L’Opinione. Discarica Ardeatina, Berlusconi e Fiom di Maurizio Aversa

L’Opinione. Discarica Ardeatina, Berlusconi e Fiom di Maurizio Aversa

05/08/2013 0 Di puntoacapo

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Maurizio Aversa, Segretario PdCI Marino

Mau­r­izio Aver­sa, Seg­re­tario PdCI Mari­no

L’Opin­ione. Dis­car­i­ca Ardeati­na, Berlus­coni e Fiom di Mau­r­izio Aver­sa

LA MASCHERA DI CICERUACCHIO, CHE INVECE DI INTERPRETARE MODERNI CAPIPOPOLO, NASCONDE QUALUNQUISMO ANARCOIDE E DI DESTRA: NON SERVE AL PAESE E NEMMENO AI CITTADINI!

Dell’Abate Cop­pi dagli Scia­r­ra

C’era un tem­po, in Roma, cioè nel reg­no ter­reno del­la Chiesa, un doppio potere riconosci­u­to. Un potere con la “P” maius­co­la era quel­lo pro­pri­a­mente del Vat­i­cano, del­la Chiesa dei prìn­cipi e delle famiglie ad essa col­le­gate per inter­es­si, per cen­so, per par­entele dirette ed acquisite. Era il potere del Papa e dei “pio­non­isti”, così defin­i­ti per via del sosteg­no incon­dizion­a­to ad ogni ali­to sus­sur­ra­to dal Papa in car­i­ca. Allo stes­so tem­po era riconosci­u­to un altro dif­fer­ente potere. Che ave­va la carat­ter­is­ti­ca di non “gestire” alcunchè. Ma, che, nel con­tem­po ave­va un enorme potere di “veto”. Era nota la dichiarazione dei pio­non­isti che dice­va “il Papa dispone, ma il bel tem­po, il buono o il cat­ti­vo umore lo deter­mi­na Ciceru­ac­chio”. Cosa ne deriva­va? Che il capopo­lo Ciceru­ac­chio era temu­to e rispet­ta­to e che pote­va decidere in favore del popo­lo a cui si richia­ma­va “solo e sola­mente” per dis­ar­ti­co­lare qual­cosa; per bloc­care un even­to; per non fare, insom­ma. Non si può trasporre il nos­tro tem­po all’indietro. Anco­ra meno è pens­abile argo­mentare prob­le­mi e prob­lem­atiche del­la mod­er­na soci­età ital­iana, inseri­ta all’interno dell’occidente che opera in costan­za di crisi epocale del cap­i­tal­is­mo e  di richi­este – non tutte anco­ra esplo­rate e sod­dis­fat­te – di nuo­va parte­ci­pazione demo­c­ra­t­i­ca, inter­ve­nen­do con una appli­cazione pedis­se­qua dei canoni e dei giudizi “mate­ri­ali, morali ed eti­ci” dell’epoca di Ciceru­ac­chio. Però, sem­bra, tal­vol­ta, che come in un gigan­tesco frul­la­tore del tem­po e del­lo spazio, tut­to si mis­chi. Davvero sem­bra che l’esercizio comi­co-protes­tatario del gril­lis­mo elet­to a filosofia e prat­i­ca polit­i­ca; ricon­d­u­ca ogni cosa a “chi sta col potere e chi no”. Ed è ques­ta “una enorme dem­a­gog­i­ca bugia”. Una enor­mità che non vuole aiutare a com­pren­dere la realtà attuale com­p­lessa. Una bugia che nasconde non la “Ver­ità”; ma le tante conoscen­ze che potreb­bero venire in aiu­to, man­co a dir­lo, pro­prio ai più deboli del­la soci­età. Quin­di in questo macro­scop­i­co gio­co, è come se divisa oriz­zon­tal­mente  la soci­età con­fer­mi  i pro­pri rap­por­ti eco­nomi­ci e di pro­duzione; per il resto ci si ded­i­ca a dividere, a piaci­men­to, in tan­ti un con­tro l’altro. Purchè sem­bri che la dual­ità sia potere-antipotere. E purchè non sposti di una vir­go­la, di un cen­tes­i­mo, di un dirit­to, quan­to è già garan­ti­to alle clas­si dom­i­nan­ti e ai padroni e quan­to pos­sa essere anco­ra sot­trat­to ai pro­le­tari e sot­to­pro­le­tari e aspi­ran­ti tali (per­ché sprovvisti persi­no di sfrut­ta­men­to). Ritro­vi­amo questo sta­to di cose in varie situ­azioni.

