Al Teatro “Vittoria Colonna” di Marino applausi per “Il cappello di carta”

Al Teatro “Vittoria Colonna” di Marino applausi per “Il cappello di carta”

01/04/2025 0 Di Anna Maria Gavotti

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 381 vol­te!

Nostra intervista esclusiva ai protagonisti

Dome­ni­ca 30 mar­zo alle ore 18,00 pres­so il Tea­tro “Vit­to­ria Colon­na” di Mari­no è anda­ta in sce­na la com­me­dia “Il cap­pel­lo di car­ta” di Gian­ni Cle­men­ti per la regia di Miche­le La Gine­stra a cura del­la Com­pa­gnia Teatro7 srl.
Sul pal­co gli atto­ri: Ser­gio Zec­ca, Fran­ce­sca Bara­gli, Ales­sio Chio­di­ni, Miche­le Enri­co Mon­te­sa­no, Ila­ria Nesto­vi­to, Maria­te­re­sa Pasca­le, Patri­zia Cia­bat­ta e Tiko Ros­si Vai­ro.
Una com­me­dia ecce­zio­na­le, mol­to emo­zio­nan­te. Par­lia­mo di una Roma del 1943 in pie­na guer­ra. Den­tro un appar­ta­men­to. Una pre­sta­zio­ne atto­ria­le vera­men­te magni­fi­ca. Den­tro ci sono tan­te cose. Ci riman­da al gran­de poe­ta del popo­lo Tri­lus­sa. Que­sta roma­ni­tà che com­bat­te la guer­ra, che com­bat­te il nazi­smo. Ricor­dia­mo che Tri­lus­sa ave­va que­sta capa­ci­tà, attra­ver­so il sar­ca­smo e l’ironia, di rac­con­ta­re una veri­tà for­te. Ci ho visto anche Paso­li­ni, la vita dei ragaz­zi di bor­ga­ta -, del­la gen­te sem­pli­ce che tut­ti i gior­ni deve dar­si da fare nel­la guer­ra. Ma ci ho visto anche un po’ del bel­lis­si­mo film I Gira­so­li con Sofia Loren e Mar­cel­lo Mastro­ian­ni. Ma anche Nata­le in casa Cupiel­lo, i con­flit­ti fami­lia­ri den­tro un appar­ta­men­to: viver­ci den­tro è dura. Poi la sce­na col bam­bi­no: lì toc­chia­mo il pathos che ci riman­da alla mera­vi­glio­sa Anna Magna­ni in Roma cit­tà aper­ta.
Al ter­mi­ne dell’esibizione ne abbia­mo par­la­to con i pro­ta­go­ni­sti.
Voi ave­te con­qui­sta­to il pub­bli­co, rac­con­tan­do una sto­ria mol­to for­te attra­ver­so iro­nia e sar­ca­smo. Cosa ne pen­sa­te del­le con­si­de­ra­zio­ni appe­na fat­te?
“Ho sem­pre dato una visio­ne neo­rea­li­sta a que­sto spet­ta­co­lo – affer­ma Tiko Ros­si Vai­ro – quel­le cita­te sono tut­te dina­mi­che fami­lia­ri o popo­la­ri che comun­que sono rima­ste dal ’40 fino agli anni ’80 a Roma. Alla fine pote­va esse­re ambien­ta­ta anche in altri perio­di sto­ri­ci, però comun­que sono le dina­mi­che fami­lia­ri, la capa­ci­tà di affron­ta­re le dif­fi­col­tà del gior­no, del momen­to del perio­do con i mez­zi che si han­no e que­sta fami­glia che un po’ si cri­ti­ca, si sop­por­ta e si sup­por­ta: alla fine è l’amore che dia­mo al nuo­vo arri­va­to, al bam­bi­no, così come dia­mo agli inne­sti del­la fami­glia. Al di là del con­te­sto sto­ri­co è il mes­sag­gio che que­sta fami­glia ce la può fare anche in situa­zio­ne dram­ma­ti­che se è uni­ta e si sup­por­ta a vicen­da”.
Ser­gio Zec­ca, il non­no, que­sto non­no monel­lo, ma anche tan­to sag­gio che ne fa di tut­ti i colo­ri.
