Reddito di libertà, Tiso(CS Iniziativa Comune): “Insufficiente per donne vittime violenza”

Reddito di libertà, Tiso(CS Iniziativa Comune): “Insufficiente per donne vittime violenza”

17/12/2024 0 Di Marco Montini

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“Il gover­no ita­lia­no ha recen­te­men­te isti­tui­to il Red­di­to di Liber­tà, un fon­do da 30 milio­ni di euro desti­na­to alle don­ne vit­ti­me di vio­len­za. La misu­ra pre­ve­de un con­tri­bu­to eco­no­mi­co men­si­le di 500 euro per un mas­si­mo di 12 mesi. Si trat­ta di un prov­ve­di­men­to vol­to a offri­re un sup­por­to eco­no­mi­co alle don­ne che, spes­so, si tro­va­no in con­di­zio­ni di pre­ca­rie­tà dopo aver subi­to vio­len­ze. Tut­ta­via, que­sta ini­zia­ti­va ha susci­ta­to dibat­ti­ti acce­si, non solo per la som­ma ero­ga­ta, rite­nu­ta da mol­ti irri­so­ria, ma anche per il ritar­do nel­lo sbloc­co effet­ti­vo dei fon­di e per la com­ples­si­tà buro­cra­ti­ca, che han­no spes­so reso que­sto aiu­to dif­fi­ci­le da otte­ne­re per le bene­fi­cia­rie. Inol­tre, il bud­get tota­le appa­re insuf­fi­cien­te rispet­to all’ampiezza del pro­ble­ma: con una sti­ma di alme­no 20mila poten­zia­li bene­fi­cia­rie all’anno, la som­ma dispo­ni­bi­le copri­reb­be a mala­pe­na una fra­zio­ne del­le neces­si­tà rea­li. I 500 euro men­si­li pre­vi­sti dal Red­di­to di Liber­tà, pur rap­pre­sen­tan­do un soste­gno sim­bo­li­co, infat­ti non basta­no per copri­re le spe­se essen­zia­li di una don­na che cer­ca di rico­strui­re la pro­pria vita. Affit­ti, spe­se medi­che, con­su­len­ze lega­li e per­cor­si di for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le richie­do­no risor­se ben più ingen­ti. E il cri­te­rio per il cal­co­lo del sus­si­dio sem­bre­reb­be non con­si­de­ra­re le spe­ci­fi­ci­tà di ogni caso, uni­for­man­do situa­zio­ni mol­to diver­se tra loro. In sostan­za, a giu­di­zio del Cen­tro Stu­di Ini­zia­ti­va Comu­ne, pur rico­no­scen­do l’importanza di misu­re come il Red­di­to di Liber­tà, rite­nia­mo che esse sia­no solo pal­lia­ti­vi. Un con­tri­bu­to di 500 euro al mese, per quan­to uti­le, non basta a garan­ti­re un rea­le per­cor­so di auto­no­mia. Ser­ve un impe­gno più deci­so, con risor­se ade­gua­te e poli­ti­che inte­gra­te che coin­vol­ga­no edu­ca­zio­ne, lavo­ro, giu­sti­zia e sani­tà. Sia­mo dal­la par­te del­le don­ne vit­ti­me di vio­len­za e chie­dia­mo al gover­no di rico­no­sce­re in manie­ra strut­tu­ra­ta e for­te la rea­le por­ta­ta del feno­me­no, adot­tan­do inter­ven­ti e inve­sti­men­ti all’altezza di que­sta sfi­da, che è innan­zi­tut­to una sfi­da di civil­tà e digni­tà”.

Così, in una nota stam­pa, Car­me­la Tiso, por­ta­vo­ce nazio­na­le del Cen­tro Stu­di Ini­zia­ti­va Comu­ne.

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