa durante la fes­ta del­la mam­ma del 1909, ella orga­niz­zò la fes­ta una pri­ma vol­ta il 19 giug­no del 1910 a Spokane (Wash­ing­ton). La fes­ta fu orga­niz­za­ta pro­prio nel mese di giug­no per­ché in tale mese cade­va il com­plean­no del padre del­la sig­no­ra Dodd, vet­er­a­no del­la guer­ra di seces­sione amer­i­cana. E’ una fes­ta che nasce nei pri­mi decen­ni del XX sec­o­lo, com­ple­mentare alla fes­ta del­la mam­ma per fes­teggia­re la pater­nità e i padri in gen­erale.

Ma è pro­prio il caso di fes­teggia­re ? La doman­da non è banale, per­chè per la mag­gior parte dei papà tale fes­ta è solo una bef­fa. E i pri­mi a sosten­er­lo sono i mil­ioni di papà sep­a­rati o divorziati che si trovano in una situ­azione di indif­feren­za totale. Dif­fi­coltà eco­nomiche ma non solo.

A dare l’allarme è l’Europa. Recen­te­mente la Corte Euro­pea dei Dirit­ti dell’Uomo di Stras­bur­go si è pro­nun­ci­a­ta con­dan­nan­do l’Italia in quan­to “non assi­cu­ra i dirit­ti dei padri sep­a­rati”. Si nota come il rifer­i­men­to pri­mario sia la dis­par­ità di trat­ta­men­to per quan­to riguar­da l’affidamento dei figli e la pos­si­bil­ità dei padri di pas­sare del tem­po con loro, ma non solo, per­ché c’è anche un riman­do all’aspetto eco­nom­i­co, trop­po spes­so sot­to­va­l­u­ta­to.

I recen­ti dati Istat del 2014 riguardan­ti le “Sep­a­razioni e i Divorzi in Italia” con­dan­nano i papà. Nonos­tante in Italia è in vig­ore la Legge 54/2006 che san­cisce l’affidamento con­di­vi­so dei figli minori tra i due coni­u­gi ed il sos­ten­ta­men­to eco­nom­i­co dei figli in misura pro­porzionale al red­di­to, i recen­ti dati Istat pub­bli­cati il 23 giug­no 2014 riguardan­ti le “Sep­a­razioni e i Divorzi in Italia” rac­con­tano un’altra ver­ità che con­dan­na la cat­e­go­ria maschile:

1) La quo­ta di affi­da­men­ti con­ces­si al padre con­tin­ua a rimanere su liv­el­li molto bassi. Le sep­a­razioni con i figli in affi­do con­di­vi­so sono state l’89% con­tro l’8,8% di quelle con i figli affi­dati esclu­si­va­mente alla madre;

2) Nel­la qua­si total­ità dei casi (94%) è il padre a ver­sare gli asseg­ni di man­ten­i­men­to. Gli asseg­ni di man­ten­i­men­to per i figli ven­gono cor­risposti nel 47,3% delle sep­a­razioni e nel 64,6% di quelle con figli;

3) Il 20,3% delle sep­a­razioni si è con­clu­so preve­den­do un asseg­no per il coni­uge di un impor­to medio men­sile pari a 496,6 euro (nel 98,4% dei casi l’assegno viene cor­rispos­to dal mar­i­to). Nel 35,5% delle sep­a­razioni l’unico asseg­no ad essere cor­rispos­to è pro­prio quel­lo per i figli, per un totale di 31.315 sep­a­razioni, il 48,4% delle sep­a­razioni con figli.

4) Nel 58,2% delle sep­a­razioni la casa è sta­ta asseg­na­ta alla moglie. Le quote di asseg­nazioni al mar­i­to sono invece solo del 20,4% e quelle che preve­dono due abitazioni autonome e dis­tinte ma diverse da quel­la coni­u­gale sono del 18,4%.

Inoltre, la Corte Supre­ma ha sta­bil­i­to che anche il figlio che abbia rag­giun­to la mag­giore età e che sia lau­re­ato ha dirit­to ad ottenere l’assegno di man­ten­i­men­to finché non tro­vi un’occupazione adegua­ta alla sua con­dizione sociale, ma solo a pat­to che si attivi per trovare lavoro nei “lim­i­ti tem­po­rali in cui le aspi­razioni abbiano una ragionev­ole pos­si­bil­ità di essere real­iz­zate“. Il man­ten­i­men­to all’infinito è una pura ingius­tizia sociale. Stes­sa cosa, se vogliamo, accade per l’abitazione.