Fiat e Fiom

Cosa è accadu­to nel­la vicen­da, sin­da­cale, di lot­ta, di arro­gan­za padronale e, infine, di sen­ten­za degli organi di gius­tizia? Esat­ta­mente questo. C’erano (e ci sono) i Pio­non­isti che “Mar­chionne ha ragione i lavo­ra­tori devono dare sen­so di respon­s­abil­ità”. I Pio­non­isti che elen­ca­vano “Mar­chionne ora stringe la cinghia (dei lavo­ra­tori nat­u­ral­mente), ma dopo aumenterà i siti pro­dut­tivi, o comunque le unità lavo­ra­tive, o comunque i mod­el­li da pro­durre in Italia etc.”. Poi c’erano i Ciceru­acchi che “tut­ti i sin­da­cati sono ven­du­ti”; che è meglio la lot­ta autor­ga­niz­za­ta nel­la mino­ran­za depu­ra­ta del­la mino­ran­za che ragiona; ridepu­ra­ta delle pre­sen­ze dub­biose; ridepu­ra­ta dei sospet­ti di let­tura polit­i­ca delle cose che avven­gono, ecc. fino a restare in quat­tro (che non si sa se ten­den­zial­mente qualun­quisti, o fascisti o anar­chi­ci oltranzisti) sicu­ra­mente fedeli a Ciceru­ac­chio che non spos­ta nul­la: in Fiat, nei con­fron­ti di Mar­chionne o a favore dei lavo­ra­tori.

Meno male che esiste la Fiom. Meno male che esistono per­sone – e non è un caso che sono di sin­is­tra; e non è un caso che sono ampia­mente di cul­tura comu­nista – che anal­iz­zano, stu­di­ano, pro­pon­gono e, quin­di lot­tano: sin­da­cal­mente, politi­ca­mente e giudiziari­a­mente. Rius­cen­do perfi­no ad ottenere lo sposta­men­to del­la bilan­cia del­la gius­tizia nel­la direzione sociale e del dirit­to pro­prio dal­la parte gius­ta in cui anda­va posizion­a­ta. Ripristi­nan­do lo Sta­to di dirit­to anche nelle relazioni sin­da­cali dove il padrone ave­va usato pre­poten­za.

Berlus­coni e la con­dan­na di un delin­quente

La vicen­da berlus­co­ni­ana delle ultime ore è nota a molti. La con­dan­na per aver froda­to il fis­co incasel­la l’imprenditore dell’intrapresa ital­iana per antono­ma­sia; l’opportunista sociale e politi­co che ha agi­to per decen­ni con scal­trez­za e con luci­do dis­eg­no volto a dis­ar­ti­co­lare lo sta­to demo­c­ra­ti­co e le difese sociali con­quis­tate in decen­ni dai lavo­ra­tori e dalle loro orga­niz­zazioni sin­da­cali e politiche; non solo all’interno del­la pro­pria coeren­za ispi­ra­trice di padrone piduista, ma anche tra gli espo­nen­ti mas­si­mi del Pio­non­is­mo. Essendo egli stes­so il Pio­nono di turno. Ma ques­ta con­dan­na, questo mis­chiare le “ragioni di gov­er­no”, del­la sta­bil­ità, dell’emergenza Paese, e via gius­ti­f­i­can­do e ricat­tan­do, altro non sono che aspet­ti del “tut­to cam­bi, per­ché nul­la cam­bi”. Per questo è un otti­mo aiu­to indi­ret­to, è un buon ciceru­acchis­mo, l’esplodere di urla con­tro la Cas­sazione “rea” di aver fat­to poco. Poco rispet­to a che? Alle richi­este? Poco rispet­to ad un giudizio morale ed eti­co che dovrebbe con­durre agli inferi un tale fig­uro?

