Pasolini, omaggio dello scrittore Michel Maritato nel cinquantenario della morte

Pasolini, omaggio dello scrittore Michel Maritato nel cinquantenario della morte

29/10/2025 0 Di Marco Montini

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Dal­lo scrit­to­re de “La fine del diver­so”, un sonet­to per ricor­da­re il poe­ta cor­sa­ro. Un lega­me indis­so­lu­bi­le che uni­sce pre­mi, memo­ria e cul­tu­ra
“In occo­sio­ne del 2 Novem­bre, nel cin­quan­te­na­rio del­la mor­te di Pier Pao­lo Paso­li­ni, lo scrit­to­re Michel Emi Mari­ta­to dedi­ca al gran­de intel­let­tua­le friu­la­no un sonet­to inten­so e com­mos­so, riaf­fer­man­do il lega­me pro­fon­do che da anni lo uni­sce alla figu­ra del poe­ta di Casar­sa. Auto­re del volu­me “La fine del diver­so”, pre­mia­to a Vene­zia 79, Cine­cit­tà e alla Casa del Cine­ma di Roma, Mari­ta­to ha più vol­te richia­ma­to l’influenza paso­li­nia­na nel­la pro­pria pro­du­zio­ne, rico­no­scen­do­vi la radi­ce mora­le e civi­le di un impe­gno let­te­ra­rio vol­to a dare voce agli ulti­mi e a denun­cia­re le ipo­cri­sie del pote­re. L’omaggio si inse­ri­sce dopo il pro­gram­ma di aper­tu­ra dell’Anno del­la Cul­tu­ra a Vil­la Altie­ri, alla pre­sen­za del prof. Rino Capu­to, ret­to­re eme­ri­to dell’Università di Tor Ver­ga­ta e tra i mag­gio­ri stu­dio­si del­la let­te­ra­tu­ra ita­lia­na con­tem­po­ra­nea e Paso­li­nia­na. “Un momen­to sim­bo­li­co che ha con­sa­cra­to — come affer­ma lo stes­so Mari­ta­to — un lega­me indis­so­lu­bi­le fra me e Paso­li­ni, fat­to di veri­tà, dolo­re e amo­re per la paro­la.” La ricor­ren­za cade inol­tre in un anno che segna il ritor­no di Paso­li­ni nei pro­gram­mi sco­la­sti­ci e nel tema di matu­ri­tà 2025, a testi­mo­nian­za del­la sua eter­na attua­li­tà e del biso­gno, oggi più che mai, di recu­pe­ra­re la for­za cri­ti­ca e poe­ti­ca del suo pen­sie­ro. Segue il sonet­to dedi­ca­to: ⸻
A Pier Pao­lo Paso­li­ni (di Michel Emi Mari­ta­to)
Sul filo ama­ro d’un’Italia offe­sa, cam­mi­na­vi pro­fe­ta, solo e nudo, tra il fan­go e il sogno, nel silen­zio cru­do di chi non vede e teme ogni bel­lez­za.
Con voce d’urlo e pen­na di carez­za denun­cia­vi pote­ri e il lor intru­do, men­tre un popo­lo cie­co, cie­co e muto, ride­va all’ombra del­la tua purez­za.
Ora il tuo vol­to arde tra le mace­rie, come una tor­cia acce­sa nel­la not­te: sei fuo­co, ver­bo, e fra­gi­le ere­sia.
E noi, che anco­ra invo­chia­mo le tue arte­rie, cer­chia­mo in te le veri­tà sepol­te, nell’eco viva del­la poe­sia.

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