Marino. Giornata del Ricordo? Anche così! “Colonialismo Interno, Colonialismo Esterno e  Pulizia Etnica in Slovenia: Il Caso Italiano

Marino. Giornata del Ricordo? Anche così! “Colonialismo Interno, Colonialismo Esterno e Pulizia Etnica in Slovenia: Il Caso Italiano

09/02/2025 0 Di Maurizio Aversa

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Il dott. Corio­la­no Gior­gi, esten­so­re di que­sta ricer­ca che ha con­te­nu­ti cri­ti­ci, rifles­sio­ni


“Mio per­so­na­le con­tri­bu­to alla deco­stru­zio­ne del­la nar­ra­zio­ne sto­ri­ca domi­nan­te sul gior­no del ricor­do del
10 feb­bra­io. Con una chic­ca per i miei con­cit­ta­di­ni mari­ne­si alle con­clu­sio­ni.” E’ que­sto l’av­vi­so pri­ma del­la descri­zio­ne del­la ricer­ca e del­le note cri­ti­che che il Dott. Corio­la­no Gior­gi pro­po­ne ai let­to­ri.

Colo­nia­li­smo Inter­no: il “Meri­dio­ne come Afri­ca”
L’I­ta­lia ha pra­ti­ca­to il colo­nia­li­smo non solo nel­le ter­re d’ol­tre­ma­re, ma anche all’in­ter­no dei suoi stes­si con­fi­ni, con un pro­ces­so che pos­sia­mo defi­ni­re colo­nia­li­smo inter­no . Un esem­pio emble­ma­ti­co è la repres­sio­ne del
bri­gan­tag­gio post-uni­ta­rio nel Sud Ita­lia. Dopo l’an­nes­sio­ne del­le regio­ni meri­dio­na­li, l’e­ser­ci­to ita­lia­no trat­tò
i ribel­li e la popo­la­zio­ne civi­le con la stes­sa bru­ta­li­tà riser­va­ta suc­ces­si­va­men­te alle popo­la­zio­ni afri­ca­ne e
bal­ca­ni­che: tri­bu­na­li mili­ta­ri straor­di­na­ri, fuci­la­zio­ni som­ma­rie, depor­ta­zio­ni e segre­ga­zio­ne socia­le.
Non a caso, il gene­ra­le Enri­co Cial­di­ni descris­se il Sud come un’A­fri­ca inter­na, soste­nen­do che la repres­sio­ne
doves­se esse­re spie­ta­ta, pro­prio come in una colo­nia. Que­sto atteg­gia­men­to ven­ne poi repli­ca­to in Eri­trea,
Soma­lia e Libia, dove le popo­la­zio­ni indi­ge­ne ven­ne­ro con­si­de­ra­te arre­tra­te e sog­get­te a vio­len­te ope­ra­zio­ni
di “civi­liz­za­zio­ne”.
Colo­nia­li­smo Ester­no: la vio­len­za nel­le colo­nie afri­ca­ne e nei Bal­ca­ni
Il colo­nia­li­smo ester­no del­l’I­ta­lia si carat­te­riz­zò per una bru­ta­li­tà siste­ma­ti­ca, spe­cial­men­te in Libia ed Etio­pia. Duran­te l’oc­cu­pa­zio­ne libi­ca (1911–1932), l’I­ta­lia fece lar­go uso del­la repres­sio­ne, con cam­pi di
con­cen­tra­zio­ne che cau­sa­ro­no la mor­te di oltre 100.000 libi­ci. Allo stes­so modo, duran­te l’oc­cu­pa­zio­ne
del­l’E­tio­pia, ven­ne­ro impie­ga­te armi chi­mi­che come l’i­pri­te, men­tre epi­so­di di mas­sa­cri indi­scri­mi­na­ti si
sus­se­gui­ro­no, come i tre gior­ni di san­gue ad Addis Abe­ba nel 1937 e l’ec­ci­dio dei mona­ci di Debrà Liba­nòs.
Ma la vio­len­za colo­nia­le non si limi­tò all’A­fri­ca. Nei Bal­ca­ni, l’I­ta­lia fasci­sta por­tò avan­ti vere e pro­prie
ope­ra­zio­ni di “boni­fi­ca etni­ca”. La Jugo­sla­via occu­pa­ta diven­ne tea­tro di una poli­ti­ca di ster­mi­nio e
assi­mi­la­zio­ne for­za­ta, con par­ti­co­la­re acca­ni­men­to sul­la popo­la­zio­ne slo­ve­na e croa­ta. Il gene­ra­le Roat­ta, su
indi­ca­zio­ne di Mus­so­li­ni, pia­ni­fi­cò la depor­ta­zio­ne di mas­sa degli slo­ve­ni del­la pro­vin­cia di Lubia­na, per
sosti­tuir­li con colo­ni ita­lia­ni. Il pro­get­to pre­ve­de­va lo sgom­be­ro di inte­re regio­ni e la loro ita­lia­niz­za­zio­ne
for­za­ta, repli­can­do in Euro­pa una pra­ti­ca già spe­ri­men­ta­ta in Afri­ca.