Un’inchiesta di qualche anno fa ha riv­e­la­to un dato para­dos­sale: il 19 % dei padri sep­a­rati ver­sa un man­ten­i­men­to per i figli non più minoren­ni, il 6 % addirit­tura ver­sa un man­ten­i­men­to a figli di età supe­ri­ore ai 30 anni ! Dai dati si evince che in caso di divorzio “la casa segue i figli”, e questo vuol dire che la casa di pro­pri­età con­di­visa va alla madre, con il padre sfrat­ta­to da un giorno all’altro. E’ per questo che si sentono sto­rie di padri che vivono in auto o in motel di infi­ma cat­e­go­ria per rius­cire a rien­trare nelle spese con il solo stipen­dio per­ché, se è vero che se la madre non van­ta alcun tito­lo di pro­pri­età sull’immobile il giu­dice non potrà espro­pri­are il bene per dar­lo all’altro coni­uge, è anche vero che anche in queste situ­azioni l’ex moglie è sem­pre più tute­la­ta dell’ex mar­i­to. Il divorzio si trasfor­ma così in un affare per le donne e in una con­dan­na a vita per l’uomo. In Italia è questo il caso dei padri sep­a­rati che, quan­do si par­la di divorzio e prob­le­mi rel­a­tivi alla sep­a­razione, ven­gono mes­si in sec­on­do piano rispet­to alle mogli. Questo per­ché la don­na, soprat­tut­to se madre, viene trat­ta­ta dal­la legge come “parte debole” da tute­lare, ma cosa suc­cede se queste tutele si trasfor­mano per il mar­i­to in una con­dan­na alla povertà? “Finché morte non vi separi” è una for­mu­la che nasconde la triste con­dizione di padri che, fini­to l’idillio, si ritrovano in una con­dizione d’inferno, sen­za più un sol­do, mag­a­ri sen­za casa e pri­vati del­la pos­si­bil­ità di vedere i pro­pri figli. Sono questi i nuovi poveri di un’Italia sem­pre più nel­la mor­sa del­la crisi eco­nom­i­ca, nascosti allo sguar­do finché non accade qualche trage­dia da pri­ma pag­i­na dei gior­nali.

Allar­man­ti i dati del Rap­por­to 2014 del­la Car­i­tas ital­iana sul­la povertà inti­to­la­to “False parten­ze”. Dopo la rot­tura dei rap­por­ti coni­u­gali, il 66% di chi chiede aiu­to dichiara di non rius­cire a provvedere all’acquisto dei beni di pri­ma neces­sità. Pri­ma del­la sep­a­razione era­no solo il 23,7 per cen­to.

Molte sono le con­seguen­ze del­la sep­a­razione. Aumen­ta il ricor­so ai servizi socio-assis­ten­ziali del ter­ri­to­rio come anche la cresci­ta di dis­tur­bi psi­co­so­mati­ci. Il 66,7% accusa un più alto numero di sin­to­mi rispet­to alla pre-sep­a­razione. Inoltre, la sep­a­razione incide neg­a­ti­va­mente nel rap­por­to padri-figli. Il 68% dei padri rispet­to al 46,3% delle donne riconosce un cam­bi­a­men­to impor­tante a segui­to del­la sep­a­razione; tra i padri che riconoscono un cam­bi­a­men­to il 58,2% denun­cia un peg­gio­ra­men­to nel­la qual­ità dei rap­por­ti, le madri, al con­trario, riconoscono per lo più un miglio­ra­men­to. Gli ele­men­ti che ren­dono par­ti­co­lar­mente insod­dis­fat­ti i padri nel rap­por­to con i figli sono: la fre­quen­za di incon­tro, gli spazi di vita e i luoghi di incon­tro, il tem­po da dedi­care alla relazione, la pos­si­bil­ità di parte­ci­pare a momen­ti impor­tan­ti quali com­plean­ni, ricor­ren­ze, feste.

Sono qua­si tutte di nazion­al­ità ital­iana le richi­este di aiu­to. Tra i separati/divorziati che si sono riv­olti ai cen­tri di ascolto del­la Car­i­tas la gran parte è di nazion­al­ità ital­iana (85,3%). Il 42,9% è coin­volto in sep­a­razioni legali, il 28,1% in sep­a­razioni di fat­to e il 22,8% in pro­ced­i­men­ti di divorzio. Dei pro­ced­i­men­ti di divorzio qua­si la total­ità risul­ta ormai anche con­clusa. Con­sideran­do i tem­pi di sep­a­razione, il 34% vive uno di questi sta­ti da meno di un anno, il 20% da meno di due anni, il 20,2% da un tem­po che va dai due ai cinque anni, il 25,8% da oltre 5 anni.

