Questo articolo è stato letto 239 volte!
È complicato esprimere un giudizio su quanto accaduto ieri durante l’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti. È complesso mantenere lucidità davanti a eventi che sembrano usciti da un libro di storia, come immagini di un passato remoto: un mondo in bianco e nero fatto di aerei a elica e passi dell’oca.
Il gesto di Musk non è uno scivolone isolato; è parte di un fenomeno più ampio che, lentamente ma inesorabilmente, si insinua nelle nostre vite, riempiendo il vuoto nel quale ci muoviamo tutti.
Quel gesto, così come le parole di Trump parlano a tanti, tantissimi. Negli Stati Uniti come in Europa, è il segnale che coloro che fino a ieri erano stati etichettati come idioti, negazionisti, complottisti—quelli marginalizzati e messi da parte—possono alzare la testa e dire: “Questo mi rappresenta, perché non ha paura di dire le cose come stanno”.
L’errore della sinistra occidentale è stato quello di dire: “Tu sei un idiota, sei cattivo, sei sbagliato, quindi non hai diritto di parlare né di chiedere”. Si è chiusa nel proprio salotto a costruire un linguaggio riservato a pochi: i bravi, gli intelligenti, gli “studiati”. Nel frattempo, l’uomo comune, lasciato solo sulla strada, ha visto crescere i suoi problemi e, trovandosi senza interlocutori, ha iniziato a guardare altrove. Ha trovato dall’altra parte chi quei problemi non li risolve, certo, ma sa come parlarne, sa come rivolgersi all’uomo comune.
Dietro tutto questo c’è qualcosa di profondo, radicato nella nostra società: l’odio. Non l’odio rabbioso e violento di chi disprezza apertamente gli altri, ma un odio razionale, sottile. È il ripiegarsi sul proprio piccolo orto, difendendo quei quattro cardi piantati, magari cercando di schiacciare quelli del vicino, che non ha quattro cardi, ma solo tre.
È una guerra tra poveri, combattuta nel vuoto pneumatico che si nasconde dietro i tasti di uno smartphone.
Giorgio Gaber, in Qualcuno era comunista, concludeva così:
E ora?
Anche ora ci si sente in due:
Da una parte l’uomo inserito
Che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana,
E dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo,
Perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
Il gesto di Musk è questo: il buco nelle ali del gabbiano, rimpiazzate da uno scintillante aereo privato. Eppure, quell’aereo lo vediamo solo attraverso uno schermo, mentre speriamo che i nostri cardi crescano un po’ meglio di quelli del vicino.
Related Images:
Marco Brancaccia, 41 anni, da oltre 20 anni si occupa di comunicazione all’interno degli uffici stampa delle Amministrazioni Comunali.
Esperto di comunicazione social, grafica e fotografia, di tutto un po’ insomma che sono le basi delle capacità di un addetto stampa.
Da alcuni anni si occupa anche di consulenza e comunicazione per campagne elettorali e organizzazione di eventi.
Attualmente responsabile dell’Ufficio Stampa di Anci Lazio, è passato per i Comuni di Grottaferrata, Frascati e Rocca Priora, oltre ad avere lavorato con alcune società private che si occupano di servizi alla PA.
Direttore Responsabile di Punto a Capo Online, scrive anche su testate locali di Roma e Castelli Romani.