Lo ster­mi­nio dei Mona­ci di Debra Liba­nos


La Puli­zia Etni­ca in Slo­ve­nia: Il Pro­get­to di “Boni­fi­ca” Ita­lia­na
(1941–1943)
Il Con­te­sto: L’Oc­cu­pa­zio­ne Ita­lia­na del­la Slo­ve­nia
Con l’in­va­sio­ne del­la Jugo­sla­via da par­te del­le for­ze del­l’As­se nel­l’a­pri­le del 1941, il Regno d’I­ta­lia si annes­se
la par­te meri­dio­na­le del­la Slo­ve­nia, tra cui la pro­vin­cia di Lubia­na. Que­sto fu l’i­ni­zio di una del­le occu­pa­zio­ni
più vio­len­te del­la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le, in cui l’I­ta­lia ten­tò di tra­sfor­ma­re la Slo­ve­nia in un ter­ri­to­rio
com­ple­ta­men­te ita­lia­niz­za­to, eli­mi­nan­do o assi­mi­lan­do la popo­la­zio­ne slo­ve­na.
L’am­mi­ni­stra­zio­ne fasci­sta con­si­de­ra­va gli slo­ve­ni come un popo­lo infe­rio­re e un osta­co­lo alla costru­zio­ne di
un’I­ta­lia impe­ria­le nei Bal­ca­ni. Il regi­me di Mus­so­li­ni mira­va non solo a con­trol­la­re poli­ti­ca­men­te il ter­ri­to­rio,
ma anche a eli­mi­na­re ogni trac­cia di cul­tu­ra, iden­ti­tà e resi­sten­za slo­ve­na. Que­sto obiet­ti­vo si tra­dus­se in una
stra­te­gia di repres­sio­ne siste­ma­ti­ca e di puli­zia etni­ca su lar­ga sca­la.
L’O­biet­ti­vo del­la “Boni­fi­ca Etni­ca”
Fin dai pri­mi gior­ni del­l’oc­cu­pa­zio­ne, le auto­ri­tà ita­lia­ne adot­ta­ro­no poli­ti­che di repres­sio­ne duris­si­ma con­tro
la popo­la­zio­ne slo­ve­na, gui­da­te dal gene­ra­le Mario Roat­ta, coman­dan­te del­la II Arma­ta. In un famo­so ordi­ne
del 1º mar­zo 1942, Roat­ta dichia­ra­va che in Slo­ve­nia era neces­sa­rio agi­re “con meto­di bru­ta­li”, pre­ve­den­do:
• Depor­ta­zio­ni di mas­sa del­la popo­la­zio­ne slo­ve­na nei cam­pi di con­cen­tra­men­to;
• Ese­cu­zio­ni som­ma­rie di civi­li sospet­ta­ti di col­la­bo­ra­re con i par­ti­gia­ni;
• Distru­zio­ne di vil­lag­gi rite­nu­ti foco­lai di resi­sten­za;
• Ita­lia­niz­za­zio­ne for­za­ta degli slo­ve­ni, eli­mi­nan­do la loro lin­gua e cul­tu­ra.
Il pia­no pre­ve­de­va la depor­ta­zio­ne di alme­no 35.000 slo­ve­ni, pari a cir­ca il 10% del­la popo­la­zio­ne del­la
pro­vin­cia di Lubia­na. In mol­te loca­li­tà, la popo­la­zio­ne civi­le fu radu­na­ta e depor­ta­ta sen­za pre­av­vi­so, con
fami­glie inte­re sepa­ra­te e desti­na­te a cam­pi di con­cen­tra­zio­ne come quel­li di Arbe (Rab), Gonars e Visco,
