Al Teatro “Vittoria Colonna” di Marino applausi per Alessandro Benvenuti

Al Teatro “Vittoria Colonna” di Marino applausi per Alessandro Benvenuti

17/03/2025 0 Di Anna Maria Gavotti

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L’attore è stato protagonista di “Un comico fatto di sangue”
Nostra intervista esclusiva

Dome­ni­ca 16 mar­zo 2025 alle ore 18,00 pres­so il Tea­tro “Vit­to­ria Colon­na” di Mari­no è anda­to in sce­na lo spet­ta­col “Un comi­co fat­to di san­gue” di e con Ales­san­dro Ben­ve­nu­ti, a cura del­la Com­pa­gnia Seven Cul­ts srls.
Ci ha tan­to incu­rio­si­to que­sto tito­lo. Ne abbia­mo par­la­to con il pro­ta­go­ni­sta, l’attore Ales­san­dro Ben­ve­nu­ti.
Per­ché que­sto tito­lo?
E’ ambi­va­len­te. Per­ché non si sa se il comi­co è fat­to di san­gue o se il fat­to di san­gue è comi­co. E’ un gio­co di scrit­tu­ra.
Quan­do par­lia­mo di san­gue par­lia­mo di pas­sio­ne, quin­di c’è anche tan­to amo­re ver­so que­sto tea­tro.
La pas­sio­ne è fon­da­men­ta­le. Que­sto spet­ta­co­lo fa par­te del­la Tri­lo­gia del san­gue che ha que­sto come pri­mo capi­to­lo, Pani­co man­ro­sa e Lie­to fine come fina­le del­la Tri­lo­gia. Ed è una ricer­ca sul­la scrit­tu­ra comi­ca. E anche sul sen­so del­le paro­le. Le paro­le più han­no sen­so più dan­no sen­so alla vita, o comun­que la vita ha un sen­so mag­gio­re se tu rie­sci a rac­con­tar­la con le paro­le giu­ste. E quin­di io sono uno che da sem­pre lavo­ra su que­sto tipo di ricer­ca che è una ricer­ca lin­gui­sti­ca, per amo­re del­le paro­le che sono la cosa che ci rac­con­ta­no, che ci rap­pre­sen­ta­no, che ci dico­no chi sia­mo.
Si per­ce­pi­sce anche mol­ta filo­so­fia, mi sba­glio?
Sì, si vive. Tan­to vale far­si del­le doman­de e cer­ca­re di dar­si del­le rispo­ste. Tut­ti i miei spet­ta­co­li rac­con­ta­no que­sto, rac­con­ta­re del­le sto­rie che sia­no comi­che però sem­pre attra­ver­so l’analisi del dolo­re del­le cose pesan­ti per­chè la gran­de comi­ci­tà nasce dal­le cose dolo­ro­se, nasce dal­la fame, nasce dal­la pau­ra, dal­le cose che sem­bra­no brut­te ma che ti costrin­go­no a tirar fuo­ri del­le auto­di­fe­se. La comi­ci­tà per me è una sor­ta di rac­con­to del­la real­tà che ha del­le vie di fuga.
Ci riman­da un po’ a Piran­del­lo que­sto spet­ta­co­lo?
No, ci riman­da a tut­te quel­le per­so­ne che fan­no il mio lavo­ro, che ama­no la paro­la, che la rispet­ta­no, che non voglio­no dir­la a caso, che voglio­no dare un sen­so a quel­lo che dico­no per­ché voglio­no far­si inten­de­re o per­ché voglio­no capi­re qual­co­sa in più del­la vita. E non si lascia­no abbin­do­la­re dagli slo­gan, dal­le fra­si fat­te, voglio­no cer­ca­re il sen­so di quel­lo che dico­no. Quin­di io lavo­ro come uno scal­pel­li­no o come un ora­fo, cer­can­do di dare for­za, ric­chez­za alla paro­la e allo stes­so tem­po alla comi­ci­tà, per­ché io riman­go uno che vede la vita attra­ver­so la len­te comi­ca, umo­ri­sti­ca.
Le tue paro­le ci han­no affa­sci­na­to. Leg­gen­do qual­co­sa sul tuo spet­ta­co­lo mi ha col­pi­to que­sto : che il tuo è uno spet­ta­co­lo per gli aman­ti del tea­tro.
Io amo tan­to il tea­tro, è la cosa che più mi fa feli­ce. E’ la ragio­ne del­la vita in qual­che modo. Io sono abba­stan­za disa­dat­ta­to. In tea­tro io rie­sco a tro­va­re un sen­so a quel­la che è la mia vita. E’ una cosa seris­si­ma il tea­tro. Lo fac­cio da sem­pre, da quan­do ero bim­bo. Ho comin­cia­to a debut­ta­re a 14 anni per cui sono uno fol­le­men­te inna­mo­ra­to del tea­tro e allo­ra lavo­ro con tan­ta pas­sio­ne. La sto­ria è mol­to sem­pli­ce: sono 15 anni di vita dome­sti­ca di un mari­to, una moglie, due figlie e trop­pi ani­ma­li. Una sto­ria d’amore di due per­so­ne che si ama­no che vie­ne indi­riz­za­ta in un cer­to qual modo dal­la pre­sen­za degli ani­ma­li. Una sto­ria dome­sti­ca, fat­ta anche di lin­guag­gi mol­to sem­pli­ci dove però ci sono anche del­le con­si­de­ra­zio­ni un po’ più alte da un pun­to di vista del­la scrit­tu­ra, è la sto­ria di un uomo e di una don­na, dove però, come in tut­ti gli spet­ta­co­li, c’è il col­pet­to fina­le. Il tut­to rima­ne in que­sto desi­de­rio di rac­con­ta­re del­le cose che spe­ro riguar­di­no chi vie­ne a veder­lo e che spe­ro sia­no accet­ta­te per­ché a vol­te mi fa dolo­re quan­do vedo che l’accuratezza, la pas­sio­ne, la volon­tà che uno ci met­te nel con­fe­zio­na­re qual­co­sa dica­ri­no, giu­sto, equi­li­bra­to, diver­ten­te poi non vie­ne apprez­za­to. E que­sto suc­ce­de. E’ un umo­ri­smo che può pia­ce­re o non pia­ce­re. Non si sa mai cosa può suc­ce­de­re a tea­tro. Tu ci met­ti tut­ta la pas­sio­ne del mon­do, poi­quel­lo che suc­ce­de è un’incognita. Il bel­lo di que­sto nostro lavo­ro, il fat­to che non c’è una sicu­rez­za mai.
Ales­san­dro Ben­ve­nu­ti dà quin­di appun­ta­men­to a fine mar­zo per la mes­sa in sce­na di Lie­to Fine pres­soil Tea­tro di Tor Bel­la Mona­ca, di cui è diret­to­re arti­sti­co.
Ph.Giampiero Rinal­di

Rice­via­mo e pub­bli­chia­mo dal­l’As­so­cia­zio­ne Trous­se

FOTOFoto di Alessandro Benvenuti

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