“Che dire? Que­sti rac­con­ti li ho sen­ti­ti in pri­ma per­so­na. Io che sono il più agée del grup­po, ho avu­to i non­ni, gli zii che mi han­no rac­con­ta­to la guer­ra – ci con­fi­da Ser­gio Zec­ca – mia mam­ma, mio zio che fece la cam­pa­gna di Rus­sia, uno dei pochi tor­na­ti in quel­le lun­ghi cam­mi­na­te in mez­zo alla neve, con la gen­te che gli mori­va intor­no, mio non­no meda­glia al valo­re, mio zio negli alpi­ni. Sono rac­con­ti che ho in testa da pic­co­lo e che mi han­no sem­pre affa­sci­na­to, cose mol­to dure. Insie­me a tut­ti i capo­la­vo­ri cita­ti. Per­so­nal­men­te sen­to quell’atmosfera là come un po’ vis­su­ta. Quan­do anda­vo in Umbria, le vec­chie case dei non­ni, sen­ti­re l’odore di quel­le vec­chie case, come se fos­se rima­sto fer­mo nel tem­po in un film in bian­co e nero. Que­sto è quel­lo che mi sono por­ta­to die­tro nel per­so­nag­gio. La com­me­dia è uno spac­ca­to di vita fami­lia­re con un lin­guag­gio vero, genui­no, auten­ti­co, con la regia sapien­te di Miche­le La Gine­stra che ci ha mos­so in manie­ra vera, auten­ti­ca, ricrean­do una atmo­sfe­ra in cui lo spet­ta­to­re pote­va sta­re nel­la casa insie­me a noi, c’era la rot­tu­ra del­la quar­ta pare­te. Che è poi quel­lo che ci dico­no sem­pre: “sem­bra­va di sta­re lì con voi e non in pla­tea”.
Maria Tere­sa Pasca­le: “Io in que­sta com­me­dia sono Anna, que­sta zia, que­sta gio­va­ne vedo­va che in quel perio­do pote­va capi­ta­re mol­to spes­so. L’ultima cosa che ha set­to Ser­gio: ci sem­bra di esse­re lì, mol­to coin­vol­ti, lega­ti in una sto­ria anche mol­to sem­pli­ce. La gran­de sto­ria è alle spal­le del­la nostra sto­ria, inte­ra­gia­mo anche poco, nes­su­no di noi è par­ti­to per la guer­ra, noi sia­mo tut­ti lì, ci vedia­mo dall’inizio alla fine. Però ci fac­cia­mo i con­ti con que­sti gran­di even­ti che acca­do­no, man­te­nen­do cia­scu­no i pro­pri biso­gni, desi­de­ri, per­ché nono­stan­te la guer­ra, le mor­ti, le depor­ta­zio­ni, per­ché in una del­le nostre sce­ne noi rac­con­tia­mo quel­lo che è sta­to il rastrel­la­men­to del ghet­to il 16 otto­bre, poi si muo­vo­no gli amo­ri, que­sta ragaz­za gio­va­ne Bian­ca che si inna­mo­ra di que­sto ragaz­zo, io che comun­que sono vedo­va, un po’ tor­men­ta­ta, però vor­rei di nuo­vo un com­pa­gno. Que­sto non­no che comun­que la sera­ta all’osteria, deve anda­re al Vera­no a rac­con­ta­re le cose a Lucia sua, que­ste pic­co­le sto­rie vere di cia­scu­no che si inter­se­ca­no nel­la gran­de sto­ria, tro­vo che Cle­men­ti con la sua scrit­tu­ra e Miche­la La Gine­stra con la sua regia sem­pli­ce che ci fa muo­ve­re e respi­ra­re assie­me fan­no sì che que­sto spet­ta­co­lo abbia quel suc­ces­so che sta aven­do da un anno”.
Ma die­tro le cose sem­pli­ci in real­tà ci sono cose più com­ples­se. Una doman­da: Quan­do a un atto­re vie­ne asse­gna­to un ruo­lo che deve inter­pre­ta­re nel miglio­re modo pos­si­bi­le, per­ché poi il pub­bli­co è una spu­gna, toc­ca quel che suc­ce­de sul pal­co­sce­ni­co, com’è l’approccio dell’attore?