Due terzi ha figli minoren­ni da man­tenere. Rispet­to al totale degli inter­vis­ta­ti, i due terzi (66,5%) ha figli minoren­ni; su questi ovvi­a­mente gra­va un peso mate­ri­ale e sociale più pesante, sia in ter­mi­ni di cura che di man­ten­i­men­to. Per quan­to riguar­da l’età si trat­ta in par­ti­co­lare di per­sone nel­la fas­cia d’età cen­trale (45–54 anni) e di gio­vani adul­ti (35–44 anni). Per quan­to riguar­da il liv­el­lo di istruzione, prevale la licen­za media infe­ri­ore (34,9%) segui­ta dal diplo­ma di scuo­la media supe­ri­ore (28,6%), dal­la licen­za ele­mentare (14,5%) e dall’attestato pro­fes­sion­ale (10%). Le moti­vazioni che han­no spin­to gli uten­ti a chiedere aiu­to sono legate a bisog­ni di tipo mate­ri­ale e imma­te­ri­ale: le dif­fi­coltà eco­nomiche (21,7%), il dis­a­gio abi­ta­ti­vo (15%), l’impossibilità di accedere ai beni di pri­ma neces­sità (cibo e ves­tiario) (12,1%); il bisog­no di ascolto (13,1%) e l’assistenza psi­co­log­i­ca (12,3%).

Altre le per­centu­ali di dis­oc­cu­pazione post sep­a­razione. Gli occu­pati rap­p­re­sen­tano meno di un ter­zo dei sep­a­rati e divorziati inter­vis­ta­ti men­tre col­oro che sono in cer­ca di un’occupazione (dis­oc­cu­pati e inoc­cu­pati) sono qua­si la metà ( 46,1%). La grave situ­azione sul fronte dell’occupazione è l’elemento che mag­gior­mente con­diziona il post sep­a­razione. I liv­el­li di dis­oc­cu­pazione, infat­ti, risul­tano alti sia per i maschi (45,1%) che per le fem­mine (41,4%).

Crit­ic­ità anche sul piano del­la sis­temazione abi­ta­ti­va. Anche la dimen­sione abi­ta­ti­va evi­den­zia delle situ­azioni di gravi crit­ic­ità vis­sute sia sul piano del­la sis­temazione che su quel­lo del gra­do di affati­ca­men­to rispet­to agli oneri di spe­sa fis­si (mutuo, affit­to, paga­men­to delle uten­ze di luce, gas). Pri­ma del­la sep­a­razione il 43,7% vive­va in abitazioni di pro­pri­età e il 42% in affit­to. Dopo la sep­a­razione la situ­azione si altera e sono per lo più gli uomi­ni a cam­biare abitazione (87,7% degli uomi­ni con­tro il 53,1% delle donne).

Trop­po spes­so poi i papà sono vit­time di false accuse. E così tan­ti uomi­ni si trovano lon­tano da casa e dai loro figli con accuse infaman­ti di pre­sun­ti mal­trat­ta­men­ti in famiglia creati ad hoc da ex moglie per il solo scopo di impedire la fre­quen­tazione con i pro­pri figli o avere vatag­gi per­son­ali. E così molti dirit­ti legit­ti­mi di gen­i­tori ven­gono incred­i­bil­mente calpes­ta­ti e igno­rati da tri­bunali, mag­is­trati, oper­a­tori sociali e politi­ci.

Che sen­so ha par­lare di Fes­ta del papà quan­do il ruo­lo pater­no viene sub­or­di­na­to a loschi inter­es­si? Par­lare del­la pater­nità è un con­trosen­so quan­do le isti­tuzioni con ipocrisia negano qua­si sem­pre questo dirit­to. E nec­es­sario ridare dig­nità alla pater­nità. La dig­nità si ottiene com­bat­ten­do le lob­by di potere operan­do in modo traspar­ente nei tri­bunali e in tut­ti i luoghi dove dovreb­bero ess­er tute­lati i minori e le pari oppor­tu­nità gen­i­to­ri­ali. Sono nec­es­sari inter­ven­ti urgen­ti per snel­lire molte pro­ce­dure che di fat­to sono fun­zion­ali solo a chi spec­u­la sulle sep­a­razioni e sulle con­flit­tual­ità di cop­pia ali­men­tan­do un vero e pro­prio busi­ness che avvolge, sof­fo­ca e uccide il gen­i­tore più debole e con lui tut­ta la par­entela. Il gio­co al mas­sacro così si allarga è colpisce anche i non­ni, si spez­zano cosi tut­ti i lega­mi famigliari e chi ne paga le con­seguen­ze più gravi è il minore. Situ­azioni assurde, per cer­ti ver­si inverosim­ili. E’ tem­po di dire bas­ta a tut­to questo e porre la paro­la fine a queste incresciose situ­azioni. Quan­do il prob­le­ma ver­rà risolto e il male sarà scon­fit­to si potrà fes­teggia­re la vera Fes­ta del papà.

Mas­si­m­il­iano Gob­bi

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