Oppure, non si dovrebbe esultare e dire “meno male che ci sono giu­di­ci indipen­den­ti”? Oppure non si dovrebbe con­sid­er­are che col ragion­a­men­to e non con atto di stiz­za o di vendet­ta, ques­ta parte nobile del­la Mag­i­s­tratu­ra ha appli­ca­to le mis­ure ritenute adeguate, di fronte al ricor­rente già con­dan­na­to in altri gra­di di giudizio? Meno  male che esistono, allo­ra, mag­is­trati fedeli alla Cos­ti­tuzione repub­bli­cana, fedeli alle leg­gi del­lo Sta­to di dirit­to, che in ques­ta pre­cipua occa­sione han­no oper­a­to sceveran­do cosa anda­va annover­a­to tra le cose del­la polit­i­ca, del­la poten­za, del­la pre­poten­za; e ciò che anda­va ricon­dot­to al metro del giudizio equanime, del giudizio in cui “tut­ti sono eguali davan­ti alla legge”.

Mala­grot­ta e “bag­naro­la”

In questi ulti­mi anni, in par­ti­co­lare con l’elevamento del liv­el­lo gen­erale di atten­zione – gius­ta­mente – sulle ques­tioni ambi­en­tali, del­la dife­sa, com­pat­i­bil­ità e sosteni­bil­ità ambi­en­tale; una par­ti­co­lare cura con­tenu­tis­ti­ca e medi­at­i­ca è ris­er­va­ta sem­pre alle vicende che riguardano i rifiu­ti. In ver­ità, c’è meno atten­zione del dovu­to (e lo dici­amo con cog­nizione di causa dopo aver prodot­to alcune inchi­este in Italia) sul ver­sante “rifiu­ti reflui” o di derivazione indus­tri­ale e spe­ciale. Mag­giore, invece, è l’allarme che crea la ques­tione rifiu­ti inte­si come “mon­nez­za” e come rifi­u­to get­ta­to nei cas­sonet­ti. In effet­ti, fer­man­do uno zoom fotografi­co al solo rifi­u­to da cas­sonet­to, viene pro­prio un sus­sul­to. E, tan­to per fare esem­pi con­creti come la chiusura di Mala­grot­ta e la ricer­ca di soluzioni tam­pone e/o provvi­sorie (con tut­to il ter­rore che questo agget­ti­vo tem­po­rale provo­ca), ques­ta sca­den­za  ha imme­di­ata­mente trova­to i Pio­non­isti “eterei”, impal­pa­bili e altret­tan­to vis­i­bili ha mostra­to i ciceru­acchi. I Pio­non­isti eterei, sono quel­la mas­sa di respon­s­abili, per lo più, che uni­ta­mente o dis­uni­ta­mente alle vicende per­son­ali ed eco­nomiche degli oper­a­tori del set­tore (uno per tut­ti il potente re dei rifiu­ti laziali¸ Man­lio Cer­roni) han­no ricop­er­to respon­s­abil­ità nel­la pro­gram­mazione e nelle scelte di attuazione delle politiche di set­tore. Per­ché eterei? Per­ché gli Ale­man­no, le Polveri­ni, i Palozzi, tan­to per fare qualche nome sono sta­ti maestri del dire e non dire; del dire e non fare; del fare solo cose che alla lun­ga han­no vis­to il re dei rifiu­ti con­tin­uare ad essere re dei rifiu­ti! Infat­ti, cos­toro quan­do han­no potu­to non han­no pro­gram­ma­to per la cit­tà di Roma e per la Regione Lazio una effi­cace, cred­i­bile, real­iz­z­abile piani­fi­cazione per  la rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta che pun­tasse al riu­so e al rici­clo. Non solo, sono sta­ti, da ammin­is­tra­tori, quin­di fal­l­en­do total­mente il pro­prio com­pi­to politi­co e ammin­is­tra­ti­vo, inadeguati e dan­nosi per i cit­ta­di­ni; ma, addirit­tura sono sta­ti anche al di sot­to di tut­ti i liv­el­li min­i­mi di legge! Quin­di, som­man­do ad inca­pac­ità anche una arro­gan­za nel­la ges­tione del­la cosa pub­bli­ca. Spe­cial­mente se in pre­sen­za, ed è dimostra­bile, di forze politiche e sociali che han­no svolto nei loro con­fron­ti una con­tin­ua azione di pun­go­lo, di richi­amo ai com­pi­ti isti­tuzion­ali, di inter­esse del­la col­let­tiv­ità anche in ter­mi­ni di salute e tutela ambi­en­tale. Invece nul­la. Ecco, cos­toro, sono sen­za dub­bio dei Pio­non­isti eterei. Sono per il