situa­ti in Ita­lia
Depor­ta­zio­ni di Mas­sa e Cam­pi di Con­cen­tra­men­to
Gli slo­ve­ni furo­no inter­na­ti in cam­pi di con­cen­tra­men­to ita­lia­ni, noti per le loro con­di­zio­ni disu­ma­ne. Tra i
peg­gio­ri:
• Arbe (Rab) : situa­to su un’i­so­la del­l’A­dria­ti­co, diven­ne noto per l’al­ta mor­ta­li­tà tra i pri­gio­nie­ri slo­ve­ni
e croa­ti. Oltre 1.500 per­so­ne vi mori­ro­no di fame, fred­do e malat­tie.
• Gonars : costrui­to per con­te­ne­re miglia­ia di slo­ve­ni e croa­ti, il cam­po era carat­te­riz­za­to da con­di­zio­ni
igie­ni­co-sani­ta­rie spa­ven­to­se e fre­quen­ti tor­tu­re ai dete­nu­ti.
• Chie­sa­nuo­va e Visco : cam­pi meno noti ma altret­tan­to inu­ma­ni, dove gli slo­ve­ni veni­va­no depor­ta­ti
e lascia­ti in con­di­zio­ni di estre­ma pover­tà.
Que­sti cam­pi era­no luo­ghi di annien­ta­men­to per fame, malat­tie e bru­ta­li­tà del­le guar­die . Testi­mo­nian­ze dei
soprav­vis­su­ti ripor­ta­no che i pri­gio­nie­ri rice­ve­va­no meno di 300 calo­rie al gior­no , con por­zio­ni mini­me di
pane e acqua. La mor­ta­li­tà infan­ti­le era altis­si­ma, e mol­ti bam­bi­ni mori­ro­no di ine­dia.
Ese­cu­zio­ni Som­ma­rie e Stra­gi
Le trup­pe ita­lia­ne non si limi­ta­ro­no alla depor­ta­zio­ne: la stra­te­gia del­la puli­zia etni­ca pre­ve­de­va anche
ucci­sio­ni di mas­sa . L’or­di­ne di Roat­ta era chia­ro: “Dob­bia­mo crea­re il ter­ro­re, arre­stan­do e fuci­lan­do
chiun­que sia sospet­to”. Le stra­gi più bru­ta­li inclu­do­no:
• Fuci­la­zio­ni di mas­sa nei vil­lag­gi : inte­ri pae­si ven­ne­ro incen­dia­ti e gli abi­tan­ti mas­sa­cra­ti per pre­sun­ti
lega­mi con i par­ti­gia­ni.
• Uso di ostag­gi : le auto­ri­tà ita­lia­ne pre­se­ro l’a­bi­tu­di­ne di giu­sti­zia­re civi­li inno­cen­ti ogni vol­ta che un
sol­da­to ita­lia­no veni­va ucci­so dai par­ti­gia­ni.
• Tor­tu­re nei cen­tri di deten­zio­ne : a Lubia­na, Trie­ste e in altre cit­tà, gli slo­ve­ni veni­va­no arre­sta­ti e
sot­to­po­sti a tor­tu­ra nei sot­ter­ra­nei del­la poli­zia segre­ta fasci­sta.
Le moda­li­tà di ster­mi­nio furo­no le stes­se impie­ga­te in Afri­ca e nei Bal­ca­ni: rastrel­la­men­ti indi­scri­mi­na­ti,
incen­di di vil­lag­gi, fuci­la­zio­ni pub­bli­che e depor­ta­zio­ni for­za­te.