“E’ mol­to per­so­na­le – ci dice Ales­sio Chio­di­ni che inter­pre­ta Can­di­do – Il pub­bli­co toc­ca se noni sia­mo bra­vi a far toc­ca­re, non è det­to che il pub­bli­co toc­chi, dob­bia­mo esse­re bra­vi noi a far allun­ga­re quel­la mano sul pal­co­sce­ni­co. Ogni per­so­nag­gio è una sto­ria diver­sa, è un costu­me diver­so, è una vita diver­sa. Maga­ri ci sono per­so­nag­gi con i qua­li ti sen­ti più attac­ca­to, rie­sci a entrar­ci più facil­men­te, altri che richie­do­no un per­cor­so un po’ più lun­go. E’ sem­pre bel­lo per­ché è un’esplorazione, si met­to­no in gio­co tan­te cose: la crea­ti­vi­tà, l’istinto, tan­te cose che fan­no par­te del tuo lavo­ro”.
“Met­ti sicu­ra­men­te qual­co­sa di tuo – aggiun­ge Fran­ce­sca Bara­gli - io nel ruo­lo del­la mam­ma che è un po’ la colon­na por­tan­te del­la fami­glia. Io nel­la vita ho un figlio maschio ed una figlia fem­mi­na: non pen­sa­vo di esse­re così dura. Ma i miei figli mi han­no det­to che sono un po’ così. Que­sto per­so­nag­gio lo amo tan­tis­si­mo, mi sen­to a casa. Mi sem­bra­no figli miei. Lui è mio mari­to, con Maria Tere­sa (Pasca­le) liti­ghia­mo sem­pre”.
“Noi come com­pa­gnia venia­mo da un per­cor­so in cui ci sia­mo amal­ga­ma­ti tan­to – pre­ci­sa TIko Ros­si Vai­roabbia­mo fat­to un altro spet­ta­co­lo sem­pre ambien­ta­to duran­te la guer­ra in cui era­va­mo una com­pa­gnia di avan­spet­ta­co­lo, un altro tipo di fami­glia”.
Devo dire con­ge­nia­le anche la scel­ta dei costu­mi in base alle per­so­na­li­tà. Per esem­pio Patri­zia Cia­bat­ta che inter­pre­ta Bian­ca, un aspet­to mol­to ange­li­co “Ma in pre­da all’ormone – come ci con­fer­ma lei stes­sa — Lei in que­sta fase ha que­sta pre­oc­cu­pa­zio­ne, sca­via­mo anco­ra di più, dal gran­de andia­mo al micro, anche lei ha il suo dram­ma inter­no, non da poco per l’epoca: rima­ne­re incin­ta gio­va­ne, che non si è spo­sa­ta, per lei è una cosa mol­to gra­ve. Io non ho figli n’è l’età di Bian­ca nel­la vita. Si par­la­va del costu­me… C’è un lavo­ro da fare, i costu­mi aiu­ta­no, l’atteggiamento fisi­co, ma que­sto testo è scrit­to tal­men­te bene che fa da solo”.
Luca La Gine­stra “Io inter­pre­to Remo Com­pa­gnia Can­tan­do, che poi era il ruo­lo di mio fra­tel­lo che ha comin­cia­to a fare un altro spet­ta­co­lo, io ave­vo fat­to l’aiuto regia in que­sto e sono suben­tra­to come sosti­tu­to. E’ un ruo­lo che mi pia­ce tan­tis­si­mo. Remo è un ragaz­zo con la testa fra le nuvo­le, che si impe­gna con la ragaz­za che ama ma che non può man­te­ner­la, che ci fa capi­re come la situa­zio­ne era diver­sa da ades­so. Ora i ragaz­zi pos­so­no fare come gli pare e gli dà la pos­si­bi­li­tà di esse­re maga­ri più lasci­vi in qual­che situa­zio­ne, lì quan­do ti impe­gna­vi con una ragaz­za dove­vi spo­sar­te­la in que­gli anni, quin­di ci fa capi­re il dram­ma di que­sto ragaz­zo che è vera­men­te inna­mo­ra­to ma non ha la pos­si­bi­li­tà di man­te­ne­re una fami­glia tut­ta sua”.

Rice­via­mo e pub­bli­chia­mo dal­l’As­so­cia­zio­ne Trous­se

FOTOFoto commedia Il cappello di carta

Related Images: