Roma. Dolorose emozioni dal Falastin Festival  di domenica 14. L’impatto di uno dei poeti partecipanti: Marco Onofrio

Roma. Dolorose emozioni dal Falastin Festival di domenica 14. L’impatto di uno dei poeti partecipanti: Marco Onofrio

20/09/2025 0 Di Maurizio Aversa

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Men­tre la Glo­bal Sumud Flo­til­la si avvi­ci­na sem­pre più in dire­zio­ne del­le coste di Gaza, con­ti­nua in tut­to il mon­do la pre­sen­za quo­ti­dia­na, per quan­to pol­ve­riz­za­ta, la bat­ta­glia vera con­tro il geno­ci­dio che Israe­le sta impo­nen­do al mon­do annien­tan­do il popo­lo pale­sti­ne­se. Il fine ulti­mo di que­sta miria­de di ini­zia­ti­ve, è sta­to dichia­ra­to fin dal­l’i­ni­zio, ed è tene­re il faro, l’at­ten­zio­ne, del mon­do su quan­to acca­de. Anche la gran­de mani­fe­sta­zio­ne del Fala­stin Festi­val ha con­tri­bui­to a que­sto. Dolo­ro­se emo­zio­ni. È que­sta la sin­te­si estre­ma del­lo stu­pen­do rea­ding poe­ti­co che si è svol­to il 14 set­tem­bre a Roma, nell’ambito del “Fala­stin Festi­val”, per­fet­ta­men­te incar­di­na­to allo sce­na­rio testac­ci­no del­la “Cit­tà dell’altra eco­no­mia” di Lar­go Dino Fri­sul­lo. Tan­ti fra­tel­li pale­sti­ne­si con­ve­nu­ti per cele­bra­re la loro cul­tu­ra e la loro straor­di­na­ria resi­sten­za uma­na, ma altret­tan­ti fra­tel­li roma­ni ivi con­ve­nu­ti per gli stes­si moti­vi, obbe­den­do allo stes­so richia­mo di giu­sti­zia e pace.

Uno dei momen­ti di pre­sen­ta­zio­ne del Festi­val con You­sef Sal­man che inter­vie­ne


La sera­ta è sta­ta con­dot­ta da Ila­ria Gio­vi­naz­zo e Fabio Seba­stia­ni, coop­ta­ti da You­sef Sal­man del­la Comu­ni­tà Pale­sti­ne­se di Roma. Bel­lis­si­me e pro­fon­de le poe­sie reci­ta­te e in alcu­ni casi (Gian­pao­lo Mastro­pa­squa, Mar­co Cin­que, Mat­tia Taran­ti­no) per­for­ma­te, anche con l’ausilio di musi­ca. Ad esem­pio Mastro­pa­squa, giun­to appo­si­ta­men­te dal­la Puglia dove vive, ha dato vita a un vero e pro­prio “con­cer­to” di poe­sia e musi­ca, dedi­ca­to ai “Sud” del mon­do, accom­pa­gna­to da ami­ci alla chi­tar­ra e alle per­cus­sio­ni, ed esi­ben­do­si lui stes­so con sug­ge­sti­vi asso­lo al cla­ri­net­to. Mol­to toc­can­te anche il mono­lo­go “Let­te­ra al mon­do” di Mona Ameen, reci­ta­to da Ila­ria Gio­vi­naz­zo. Così come toc­can­ti, nel­la misu­ra in cui vibran­ti di dolo­re, rab­bia, indi­gna­zio­ne, sono sta­te le poe­sie che han­no offer­to alla sala gre­mi­ta gli oltre 20 auto­ri inter­ve­nu­ti, tra cui una poe­tes­sa pale­sti­ne­se che ha let­to in lin­gua ori­gi­na­le, poi tra­dot­ta in ita­lia­no. Si toc­ca­va con mano l’evidenza del­la real­tà inam­mis­si­bi­le che stia­mo viven­do, e soprat­tut­to la veri­tà uma­na che “Il loro gri­do è la mia voce”, come urla il tito­lo di un’antologia pub­bli­ca­ta da Fazi Edi­to­re e pre­sen­ta­ta pri­ma del rea­ding: che cioè non pos­sia­mo non sen­tir­ci offe­si come esse­ri uma­ni dagli orro­ri che stan­no acca­den­do a Gaza, e che que­sta tra­ge­dia ci toc­ca e ci riguar­da da vici­no.

la sala pie­na al Festi­val Fala­stin


Tra i poe­ti invi­ta­ti, Mar­co Ono­frio ha let­to due poe­sie con­te­nu­te nel nuo­vo libro in usci­ta, “Un uomo è un Uomo”, e che faran­no par­te di uno spet­ta­co­lo di poe­sia e musi­ca che sta pre­pa­ran­do con il grup­po da lui recen­te­men­te fon­da­to, i “Pri­mo Con­su­mo”. Pri­ma di reci­tar­le, Ono­frio ha sot­to­li­nea­to “lo sta­to di guer­ra e ten­sio­ne per­ma­nen­te che dal­la pan­de­mia in poi han­no deci­so per i popo­li e che stan­no cer­can­do di impor­re dall’alto con la per­sua­sio­ne, le noti­zie fal­se, le ana­li­si spe­cio­se e le dop­pie mora­li: da que­ste pre­mes­se così disu­ma­ne e ingiu­ste con­se­guo­no ine­vi­ta­bi­li i 56 con­flit­ti oggi in cor­so nel­la pol­ve­rie­ra pla­ne­ta­ria, e l’abominevole geno­ci­dio di mar­ca sio­ni­sta che l’Occidente – a par­te la Spa­gna – sten­ta a rico­no­sce­re e denun­cia­re”. E allo­ra ci pen­sa­no i poe­ti a fare la voce gros­sa, anche per­ché (non essen­do star del cine­ma o del­la TV) han­no poco da per­de­re. E infat­ti stan­no insor­gen­do ovun­que, così come gli stu­den­ti nel­le uni­ver­si­tà, per ani­ma­re un fer­men­to bene­fi­co che accen­da fuo­chi e risve­gli le coscien­ze addor­men­ta­te nell’indifferenza.

Mar­co Ono­frio al Festi­val Fala­stin


Qual­che gior­no dopo il rea­ding pale­sti­ne­se, Mar­co Ono­frio – anco­ra pre­da di com­mo­zio­ne – ha dichia­ra­to che “la poe­sia, come sem­pre nei momen­ti di emer­gen­za, si rive­la a tut­ti per quel­lo che è: voce auten­ti­ca dell’Uomo. Per que­sto è in gra­do di dar voce a colo­ro che se l’hanno vista toglie­re dal­la Sto­ria, con vio­len­ze e sopru­si che fan­no ribol­li­re il san­gue dei giu­sti, che per for­tu­na sono anco­ra la mag­gio­ran­za (pur­trop­po silen­zio­sa) dell’umanità. L’evento del 14 set­tem­bre ha dimo­stra­to che la fra­tel­lan­za uma­na è pos­si­bi­le, pur­ché si pren­da coscien­za che il san­gue è ros­so sot­to ogni pel­le e non ci si fac­cia con­di­zio­na­re dagli inte­res­si eco­no­mi­ci nel giu­di­ca­re que­stio­ni per­ti­nen­ti all’etica del­la vita, più che alla geo­po­li­ti­ca. Il ribut­tan­te geno­ci­dio in cor­so a Gaza è pro­ba­bil­men­te il capo­li­nea dell’Occidente e del suo per­ver­so siste­ma di impe­ria­li­smo capi­ta­li­sti­co, desti­na­to a implo­de­re in tem­pi rapi­di per il bene del mon­do. Si denun­ci­no sen­za mez­zi ter­mi­ni non solo le nefan­dez­ze dei sio­ni­sti, ma anche le con­ni­ven­ze e il muti­smo dei com­pli­ci, altret­tan­to col­pe­vo­li. Noi poe­ti ci sia­mo e non voglia­mo mol­la­re di un cen­ti­me­tro”.

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