L’i­ta­lia­niz­za­zio­ne for­za­ta e il sof­fo­ca­men­to del­la cul­tu­ra
slo­ve­na
Uno degli obiet­ti­vi chia­ve del­l’oc­cu­pa­zio­ne ita­lia­na era la com­ple­ta ita­lia­niz­za­zio­ne del­la Slo­ve­nia , da
rea­liz­za­re eli­mi­nan­do la lin­gua, la cul­tu­ra e l’i­den­ti­tà slo­ve­na. Le misu­re adot­ta­te inclu­de­va­no:
• Abo­li­zio­ne del­la lin­gua slo­ve­na : l’u­so del­lo slo­ve­no era vie­ta­to nel­le scuo­le, negli uffi­ci pub­bli­ci e
per­si­no nel­le chie­se.
• Cen­su­ra del­la stam­pa : i gior­na­li slo­ve­ni furo­no sop­pres­si e sosti­tui­ti con pub­bli­ca­zio­ni fasci­ste in
ita­lia­no.
• Cam­bio dei nomi e cogno­mi : gli slo­ve­ni furo­no costret­ti a ita­lia­niz­za­re i pro­pri nomi, come già
avve­nu­to in Alto Adi­ge e in Istria negli anni ’20.
• Distru­zio­ne di sim­bo­li cul­tu­ra­li : biblio­te­che, scuo­le e archi­vi slo­ve­ni furo­no distrut­ti per can­cel­la­re
ogni trac­cia del­l’i­den­ti­tà nazio­na­le.
L’i­dea era quel­la di tra­sfor­ma­re la Slo­ve­nia in una pro­vin­cia ita­lia­na, annien­tan­do ogni resi­sten­za cul­tu­ra­le.
Tut­ta­via, que­ste misu­re ali­men­ta­no la rab­bia del­la popo­la­zio­ne e raf­for­za­no la lot­ta par­ti­gia­na.
Con­clu­sio­ne: Un Cri­mi­ne Dimen­ti­ca­to
Il pro­get­to di boni­fi­ca etni­ca ita­lia­na in Slo­ve­nia è uno dei capi­to­li più oscu­ri del­la sto­ria del fasci­smo, ma per
decen­ni è sta­to rimos­so dal­la memo­ria col­let­ti­va ita­lia­na.
La veri­tà è che la puli­zia etni­ca ita­lia­na in Slo­ve­nia non fu diver­sa da quel­la attua­ta dai nazi­sti in Euro­pa
orien­ta­le. Fu un ten­ta­ti­vo deli­be­ra­to di ster­mi­nio e sosti­tu­zio­ne di un popo­lo, per­pe­tra­to con bru­ta­li­tà e
siste­ma­ti­ci­tà.
PS Per i miei con­cit­ta­di­ni mari­ne­si : Il Gover­na­to­re del Mon­te­ne­gro Gene­ra­le Ales­san­dro Pir­zio Biro­li,
nono­stan­te sia sta­to inse­ri­to nel­la lista dei sog­get­ti più ricer­ca­ti sia dal­la UNWCC (Com­mis­sio­ne del­le Nazio­ni
Uni­te sui cri­mi­ni com­mes­si duran­te la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le), sia dal CROWCASS (Regi­stro Cen­tra­le per i
Cri­mi­na­li di Guer­ra), non è sta­to né estra­da­to in Jugo­sla­via né pro­ces­sa­to in Ita­lia.
Col­lo­ca­to in con­ge­do asso­lu­to nel 1954, si riti­rò a vita pri­va­ta nel­la sua casa di Ciam­pi­no, la sua sal­ma ripo­sa
nel­la par­te vec­chia del cimi­te­ro di Mari­no Lazia­le.

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