potere cos­ti­tu­ito, ed han­no ver­gogna e tim­o­re di ren­der­lo noto. Tan­to è vero, che trovano felice l’espediente di mis­chiar­si ai ciceru­acchi del momen­to che, inser­i­ti in un ambito iper­local­is­ti­co, per­dono di vista le loro stesse ragioni orig­i­nar­ie. Il rifer­i­men­to è alla protes­ta con­tro l’uso tem­po­ra­neo del­la dis­car­i­ca in via ardeati­na. Infat­ti, al di là del­la deci­sione ulti­ma, appare molto super­fi­ciale non con­sid­er­are: 1. Che il prob­le­ma dei rifiu­ti da inviare in dis­car­i­ca (e/o all’estero come da autor­iz­zazioni giunte per la pro­duzione di rifiu­ti di Roma e d’intorni) non è sen­za tem­po. Almeno per due motivi, per il fat­to che la dis­car­i­ca indi­vid­u­a­ta è rel­a­ti­va­mente pic­co­la (una bag­naro­la, al copset­to del­la cloa­ca Mala­grot­ta!); e per il fat­to che se non parte subito la rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta por­ta a por­ta in grande stile e con grande impeg­no in tut­ta la Regione Lazio, si creerebbe un con­trac­colpo sociale e politi­co oltre che ambi­en­tale, tale da far saltare tut­ti gli equi­lib­ri isti­tuzion­ali esisten­ti. 2. Che stante la tem­po­ral­ità ristret­ta (un paio di anni), oltre ai dis­a­gi, non si capisce di quali cat­a­strofi eco­nomi­ci e ambi­en­tali si stia allar­man­do (a meno di non credere che è allarme se la dis­car­i­ca, pic­co­la, è vici­no a me; ma è un “male nec­es­sario” se è Mala­grot­ta (centi­na­ia di volte più grande dell’ardeatina) ma lon­tano da me! 3. Il mag­gior urlo alti­so­nante, tra i ciceru­acchi, che ha col­pi­to è l’inquinamento del Rio Pet­roso. Ora a parte la definizione di tor­rente, per il fos­so di sco­lo (questo è ora!) delle par­ti col­li­nari che ven­gono a valle par­tendo dal cos­tone sud-ovest del lago Albano. Quel cor­so d’acqua, in orig­ine era l’emissario del lago. Arti­fi­cial­mente orga­niz­za­to dai romani nel sec­on­do sec­o­lo d.C., con l’escavazione di un tun­nel che attinge­va l’acqua lacus­tre per non fare alzare oltre il liv­el­lo del lago stes­so. Ora, nat­u­ral­mente, con il lago che perde cen­timetri e metri di super­fi­cie e pro­fon­dità, quell’emissario non “pesca” nep­pure una goc­cia. Altri ciceru­acchi, invece, sem­pre spal­leg­giati da un’aria qualun­quis­ti­co-protes­tataria che fisi­ca­mente è pre­sente con sim­boli col cuore (quel­lo del­la Polveri­ni), e con fac­ce di bron­zo per le respon­s­abil­ità che han­no avu­to in tut­ti questi anni (gli Ale­man­no e i Palozzi), si dilet­tano ad indi­care la “sacral­ità” dei luoghi – la dis­car­i­ca ardeati­na è vic­i­na al Divi­no Amore; e alla sto­ria patria – la dis­car­i­ca è vic­i­na all’Appia Anti­ca — . Dove non si fer­ma la canea qualun­quista! L’Appia Anti­ca e aree arche­o­logiche le si incon­tra­no dopo tre o quat­tro chilometri; mag­a­ri in lin­ea d’aria dopo due e mez­zo. Gli stes­si addi­ta­tori dimen­ti­cano però: che all’aeroporto di Ciampino, l’Appia Anti­ca è ad una dis­tan­za di cen­to metri dal­lo sca­lo aero­por­tuale (non ci ave­vano fat­to caso fino ad ora); e che la cola­ta di cemen­to di Via del Divi­no Amore (ma qui la sacral­ità è del mat­tone e quin­di, non era il caso per il Ret­tore del San­tu­ario sco­modare la Madon­na né per nom­i­narla né per mostrar­la in effige) è a poche centi­na­ia di metri di ritrova­men­ti arche­o­logi­ci e dell’Appia Anti­ca (ma forse non lo sape­vano nep­pure i deten­tori del­la grande inizia­ti­va finanziaria. Quel­la che in Italia, spes­so, fa coin­cidere le spec­u­lazioni edilizie con il rici­clag­gio dei denari del­la crim­i­nal­ità orga­niz­za­ta).

Meno male quin­di, che ci sono state le uni­ver­sità o il Prefet­to-Com­mis­sario in mate­ria, oppure il Pres­i­dente Zin­garet­ti, qual­cuno, insom­ma che sta cer­can­do di offrire uno spet­tro di pos­si­bil­ità solu­to­ria. Non si sa ad ora se sarà quel­la dell’ardeatina la dis­car­i­ca (una delle pic­cole dis­cariche nec­es­sarie anche con l’ottimizzazione al meglio del­la rac­col­ta dif­feren­zi­a­ta por­ta a por­ta) che entr­erà in fun­zione in questi  mesi. Cer­ta­mente sarebbe un gigan­tesco ingan­no – soprat­tut­to da parte di chi ha gov­er­na­to gli enti e il set­tore non affrontan­do e non risol­ven­do – far pas­sare per vera che la battaglia con­tro la dis­car­i­ca ardeati­na, sarebbe la dife­sa dell’ambiente così com’è. Infat­ti è vero l’esatto con­trario: ora la dis­car­i­ca già c’è, ed è atti­va per rifiu­ti anco­ra più peri­colosi. E, dopo una battaglia legale di alcu­ni res­i­den­ti, anche il Con­siglio di Sta­to (nei recen­ti anni addi­etro) ha dato car­ta bian­ca (per sicurez­za e dimen­sione, sostanzial­mente) alla ges­tione del­la attuale dis­car­i­ca.

Ecco, queste tre vicende, appar­ente­mente, per estrema sem­pli­fi­cazione, potreb­bero portare molti osser­va­tori a parteggia­re per il Pio­nono di turno o per il Ciceru­ac­chio. Sbaglian­do grossolana­mente. Chi difende gli inter­es­si dei cit­ta­di­ni, siano essi lavo­ra­tori, o cit­ta­di­ni con­tribuen­ti, o res­i­den­ti col dirit­to alla salubrità e all’ambiente tute­la­to, sono sem­pre gli stes­si oper­a­tori cul­tur­ali, sociali e politi­ci che non si accon­tentano di sven­to­lare bandier­ine. Anche quan­do farebbe como­do. Sono quel­li che pri­ma di par­lare, o urlare, alla pan­cia delle per­sone, preferisce par­lare alle teste pen­san­ti, rispet­tan­do perfi­no, alla fine del con­fron­to, deci­sioni che mag­a­ri nep­pure con­di­vi­dono per inti­ma con­sapev­olez­za. Ma cer­ti che la stra­da maes­tra è una sola: ragionare e decidere insieme. Urlare, cor­po­ra­tiviz­zare, sep­a­rare e provare “colpi di mano” non dan­no mai risul­tati buoni per gli anni suc­ces­sivi e per i cit­ta­di­ni di domani.

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